Pensavo ci fosse più neve, o lo speravo. Pensavo ci fosse
più sole, o ci speravo. Pensavo fare prima, o ci speravo. L'importante è poter
pensare e sperare anche oggi.
Stabilito il ritrovo per le 3e30 al parcheggio, riempiamo la
macchina a più non posso destinazione Carega, zona Campogrosso. Non mi sono
preparato correttamente per l'uscita, non ho studiato, ma Nicola è una garanzia, o forse è solo
questione che non voglio rischiare di dirgli “ma te sei fuori, io quella roba
li non vengo a farla”. Oggi lo accontentiamo, così poi verrà il turno di
accontentare me! Non che sia questo gran sforzo accontentare lui, mentre il
viceversa..
Arrivati al nuovissimo e scintillante parcheggio del Rifugiola Guardia, è tempo di colazione. Già col giro di mail di ieri sembrava di
partire per un tour gastronomico piuttosto che per una giornata di alpinismo,
ma ora che imbandiamo ogni spazio del vano automobile con muffin, torte,
thermos, pane..ma che alpinisti siamo?!
Pronti e carichi ci insinuiamo nel caldo (!) buio del
sentiero delle Mole. Lo ricordo per l'anno scorso, la ravanata finale del corso AG1: oggi non finirà certo uguale! Saliamo saliamo, con calma visto che il caldo:
sono solo con l'intimo, mi sono fatto il risvolto ai pantaloni per far
respirare lo stinco, ma grondo di sudore. Mi si incita a rallentare il passo,
ma sto già andando con calma.
Al Passo delle Buse Scure decidiamo che portarci con noi le
ciaspole ancora a lungo non è il caso, e le mettiamo a nanna sotto un pino,
sperando di ritrovarle al ritorno. Intanto le preghiere che ho fatto durante
tutta la salita non sono state esaudite: il tempo è una merda. Fa caldo e non
si vede una cippa, cielo coperto e nuvole basse. Salvo qualche secondo di
miracolo, sarà così tutt'oggi, delusione..
Iniziamo la traversata per dirigerci al Boale dei Fondi,
accidenti, ho studiato bene! Credevo ci fosse da salire verso il Pra degli
Angeli! Inizia a fare giorno, anche se l'impressione è che il tempo si sia
fermato in quegli istanti in cui la prime luce arriva, ma non si capisce da
quale fonte: tutto uniformemente illuminato, tutto uniformemente grigio nebbia.
Un colore cui noi di pianura siamo abituati, e da cui in genere cerchiamo di
scappare proprio innalzandoci di quota!
Il versante è solcato dalle valanghe, neve dura e compatta,
questo è di buon auspicio! Ma iniziamo a pensare che trovare l'attacco sarà una
bella gatta da pelare. Si chiama Invisibile per un motivo, oggi il motivo è
facilitato. Ma vediamo altre persone che stanno salendo dalla strada, magari
loro hanno qualche idea.
Sicuro che quello al di la di questa base rocciosa sia il
Boale dei Fondi, andiamo e saliamo, sentiamo le parole di quei tre sopra di noi
ma non li vediamo. Ci scambiamo due battute, anche loro cercano l'Invisibile. E
finalmente, in un secondo in cui la visibilità passa da 40 a 60m, intuiamo
l'attacco, confermato dalle peste di chi ci precede.
Si doppia la mezza corda, casco, imbraco, picche e via
andare. Ma..io ho l'alpenstok: in realtà volevo salire con entrambe le picche
tecniche e la picca classica, sicuro che la classica sarebbe servita nei tratti
facili per piantarla di puntale, ma le derisioni sull'armadio che mi porto
sulle spalle dei miei compagni mi han fatto desistere. Li maledirò nei passaggi
duri.
Parte Nicola, Ivan gli fa sicura, ma tanto il primo tratto è semplice. Ma le picche fanno già un bel
suono. Io seguo Nicola, Giorgio fresco di
ramponi nuovi mi fa sicura. Con poca
corda che avanza arriviamo a un chiodo e osserviamo la cordata sopra di noi
procedere. Aspettiamo finiscano il tiro, perché la prossima sosta sembra
strettina..
Intanto Nicola decide di trovare qualche minuto per se, e
spavaldo decido di partire. Alla faccia, c'è da incastrarsi in un camino di
neve dove non riesco a passare, non ci vuole lo zaino! Va beh, passo a destra
per poi riportarmi a sinistra, tutto delicato sulle punte, ma il bello ha da
venire. Da sinistra occorre riportarsi a destra, primo passaggio tosto, dove
ringrazio l'alpenstock che, incastrato in una fessura a sinistra, mi tiene
mentre scivola il piede. Che palpitazioni questi due tre passi, poi si torna
sul facile raggiungendo la sosta.
Sì ma dalla sosta vedo che non sarà facile il dopo.
Procediamo con calma, aspettandoci, anche perchè non stiamo facendo una
passeggiata (relativamente al nostro livello alpinistico..). Nicola fa sosta
poco sotto dove c'è un chiodo, e ne aggiunge un altro. Giorgio arriva e lo
faccio accomodare nella nicchia sotto il salto di roccia che occorre affrontare
per uscire dalla sosta. Ma quanto siamo incassati?! Che ficata.
Quasi pronto a partire, arriva una bella scarica di neve,
non guardo verso l'alto, sento Nicola che la chiama, mi butto verso la nicchia,
sento il peso sullo zaino, e la mente corre a quella brutta giornata. “Ragazzi non mi piace questa cosa”, ma prima
che la paura folle prenda il sopravento, parto. Azzero spudoratamente sulla
fettuccia in loco, ma non me la sento di rischiare. La scarica di neve, la
mente non libera perché so che devo essere a casa presto, sapere che se scivolo
allargo il sorriso di Giorgio..no non mi va.
Poi magari per come mi son tirato su, ho fatto più fatica
che se l'avessi fatto pulito, anzi ne sono quasi convinto. In posizione quasi
orizzontale ho dovuto fidarmi della presa delle picche e tirare su un piede ad
altezza cintura. Ma è andata, voglio solo arrivare alla sosta prima che una
scarica arrivi su di me. Chiodo sulla destra bello alto, e poi da quei sassi
incastrati mezzi coperti di neve. Scavo un po' e nel buco trovo una fettuccia
di sosta, ma ci metto il cordino di Giorgio, mentre uno dei suoi, ahimè,
scivola nel buco buio.. Sorry.
“Giorgio puoi partire, e in bocca al lupo”. Arriva anche
lui, dopo aver aspettato che Nicola superasse il passaggio, e gli propongo di
tirare lui il prossimo tiro, tanto resta solo questo saltino di misto della
sosta e poi il canale spiana. Accetta ben volentieri, e supera con apparente
tranquillità il passaggio. Io invece che ho spento il cervello faccio più
fatica che se fossi da primo, misteri della psicologia umana.
Ora le difficoltà sono finite, si può procedere in conserva,
un fittone ogni tanto (ma considerando che ne ho solo due.. più ogni che
tanto), e con piacevole pendenza si risale verso le torri di roccia che
indicano che l'uscita non è così lontana. La credevo anche più vicina, ma di
pendenza di neve in queste condizioni ne posso fare dei km (sborone).
Purtroppo non sempre riesco a vedere Giorgio per la
sinuosità del vaio, e nemmeno a sentirlo, ma procediamo bene. Sto per mettere
il naso fuori quando il vento che arriva dall'altro versante mi fa capire che
il tempo è peggio di quello che credo! Un'occhiata fugace verso l'Obante, che
bella cresta.
Arriva anche Giorgio, nessuna notizia di Nicola e Ivan, ma
arriveranno anche loro a prendersi questa dose di freschezza di vento. Io con
la mia giacca/maglia/pile nuova di on-ice sto bene. Ma non così tanto da aspettare
a lungo! E il tempo per me stringe..
Una stretta di mano, complimenti reciproci, il trenino per sistemare la piccozza sullo zaino
del compagno, e via giù, sempre immersi nella nebbia. Tra il mio passo e la mia
fretta, prendo il largo, ma quando il traverso per tornare al passo inizia, non
resisto a spogliarmi, troppo caldo, e così Giorgio mi raggiunge.
Al Passo delle Buse Scure molto gentilmente prendo le
ciaspole anche di Nicola, e inizio a scendere. Poco dopo un bivio, che
stamattina al buio non avevo notato: ma mi pare logico ci sia da andare giù,
non a sinistra. Aspetto un po' per vedere se Giorgio arriva per far vedere la
mia scelta, ma nulla.
Mentre scendo inizia una serie di spari, numerosi,
assordanti, non credo siano spari, ma non capisco cosa siano. Boh. Fatto sta
che arrivo all'auto, mi spoglio che non ne posso più, ma almeno resto coi
pantaloncini. Meno male, perché di tempo davanti a me ne ho visto che i tre
hanno sbagliato sentiero e dopo mezzora li vedo che scendono per la strada!
Intanto mi sono mangiato i miei panini vista gruppo Zevola-Tre Croci. Vista
scarsa, date le nubi basse.
Per la birra non c'è tempo, vado a comprarne dentro al
rifugio, ce la berremo in auto o mentre sistemiamo il baule. Baule che
incredibilmente si riempie meglio dell'andata: semplicemente incredibile,
qualcosa che la scienza non può spiegare.
Qui altre foto.
Qui report e relazione.
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