Nuovo weekend, ma solito meteo. Non
fosse per lui, c’erano tutti i presupposti per poter farci una
bella cresta, ma niente, va rimandata di nuovo. Occorre però salvare
questo ennesimo, sbloccare questa situazione in cui non siamo ancora
riusciti a salire un nuovo 4mila quest’anno. Solo sabato mattina il
meteo sembra reggere, proposte da altri amici non ne arrivano, il
fratello dell’Occidentale e del Centrale ci manca, perciò dai,
facciamo questa tirata per il Breithorn Orientale.
Dormitina sotto le stelle al parcheggio
degli impianti di Cervinia, e al nostro risveglio l’imponente
Cervino che ci sovrasta. Con calma facciamo colazione con biscotti e
the freddo (Riccardo, il thermos!) e ci vestiamo per la salita fino a
3480 in funivia. Non facciamo in tempo a cercare qualcuno per fargli
questa proposta, che subito la fanno a noi “vi va se facciamo
biglietto insieme così risparmiamo 9 euro?”, pronti! Sono in
quattro loro, due faranno la Roccia Nera, e due il Castore: che
gamba.
La gente è tanta, sciatori,
scialpinisti, alpinisti, provetti ghiacciatori, si sa che sul Plateau
Rosa c’è di tutto. Ma noi cerchiamo di esser svelti, ho paura dei
tempi (poi ci avanzeranno quasi due ore), filiamo giù dalla funivia
dritti sulle piste ancora deserte. Un paradiso brutalmente
antropizzato, ma d’altronde senza impianti non credo che oggi
avremmo potuto sfruttare questa finestra di meteo discreto.
Avanzando i 4mila aguzzi delle Alpi
Pennine si scoprono, Weisshorn, Zinalrothorn, Obelgabelhorn, Dent
Blanche, Cervino. La Dent d’Herens che credevamo fosse quella a
fianco della Blanche, in realtà non è lei. Ma che spettacolo! Cielo
sereno e cime bianche. E via dentro il tunnel, per poi risalire
all’ombra (per fortuna, fa un caldo), e sbucare vista 4mila del
Monte Rosa.
È comunque un’emozione tornare qui
dopo la traversata del 2012 (qui, qui e qui),
tre giorni intensi e appaganti. Il brulicare di formichine tenta di
far svanire la maia di questi luoghi, ma il lato sognatore resiste,
soprattutto perché puntiamo una cima snobbata rispetto ai suoi
fratelli più vicini. E dire che di brulicamento ce ne è ancora
molto poco rispetto a quello che verrà. Ma la vista delle due
tettone dei Lyskamm fa deconcentrare su tutto il resto.
Lasciamo la traccia autostradale
principale che sale verso il Breithorn Occidentale, noi girovaghiamo
sul Ghiacciaio di Verra per portarci alle pendici del Breithorn
Orientale. Lasciamo anche la traccia che scende verso il RifugioGuide Val d’Ayas, e ci
spingiamo in alto seguendo due sci alpinisti, ma..è un vicolo cieco.
O meglio, proseguire ci farebbe traversare su una debole traccia (con
questa neve) pendente e con sopra la testa un po’ di roba. Torna
indietro.
Scendiamo immaginando già le parole
che diremo al ritorno, quando sarà risalita su neve marcia cotta dal
sole. Tira un vento fresco, ma questo raffredda solo noi, non certo
la neve. E girovagando in mezzo al ghiacciaio, ecco che compaiono i
primi buconi, ma starsene alla larga è agevole, ecco anche il pendio
che dobbiamo risalire per portarci alla selletta tra Orientale e
Centrale.
Inizia il grande reportage al tratto
chiave della Traversata dei Breithorn, la parte rocciosa che dopo
esser scesi dall’Orientale, consente di salire sul Centrale. Tre
bei muretti di roccia, non giudicabile la difficoltà da qui, ma fa
il suo effetto.
Passiamo la crepaccia terminale su un
ponte dal dubbio spessore, dopodiché è solo un pendio un po’
pendente che ci porta a 4mila metri. Eccoci! E i 4mila aguzzi
ricompaiono, e appaiono i giganti di Sass Fee. Ormai è fatta! E
invece no.. Le relazioni parlano di un F+, ma quella protuberanza rocciosa che sarebbe la cima non sembra facile. Nemmeno difficile
magari, ma certo non un F+.
E difatti per arrivare in cima risalgo
prima un canalino ghiacciato che in realtà porta solo a un
ancoraggio da doppia (che immagino sia per scendere) e dal quale devo
fare poi il gambero e tornare giù. Passa allora davanti Riccardo,
altro canalino con un po’ di ghiaccio, un po’ di roccia, e poi un
traverso su neve marciotta a 55° verso est. Mah, per essere un F+..
Finita? Quasi, risalita in spazio aperto e meno ripido e infine cima,
un metro quadrato scarso dove imperversa il vento.
Il vento è davvero importante, ma il
panorama non possiamo ignorarlo. Un video.
Avremmo voluto goderci la cima, il tempo l’avremmo (siamo saliti in
3h), la fame anche, ma non ci si stà nonostante il sole. Ma quanti
cime inviolate (da noi) che si lasciano ammaliare.. Come Ulisse con
le sirene, ma anche senza legarci a un palo, fuggiamo dal loro
richiamo.
Per dove scendiamo? A ritroso il
percorso di andata no. Verso ovest ci sono le doppie. Proviamo verso
est, facciamo una mini traversata. Eccoci, due tratti delicati, uno
su roccia e uno su neve ma con sotto l’abisso della nord, e
torniamo in zona tranquilla (ma non troppo) al cospetto del Gemello.
Via giù prima che il sole cuocia
tutto! Troppo tardi, questo pendio ha ben due crepacce terminali, e
in quella più alta il mio piede destro sfonda il ponte di neve
finendo giù senza toccare nulla..che strizza! Delicato mi rimetto in
piedi e fuggo da questa bocca aperta! Poi tocca a Riccardo,non ci
finisce dentro, ma che sollievo una volta superata!
Poi ecco l’altra, ma lei è più
solida. E sotto alla cima, tornati ben sotto quota 4mila, un meritato
ristoro! Panini, e Twix di vetta a metà a festeggiare la cima. Solo
ora ricordo la maglietta ufficiale del corso A1 2014 del CAI di Carpi, e meno male, tanto in cima non sarei
riuscito a metterla. Tac, foto.
Il gioco è finito, e il cielo già si
sta caricando. Penosa camminata su neve dove il mio peso di libellula
affonda un passo si e un passo si, finchè non riguadagniamo la
traccia principale, che inizia si con una risalita, ma vista la
differenza di consistenza, meglio lei che il pianoro sfondato prima!
Ma stiamo tornando all’affollato parco giochi, dopo una cima
solitaria. Amen.
Con un vento sferzante e un sole sempre
più assente, scorgiamo un Cervino fumante e la fame la sete ci
spingono a camminare svelti verso la funivia. Grotte di ghiaccio sul
bordo pista, piste ormai deserte, e alle 13e30 eccoci sul pavimento
di ingresso alle cabine. This is the end.
Scendendo noto un ruscello, ci infilerò
i piedi dentro per una sana rinfrescata (che frio!) prima di spararci
a valle alla ricerca di birra e cibo per saziare le nostre voglie! Ma
scendiamo troppo, anche perché su non troviamo nulla che ci ispiri,
e il Conad a valle ci permette di trovare due birre fresche,formaggio e schiacciatine (si vede che non c'è Nicola, lo chef), per un rinfresco alla base della Corna di Machaby, osservando il temporale che avanza, ma che non ci
toccherà più di tanto. Un sonnellino in macchina prima di
ripartire.
Timbrata di cartellino oggi, una salita
forse forzata, ma d’altronde oggi non si poteva fare di più.
Qui altre foto.
Qui il video di vetta.
Qui il report.
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