Cercando di
rendere fruttuosa la giornata di ferie imposta, ecco
Giorgio a farmi compagnia nella sua ultima
giornata di ferie pre nuovo lavoro. Carichi a molla, il meteo ci smorza, in
viaggio non sappiamo ancora dove andare: Catinaccio o Passo Sella? Scartiamo
quest’ultimo appena entriamo nella valle e vediamo che se ne sta in mezzo alle
nubi.
Spigolo
delle Bregostane? Mmm, temiamo troppo tempo e
Nicola se ne avrebbe a male, ma dal parcheggio è
li che ci tenta. Giorgio aveva adocchiato Hendrina, ma un sms di Nicola ci fa
titubare “Davide ci aveva sudato”, Davide, uno dei migliori che conosca..
Prendiamo il bus e saliamo al Gardeccia, poi vedremo.
Entrare nel
cuore del Catinaccio è sempre un’emozione.
L’ultima volta fu con gli sci. Il cielo non è
proprio invitante, ma siamo qui, cerchiamo di portare a casa qualcosa: saliamo
verso il Campanile Gardeccia! Già riconoscere questi torrioni che si staccano
nel caotico mondo dei dirupi di Larsech non è facile, quando venimmo
due scorsi ottobre faticammo a trovare la Guglia del Rifugio.
Saliamo il
ghiaione, e man ano che ci avviciniamo la verticalità della parete ci spaventa.
Arriviamo sotto, mea culpa solo ora leggo bene la relazione, grado continuo,
pochi chiodi, SMS di Nicola: lascia stare, non ce la sentiamo di salire questa
via! Ma ricordo una via sulla Guglia del Rifugio con la quale abbiamo un conto
in sospeso, andiamo
da lei che era più facile e ricordo che Paolo e Mirko dissero che era bella.
Eccoci
all’attacco, peccato che Giorgio abbia dimenticato la corda alla base di
Hendrina.. Ricordando quanto sudammo il primo tiro della Via dell Artista io e
Nicola, decido che sia meglio partire sullo Spigolo Maestro, e finire sulla Via
dell’Artista (il VI col cavolo che lo salgo). E il primo tiro parte decisamente
tosto, ma la roccia è buona. Accidenti la fessura bagnata..ma passo anche qui.
Giorgio mi
raggiunge, e parte deciso per un tiro non banale ma che risolve con successo.
Scruto il Campanile Gardeccia, mannaggia sta via Hendrina! Ma meglio così dai.
Il terzo
tiro presenta il tratto più esposto, ma io adoro l’esposizione e mi gaso nel
salire lo spigolo. Penso anche il mio amico. Ormai è fatta penso io, ma
aspetta.
Giorgio,
quarto tiro. Percorso almeno due volte si può dire. Parte dritto con rinvio su
un chiodo spezzato, poi verso destra incanalato. Ma non trova come uscire:
cerca cerca, disarrampica e torna giù. Prova a sinistra (io credo la via sia di
li e poi risalga il canale), ma non c’è nulla, torna giù. Riprova per la strada
di prima, sale e poi lo sento esultare per aver superato un passaggio che non
gli pareva possibile.
Finalmente
dopo un’ora e mezza di peripezie sento finalmente quelle magiche parole “molla
tutto!”! In effetti non era chiarissimo dove andare, e tutt’ora non sono sicuro
di dove siamo andati! Di certo negli ultimi metri mi complico la vita risalendo
una placca invece che aggirarla. Uno sguardo
all’ardita guglia (credo sia la punta sud) che si
innalza, forse la vera “cima”, ma il cielo è troppo minaccioso e dobbiamo
ancora trovare le doppie.
Foto di
rito, foto panoramiche in mezzo a tutta questa dolomia, e poi breve
disarrampicata verso quell’invitante guglia a cercare gli spit della doppia,
che sono dietro quelle lame giganti. Eccoli! Ci si prepara a scendere,
privilegiando doppie a una corda sola per evitare incastri e caduta detriti. E
ci si infila così in mezzo alle guglie del Larsech, labirintiche. Chissà i
primi arrampicatori che viaggi si sono fatti. E verso i Mugoni osservo un bel
canale da fare in invernale..se si riesce.
Finite le
doppie, un po’ di canale e poi un passettino di disarrampicata con le scarpe da
passeggio per finire la giornata. Una marmotta prende il sole beata su un
masso, sole rado oggi che lei sfrutta al meglio. Ben presto siamo di nuovo al
parcheggio dove prendere il pulmino, sognando la est del Catinaccio.
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