Ne parlavo da tanto, e avevo provato
anche a fissare qualche data, ma purtroppo il meteo si metteva sempre
di traverso. Ma stavolta pare reggere, la concomitanza con un weekend
dove le montagne le vedrò solo da lontano per divertirmi al
matrimonio della cugina, aumenta la voglia. Poi c’è la luna piena,
Roberto che accetta la mezza pazzia, e allora vamos!
L’idea nasce per il voler provare ad
arrampicare al buio, o meglio, a lume di frontale. E visto che sono
scemo, ma non coglione, meglio andare su una via che almeno conosco,
così non sto a rischiare più di tanto e noto meglio la differenza
tra giorno e notte. Pincelli, via che conosco abbastanza bene, e che lunedi ho provato a salire
per la sua classica interezza (di solito faccio la variante alta, ma
a buio meglio stare bassi..). Roberto invece non l’ha mai salita, e
capisco bene preferisca evitarsi la sorpresa del buio: la tiro io,
nessun problema, anzi!
Mi riscaldo arrampicandomi con set da
ferrata su un traliccio per rinnovare i sistemi di corde dello
stendino di mia sorella, che abita al terzo piano. Poi ci si trova al
distributore con Roberto destinazione parcheggio della Pietra, quasi
deserto. Attacchiamo alle 22e37, con una luna piena spettacolare che
illumina le pareti in modo magico. Porca vacca, sugli ultimi tiri
della variante alta diretta c’è una cordata..
Quante lucciole. È impressionante, chi
se l’aspettava in questo luogo dove la natura è stata così
addomesticata di trovare un simile spettacolo. Anche sulla via ne
avremo a farci compagnia, non a illuminarci gli spit..non esageriamo.
Arrampicare al buio (anche se la luna
smorza di parecchio questo buio, ma non è il sole) fa strano. Ogni
passo è dosato perché non capisci bene se sei appoggiato su un
piede buono o inclinato. Cerchi gli spit ma devi cercare parecchio
perché li vedi solo quando sono vicini (e per fortuna so dove sono
molti!). Con la frontale illumini in basso, ma non riesci a scoprire
tutti gli anfratti della roccia visto che la sorgente luminosa è
qualche cm più alta degli occhi. Che trip.
Alla prima sosta optiamo per finire la
via “alla svelta”: sarebbe da godersi la nottata, le stelle, la
luna, le lucciole, il fresco, ma Roberto domani lavora, io ho un po’
di km di auto da fare, accontentiamoci, tanto è un’esperienza che
si ripeterà! Quindi, si concatena secondo e terzo tiro, con gli
ultimi dieci metri in cui devo issare la corda a forza per gli
attriti che fa. Ma oggi non lesino protezioni, ogni passo ha un
decimo della sicurezza che avrebbe a luce diurna.
Anche Roberto se la spassa, lui che la
sale per la prima a volta e a buio, avrà da divertirsi a salirla la
seconda volta con la luce del sole, sarà una bella scoperta! Uno
sguardo alle forme dell’Appennino che si delineano verso il cielo,
e proseguo per l’ultimo tiro, visto che concateno anche quarto e
quinto. E vista la poca luce, anche il traverso da passeggio viene
affrontato con calma e parsimonia. Poi c’è un venticello che si
sta alzando che..quando arrampichi da sempre un po’ di brio
all’equilibrio.
Il passaggio chiave forse lo supero
meglio che lunedì, e dopo qualche altro metro, eccomi fuori. Che
spettacolo. Che trip. Ho già voglia di rifarlo! Recupero Roberto, il
tentennare di metallo mi fa capire che si trova nel bel mezzo della
strettoria, poi ecco la sua frontale da mille milioni di lumen
arrivare. Ci spostiamo lontano dalla sosta (col buio meglio non stare
vicino al baratro..) per scattare qualche foto (che fatica!) con le
magliette regalateci dai corsisti del corso A1 2014 del CAI di Carpi:
grazie ancora!
Alla fine la via l’abbiamo salita in
tempi diurni: poco più di 1h30! Roberto propone “facciamo la
doppia dal Sirotti?”, tra me e me penso “ma sei fuori, già è da
cardiopalma di giorno, vuoi farla di notte, col vento che ti sposterà
chissà dove nel vuoto?”, e quindi rispondo “va bene”. Poi mi
confessa che non l’ha mai fatta.. Ecco perché la proponi!
Attrezziamo tutto, mi preparo per
scendere, poi mi chiede di andare prima lui. Va bene. Poi si vede che
il baldo giovine ripensa a tutte le mie velate perplessità su questa
doppia e mi dice “ma no vai tu”. Vado! Inizialmente con i piedi
sulla parete, poi tac, sospeso nel vuoto a girare come una trottola!
Le corde volate sugli alberi da recuperare, ma poi giù, temevo
peggio. “Libera!”. E anche lui si rende conto dell’emozione del
Sirotti.
Eccoci al parcheggio, un’auto con una
coppietta, un’altra che arriva con tre ragazzi che vanno a dormire
in cima, e noi, felici e contenti e con un bagaglio di esperienza in
più che ci cambiamo e concludiamo l’avventura davanti alla
naturale ending di ogni “impresa alpinistica”: una birra!
Qui altre foto: nessuna foto, macchina
fotografica dimenticata a casa!
Qui report.
ecco svelato il mistero del perchè eravate alla pietra di notte
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