Il Gaino è
il classicone per il nostro corso: una cresta lunghetta, facile, dove si può
provare sia la progressione a tiri che quella in conserva lunga e media. In
più, bei panorami e un agriturismo giusto al
parcheggio. Idela come terza uscita del Corso A1 del CAI di Carpi. Il problema è che questo posto inizia a essere famoso, e
quindi occorre partire presto per non rimanere imbottigliati in via.
Del Gaino
poi, riservo bei ricordi di quando lo percorsi da corsista: anno 2010. Ai tempi
della vera Totem Climbing Family, io in cordata con Monica, e Riccardo con
Dalila. Una giornata calda, ustionante, ne uscimmo cotti , e io e Monica
sbagliammo discesa, allungando il percorso e scendendo in mezzo ai rovi, quasi
fino alle sponde del lago. Nel 2014 invece, da
istruttore, mi resi conto di cosa vuol dire fare conserva lunga con due
neofiti, la pioggia a metà via che ci fece tentennare, ma infine raggiungemmo
lo stesso la cima.
Partiamo
presto per evitare intoppi in via, ho già spulciato il web alla ricerca di
altri corsi che potrebbero aver scelto la stessa meta, ma nulla. Poi in A22,
troviamo l'incidente che la blocca (chiusa tra Mantova nord e Nogarole Rocca),
che ci fa temere di vanificare il vantaggio sul resto del mondo: chi esce e
prosegue verso nord ovest senza rientrare in A22, chi ci rientra, chi non ne
esce e dopo poco passa. Al bar arriviamo per primi
noi che abbiamo scelto la prima opzione, ma ben presto un po' tutti. E la pasta
al pistacchio regala gioie.
Al
parcheggio già due auto, cerco Mattia e Riccardo per pianificare materiale e partire: cielo nuvoloso, ma ci
aspettiamo temporali solo dopo le 17, quando punto a essere già a tavola da un
po'! Nuvoloso ma umido da matti, infatti la sudata che non ci cacciamo in
avvicinamento! Alla base della parete il traffico si fa già interessante: Fabio
con Mirko e SimoneT mi fregano la partenza, Gianluca con Fiorella e Stefano a
lato con Federico con Gabriele e Roberta subito dietro, seguiti a loro volta da
Giorgio con Gianluca e Pietro. Per finire, Cristian con Roberto e Stefania.
Verso la
parte alta, per non essere in 33 alla bassa, si sono diretti Alberto con Licia
e Lorenzo, Davide con Alessandro e Marcella, Alfredo con Dario e SimoneP,
Nicola con AlessandraB e AlessandraB, e Roberto con Monica e Tommaso. Solo che
queste ultime tre cordate sono rimaste troppo alte, sono salite fino quasi a
vedere la croce: Alfredo è tornato giù, Nicola e Roberto, armati di machete,
speranza e buona volontà (scherzo, il machete gli mancava) si sono inventati
una salita.
I primi
metri con le pantofole (per l'occasione rispolvero le mythos ormai vecchie di
anni e in cui navigo dentro. Ah, e bucate in punta) non mi fanno stare molto
tranquillo, ma ben presto le cose cambiano e anche in seguito cercherò di
rendere più frizzante la salita, ma senza mettere protezioni che obblighino
anche i miei due allievi a "frizzarsi".
Salto la
prima sosta, continuiamo verso l'alto per evitare affollamenti, ma tanto non
riesco ad evitare giri di corda nelle corde delle corde di quelle corde. Due
clessidre di fianco a due spit fanno al caos mio. Il cielo resta nuvolo, sul
Lago il sole, ma sul Pizzocollo il cappello. Un cappello grigio.
Vediamo di
fare dei bei tiri lunghi per minimizzare il tempo in parete, visto che sto
cielo non mi piace e vorrei tanto arrivare fino in cima: ieri mi sono stancato, ma non
abbastanza. Non è mai abbastanza la fatica che si fa! E cercando di non mettere
giù troppe protezioni per non sentire tirare la corda, e allungando quelle che
riesco, sguscio evitando le ghiaie e cercando la roccia, fino a quel comodo
punto che mi ricorda anche il 2014: ridondante sosta su due alberi, ma almeno
così ho due punti "didattici".
La parete è
sempre affollata, si scherza con le altre cordate e con gli altri istruttori.
Cristian è ben lieto di sentire le mie capacità canore, lui che si è perso
quelle sulla via Michele:
gli sono mancato, deve recuperare. Riparto, e su questo tiro mi diverto
parecchio a cercare le difficoltà (oddio, difficoltà, si parla al massimo di IV
direi..o qualcosina di più..), si diverte di più però Roberta e altri che sentono i miei gemiti di
sforzo nell'issare questa corda che non sale. Anche Giorgio prova ad aiutarmi,
ma non c'è nulla da fare, solo faticare e gemere.
Finalmente
un buon punto per fare una sosta sicura, credo i miei siano già partiti
comunque. Riposo i genitali che si stavano duplicando come si vede fare nei
documentari, quando due cellule (palle) si dividono formando ognuna una nuova
coppia.
Un altro
tiro di passione mi aspetta, ma imparata la lezione, le protezioni latitano,
anche nell'ottica e nella speranza di partire per una bella conserva lunga e
pedalare verso la cima. Un po' di divertente placca e strapiombetto, e poi
lisci come l'olio verso un pianoro calcareo da cui si gode il panorama
dell'acqua del lago e di quella delle nuvole che arrivano. Qualche goccia
cade..
Mi fermo che
tanto sento urla di traffico davanti a me, plurime cordate impegnate nella
seconda parte che è a due passi. la fame m'attanaglia, e mentre recupero i
buoni Riccardo e Mattia, mangio qualcosa. Eccoli, rimetto lo zaino in spassa,
ma le gocce aumentano, aspetta che mi metto la giacca, ed è la fine, ora piove.
Giacca, coprizaino, anche per i miei due compagni, e poi via verso la forcella
dove si incrocia il sentiero che scende (l'attacco della seconda parte).
Zero
protezioni ma sguscio in mezzo a spuntoni e alberi come protezione veloce,
voglioso di arrivare alla prossima sosta, fermarmi e valutare il da fare ora
che tutto è bagnato: goccioloni e qualche chicco di grandine. Cristian con
Roberto e Stefania han già deciso di scendere, mi spiace non proseguire, ma mi
sa che non si può fare altrimenti. Gabriele e Roberta sono pochi metri avanti,
ma come nei migliori cartoni animati, scivolano sulla roccia e non riescono a
salire.
"Ragazzi,
mi sa che sia meglio scendere", sconsolati ma sapendo che sia la scelta
giusta, ci si cambia scarpe e..un bel tuono ci fa capire che non è davvero una
buona idea mettersi in testa di andare avanti: dopo è tutta cresta, esposta, la
parte alta poi non parliamone, con una croce metallica e con chili di ferro
all'imbraco. Per non parlare delle placche che ricordo più su: 50° ma lavagne,
che bagnate non c'è aderenza che tenga!
La discesa
per la pietraia mista a foglie e terriccio è un vero dito in c...! Si scivola,
ci si bagna, si fan ruzzolare a valle sassi e pietre. Man mano le cordate che
scendono aumentano, arriva Alfredo, Federico, e i loro: la pietraia si muove sempre
più!
Finalmente
all'agriturismo, col cielo che continua a tuonare su Pizzoccolo e su Toscolano,
mentre sopra il Gaino c'è sereno, ma la cosa non conforta: rivoli d'acqua
scendevano dalle rocce. Spero solo gli altri stiano bene. Ma non c'è da temere,
perchè in tanti sono scesi come potevano e piano piano ci ricompattiamo tutti
al tavolo del cibo e del bere. Il vichingo trova il suo cappello, e tutti
placano fame e sete, anche se io ci metto un po' di più..
Esce il
sole, e usciamo anche noi, svaccati al sole, in chiacchiera a dare sfogo alla
panza piena. Un terzo tempo sempre didattico anche questo!
Qui altre
foto.
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