Voglia di
far della fatica e stare in ballo per delle ore, da soli, ma in un
bell'ambiente e con un minimo di richiesta tecnica. Ho un paio di trekking che
però rischiano di essere troppo lunghi e dalla logistica non banale,
altrimenti..le Bocchette..è tanto che le vorrei fare. Giorni prima tento la
prenotazione al Rifugio Alimonta, c'è posto: bene! Qualche indecisione e morale del venerdì mi
fanno vacillare, ma alla fine parto.
La partenza
è da Molveno risalendo la val Perse, avevo pensato a questo avvicinamento già
da tempo per evitare la calca del versante di Madonna di Campiglio Facendo due
conti fatti bene ho realizzato però che sono abbastanza veloce, forse posso
evitare il pernotto all'Alimonta, scendere a buio stanco come non mai e
ripartire poi la domenica mattina con calma, se le gambe ce la fanno a
schiacciare i pedali.
L'arrivo a
Molveno mi sconforta, ricordavo di poter arrivare in auto fino al Baito
Ciclamino, e invece no. Anzi, sembra proprio che devo parcheggiare in centro a
Molveno pagando salato! Ci metto anche un po' per trovare un posto per dormire,
sufficientemente isolato. Fuori soffia un bel vento, speriamo domani si plachi
come da previsioni. Vado a letto coi miei pensieri di ieri, e quelli di domani.
La sveglia
suona puntuale alle 3e30, ma..posticipo fino alle 4e15: non ho troppa voglia di
arrivare fino al Rifugio Croz dell'Altissimo al buio con l'orso, e poi così
arrivo in quota che fa un po' più caldo. Pace, se sono lungo dormirò all'Alimonta.
Trovo per colpo di fortuna uno spiazzo libero appena prima della rotonda di
manovra del bus: speriamo ritrovarla l'auto quando scendo.
Si parte.
Fin troppo carico: 3l di acqua (non ci sono fontane o rifugi sul percorso),
cibo per due gg, roba per il pernotto in rifugio, picca e ramponi (la
telefonata alle Guide di Campiglio ieri mi ha messo in guardia), roba da ferrata, e vestiti. Sono da
poco passate le 5 del mattino, tutto tace, tranne il vento.
Baita Ciclamino presto
raggiunta. Sterrata monotona, mi supera una jeep che sale. Salgo con le prime
ombre montuose che si stagliano verso il cielo in mezzo agli alberi, e ben
presto mi spoglio perchè il fisico deve dissipare. Poi si scorre sotto
l'imponente parete del Croz dell'Altissimo, ambito da chi arrampica (tra cui
io) che ora sembra gigantesco, ma tra qualche ora mi parrà basso e minuscolo.
Eccomi al Rifugio Croz dell'Altissimo, non so se sono entro i tempi, ma pace.
Sosta cibo e
mi raggiunge uno sky runner che prende il largo. Finalmente la pendenza aumenta
(segno che si sale!) e grazie al nuovo tracciato del sentiero (mi sa che di
frane ne sono passate parecchie qui..) mi inerpico in mezzo a mughi e
vegetazione varia, sempre all'ombra. Ombra che invece abbandona Cima Brenta e
le altre alte quanto lei: è l'alba.
Lasciato il
bivio col Passo del Clamer, la salita riprende vigore, e si incunea nelle viscere della montagna,
alla ricerca del passaggio (attrezzato, ma poca roba) per sbucare sui pratoni
soprastanti. Ma che freddo che fa.. E che vento porca vacca.. Speriamo si
plachi, o a 3000m ci sarà da ridere!
Sbuco cos'
sul pianoro della Busa dell'Acqua, un bel balcone sulla valle che mi sono
lasciato sotto di me e sulla Val Perse che mi mostra la in fondo il paretone
est di Cima Brenta, ma della bocca di Tuckett..ancora nessuna vista. Vedo però
bene l'erba danzare col vento (e sono balli davvero..agitati) e la linea del
sole che spero superare presto per passare sulla metà illuminata. Scaldata.
Eccomi
finalmente al sole, ma non è sufficiente, nella lotta delle forze della natura,
vince ancora il vento. Le montagne che da giù sembravano altissime, sono quasi
sotto i miei piedi. Diverse prospettive fruttano diverse valutazioni. Qui
occorre cercare bene il sentiero, che in mezzo a questa pietraia intervallata
dal verde si perde. Come si perde la vista guardandosi intorno.
Valicata una
costola rocciosa che pare quasi affacciarsi su un altra valle, vedo ora la
Bocca di Tuckett, oltre che tutta la possente parete est di Cima Brenta: chissà
se tra poco passerò attraverso di essa, o dove. il paesaggio è più brullo, più
sassoso, pietroso, roba da arrampicatori. E la fantasia di guglie che mi sta a
destra, rappresenta un bel labirinto per i pensieri. Intanto metto i guanti,
che non ce la faccio più!
La Bocca di
Tuckett sembra vicina ma non arriva: l'ultima parte sembra bella in piedi.
Finalmente eccomi arrivare su questa forcella dolomitica, subito tolgo lo zaino
per imboccare qualche biscotto, passo poi al vestirmi e dare un occhiata
all'orologio per capire come sono messo sulla tabella di marcia: 8e30, c'ho
messo 3h20 a salire, fin qui vado alla grande.
Qualche foto
al panorama, imbraco e il resto che serve, e la gente che vedo arrivare da giù
mi invoglia a darmi una mossa: davanti a me ho già visto 2-3 persone. Via che
si va, attacco le
Bocchette Alte.
Sapevo che
ieri poteva nevicare, ma speravo non lo facesse. E da giù non mi pareva
scorgere nulla di bianco lassù in alto. E invece vari sputacchi di ghiaccio
ricoprono la roccia. La prima parte è poco protetta da cavi e all'ombra,
occorre stare attenti al ghiaccio e alle placche lisce. La situazione non è
proprio banale! E infatti qualche volta scivolo, per fortuna recuperando bene.
Movimenti
lenti e controllati, la neve inizia a esser tanta (pochi cm in questi casi sono
già tanti), ma è il ghiaccio e verglass che preoccupano di più. Ma sono in
ballo, balliamo. E scaliamo, roccia e scale, cenge panoramiche e una bella
solitudine ancora. Adamello e 13 cime in bella vista e un sole che spero presto
scalderà.
Dopo un po'
di percorso sulla cresta nord, si passa decisamente a est, immagino in mezzo a
quella parete che vedevo da giù, che vedevo tingersi di rosso all'alba. Cenge
spesso camminabili, ma belle esposte! Meno male qui il sole ha già agito un po'
su quello strato di roba trasparente tanto infido.. Si trotterella a picco
sulla valle, toccando il cielo con un dito.
In una vena
ghiacciata della montagna, raggiungo chi mi precede, due persone che fanno
manutenzione alla ferrata, e supero tutti per poter continuare a viaggiare e
finire questa cavalcata in giornata. Cenge su cenge, panorami verso est, e poi si
torna ad avere una vista a 360 gradi che comprende anche Adamello e Care Alto.
Vedo già
Cima Tosa, pare così vicina! Intanto inizio a incrociare i primi che sono
saliti nel verso opposto e che si raccomandano "occhio al ghiaccio e al
vento!", fratello, dimmi qualcosa che non so. Un po' di scale consentono
di superare agevolmente ma faticosamente le pareti, per poi finire su un bel
pianoro incrostato di bianco, per ridiscendere il quale occorre prestare
davvero attenzione..
Mi pare di
essere ormai sopra la valle del Rifugio Brentei e Alimonta, ma quella che vedo
mi pare troppo stretta per essere la Bocca dei Armi. Notevole il traverso per
andarci a mettere piede! E in effetti non è la bocchetta che mi dice che ho
finito le Bocchette Alte. Alle mie spalle un gruppo di signori se la ridacchia,
ma con quella risata che sa di presa di culo: non possono avercela con me, ma
mi pare quasi di essere in uno di quei film in cui il pazzo disperato sente le
vocine, e le sente talmente reali da far apparire le persone. Calma, è presto
per mollare la concentrazione.
Girato
l'angolo, ecco la Vedretta degli Sfulmini! Ci siamo, solo che il traverso per
raggiungerla su questa sassaia instabile e pure imbiancata è un vero calvario
(non ai livelli del Piz Cuecena però!). Una risalita su neve che temevo esser calda e faticosa,
invece arrivo bene alla Bocca dei Armi: sono le 12! Soccia se son svelto, da
qui non scendo certo all'Alimonta per spezzare la traversata in due giorni, ma
se continuo così..arrivo a casa stasera!
Ma una pausa
ristoro cospicua è d'obbligo, troppa fame e sete, e posso godermi questo
traguardo in relativa solitudine. Mentre osservo la prima scala a pochi metri
da me, e tre persone lassù davvero lente..
Altro giro,
attacco le Bocchette Centrali! Si parte con delle scale, ma ben presto si
arriva su una bella cengia comoda ma esposta, con centinaia di metri verticali
sotto di se: devo ammetterlo, un genio e un testone chi ha tracciato e cercato
tutte queste cenge in queste pareti.
Si passa di
nuovo sul lato est, ed appare il Campanile Basso, un siluro verso il cielo. Ci
si avvicina alla meta.. L'incrocio con un numeroso gruppo mi rallenta alquanto,
di nuovo una cengia stretta ed espostissima: qui si può quasi camminare e
basta, ma se ti prende un leggero colpo di vertigini..ti ripescano molti metri
sotto. Sto però meditando che credevo fossero più dure queste bocchette.. Boh,
vediamo che non mi arrivi la sorpresa quando non me l'aspetto!
I panorami
sono sempre notevoli, guglie, spigoli, pareti, chissà quante vie corrono sopra
sotto a fianco di me. Ma oggi non è giornata, non è periodo proprio per
arrampicare. Si scende un bel po' per raggiungere una forcella tra Campanile
Basso e Cima Brenta Alta, e qui si vede quanto sia percorsa questa ferrata: che
untezza sugli appigli e appoggi!
Il tempo
scorre, ma io di più. Ormai in mezzo ai due colossi, osservo cordate impegnate
in alcune vie del Campanile Basso, mentre scorro sul lato ovest di Cima Brenta
Alta su cenge esposte e passi del gatto, che con piccozza e bastoncini non sono
troppo agevoli. Saluto una famiglia di ometti asserragliata in una piccola
grotta, ed ecco la Bocca di brenta, ci siamo quasi!
Di nuovo su
cengia con verticalità a sinistra e pure a destra, e una fontana inaspettata
sbuca dalla montagna e mi riempie di gioia, oltre che riempire le mie borracce
a secco. Ultima scala, ed eccoci poco sotto l'ultima bocchetta di oggi.
Oppure..potrei continuare per il Sentiero dell'Ideale.. no va la, non
esagerare, ok che non mi pare di essere manco troppo stanco, però non sfidare
la sorte.
Alle 13e40
sono già al Rifugio Pedrotti: 5h per cavalcare Bocchette Alte e Centrali. E ora voglio solo bere,
mangiare, mettermi a piedi nudi e riposare prima di scendere! Birra, torta, il
mio pane col formaggio, e un dannato sole che si offusca, e complice il vento,
c'ho freddo. Mi sdraio sulle rocce spigolose al sole, piedi nudi e occhi
chiusi: che rintontita m'ha dato la birra, dovevo proprio esser disidratato.
Alle 15
decido che sia ora di partire. Mi rimetto in moto con lo zaino che è tornato
pesante, prendo il sentiero più normale per scendere a Molveno (decisione non
scontata per chi mi conosce), e comodamente abbandono il Rifugio Pedrotti e il
mondo dell'alto Brenta.
La discesa
inizia, la valle si avvicina, la vita normale torna a impadronirsi di me. I
pensieri, maledetti pensieri e sfighe della vita. Osservo i ghiaioni alla base
del Monte Daino, e il paragone mi viene naturale: pezzi di pietra che lasciano
il Monte, pezzi di vita che se ne vanno. O vanno in un posto migliore? O sono
pezzi che non erano fondamentali? O sono lacrime della montagna che scivolano a
valle? Quanti interrogativi. Meglio darci un taglio e pensare a cosa fare
arrivato all'auto.
Già, che
faccio? C'arriverò alle 18-19: sto qui? Vado a casa? Domani che faccio? Scendo
in un ambiente che sta lentamente abbandonando la sua conformazione rocciosa e
lasciando posto ai prati, ma sopra, lassù, i campanili e le pareti sono sempre
presenti e svettanti verso il cielo.
Gente che
sale, e io che scendo, come l'acqua, che in due punti invade il sentiero e con
la sua allegria sgorga per dare vita. Tornanti mi conducono al Rifugio Selvata, mentre
osservo davanti a me la valle risalita stamane, e il Croz dell'Altissimo che
torna ad assumere il suo aspetto gigantesco.
Breve sosta,
e in cammino, stavolta non certo per il sentiero più logico e facile, ma per il
sentiero Donini, così faccio un anello. Tratti attrezzati facili e solitudine
assoluta, una pace che non avrei trovato ripassando per il Rifugio Croz
dell'Altisismo.
Le mucche
spiaggiate mi fan capire che Rifugio Malga Andalo non può esser lontano, e così è: ormai la civiltà è vicina, così come la
vita normale. Uffa. Inizio a correre terminato l'ultimo tratto attrezzato
perchè comincio ad avere voglia di arrivare alla macchina, e alle 17e40 ci sono
già.
Dovevo stare
via un weekend intero, lontano dai pensieri. Doveva essere una lunga e
stancante cavalcata, scelta a discapito di altre più lunghe (ma senza ferrata),
faticosa anche per le braccia (beh domani un po' le sentirò). Dovevo sostare al
Rifugio Alimonta (che ho comunque disdetto appena possibile), poi al Pedrotti,
e invece finisce che riparto già per casa.
Il panorama
l'ho ammirato, anche se sembra che abbia fatto di corsa: ma non è che potessi,
volessi, fermarmi molto a pensare..
Dovevo
ammazzarmi di fatica. Molveno-Bocca di Tuckett, 1710m D+ minimo, saliti in 3h20
non sono male. Bocchette Alte e Centrali attraversate in 5h (occhio però, tanti
pezzi facili li ho saliti senza assicurarmi..). Discesa dal Pedrotti in 2h40.
Il GPS parla di 26km e 3400m D+ (che però mi sa che sono esagerati). Dovrei
esser contento della mia performace, e invece? No, non quanto dovrei almeno.
Qui altre
foto.
Qui report.
Nessun commento:
Posta un commento