Manco fossi tornato a casa tardi quando
ero sotto coprifuoco. Manco non le avessi risposto al telefono per
tutta la sera quando mi cercava. Manco avessi "maltrattato"
le mie sorelle. Ma che ho fatto alla Madre? Così tesa oggi,
incazzata, vuota, crepata. Però alla fine si è fatta conquistare
dai.
Ma cosa non si fa per gli amici. Dopo
la bella serata in compagnia
degli Alpinisti delLambrusco, "anche oggi si dorme domani" e alle 2:30 suona
la sveglia, destinazione ghiaccio, destinazione Val di Rabbi, Valorz,
Cascata Madre. Flusso che ho già salito in quella che ricorderò una
delle scalate più fredde della mia storia, ma che per un amico torno
a salire volentieri: Giorgio che la brama da tempo e che sente (temo
giustamente) la stagione agli sgoccioli.
Ci resta "solo" l'incognita
condizioni: neve non dovremmo aver problemi, alla fine ne ha fatta
poca nei giorni scorsi, ma ha fatto caldo, molto caldo, e stanotte
freddo, molto freddo. Infatti, si vedrà bene questo sbalzo termico
nella qualità della materia prima.
Colazione fugace, ci prepariamo svelti
per il timore della folla e di trovarci in coda con gente sulla
testa, o che ci sorpassa, vista la nostra nota non velocità. Il
timing invece si dimostrerà perfetto, saliti quasi da soli, con solo
una cordata che ci ha raggiunto all'ultima sosta, e nemmeno troppa
folla nella valle.
Cercando di non scivolare su una
forestale che quest'anno non assomiglia per nulla al classico
ciaspola-pensionati-tour quanto piuttosto a una pista da pattinaggio,
arriviamo ben presto all'anfiteatro parcogiochi occhiacuoricino
miprudonolemani mifremonoipolpacci, la calma che abbiamo cercato di
mantenere nel salire per evitare di sudare subito, va a farsi
benedire e ci fiondiamo verso l'attacco.
La Madre è un cascatone possente,
largo, spesso in forma e non troppo impegnativo se non per la
lunghezza. O per le condizioni che si possono trovare. Alla base la
sua imponenza che già troneggiava da lontano, si fa più marcata, e
il senso di piccolezza ci pervade: quella sensazione di "impotenza"
di fronte a cotanta bellezza e maestosità, e allo stesso tempo la
voglia di entrarci in contatto e di..conquistarla.
Fuori l'armamentario, ci si veste,
nastro americano sui miei poveri guanti consumati dall'età, e primi
50 metri saliti slegati che tanto sono pochi metri di grado facile e
poi uno scivolo mezzo nevoso. Ma già in tonfi sotto i colpi delle
picche e la durezza del ghiaccio si sentono. Alla base del muretto
provo a piantare una picca e parte una crepa di 2m. Meglio salire
anche un po' dove la materia potrebbe essere meno nervosa.
Vabbeh, anche qui non è mica burro.
Creata S0, chi parte? Giorgio parti te come ormai è consuetudine. E
mentre lui arrampica, la Madre emette suoni sinistri nella zona in
cui non stiamo salendo: ma non è che si stia tanto tranquilli. Non
ci sta sgridando, ma mugugna un pochetto: che le avremo fatto?
Intanto fa freddo, parecchio freddo,
finalmente il mio amico arriva in sosta finendo la corda,. Posso
partire, avere la conferma della delicatezza del ghiaccio, di come
occorra non esagerare con la forza di infissione delle propaggini
metalliche perchè crepe, esplosioni, bolle, sono un colpo sì e un
colpo no. Mi sa che la "passeggiata" che credevo sarebbe
stata..oggi non sarà. Intanto arrivo in sosta con una ribollita alle
mani da piangere.
Parto io, per quello che ricordo
l'altra volta era stato il
tiro più impegnativo. Con i continui gemiti sinistri che provengono
dal lato mancino (eh, non posso mica dire "sinistra" che
con "sinistri" suonerebbe male grammaticalmente) salgo,
crepe, bolle, mamma mia sol che finiamo presto. E queste pance e
pancette, accidenti a loro e al cambio dipendenza, mi faccio pure
qualche secondo coi piedi penduli rimanendo solo sulle picche. Paura
e delirio sulla Madre.
Una comoda cengia nevosa al limite
della corda, e recupero Giorgio. Gente sotto di noi, ma ancora
distante: spero solo non ci superino che oggi avere gente sopra non
mi piacerebbe per nulla. Cavolo, ho quasi il timore che collassi su
se stessa sta benedetta cascata, ma è larga decine di metri, sarebbe
un bel.. un bel.. non pensiamoci.
Vedo il mio amico salire delicato,
guardingo, superare la zona dove avevo fatto sosta l'altra volta.
Supera un diedrino e quelle rampe strambe che sei sempre lì lì per
sbandierare: un'altra vite scappa dalle mani nel momento concitato,
la recupererò io, è pure mia! Giorgio tira di nuovo la corda fino
alla fine per giungere all'alberello di sosta, quello che due anni fa era in mezzo a una parete di ghiaccio, e ora è al secco.
Mentre salgo, la cordata sotto scorre
alla nostra sinistra, e mamma mia che boati, mica solo tonfi, sotto i
colpi del capocordata. Già temo che ci sia da fare un'operazione di
soccorso, ho le chiappe strette per lui! Invece no, meglio. Raggiungo
il mio amico e noto la diversità della quantità di ghiaccio: uscire
verso destra o sinistra?
Stavolta vado a sinistra, pare anche
dovrebbe esserci la possibilità di salire un'altro po' di ghiaccio.
Con un traverso delicato su ghiaccio ricoperto di neve, mi porto
sotto un piccolo muretto facile, seguito poi da saltini di grado
basso ma che almeno ci evitano di calarci in doppia sulla testa degli
altri: roba che non si fa quando si può.
Di nuovo al limite della corda (che
tironi oggi!) un bel bubbone di ghiaccio su cui far sosta, recuperare
Giorgio e farci raggiungere dal ghiacciatore bergamasco che suonava i
tamburi, involontariamente. Noto un rigo di sangue sul suo naso, e
nel caso siamo stati noi me ne scuso, ma lui "e va la, manco è
un graffio!". Da qui sicuramente usciamo, ho appena visto due
tizi passare sopra di noi, probabilmente dopo aver scalato Grand
Hotel.
Intanto il mio amico sale sul facile,
per poi vedere quei 2m verticali evitabili alla sua destra e..andarci
incontro. Li supera, mi recupera: ghiaccio e poi uscita appenninica
ad abbracciare con la picca prima una radice, poi un ramo e infine un
fusto. Un po' come l'altra volta!
Fame e sete sono padrone di noi, svuotiamo lo zaino!
Lassù altro ghiaccio, ma dato l'orario
e le poche ore di sonno della notte..non esageriamo. Cambio ramponi
(e sì, io mi porto i ramponi da salita, con delle belle e nuove
punte, e quelli da discesa, da battaglia per non rovinare gli altri):
ma il ghiaccio duro come il marmo che troviamo a scendere mal si fa
penetrare dalle mie punte "smussate".
Tra asinate su tronchi d'albero,
parlottate, visione di altri pezzi di ghiaccio, un po' di misto in
discesa, eccoci sul sentiero ghiacciatissimo che con tanti tornanti
ci riporta alla base del parco giochi. Ma quanto ghiaccio sul
sentiero!
Gente che sale ancora, con tonfi che si
odono da lontano.. Chissà se e quanto abbiamo rischiato oggi: ma
credo fossero più le nostre paure da pivelli che un reale rischio,
perchè dai, tonnellate di ghiaccio devono ben stare lì ferme, mica
spezzarsi e crollare così "facilmente". Però.. Chissà..
Il freddo patito in cascata (probabile
causa del malessere di domani) diventa un lontano ricordo, la discesa
scalda. Salutiamo l'orso guardiano del Valorz, che stamani a buio
dobbiamo non aver notato, e continuiamo la discesa verso l'auto,
osservando i cartelli delle ciaspole appesi sui rami degli alberi e
rimasti a 3m da terra: quanta neve manca?
E così, anche prima del previsto,
finisce la fase su ghiaccio della giornata. Si passa alla fase "e
adesso spogliati", che mettersi qualcosa di asciutto fa sempre
piacere, a seguire la fase "cin cin", per far sì che il
luppolo idratante post salita faccia la sua funzione, la fase "ma
che brava fornaia Giorgina!", coi suoi panini al formaggio con
pane homemade, e infine "mii che sonno sto viaggio", che in
A22 è sempre una situazione critica!
Qui altre foto.
Qui report.
PS: col racconto sulla mia prima ascensione alla Madre al Valorz, ho avuto il privilegio di contribuire alla stesura del libro "Un racconto per Loli", il cui intero ricavato va a una buona causa. Se vi va di contrinuire..
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