A cosa si andava incontro lo si sapeva:
meteo bruttino, alzataccia, pranzone finale. Ma le dinamiche di un
corso sono complicate, e chi sta dietro le quinte lo sa bene. Quindi
nonostante tutto si parte lo stesso, trasformando l'uscita del corso AG1 2017 del CAI di Carpi da weekend a uscita in giornata. E con la grossa
incognita del "ma qualcosa riusciremo a fare?". Che poi,
diciamocela tutta: le sconfitte insegnano, quindi ben vengano anche
queste uscite.
Ritrovo 2:30, quindi sveglia anche
prima: le ore di sonno di questa notte sono ben 1h30, facciamo
90minuti che il numero grande pare rendere più sostanziosa la cosa.
E anche oggi si dorme domani! In realtà, nemmeno domani, speriamo
dopodomani. Giorgio arriva pure tardi al parcheggio, col ronzino
sbuffante per la tirata di collo. Il puledro di Nicola invece ci
porterà in un battibaleno nel cuore del Carega.
Ed eccoci al parcheggio: fa caldo, poca
neve al suolo, pare già esserci la nebbiolina che bagna nell'aria, e
del cielo manco l'ombra. E non per colpa del buio, tutto nuvolo.
Tutto previsto. In cammino silenzioso verso il Rifugio Battisti: non come al solito che si parla e scherza allegramente, ma
silenziosi e assenti, invece che a una festa pare andiamo al
patibolo. In effetti, oggi è forzata la cosa.
A colazione facciamo già riconoscere
il nostro Alpinismo con la A maiuscola, a di Appetito, che non ci
manca mai: il dolce non basta, taglieri di salato volano, ci manca
solo che ordiniamo la birra! No dai, un'occhiata fuori per constatare
che fa cacare, il gruppo del Tarcisio che passa e avanza, e via anche
noi a prendere l'acqua!
Ci spezziamo in cordate, oggi sono con
Claudio e Mattia. Si scorre sotto l'attacco dei Vaji dello Zevola, ma
se ne vedono solo poche decine di metri. Beh, e anche gli scarichi di
valanga alla base. Infattamente, scorriamo ma non sappiamo quanto.
Troppo avanti? Ci ricompattiamo, vado a esplorare proseguendo, ma
torno indietro, e il gps di Nicola ci dice che non siamo all'attacco
corretto. Torna indietro.
Ora ci siamo, speriamo, legatura a Y e
si sale. Posso pure permettermi di passare davanti a tutti siccome ci
eravamo messi avanti col materiale noi. Che bello star davanti! (ueh
calma, solo in alpinismo) Puoi scegliere la strada, varianti,
esplorare, pestare la prima neve! Tranne quando davanti a te hai
comunque altre 15 persone.
E infatti proprio al primo salto
roccioso..boh. Guarda che fila. Guarda che condizioni. Già piove, e
infatti ne approfitto per metter la giacca. Titubo e parecchio: il
Carega è una brutta bestia piena di sorprese già quando le
condizioni sembrano buone, figurati oggi. Mi fermo in attesa del capo
Nicola "Nico, io cambierei, se no vai avanti tu", ed eccolo
che passa avanti. Vabbene, lo seguo.
E abbiam fatto bene. Il salto roccioso
che ci fece indietreggiare anni fa (poi lo rifacemmopoco dopo eh..)è parzialmente scoperto, obbligando ai primi passi di
misto. E mostrando subito di che pasta è fatta la roccia delle
Piccole Dolomiti: pasta frolla! Quando Gabriele mette il piede dove
già Nicola e Roberta l'avevano messo, vedo un televisore 36 pollici
ondeggiare "Gabriele togli subito il piede da li!"
Si fa sul serio, ci si protegge su
roccia, si usano le becche in dry, i ramponi in arrampicata. Mo che
ficata! Peccato solo che la visibilità non mi permetta di vedere i
miei secondi.. Seguo la cordata di Nicola davanti a me, che non fa
altro che seguire le peste di chi ci precede. Non che non si alogica
la salita, ma in questi labirinti, sapere che siamo dei Teseo con un
gomitolo rosso steso da qualcun altro..conforta.
Altro misto, altra roccia, neve decente
solo in traccia dove a volte le peste sono piuttosto profonde.
Pioggia, umidità, nebbia. Manca solo il vento, che ci farà visita
dopo, mica voleva mancare alla festa! Le cordate sopra di noi han
preso il largo, e ci ritroviamo da soli nelle rughe della montagna:
data la visibilità presente, spesso mi ritrovo proprio da solo!
Il pendio di neve ci fa guadagnare
quota agevolmente e senza intoppi, ed eccoci a un bivio, che pare
pestato in entrambe le direzioni. Solo che a naso ci sembra opportuno
andare a sinistra: ma si sà, il naso umano è ben lontano da quello
dei segugi. E infatti supero Nicola in sosta su alberello, punto a
farla lassù io. Ma le tracce davanti a me sembrano di discesa.
Tracce di traversi verso destra. Un grigio nuvola lassù che
assomiglia sempre più a un marrone roccia.
Colletto dal vicolo cieco. Abisso
davanti a me, parete liscia a destra, cresta affilata in discesa a
sinistra. "Nicola, vicolo cieco!" e così scende e traversa spiegando la progressione CCCC: Col Cazzo Che Cado (cha ha poi un buon storico a ben vedere: 31-03-2012, 16-03-2013, 13-04-2013,,). I miei compagni fanno
una sosta e mi recuperano, riprendo un po' di materiale e riparto
traversando sugli amati odiati amati mughi, fino a giungere su un
improbabile albero (secco) affiorante in senso orizzontale
discendente dalla neve. Sosta su esso. Non appendetevi.
Ricompattati, lasciato andare Nicola e
i suoi, guarda te che camino tetro, buio, mezzo nudo (di neve) e
umido. Che bello! Divertenti passi di misto, con pure la possibilità
di proteggersi. Roccia da tastare con garbo, picca che non trova
sempre nulla cui aggrapparsi, e allora vai di sostituzione. Nuoooo,
già finito! Un provvidenziale massone mi permette di sostare prima
di far partire i miei.
Galvanizzato da questo budello: già lo
pensavo prima che non siamo nel Vajo Fratta Piccola (quello che si
voleva salire), ora ne sono certo. Ma dove minchia siamo finiti?! Va
beh dai, se salgono quelli che ho visto, direi possiamo farcela. E
poi, visto il vento che tira direi che ormai siamo fuori.
Fuori dal mondo, sì, mica fuori dal
vajo. Ci aspettano tanti bei traversi molesti sul ripido, su poca
neve, su terreno che sotto i nostri piedi si sente muovere, con
poche, rare, nessuna possibilità di protezione. Sempre senza vedere
i miei secondi, sempre su neve non proprio ottima ma resa
percorribile dalle peste precedenti.
Da qualche parte finiremo. A forza di
salire e traversare, finiamo sul Vajo dell'Acqua! Mugaglia
affiorante, cordini su fuscelli che forse potrebbero piegarsi sotto
il peso di un fiasco di vino (come mai proprio questo paragone?).
Mattia e Claudio, vi prego, state in piedi neh!
Poi ecco che il vento torna forte, si
vede a 50m per un attimo, mi pare di essere vicino a una cresta, mi
pare che Nicola stia recuperando i suoi, mi pare mi pare..son fuori!
Oh che bello, che fame e sete si stanno facendo strada in me!
Recupero i miei mentre guardando il
capo gli dico "Nico, volevo farti i miei complimenti per..il tuo
imbattibile fiuto per trovare l'itinerario!" e giù a ridere,
"Andre, e pensa che ho pure sbagliato poco più in basso,
salendo invece che traversando!". "Nico, ma quindi, che
cazzo abbiamo salito?!" "Non lo so", e viva la
sincerità!
Foto di uscita, un po' di te caldo, ma
il Mars ci pensiamo giù che siamo troppo fradici per scoperchiare lo
zaino! Verso il Passo Ristele, fiduciosi che le tracce siano corrette
(abbiamo solo quelle, e il gps). E lo sono! Piove, piove anche in
alto. Prove di autoarresto, che io salto (e che volete, sono
istruttore io!), e ora si che posso chiacchiere coi miei compagni di
cordata!
I dubbi che ci assalivano in "cima":
ma Giorgio e Federico? Secondo Nicola, sono davanti a noi. Secondo
Mattia e Claudio, erano sotto. Boh. In ogni caso alla base del Vajo
Ristele non c'è anima viva per fare didattica, tanto vale andare al
Rifugio Battisti e ricompattarsi per poi farla lì. E quanta ne
faremo..
Solo Federico e i suoi al rifugio,
dov'è Giorgio?! Giorgio oggi è diventato un uomo, ed è perciò
rimasto dietro di noi. Risponde alla chiamata e conferma che va tutto
bene e stanno scendendo. noi intanto, una birra si fa. E si decide
anche cosa fare del resto della giornata: "Ragazzi facciamo un
po' di didattica qui fuori?" "Ma non andiamo a mangiare? E
andiamo a La Guardia!"
Alpinismo Appettitoso o Appettito
Alpinistico? Fatto sta che arrivato Giorgio, scendiamo tutti verso
le auto, io col mio ombrellino, addobbato come un albero di Natale
tra ramponi appesi, picche, fittoni dondolanti come le campane delle
mucche ("voi dell'Appennino vi si riconosce per i fittoni che portate sempre in giro"). Al parcheggio piove, cambiarsi è da contorsionisti e da
gente che ci sa fare. Riesco a cambiarmi totalmente senza bagnarmi e
senza toccare i sedili!
Poi però si consuma la tragedia. Degli
storditi han seguito la mia macchina e sono scesi fino oltre Recoaro.
Peccato la mia auto sia parcheggiata in pianura, oggi è il puledro
di Nicola ad averci condotto qui. E così, purtroppo, finiamo
separati a mangiare.
E tra un bicchiere di vino e l'altro (e
io che volevo mantenere un po' di decenza), con la tempesta fuori che
mi fa tremare all'idea di non poter scendere a valle, finisce questa
giornata in cui abbiamo portato a casa una davvero gran bella salita.
Ah già il buon Tarcisio, al
Rifugio battisti, ci ha informato che abbiamo salito il Vajo
Bandiera, con variante di uscita..
Qui altre foto.
Qui report.
Qui guida. No, solo nei rifugi temo.
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