sabato 4 marzo 2017

La corda nell'abisso nebbioso: Vajo Bandiera, AG1

A cosa si andava incontro lo si sapeva: meteo bruttino, alzataccia, pranzone finale. Ma le dinamiche di un corso sono complicate, e chi sta dietro le quinte lo sa bene. Quindi nonostante tutto si parte lo stesso, trasformando l'uscita del corso AG1 2017 del CAI di Carpi da weekend a uscita in giornata. E con la grossa incognita del "ma qualcosa riusciremo a fare?". Che poi, diciamocela tutta: le sconfitte insegnano, quindi ben vengano anche queste uscite.
Ritrovo 2:30, quindi sveglia anche prima: le ore di sonno di questa notte sono ben 1h30, facciamo 90minuti che il numero grande pare rendere più sostanziosa la cosa. E anche oggi si dorme domani! In realtà, nemmeno domani, speriamo dopodomani. Giorgio arriva pure tardi al parcheggio, col ronzino sbuffante per la tirata di collo. Il puledro di Nicola invece ci porterà in un battibaleno nel cuore del Carega.

Ed eccoci al parcheggio: fa caldo, poca neve al suolo, pare già esserci la nebbiolina che bagna nell'aria, e del cielo manco l'ombra. E non per colpa del buio, tutto nuvolo. Tutto previsto. In cammino silenzioso verso il Rifugio Battisti: non come al solito che si parla e scherza allegramente, ma silenziosi e assenti, invece che a una festa pare andiamo al patibolo. In effetti, oggi è forzata la cosa.
A colazione facciamo già riconoscere il nostro Alpinismo con la A maiuscola, a di Appetito, che non ci manca mai: il dolce non basta, taglieri di salato volano, ci manca solo che ordiniamo la birra! No dai, un'occhiata fuori per constatare che fa cacare, il gruppo del Tarcisio che passa e avanza, e via anche noi a prendere l'acqua!
Ci spezziamo in cordate, oggi sono con Claudio e Mattia. Si scorre sotto l'attacco dei Vaji dello Zevola, ma se ne vedono solo poche decine di metri. Beh, e anche gli scarichi di valanga alla base. Infattamente, scorriamo ma non sappiamo quanto. Troppo avanti? Ci ricompattiamo, vado a esplorare proseguendo, ma torno indietro, e il gps di Nicola ci dice che non siamo all'attacco corretto. Torna indietro.
Ora ci siamo, speriamo, legatura a Y e si sale. Posso pure permettermi di passare davanti a tutti siccome ci eravamo messi avanti col materiale noi. Che bello star davanti! (ueh calma, solo in alpinismo) Puoi scegliere la strada, varianti, esplorare, pestare la prima neve! Tranne quando davanti a te hai comunque altre 15 persone.
E infatti proprio al primo salto roccioso..boh. Guarda che fila. Guarda che condizioni. Già piove, e infatti ne approfitto per metter la giacca. Titubo e parecchio: il Carega è una brutta bestia piena di sorprese già quando le condizioni sembrano buone, figurati oggi. Mi fermo in attesa del capo Nicola "Nico, io cambierei, se no vai avanti tu", ed eccolo che passa avanti. Vabbene, lo seguo.
E abbiam fatto bene. Il salto roccioso che ci fece indietreggiare anni fa (poi lo rifacemmopoco dopo eh..)è parzialmente scoperto, obbligando ai primi passi di misto. E mostrando subito di che pasta è fatta la roccia delle Piccole Dolomiti: pasta frolla! Quando Gabriele mette il piede dove già Nicola e Roberta l'avevano messo, vedo un televisore 36 pollici ondeggiare "Gabriele togli subito il piede da li!"
Si fa sul serio, ci si protegge su roccia, si usano le becche in dry, i ramponi in arrampicata. Mo che ficata! Peccato solo che la visibilità non mi permetta di vedere i miei secondi.. Seguo la cordata di Nicola davanti a me, che non fa altro che seguire le peste di chi ci precede. Non che non si alogica la salita, ma in questi labirinti, sapere che siamo dei Teseo con un gomitolo rosso steso da qualcun altro..conforta.
Altro misto, altra roccia, neve decente solo in traccia dove a volte le peste sono piuttosto profonde. Pioggia, umidità, nebbia. Manca solo il vento, che ci farà visita dopo, mica voleva mancare alla festa! Le cordate sopra di noi han preso il largo, e ci ritroviamo da soli nelle rughe della montagna: data la visibilità presente, spesso mi ritrovo proprio da solo!
Il pendio di neve ci fa guadagnare quota agevolmente e senza intoppi, ed eccoci a un bivio, che pare pestato in entrambe le direzioni. Solo che a naso ci sembra opportuno andare a sinistra: ma si sà, il naso umano è ben lontano da quello dei segugi. E infatti supero Nicola in sosta su alberello, punto a farla lassù io. Ma le tracce davanti a me sembrano di discesa. Tracce di traversi verso destra. Un grigio nuvola lassù che assomiglia sempre più a un marrone roccia.
Colletto dal vicolo cieco. Abisso davanti a me, parete liscia a destra, cresta affilata in discesa a sinistra. "Nicola, vicolo cieco!" e così scende e traversa spiegando la progressione CCCC: Col Cazzo Che Cado (cha ha poi un buon storico a ben vedere: 31-03-2012, 16-03-201313-04-2013,,). I miei compagni fanno una sosta e mi recuperano, riprendo un po' di materiale e riparto traversando sugli amati odiati amati mughi, fino a giungere su un improbabile albero (secco) affiorante in senso orizzontale discendente dalla neve. Sosta su esso. Non appendetevi.
Ricompattati, lasciato andare Nicola e i suoi, guarda te che camino tetro, buio, mezzo nudo (di neve) e umido. Che bello! Divertenti passi di misto, con pure la possibilità di proteggersi. Roccia da tastare con garbo, picca che non trova sempre nulla cui aggrapparsi, e allora vai di sostituzione. Nuoooo, già finito! Un provvidenziale massone mi permette di sostare prima di far partire i miei.
Galvanizzato da questo budello: già lo pensavo prima che non siamo nel Vajo Fratta Piccola (quello che si voleva salire), ora ne sono certo. Ma dove minchia siamo finiti?! Va beh dai, se salgono quelli che ho visto, direi possiamo farcela. E poi, visto il vento che tira direi che ormai siamo fuori.
Fuori dal mondo, sì, mica fuori dal vajo. Ci aspettano tanti bei traversi molesti sul ripido, su poca neve, su terreno che sotto i nostri piedi si sente muovere, con poche, rare, nessuna possibilità di protezione. Sempre senza vedere i miei secondi, sempre su neve non proprio ottima ma resa percorribile dalle peste precedenti.
Da qualche parte finiremo. A forza di salire e traversare, finiamo sul Vajo dell'Acqua! Mugaglia affiorante, cordini su fuscelli che forse potrebbero piegarsi sotto il peso di un fiasco di vino (come mai proprio questo paragone?). Mattia e Claudio, vi prego, state in piedi neh!
Poi ecco che il vento torna forte, si vede a 50m per un attimo, mi pare di essere vicino a una cresta, mi pare che Nicola stia recuperando i suoi, mi pare mi pare..son fuori! Oh che bello, che fame e sete si stanno facendo strada in me!
Recupero i miei mentre guardando il capo gli dico "Nico, volevo farti i miei complimenti per..il tuo imbattibile fiuto per trovare l'itinerario!" e giù a ridere, "Andre, e pensa che ho pure sbagliato poco più in basso, salendo invece che traversando!". "Nico, ma quindi, che cazzo abbiamo salito?!" "Non lo so", e viva la sincerità!
Foto di uscita, un po' di te caldo, ma il Mars ci pensiamo giù che siamo troppo fradici per scoperchiare lo zaino! Verso il Passo Ristele, fiduciosi che le tracce siano corrette (abbiamo solo quelle, e il gps). E lo sono! Piove, piove anche in alto. Prove di autoarresto, che io salto (e che volete, sono istruttore io!), e ora si che posso chiacchiere coi miei compagni di cordata!
I dubbi che ci assalivano in "cima": ma Giorgio e Federico? Secondo Nicola, sono davanti a noi. Secondo Mattia e Claudio, erano sotto. Boh. In ogni caso alla base del Vajo Ristele non c'è anima viva per fare didattica, tanto vale andare al Rifugio Battisti e ricompattarsi per poi farla lì. E quanta ne faremo..
Solo Federico e i suoi al rifugio, dov'è Giorgio?! Giorgio oggi è diventato un uomo, ed è perciò rimasto dietro di noi. Risponde alla chiamata e conferma che va tutto bene e stanno scendendo. noi intanto, una birra si fa. E si decide anche cosa fare del resto della giornata: "Ragazzi facciamo un po' di didattica qui fuori?" "Ma non andiamo a mangiare? E andiamo a La Guardia!"

Alpinismo Appettitoso o Appettito Alpinistico? Fatto sta che arrivato Giorgio, scendiamo tutti verso le auto, io col mio ombrellino, addobbato come un albero di Natale tra ramponi appesi, picche, fittoni dondolanti come le campane delle mucche ("voi dell'Appennino vi si riconosce per i fittoni che portate sempre in giro"). Al parcheggio piove, cambiarsi è da contorsionisti e da gente che ci sa fare. Riesco a cambiarmi totalmente senza bagnarmi e senza toccare i sedili!

Poi però si consuma la tragedia. Degli storditi han seguito la mia macchina e sono scesi fino oltre Recoaro. Peccato la mia auto sia parcheggiata in pianura, oggi è il puledro di Nicola ad averci condotto qui. E così, purtroppo, finiamo separati a mangiare.
E tra un bicchiere di vino e l'altro (e io che volevo mantenere un po' di decenza), con la tempesta fuori che mi fa tremare all'idea di non poter scendere a valle, finisce questa giornata in cui abbiamo portato a casa una davvero gran bella salita. Ah già il buon Tarcisio, al Rifugio battisti, ci ha informato che abbiamo salito il Vajo Bandiera, con variante di uscita..

Qui altre foto.
Qui report.
Qui guida. No, solo nei rifugi temo.

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