E ti
arrivano quelle giornate (e nottate) così: unisci i puntini, traccia una
sequenza di avvenimenti, sfoderà qualche vecchio sogno, mettici la voglia di
ammazzarsi di fatica, l'ingordigia di Alpinismo, la Luna Piena, una bella
giornata. Oggettivo e Soggetivo, stati d'animo interni e condizioni esterne si
combinano in un cocktail esplosivo: e allora esplodiamo, e allora balla finchè
ce n'è!
L'idea
nasce. Si insinua. Si realizza. un'oretta di sonno dopo lavoro, preparazione
zaino, cena leggera, un paio di commissioni, e si parte. Arrivo a Febbio (non
salgo a Pian Vallese, purista dell'inutile), teatro di tante girate in
solitaria, in tempo per infilarmi nel sacco a pelo (da quanto tempo non
capitava!), dormire un'oretta e mettermi in cammino: sono le 2, di notte.
La Luna,
compagna di tante avventure, sorella notturna che quando è Piena mi (ci)
accompagna nella ricerca dell'itinerario, illuminando quel buio tenebroso che
incute un timore che si acuisce quando strani suoni lo riempiono. Suoni, versi,
fruscii.
In cammino
con lo zaino pesante per i 3 litri d'acqua (la giornata sarà lunga, ho il
sospetto), sulla noiosa strada che costeggia piste da sci morte, che si
trasforma in sentiero insinuandosi nel bosco. Pietraia e fogliaia maledetta dai
mille scivoloni: passati, presenti e futuri. Ma oggi non c'è neve qui, ne
ghiaccio, e il presente è più roseo.
Lasciatomi
anche Pian Vallese alle spalle, le tracce marcate mi portano dove mi ero già
prefissato di non andare. Sì, vorrei salire il Fosso della Piella, o Canale del Ghiacciaio della Piella, che manca
nel mio mediocre palmares, ma ho già assunto di attaccarlo nella parte alta,
seguendo il sentiero fino alla Conca del Passone e traversando da lì. Reputo
improbabile a buio e senza tracce attaccarlo dal basso.
E invece
dopo minuti di testa china, mi ritrovo alla presa d'acqua di cui parla la
guida. Beh, ormai sono qui, sono fuori sentiero, proviamo. Deboli tracce sparse
tra fogliame, poca neve, cataste di legna. mi allontano sempre più dal
sentiero, e va bene, ma son sempre più timoroso del "ma dove diavolo sto
andando? Mo mi perdo, e a quest'ora non sarebbe il caso".
Eccomi
dentro un fosso, dentro un canalone, ma senza più tracce. Lo seguo, mi
inerpico, ma in alto non vedo nulla, sono ancora nel bosco. Buio e sinuosità
del canale fanno il resto, nel dubbio torno indietro, se no rischio di mandare
la giornata in vacca. Mezz'ora persa così, per poi scoprire a casa con la
traccia GPS che (come poi sospettavo) ero nel posto giusto: bastava crederci e
continuare a salire nel buio.
Oggi il
sentiero sembra più corto del solito: meglio, che sia che la testa abbia già
iniziato a capire quale sarà l'antifona? Fuori dal bosco, nella Conca del Passone
mezza illuminata da una possente Luna. Traverso tutto a destra, voglio salirlo
quel fosso: voglio godermi un paesaggio e uno spettacolo indescrivibile, e
difficilmente fotografabile. Ma ci provo a fotografarlo, tre piedi, modalità
"cielo stellato", e vento che mi raffredda.
Più
difficile portarsi dentro il canale che risalirlo: un pendio ghiacciato a 55°
abbondanti, e poi eccomi dentro un dolce pendio. Mi osservo intorno, pesto
neve, ma i lati spelacchiati mostrano un inverno debole che già se ne va. Le
pause non mancano, meglio prendere fiato che l'antifona è quella la e bisogna
giocare al risparmio. Sopratutto quando inizio a esser timoroso che salire
tutta la roba che ho in testa a buio..potrebbe farmi più paura di quello che
credevo.
In cima a La
Piella, o almeno credo. Sì sì, è lei. Altre foto per rendere la bellezza
collegata a questa follia: salire a certi orari, in certe condizioni, per cosa?
Per questo: il silenzio, l'ombra creata dalla luna, le luci della civiltà, una
civiltà spesso caotica con la quale occorre convivere, ma dalla quale serve
disintossicarsi ogni tanto.
Guardo
l'orario, andiamo bene. Direzione Passo di Lama Lite, conosco la zona e posso
puntare le direzioni corrette anche senza una traccia marcata per terra. La
Luna che al suo tramonto si specchia sui pendii di neve ghiacciata assomiglia
al Sole al suo di tramonto che si specchia nel mare. Mare di ghiaccio e mare di
acqua: stessa sostanza, stato di fase diverso.
Svarioni. Il
sonno mancato si fa sentire con forza: mi ricorda la traversata del crinale dell'Appennino. Quella
volta, poco prima del Sillano, fui costretto a sdraiarmi lì dov'ero senza
pensarci, prima di carambolare a terra per un colpo di sonno. Oggi non posso,
morirei di freddo. La redbull che ho nello zaino è provvidenziale.
Giunto al
Passo di Lama Lite le prime luci rendono già la frontale inutile. Le paure si
placano, posso proseguire senza scuse. Devo. Le sagome di Vallestrina e Ravino
diventano più nitide, più colorate. La Cresta
Nord del Monte Cipolla è tinta di un blu tenue che ne armonizza ancor di
più le curve. La attacco, famelico di giungere in vetta prima del sole.
Uno sguardo
al Giovo dove probabilmente stanno per iniziare la loro salita gli amici
Cristian e Stefania. Oggi sono solo, come altre volte, come altre volte in cui
mi vengono schizzi di follia in cui non vorrei esser seguito da nessuno: non
voglio così male agli amici.
Le roccette
finali scoperte rendono più frizzante la salita (ancor più frizzante sarà
scenderci!), salita tutta da tracciare tra l'altro. Tutto sarà da tracciare
oggi, tutto sarà da decidere, insomma oggi è la giornata del tutto in
autonomia. Rischi maggiori, probabilità di successo minori, soddisfazioni
maggiori. Ed eccomi in cima, il panettone del Cipolla.
Naturale
prosecuzione è la Cresta Nord del Monte
Prado, e a me la natura piace. Avvicinandosi a essa, la poesia dell'alba va
a tingere di rosa la prete nord est del Prado: una pannosità dolce ma ripida,
un colore tenue ma che nasconde del brusco. Un onore assistere a un tale spettacolo,
quasi come svegliarsi al fianco al viso di una bella ragazza. NB: quasi.
Cresta
affilata, e col vento che c'è (che già quella precedente mi ha fatto perdere
l'equilibrio un paio di volte) va percorsa con attenzione. D'estate la si
abbandona sgusciando sul alto ovest, d'inverno la si segue integrale, superando
un paio di risalti a 70° e sfruttando la mica tanto sana roccia che c'è. Ma
tutto fila liscio come l'olio, testa e fisico reggono bene.
In vetta al
Monte Prado, il sole ormai la fa da padrone, ma anche il vento: meglio
abbassarsi per sperare di essere un po' riparati da esso. Colazione sul mare di
ghiaccio, la foto dei piedi alpinistica, la pace dei sensi, la mente libera.
Bene, e
tutto ciò per cosa? Per andare finalmente ad esplorare il Sassofratto! Uno
strano modo di fare l'avvicinamento alle sue pareti, ai suoi canali, ma di
certo molto estetico nella sua originalità! Scendo verso la Valle dei Porci,
neve dura alternata ad accumuli per fortuna esigui (se no ci sarebbe da
preoccuparsi). Sbircio la est del Prado, ma oggi ho intenzione di lasciarla
stare. Intenzione che sarà abbandonata.
Finita la
discesa, occorre traversare per portarsi all'attacco dei percorsi possibili. Ma
traverso troppo presto, tocca tornare indietro e scendere ancora di più.
Intanto già ho buttato l'occhio ai canali nord ovest: belli, ma forse troppo
duri per salirli in solitaria. Forse. Di nuovo al sole, e col foglietto in mano
per capire sotto cosa sono.
Voglio
(provare a) salire il Canale NordEst del
Sassofratto, devo quindi traversare ancora e portarmi nel budellino che
nasce fin da dentro il boschetto. Eccomi sotto, anche se sono già rimasto
stregato da un altro paio di salite possibili che ho visto da basso.. La neve è
ottima, il vento mi lascia in pace, ma più su avrà una spinta maggiore dovuta
alla conformazione del canale. Saliamo.
Itinerario
in mezzo a costole rocciose che tagliano questo versante in modo a volte
regolare, a volte no. Il bello dell'Appennino è che si può lavorare di
fantasia, salire dove più ti piace, variare salite classiche: un po' come in
cucina (o almeno per come piace cucinare a me).
Il sole
torna a baciarmi, il vento a spazzarmi. Sono fuori dal canale. Contemplo una
vallata calma e tranquilla (quella sotto le pendici nord di Monte Vecchio),
troppo isolata per esser presa in considerazioni dalla maggior parte delle
persone. I polpacci godono, i quadricipiti son caldi. L'orario concede un altro
giro in giostra. "Balla finchè ce n'è!"
Riscendo nel
Vallone dei Porci, ritraverso sotto le pendici del Sassofratto, risbaglio a
traversare troppo presto e riritorno sui miei passi. Riarrivo sotto il Canalone Nord (o Paretina?) del Sassofratto
e..via su di qua: dall'alto l'ho visto meglio e pare bello anche lui, anche se
l'uscita è ben più dritta di quella che ho da poco lasciato.
Giunto al
risalto roccioso in mezzo al canale, la confidenza raggiunta tra le mie
propaggini metalliche e la consistenza ottima della neve che a volte è pure
ghiaccio, mi accendono la folle-fantasia. Proviamo a salire questa parete
rocciosa coperta da ghiaccio sottile e solcata da rigole di neve. Ma dopo
qualche metro demordo: non rischiamo troppo dai.
Demordo qui,
riprovo su. Una paretina di ghiaccio misto erba sulla sinistra, ciò che di più
Appenninico ci possa essere: delicato a tratti, godurioso ad altri. Traverso
verso destra per riportarmi dentro il più comodo pendio di neve, zigzago e
perdo tempo. Perdo tempo, guadagno spasso.
E in vista
dell'uscita, vedo una bella goulottina sulla sinistra. Roccia, erba, neve, ghiaccio,
mancano solo i mughi (li troverò tra qualche ora) a completare la NdA. E come
non resistere? Mi ci infilo dentro, me la godo, me la salgo, me la fotografo.
Sassofratto, ne valeva la pena di venirti a trovare!
Di nuovo in
cima. Di nuovo al sole, di nuovo al vento, di nuovo "e ora?". Ce n'è
ancora? Vacca boia se ce n'è! Altra discesa come prima, verso il Vallone dei
Porci. Mi guardo a sinistra: la est del Prado. Mi guardo a destra: la nord
ovest del Sassofratto. AD/AD+, forse troppo. O forse no? Andiamo a dare
un'occhiata da vicino.
Ottima
scelta, la salita più bella della giornata: Canale Centrale alla Parete NordOvest del Sassofratto. E in cuor
mio ballo pure! Saranno meno di 100m di dislivello, ma che classe: una neve
ottima che la picca fa fatica a estrarsi, tutta sulle punte (dati anche i 60°
continui, a volte di più), tratti di misto roccia, di misto erba, di misto
terra. SPETTACOLARE! La commozione quando le becche sfondano il ghiaccio.
E come prima
esplorazione al Sassofratto, averne salito ben tre itinerari..beh niente male!
Dai ora però mi accontento. Guardo l'ora, penso che sarebbe meglio arrivare
alla macchina presto per dormire quello che non ho dormito stanotte. Penso che
per oggi ne ho fatto già abbastanza. Penso che però come mi riporto al Passo di
Lama Lite in modo elegante? Come se fossi due persone, mi frego, torno giù per
la Valle dei Porci, sapendo che non la scenderò tutta. Penso che.. "balla
finchè ce n'è!"
Sotto la
nord est del Prado apro la guida, cosa ho davanti a me? Via dell'Ottantadue al Monte Prado, why not? Ad anche questa, ma
vabbeh dai, vediamo la neve basale com'è: se è buona si può andare, lassù già
vedo che pullula di erba e mughi ma piana (i maroni).
Neve
discreta nonostante il sole, salita comoda e invitanti varianti a sinistra che
però lascio stare: accontentiamoci dai. Tanto sta per pensarci l'Appennino a
"rassodarmi i glutei" con un po' di sana strizza. Già, perchè dietro
quel masso mi aspettano 30-40m di misto NGEMTR: neve, ghiaccio, erba, terra,
roccia. Adrenalina e paura escono dai pori insieme al sudore.
Uff, è
fatta, però cavolo che caga! Davanti a me solo il bianco della neve e l'azzurro
del cielo: what else? Che giornata che sta venendo fuori oggi, che morale che
torna su! Torno in vetta al Prado: con lo stesso sdoppiamento di personalità di
prima mi sto per rifregare.. Una sosta maggiore, a decidere il da farsi: a
confermare al cervello ciò che il cuore ha già coniato.
Scendo per
il Canalone NordOvest del Prado,
proprio sotto la cima a costeggiare la cresta nord, in mezzo a piccoli accumuli
che se fossero grandi (tipo quelli che vedrò dopo sotto al crinale) sarebbero
da cacarsi sotto. Scendo appagato, felice, assolato, stanchino anche. Sono le
10e30, son solo 8 ore e mezza che sono a zonzo a spicozzare.
E dal
Canalone Ovest del Cipolla vedo scendere qualcuno, la prima anima viva oggi: mi
avvicino, le nostre strade si incroceranno per forza. "Buongiorno",
poi noto il casco, sento la voce della risposta, lo vedo che trotterella verso
di me: è Roberto! Due chiacchiere e due risate, ma pensa te chi trovo. Mi dice
cosa ha salito, e così il mio cuore chiama il cervello e gli dice "Visto?
Quindi non rompere e andiamo anche li!".
Scendiamo,
in lontananza tre scialpinisti, dai colori sgargianti, una stazza che mi pare
lui, il sesto senso non mente: Andrea, Federico e Stefania. Ci fossimo dati
appuntamento, non ci saremmo riusciti così bene! Il tempo si dilata, le
chiacchiere, i saluti, poi il passo che si placa per continuare a parlottare
con Roberto.
Alla base
del Canalone Nord del Monte Cipolla
saluto il mio amico e riparto per l'ultima salita della giornata: mi prometto
che sia l'ultima. Seguo le tracce di Roberto che lìha percorso poco fa, poi
però verso metà noto che lassù potrebbe essere interessante: rocce, neve scura,
sento odore di quick quick. Lascio la traccia dell'amico che ha traversato
verso sinistra, e su dritto per la mia variante.
Goduriosa,
di nuovo. Tutte belle salite oggi, con condizioni buone o ottime (giudizio
relativo a quelle che possono essere le condizioni in Appennino: permalose).
Anche qui pendenze accentuate ma (relativa) sicurezza per la qualità della
materia prima: lame che entrano e faticano a uscire, progressione ambia piccoza
dx + rampone sx e viceversa. Manca solo una colonna sonora rockeggiante.
Di nuovo al
sole, di nuovo in cima al Monte Cipolla. Pausa pranzo sul panettone,
contemplazione della bellezza del luogo, della pienezza di questa passione
(ognuno ha poi la usa), dell'amore per la vita vissuta intensamente. Pensieri
sui rischi che ci si può prendere quando pensi ne valga la pena, quando pensi
che ti porterà a qualcosa.
Più che
pensare, è uno scommettere. Ma se la vita non fosse un rischiare, un mettersi
in gioco, un "va beh dai, proviamo", che gusto ci sarebbe? Non siam
fatti per esser piatti, ma piuttosto spigolosi, incassati, aerei come creste e
canali. La stanchezza inizia a farmi delirare. O a farmi ragionare, chissà.
Nella vita, "balla finchè ce n'è", che a non essercene più si fa
sempre in tempo.
Ora di
scendere, di rientrare, di dire stop per oggi. Pensare di scendere per il
canalone ovest del Cipolla mi viene male; idem per l'est. Resta solo la Cresta Nord del Monte Cipolla, da poco
percorsa in salita, perciò fattibile direi. E sticazzi invece, imbocco troppo a
ovest le roccette e mi ritrovo faccia a monte a disarrampicare dei buoni
60°-65°: facevo prima a girare intorno al panettone!
Al Passo di
Lama Lite posso tirare i remi in barca, o meglio metter le picche a posto. Oggi
che volevo stare da solo, e ci sono stato parecchie ore, ma ora il traffico in zona Rifugio Battisti inizia a
farsi largo. Riguardo il Sassofratto con tutte le gioie che mi ha dato oggi, mi
giro verso l'agonia della risalita al Passone: tutto regolare.
Sole forte,
faccia cotta da vento e caldo, fame e sete (dei tre litri non è rimasto nulla),
strette di mano interiori. Giornata di Appennino Invernale da incorniciare:
qualità e quantità. Concatenamenti logici e numerosi: nulla di eccezionale o di
cui vantarsi con nessuno. Sono un umile amante dell'Alpinismo spinto da questa
passione. Null'altro.
Discesa
diretta dal Canalone Nord del Passone,
e a ritroso il sentiero dell'andata, che pare pure corto oggi: misteri della
mente. Ritrovo Roberto a Pian Vallese, altre due chiacchiere e poi giù,
all'auto, alla birra e al panino, e pure al tiramisù, che oggi me lo son
meritato. Oggi che mi sono tirato sù.
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui la
guida.
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