Domani concertone, ma oggi
vorrei davvero rimettere piede sul terreno che più amo: l'alta quota. E così,
memore di alcuni scambi di messaggi di tempo fa, tento la sparata
"Lorenzo, che ne dici di tentare l'Hintergrat sabato? Però diretta, io non
riesco ad avere due giorni e fermarmi in rifugio". Beh, non c'è stato mica
bisogno di convincerlo..
Non sono
certo tante le salite compiute con lui (Presanella, Suldengrat, alcune
scialpinistiche), ma mi sono sempre trovato bene e mi è sempre parso un ragazzo
con la testa sulle spalle: oggi me ne darà conferma tra l'altro. E poi io seguo
l'istinto, e lui mi dice che questa cosa si può fare. Mica andiamo a fare un
ABO, si tratta di una salita su sfasciumi, un pezzo di cresta e una discesa su
facile ghiacciaio. Certo sono quasi 2000m..
Si parte
venerdì pomeriggio, qualche ora presa dal lavoro per poter dormire qualche ora
in più la notte prima della salita. No, per poter dormire qualche ora, visto
che la sveglia suona all'1:40! Una pizza a Solda, la vista di una nord
dell'Ortles rocciosa in mezzo (e pochi giorni fa l'hanno scalata..ma che caldo
fa?!) e via a letto. A 2000m, finestrini aperti, in mutande fuori dal sacco a
pelo..ma che caldo fa?!
Al nostro
risveglio il cielo è stellato: daje! Il meteo nei giorni scorsi era peggiorato
come previsioni, mi aveva fatto titubare, e invece dai che forse ce la
facciamo.. Colazione con un nuovo porcopandoro, e via che si va! Ma già non siamo soli: un solitario con cui
scambieremo qualche chiacchiera in salita prima che ci semini, due che scelgono
l'avvicinamento per la strada degli impianti, e altri tre che arriveranno dopo.
Allora l'idea non è così folle dai.
Bastoncini,
tic tac itc tac, aiutano la salita, rinforzano le spalle e fanno sentire meno
il peso dello zaino. Si scorre prima a lato del torrente, poi ci si inizia a
inerpicare maggiormente col frastuono di acqua che cade sotto un'incombente
verticalità: al rientro capiremo di cosa si trattava. Mamma mia che sudata!
Voglio rallentare un po', arrivare bagnato fradicio al rifugio non mi va molto.
Stanotte un
boato ci ha svegliato entrambi. Ora mentre saliamo, altri rieccheggiano nella
valle: sembra crolli tutto. Ok che sono montagne sfasciumose, ma sembra davvero
che rotolino a valle dei bilici. Tutto ciò non è di gran buon auspicio. Beh,
finchè tutto resta alle nostre spalle e non davanti o sopra di noi, è ancora
sopportabile.
Iniziamo a
pensare che il rifugio lo vedremo solo una volta che ci sbatteremo il muso
contro la porta. Il sentiero zigzaga parecchio, intervalle tratti semipiani a
salite ben più ripide, gira parecchio e a buio, senza punti di riferimento
oltre i 20m, si perde il senso dell'orientamento. Finchè ecco che a 150m
appaiono le luci del Rifugio del Coston, e le frontali di chi è già partito!
Pausettina,
qualche foto, e pi si parte anche noi. Traccia evidente, poi però seguiamo il
sentiero del ghiacciaio invece che salire in groppa alla cresta della morena: e
sbagliamo, scendiamo, probabilmente finiamo coi piedi sopra il ghiacciaio di
Solda coperto di detrito, finchè non torniamo indietro sulla strada corretta.
Dopo poco,
la sfasciumosità del luogo raggiunge il suo apice. Dietro l'angolo tocca
risalire un ghiaione talmente franoso che una traccia non dura più del
passaggio di due persone. Ma come tempi stiamo andando bene, abbiamo del
margine, siamo fiduciosi e ottimisti.
In vista dei
primi nevai, residui di un inverno povero, sollievo per la discesa futura. Le
frontali davanti a noi che non sembrano molto veloci, mentre invece quelle
dietro di noi ci stanno raggiungendo rapide: non è una corsa, ma se si riesce a
evitare di avere gente sulla testa che ti scarica addosso pietre nei passaggi
duri..sarebbe positivo.
Lentamente
il cielo rischiara. Qualche nuvoletta innocua sporca il cielo che si tinge
d'azzurro: il Cevedale e il Gran Zebru dominano la nostra vista siccome
l'Ortles è nascosto da bubboni rocciosi sopra di noi.
La salita
non è proprio obbligata, infatti ci sono almeno tre direzioni diverse prese
dalla gente oggi, noi stiamo su quella più a sinistra, e in un canalino di
facile misto le prime scariche di quell'incauto altoatesino sopra di noi. Non
mi piace quello lì, sale a cazzo senza pensare a chi ha sotto di lui. Il suo amico
invece sì.
Direi meglio
mettersi il casco mentre ammiriamo il sole che ci colpisce e le puntine delle
montagne che si illuminano. Qualche folata di vento rinfresca una salita troppo
accaldata. E si riparte su sfasciumi, preludio a qualche tratto un po' più
interessante ma sempre delicatissimo se non voglio uccidere Lorenzo che mi sta
sotto: sassi e ghiaina dappertutto, ma finalmente qualche passo da usare le
mani.
Sempre più
passi da usare le mani, una paretina, poi crestone e un diedrino. Ancora
slegati, quindi non sono concessi errori: ma non abbiamo nemmeno i guanti viste
le temperature! Ok, solo bisogna poi tirare ciò che non balla.. Finalmente
siamo sulla cresta, quella che ti permette di vedere lontano, quella che ti
permette di vedere la cima, quella che ti permette di..ma porco cagnone, è
coperta!
Va beh, però
intorno non sembra malaccio: solo mister Ortles ha il cappello, e solo negli
ultimi 200m. Andiamo avanti. Pausa ristoratrice alla sella nevosa che precede
le difficoltà rocciose della via. Tutti avanzano, continuano. Però intanto
tutto peggiora, dalla valle dietro il Bivacco Città di Cantu il cielo diventa
sempre più scuro, carico, si espande il brutto.
Ripartiamo,
ma ben presto la situazione si fa sempre peggiore e Lorenzo mi dice "Ohi,
a me non piace la situazione", e come dargli torto.. Tutto sta peggiorando
un po' troppo velocemente, anche il Gran Zebrù è coperto e pare che tutto stia
scendendo pure di quota. Nonostante noi siamo al sole (sono poi le 7..è basso
il sole ancora e in diagonale ci raggiunge).
Ore 7e12,
poco più di 3500m di quota, 1600m D+ abbondanti in 4h45, si abbandona e scappa
via.
Forse si
poteva ancora proseguire un pochino, ma memore della disavventura di un caro
amico pochi giorni fa..non voglio imitarlo! Che poi anche la discesa ci darà
del filo da torcere tra disarrampicata e sfasciumi. Ci darà anche molto da fare
vedere che intorno alle 8e30/9 il cielo si rischiara nettamente. Argh.. Ma
comunque nella giornata erano previsti temporali, non sfiderei la sorte.
Gente però
continua a salire, mi pare tardi, ma vabbeh. Sfruttando tutte le lingue di neve
che troviamo, cerchiamo di dare sollievo alle ginocchia e gambe, ammiriamo il panorama
e piangiamo una nord del Gran Zebru morente.
Alle 10 di
nuovo al Rifugio del Coston, soli soletti, accaldati e con qualche rimpianto:
ma la montagna sta li, non la porta via nessuno, ci torneremo, sopratutto ora
che abbiamo constatato che in giornata si può fare tranquillamente.
Ancor più
delle altre volte, la discesa è costellata di descrizioni di sogni, descrizioni
di prossimi mete, scarpe, scarponi, fighe, pardon..cime. Un passaggio sul ponte
sospeso, allora era l'acqua che gli scorre sotto a fare tutto quel casino
stamattina presto!
Eccoci
all'auto, fa caldo, perfetto. Sistemiamo un po' le cose, e via a immergere i
piedi nell'acqua ghiacciata del torrente, dove immergo fino alla coscia per poi
uscirne in preda a quei simil crampi di freddo: un dolore preludio di un
sollievo inenarrabile. Il Mars di vetta non ce lo meritiamo, ma una birra alla
Forst..certamente! E pure in compagni di un vecchio amico siciliano trapiantato
a Merano.
Qui altre
foto.
Nessun commento:
Posta un commento