sabato 11 agosto 2018

Vacanza Vagabonda 1/9: Alta Via Adamello, da Breno al Rifugio Città di Lissone

Ritrovandomi da solo senza possibilità di alta quota o di arrampicate, aprendo la cartella delle cose da fare se ne esce l'Alta Via dell' Adamello: gran bei posti e l'occasione per un bel allenamento. Pecco di presunzione a pensare che sia quasi una passeggiata però..

Parto da Breno, in modo da avere la macchina comoda per quando tornerò in treno. Sarò assonnato io e quindi in preda a una cecità spot, ma il sentiero di salita non è ben segnato e ben presto mi perdo (devo essermi perso un bivio). Pessimo inizio considerando quanta strada ho davanti, e che voglio finire l'alta via in due giorni (ovvero finchè il meteo regge). 

In assetto da trail vado svelto, ma mica volo. E percorrere gli spazi chiusi della salita a Bazena non aiuta: ma giunto lì, i prati verdi mi accolgono in modo caloroso. Colazione al Rifugio Tassara. Ora bisogna carburare e arrivare più in la possibile! Quanto? Lo scoprirò solo trottando, ma meno di quello che speravo: ho sottovalutato la difficoltà tecnica di certi tratti, salite difficili e discese non corribili.

Finchè passo su massi grossi posso adottare il passo che mi piace di più, il "dancing on the rocks". Concentrato sempre, una caduta sarebbe rovinosa siccome non finirei su dolci materassi. E intanto imparo una lezione che continuerà anche dopo: madonna quante curve, e la tua meta è sempre dietro la prossima curva o passo! 

Arrivo al Rifugio Tita Secchi con le nuvole che già volteggiano sulle cime intorno, vicine e lontane. Dal Passo di Blumone fuggo per l'incombenza di un bello scuro sulla cima omonima (Cornone del Blumone, spero ci rivedremo presto in sede invernale..). Sembra vicina la prossima meta..e invece no.

Tutto particolarmente stressante, un itinerario dove serve tanta testa (sopratutto se vuoi percorrere ciò che la gente fa in 7-8 giorni in..2): sali un passo, arrivi dentro una valle e dovrai salire a un altro passo. Traversi e valloni sterminati. Terreni infidi. Tratti esposti e alcuni attrezzati.

Come adesso. Raggiungere Bocchetta Brescia pare interminabile, non si capisce dove e quando il sentiero bucherà questa frastagliata cresta, quando e dove inizierà a salire. Almeno l'ambiente è da favola, anche se ti "schiaccia". Poi ecco la salita, si passerà la in mezzo! E invece no, cavi metallici portano altrove, nuvole sempre più minacciose intorno. 

A Bocchetta Brescia prendo un attimo di fiato, il Rifugio Maria e Franco è ormai a vista. Ma tra me e lui ci sono altre rocce e discesa da stare attenti: un panino e una coca cola però non me li toglie nessuno. Leggo la relazione, e scopro (io sì che studio a casa!) che per arrivare al Rifugio Città di Lissone mi aspetta il tratto più tecnico e impegnativo. Le nuvole.. Ok che sono solo le 13, ma già mi fan paura.

Titubante se chiedere qui un posto per la notte, chiedo info al gestore "Ma com'è il tratto per arrivare al Lissone?" "Il più bello di tutta l'alta via!" "Eh, ho capito, ma non vorrei prenderci un temporale in cresta.." "Tranquillo, io sono all'asciutto!". Simpatico il John Lennon di Passo Dernal.

Mi rimbocco le maniche e parto, ora però devo cercare di essere svelto e in discesa sfruttare la gravità: poche centinaia di metri e volo per terra a tuffo d'angelo. Ginocchio, gomito, e pure una bottarella alla testa (che per fortuna ritraggo d'istinto limitando i danni). Una leggera nausea, poi mi riprendo e cammino dolcemente dato il dolore. Che palle, ci mancava questa. 

Un po' di moto giova alla zampa, e riprendo il mio passo. Arrivare al Passo di Campo è una bazzecola, il bello viene dopo. Sentiero stretto, esposto, non si può correre. Poi risalita di rocce misto terra attrezzate e con annessa cascata a lato. Supero delle persone (vederle mi rincuora, mi schiaccia pure la solitudine). Ma dietro una pendenza, ce ne è un'altra. 

E sali ancora, per poi approdare sulla Cresta di Ignaga. E ben presto il mio pensiero vola a quanto fa schifo la guerra, a cosa i soldati hanno dovuto sopportare. La tratta è bella, panoramica, suggestiva, ma esposta. Molto esposta. Tanto esposta che ci sono km di tronchi piantati a fare da passerella. Non fosse per le nuvole e la paura, ci sarebbe da godersela a pieno. Non finisce mai.. 

Intravedo Malga Lincino, e intuisco quanto ripida deve essere la discesa. Fa caldo al sole, faceva freddo al vento. Mi sa che al rifugio mi fermo e ci passo la notte, non avrei il tempo per arrivare la prossimo e comunque meglio che riposo un po' il ginocchio. Con calma e attenzione scendo, ma non riesco a evitare una nuova caduta che va a impattare sugli stessi punti precedenti. 

No no, al rifugio mi fermo e mi bevo la mia birra! Ma non ci molla il sentiero, anche in piano delle sorprese ci sono: tratti franati ripristinati, catene, acqua. Eccomi al Rifugio Città di Lissone, dopo 11h, 46km e quasi 4000m di dislivello. E due cadute. Mi voglio fare pure una doccia, il cambio ce l'ho (anche se come asciugamano ho una salvietta di 100x20cm: comodissima e asciuga un sacco, eh). 

Stanco, malandato, e col meteo che non promette bene. Domani vediamo che fare, intanto chiedo la colazione presto. E mi godo un bel tramonto, anche sul Monte Foppa.

Qui altre foto.

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