Ritrovandomi
da solo senza possibilità di alta quota o di arrampicate, aprendo la cartella
delle cose da fare se ne esce l'Alta Via dell' Adamello: gran bei posti e l'occasione per un bel
allenamento. Pecco di presunzione a pensare che sia quasi una passeggiata
però..
Parto da Breno, in modo da avere
la macchina comoda per quando tornerò in treno. Sarò assonnato io e quindi in
preda a una cecità spot, ma il sentiero di salita non è ben segnato e ben presto mi perdo (devo
essermi perso un bivio). Pessimo inizio considerando quanta strada ho davanti,
e che voglio finire l'alta via in due giorni (ovvero finchè il meteo regge).
In assetto
da trail vado svelto, ma mica volo. E percorrere gli spazi chiusi della salita a Bazena non aiuta:
ma giunto lì, i prati verdi mi accolgono in modo caloroso. Colazione al Rifugio Tassara. Ora bisogna
carburare e arrivare più in la possibile! Quanto? Lo scoprirò solo trottando,
ma meno di quello che speravo: ho sottovalutato la difficoltà tecnica di certi
tratti, salite difficili e discese non corribili.
Finchè passo
su massi grossi posso adottare il passo che mi piace di più, il "dancing
on the rocks". Concentrato sempre, una caduta sarebbe rovinosa siccome non
finirei su dolci materassi. E intanto imparo una lezione che continuerà anche
dopo: madonna quante curve, e la tua meta è sempre dietro la prossima curva o
passo!
Arrivo al
Rifugio Tita Secchi con le nuvole che già volteggiano sulle cime intorno,
vicine e lontane. Dal Passo di Blumone fuggo per l'incombenza di un bello scuro
sulla cima omonima (Cornone del Blumone, spero ci rivedremo presto in sede
invernale..). Sembra vicina la prossima meta..e invece no.
Tutto
particolarmente stressante, un itinerario dove serve tanta testa (sopratutto se
vuoi percorrere ciò che la gente fa in 7-8 giorni in..2): sali un passo, arrivi
dentro una valle e dovrai salire a un altro passo. Traversi e valloni
sterminati. Terreni infidi. Tratti esposti e alcuni attrezzati.
Come adesso.
Raggiungere Bocchetta Brescia pare interminabile, non si capisce dove e quando
il sentiero bucherà questa frastagliata cresta, quando e dove inizierà a
salire. Almeno l'ambiente è da favola, anche se ti "schiaccia". Poi
ecco la salita, si passerà la in mezzo! E invece no, cavi metallici portano
altrove, nuvole sempre più minacciose intorno.
A Bocchetta
Brescia prendo un attimo di fiato, il Rifugio Maria e Franco è ormai a vista. Ma tra me
e lui ci sono altre rocce e discesa da stare attenti: un panino e una coca cola
però non me li toglie nessuno. Leggo la relazione, e scopro (io sì che studio a
casa!) che per arrivare al Rifugio Città di Lissone mi aspetta il tratto più
tecnico e impegnativo. Le nuvole.. Ok che sono solo le 13, ma già mi fan paura.
Titubante se
chiedere qui un posto per la notte, chiedo info al gestore "Ma com'è il
tratto per arrivare al Lissone?" "Il più bello di tutta l'alta
via!" "Eh, ho capito, ma non vorrei prenderci un temporale in
cresta.." "Tranquillo, io sono all'asciutto!". Simpatico il John
Lennon di Passo Dernal.
Mi rimbocco
le maniche e parto, ora però devo cercare di essere svelto e in discesa
sfruttare la gravità: poche centinaia di metri e volo per terra a tuffo
d'angelo. Ginocchio, gomito, e pure una bottarella alla testa (che per fortuna
ritraggo d'istinto limitando i danni). Una leggera nausea, poi mi riprendo e
cammino dolcemente dato il dolore. Che palle, ci mancava questa.
Un po' di
moto giova alla zampa, e riprendo il mio passo. Arrivare al Passo di Campo è
una bazzecola, il bello viene dopo. Sentiero stretto, esposto, non si può
correre. Poi risalita di rocce misto terra attrezzate e con annessa cascata a
lato. Supero delle persone (vederle mi rincuora, mi schiaccia pure la solitudine).
Ma dietro una pendenza, ce ne è un'altra.
E sali
ancora, per poi approdare sulla Cresta di Ignaga. E ben presto il mio pensiero
vola a quanto fa schifo la guerra, a cosa i soldati hanno dovuto sopportare. La
tratta è bella, panoramica, suggestiva, ma esposta. Molto esposta. Tanto
esposta che ci sono km di tronchi piantati a fare da passerella. Non fosse per
le nuvole e la paura, ci sarebbe da godersela a pieno. Non finisce mai..
Intravedo
Malga Lincino, e intuisco quanto ripida deve essere la discesa. Fa caldo al
sole, faceva freddo al vento. Mi sa che al rifugio mi fermo e ci passo la
notte, non avrei il tempo per arrivare la prossimo e comunque meglio che riposo
un po' il ginocchio. Con calma e attenzione scendo, ma non riesco a evitare una
nuova caduta che va a impattare sugli stessi punti precedenti.
No no, al
rifugio mi fermo e mi bevo la mia birra! Ma non ci molla il sentiero, anche in
piano delle sorprese ci sono: tratti franati ripristinati, catene, acqua.
Eccomi al Rifugio Città di Lissone, dopo 11h, 46km e quasi 4000m di dislivello. E due cadute. Mi
voglio fare pure una doccia, il cambio ce l'ho (anche se come asciugamano ho
una salvietta di 100x20cm: comodissima e asciuga un sacco, eh).
Stanco,
malandato, e col meteo che non promette bene. Domani vediamo che fare, intanto chiedo
la colazione presto. E mi godo un bel tramonto, anche sul Monte Foppa.
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