domenica 19 agosto 2018

Vacanza Vagabonda 9/9: Stava skyrace (percorso 2016)


La tre giorni di trail la concludo così. Scendendo verso valle, verso "casa", in modo da avere meno strada da fare per il rientro. Un'altra gara (la Stavaskyrace) di cui mi ha parlato bene Luca, e che a casa mi sono scaricato: peccato però che ho scaricato il percorso "vecchio", non certo quello degli ultimi due anni. E infatti noterò in vari punti come le indicazioni dei cartelli non tornino per nulla con quello che mi dica la mia mappa. Ma vabbeh, mica devo vincere delle coppe.

Parto dal centro di Tesero, dopo aver studiato ieri sera la partenza vado a colpo sicuro a imboccare il sentiero di salita al Cornon. Beh, che dire, il più duro vertical che abbia mai fatto credo. In 5,5km si percorrono 1200m di D+, con tratti dove si usano anche le mani per superare (facili) gradini di roccia. Mi sembra di metterci un'eternità, e invece in 1h40min sono alla croce del Cornon, che già da ieri ammiravo da basso. 

Panorama a 360°, i camosci che ho spodestato dalla cima, e ancora nessuna nuvola. Sembra che io abbia la nuvolafobia, ma dato il meteo instabile e la pelle rischiatasul tracciato del Kima...ora ci sto molto attento! Parto conscio che devo stare attento ai prossimi bivi: il primo lo prendo giusto, continuo a correre in discesa, anche il secondo ok, ma il terzo (coi cartelli che invece che esser alla mia altezza sono 3m più su) lo sbaglio di netto.

"Strano che sto salendo" penso, ma solo dopo 1km e delle salita mi accorgo che ho sbagliato. Che palle, ma non mi demoralizzo, ho del tempo davanti, posso tornare indietro e prendere la strada corretta. Notando che il cartello che indica "Casera vecia" c'era, dall'altra parte del paletto. E via per il bosco a correre liberamente, sperando il ginocchio si sia ben ripreso dopo la caduta, e che entrambi non siano troppo traumatizzati da tutti i km percorsi in questi giorni. 

Bosco fresco, nessuno in giro, la risalita che mi fa sbucare al sole. E in mezzo alle vacche. Vai di cresta ora puntando al Monte Agnello, ma prima un intermezzo a una Baita: famissima che cerco di placare, ma qui ci vorrebbe un piatto di pasta, non ste cavolo di barrette. Per prati proseguo, mi dispiaccio nel constatare che la mia meta, la mia cima, è piuttosto triste: un'antenna.

Mi dispiaccio pure nel notare come ci sia arrivato al tempo limite del cancello previsto: ok che ho percorso 2km in più, ma cavolo che gara dura! Metto via i bastoncini, la restante salita è poca mentre la discesa tanta. Metto i guanti senza dita, per proteggere il palmo in caso di caduta.. E si scende!

Dal Rifugio Agnello breve risalita. Ma scappo, il caos della civiltà ritrovata mi infastidisce, a me, bestia del bosco. Si sale, ma per poco, e cerco di correre i tratti in piano: in vista della prossima gara, mi sono imposto che devo adottare un'andatura al risparmio, correre solo in discesa, ma a volte non resisto e..mollo le briglie.

L'ultima salita, quella al Doss dei Branchi invece non me l'aspettavo. Ma sarà il caldo e l'afa della vegetazione che me la fa pesare ulteriormente. Fatta questa però, il pranzo e il rientro a casa si avvicinano sempre più! Discesa fino al passo dove sono già transitato stamane subito dopo il Cornon, e da qui giù.

Giù insomma. Discesa a volte tecnica, tante radici, sassi, tratti esposti e qualche risalita. Pensare di essere all'auto alle 12 diventa impossibile: pace. Mi godo la solitudine, la pace del bosco e la tranquillità del suo essere immobile, mentre io mi dimeno per attraversarlo.

Giunto al bivio che mi richiama a sinistra per andare verso Tesero, al sorpresa: mi aspetta pure della salita. In breve il sentiero si trasforma in un single track che taglia il bosco, stando quasi sempre al fresco dell'ombra. Taglia di netto su pendii scoscesi, attraversa torrentelli che hanno distrutto il passaggio. E qui, nonostante i più di 2000m di D+ sulle gambe e i quasi 20km già accumulati, non riesco a frenare la voglia incontenibile di correre. 

Correre, spensierato, lasciare andare tutto, gambe e testa. Non pensare (ma concentrarsi). Nella mente zero pensieri: i problemi, il lavoro, la vita, la prossima gara, nulla. Solo correre correre correre quasi senza meta: in realtà la meta c'è, ma molto più lontana di quello che credevo. Mi godo questo momento dove il tempo si dilata.

Ritrovo il bivio di stamane, quello che proseguiva sul vertical del Cornon: ormai ci siamo quindi, il paese è lì. Quasi lì. Alla prima fontana immergo la testa a cercare refrigerio, a risvegliarmi dal trans della corsa perchè adesso..c'è da tornare alla vita di tutti i giorni. Non brutta eh, ma coi suoi problemi e le sue complicazioni. Qui in montagna invece è tutto semplice: mangiare, dormire, correre. And repeat.

Qui altre foto.
Qui il percorso.

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