Dopo la memorabile giornata di ieri, oggi ce la si vuole prendere più in
polleggio, una vietta di 4-5 tiri. Ieri sera a cena i piani sono
cambiati almeno tre volte, stamattina a seconde del meteo cambieranno
ancora, e in seguito verranno stravolti proprio a causa del meteo.
L’importante è non seguire la risposta di qualcuno alla domanda,
“allora ragas c’sa fom ?” “a’s’inculom!”, no veh.
Se non fosse per la sveglia di Nicola
dimenticata all’ora del giorno prima (3e30), sveglia con calma alle
7 (non dormivo così tanto da tempo): fuori è come ieri, tappeto di
nubi sotto di noi e cielo quasi sereno. Giù dal letto balzo solo io,
gli altri hanno una spinta paragonabile al lunedì mattina di fronte
a una giornata di lavoro..
Roberto e Gianluca decidono di
attaccare lo Spigolo Piaz alla Delago, “così non ci rompi più le palle” mi dicono: buon
per voi, farete la scelta migliore della giornata! Noi altri si opta
per scendere al gardeccia e andare a fare tre vie diverse, una per
ogni cordata, alla Gugli del Rifugio, che dalle immagini delle guide
appare davvero carina e interessante.
L’avessimo mai fatto.. Le nubi si
alzano, riesco a scattare qualche bella foto alla Emma e alle Torri
offuscate, noi scendiamo, quindi dovremmo migliorare la visibilità,
e invece ciccia.. Le nuvole restano a un’altezza poco sopra il
Gardeccia, il che non ci permette di vedere la nostra guglia. Ci
incamminiamo sul sentiero panoramica del per il Rifugio Vajolet.
Usciamo dai mughi, scorgiamo una mandria di mufloni (il maschio ci
guarda minaccioso), conto i tornanti (“al quinto tornante prendere
a destra) ma non scorgo ometti.
Saliamo, guardiamo la cartina, “ma la
Guglia del Rifugio è per di la”, però boh, ci fa andare a
sinistra. Ma d’altronde la guida diceva di prendere un sentiero con
indicazioni diverse da quelle che abbiamo trovato. Maledetta nebbia,
non si vede un cazzo. Beh, la cartina sarà giusta. Cammin cammina,
non si vede nulla, solo lo zoccolo delle pareti, arriviamo a un
canale, una corda fissa, un ombra laggiù: salgo per andare a vedere
mentre gli altri triangolano, studiano, fanno una briscola.
Ci arrivo sotto, ma non è lei. Questo
è un paretone massiccio (un po rotto) con un bel naso, piatto sopra,
alto una 60ina di metri. Altri vengono a vedere, Enrico, Luca e
Fabio decidono che è meglio tornare al rifugio (“Ah noi abbiamo
fatto una via così composta: primo tiro affettati misti, secondo
tiro canederli, terzo tiro polenta”), Mirko e Nicola provano il
GPS. Inizio a canticchiare "Rotta per casa di Dio", mai canzone più azzeccata.
No no, torniamo indietro, ci siam
fidati della cartina e invece c’era da fidarsi della guida! E
mentre torniamo sui nostri passi, Luca ci fischia e urla “è qui la
guglia!”, sono andati in esplorazione prima della “Via del
Ristoro”. E alla fine ci arriviamo, da tutt’altra parte rispetto
a dove siamo andati. Adesso le nubi si sono alzate fin oltre la cima
della guglia, ma non credo che anche senza nubi avremmo riconosciuto
la foto della guida, dalla direzione di avvicinamento non si capisce
la tridimensionalità della struttura.
Beh, ci siamo, adesso bando alle ciance
e armiamoci! Il socio di Mirko parte sullo Spigolo Maestro con Mirko che gli fa
sicura. Nicola parte sulla Via dell’Artista, appena a lato. Ma
mentre Mirko sale come secondo, Nicola ostia come primo: un IV+ così
duro?! Forse la giornata è storta, abbiam perso tempo e sappiam già
che non potremmo finire la via ma calarci dalla prima o dalla seconda
sosta, se no facciam tardi e a casa ci menano.
Il diedro è sporco, un sasso mi arriva
sul pollice sinistro (ahia!), Nicola mette giù un chiodo, fa fatica
a proteggere. Mirko si è già alternato al socio e sale sul loro
secondo tiro (Mirko salterà ben due soste, concatenando quindi tre
tiri!). Non ci credo, Nicola che azzera, inizio ad avere paura.. ma
siam qui, sulla pista da ballo, quindi balliamo. Ma il freddo alle
mani è già forte, il sole assente, esce giusto un minuto prima che
parta, e si sente la differenza.
Tocca a me. Partenza croccante, ma si
va, forse Nicola l’ha letta male. Ma salendo constato che non è
mica banale sto tiro, roccia marcia a destra e sinistra, un
diedro-camino che non si capisce se salirlo come spigolo, come
diedro, come placca, come camino. Intanto c’è da scompisciarsi a
sentire il socio di Mirko che innervosito dal freddo cazzia Mirko che sale
troppo, e cazzia Nicola quando prodigandosi per aiutare, ma da
ripetitore ai messaggi di Mirko che il suo socio non sente. Che suocera.
In maniera goffa salgo sul terrazzino
intermedio di erba. Ma che schifo di tiro. Ok, sto facendo fatica, ma
è davvero brutto: marcio, in proteggibile, con intermezzi di erba e
terra. Arrivo in sosta, non c’è bisogno di parlare o discutere
molto: è tardi, mani ghiacciate, il prossimo tiro sono almeno dieci
metri sull’erba piena di detriti, ma che si faccia chiavare
l’artista, giù in doppia. Speriamo solo che questo pino mugo secco
regga..
Spartiamo il materiale da lasciare giù,
io il cordino e Nicola la maglia rapida, e via giù: già la doppia è
un emozione, poi ricordo quella al Sirotti dove il Machard dovevo
stringerlo invece che mungerlo, e qui siamo su un mugo secco..
Arrivare giù è un bel sospiro di sollievo! Poi scende Nicola, gli
chiedo “ma non recuperi il chiodo che hai messo giù?” (il
martello ce l’ha solo lui) “no no, vedrai che chi sale di qui mi
ringrazierà, per due euro posso lasciarlo li” “2 euro, guarda
che due euro li costa la maglia rapida, un chiodo saranno quasi
dieci” “cosa?! Apsetta che guardo se riesco a tirarlo fuori!”
ma è piantato troppo bene.
Poi scendono anche Mirko e socio, ce
ne torniamo verso il Gardeccia, dove panino e birra ci tirano su il
morale. Mi preoccupa solo non vedere ancora Gianluca e Roberto, ma
alle 14e45 arrivano felici e contenti, la loro giornata è andata
molto ma molto meglio della nostra: mi confessano che “alla prima
sosta avrei messo giù la maglia rapida per la calata, ma non potevo
continuare a sentirti dire <<oh ma sai che è bella la
Delago?!>>”.
L’altro strudel di Roberto ci aspetta
al parcheggio, le ultime risate insieme, qualche foto di gruppo, e le
due auto si separano. E così finisce scemando un bel weekend di
aggiornamento pratico: alla fine per un motivo o per l’altro “chi
se ne fotte dell’aggiornamento, arrampichiamo!”
Qui altre foto.
La relazione..che la metto a fare, per
un tiro?!
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