Prima di tutto, che nessun allievo se
la prenda per il titolo: è un’espressione che usiamo per scherzare
tra di noi, per prenderci in giro e fare due risate. Detto
ciò, è andata anche meglio di quello che temevo!
Oggi corso AR1 del CAI di Carpi,
per carenza di istruttori sono stato precettato. Ricky il giorno
prima mi avverte che fa caldo in Pietra, e non gli darò certo torto!
Giornata strepitosa, temperatura ottima per starsene a petto nudo in
sosta mentre recupero Daniela, ritorno a casa con la schiena e il
coppetto quasi scottati, ma veniamo con ordine.
Al parcheggio Davide espone le cordate
e le vie che si andranno a fare. Io sono con Daniela, l’altro
secondo all’ultimo momento non è venuto, destinazione
Pincelli-Brianti, la via più facile della Pietra di Bismantova, ma
ricca di varianti nella seconda parte. Sulla stessa via avremo la
compagni di Nicola, Gully e Luca, e di Roberto, Simona e Federico.
Più tutte le altre cordate che saliranno a parte.
Dopo una bella ripassata alla base,
mille imprecazioni alla macchina fotografica che non va più (non
mette a fuoco), parte Nicola, poi i suoi secondi e infine io.
Ricordavo più infimi i primi metri, invece li supero abbastanza
agevolmente. Ciò mi rincuora, vuol dire che nonostante l’abbuffata
fotonica di ieri sera, sono in forma, e considerando che oggi è
tutto da primo e non si deve assolutamente cadere (e forse toccherà
tirare la corda) è molto meglio così!
La sosta comoda del primo tiro è già
occupata dalla cordata di Nicola, mi tocca mettermi su quella
altrettanto comoda ma esposta: si può stare solo appesi, cengetta
per i piedi, tutto verticale e sotto lo strapiombo che non permette
di vedere la base della parete: Daniela sarà molto contenta della
sosta scelta, talmente contenta che ci metterà un po’ prima di
staccare le braccia dalla catena e appendersi come si deve!
Ma, che succede, Nicola ostia sul
secondo tiro?! “Deve essere venuto giù qualcosa, non me lo
ricordo così duro questo passaggio”. Io non mi ricordo nemmeno
cosa ho mangiato tre giorni fa, figurati se mi posso ricordare il
passaggio: ma effettivamente non mi pare proprio un III+. Le cordate
iniziano già a mischiarsi, io salgo prima dei secondi di Nicola,
così obblighiamo i nostri allievi a districarsi tra i giri di corda:
tutto fa scuola! Capitano spesso situazioni del genere.
A dalla seconda sosta (leggermente più
alta dell’ufficiale per lasciare posto a Nicola) guardo su, e
ricordo quel tiro prima del Diedro dei Bolognesi..ma oggi lasciamo
stare che è meglio. Però, qui appeso come un salame, con questa
arietta e questo sole, non posso far altro che cavarmi la maglietta
nell’attesa che i nostri tre allievi salgano tutti: si sta da re!
La giornata sta andando abbastanza
bene, sono sorpreso dalla mia allieva in modo positivo, non dico che
mi sento sicuro, ma non mi cago certo a dosso! E si vede, perché il
terzo tiro lo affronto fischiettando e cantando. Peccato che sta
cazzo di macchina fotografica non vada, che palle! E dalla terza
sosta mi scatta il solletico, Nicola dice che vuole salire per la
variante alta, un IV+, ma in Pietra ogni grado regala sorprese.
“Daniela, cha famo? Nicola va di qui,
io di qui la conosco, la classica non l’ho mai fatta e la temo
sporca”: si fida di me, anche se nei suoi occhi leggo un
“maledetto, che cazzo mi fai fare” acconsente. Quando Roberto
arriva e dice che comunque anche nella classica c’è un passagino
scomodo, la maledizione si attenua. Quindi su! Ma Nicola, ostia anche
qui.. Inizio a temere di aver scelto male. Quando tocca a me mi
ritrovo su un terrazzino a sinistra con sopra uno strapiombo che mi
obbliga a stare rannicchiato, allungo la zampa per passare a destra,
mannaggia, questo tiro mi riserva due passaggini che io gli darei un
V pieno, e poi la placchetta delicata con la colata di calcare. Ma
tutto bene!
Io sosto in mezzo al Cocoa, il che mi permette di
fare l’asino con degli autoscatti, e di prendere altro tanto sole.
Dal bosco in alto sbuca una vocina fastidiosa..è l’innominabile!
Partono i secondi, ma uno della cordata di Nicola trova difficoltà e
Daniela dietro deve aspettare: un po’ di carne cattiva
all’avambraccio il giorno dopo mi farà notare quanto tempo son
stato in tiro..
Dopo un po’, un bel po’, ci siam
tutti e cinque. Roberto e i suoi scelgono la classica e ci superano.
Poi all’uscita succede il caos, non capendo perché i nostri
secondi (complice forse un sorpasso) si trovano avvinghiati e
incastrati tra le corde uno dell’altro. Alla fine ne usciamo, quasi
cinque ore per finire la via..una Pincelli molto lunga!
Essendo un corso, le ore successive son
dedicate alla didattica, una doppia (azzo, nel vuoto, e mi accorgo
tardi di aver fatto un giro in meno al Machard: invece che mungerlo
mi tocca stringerlo!) e poi risalita della corda. Accidenti a me che
mi faccio volontario per andare a recuperare il materiale di Davide
lasciato sullo spit!
Qui altre foto.
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