La fase di esplorazione è finita, ora
vediamo di concludere qualcosa finché siam qui! La sveglia suona, ma
chi ha voglia di uscire dal sacco a pelo? Ghiaccio ovunque.. L’acqua
nelle bottiglie è granatina. Io ho pure dormito male, scomodo.
Riccardo accende la macchina, segna -16°C. Wow! Almeno vorrà dire
che la cascata sarà bella formata! Insomma..
Niente di caldo per colazione, non ci
siamo organizzati, solo un po’ di panettone e acqua fredda
ghiaccia. Che freddo fa, meglio iniziare a muoversi! Ligi come siamo
a levatacce per trovare le meglio condizioni degli itinerari, mi
aspetto con timore che la nostra pigrizia ci abbia messo davanti
molte cordate, e invece saremo i primi. E per parecchio tempo anche
soli. Mah.
Salutiamo gli alpinisti del lambrusco conosciuti ieri, che stanno scaldando i
motori per andare a Lillaz, mentre noi ci apprestiamo e ripercorrere
il sentiero solcato ieri, ma oggi con altra motivazione. Ben presto i
peli del mio pizzetto vengono inspessiti di una coltre bianca.. Fa
freddo. È la prima volta che abbastanza seriamente (ma non del
tutto) ci chiediamo “ma chi ce lo fa fare?”.
In solitaria, osservando la luce
lentamente illuminare la Valnontey, ci dirigiamo verso l’attacco di
Patri, classicone della valle, e se è classica ci sarà un motivo.
Dopo un’ora e mezza abbondante di marcia ci siamo, ci togliamo gli
zaini e iniziamo la preparazione, ci armiamo di tutto punto. Intanto
le cime in fondo alla Valnontey si illuminano di sole: oggi non
fumano.
Si parte, o meglio, parto sul primo
tiro di Patri, preso sul lato più facile. Ci avevano avvisato che
pisciava, ma credevo solo al pomeriggio, non all’alba con -16°C a
valle! A un certo punto, mentre pianto un chiodo, sento freddo al
ginocchio destro, lo guardo, tutto bagnato, ma porca vacca! Mi sbrigo
a piantarlo e scappo via. Accidenti, se mi si congela occorre telare
via!
Meno male lassù vedo un bel cordone da
sosta in quella nicchia sotto le rocce. Ci arrivo con delicatezza, ma
vedo che per arrivare a prenderlo mi servirebbero 10cm in più di
altezza. Ma vaffa, vado più avanti a cercare l’altra sosta, troppo
scomoda questa! E gattonando con delicatezza su ghiaccio esile..fiuu,
esco.
Dopo i primi palpitamenti (la qualità
del ghiaccio, il freddo, la solitudine, le mani) riesco ad
assicurarmi col fedele barcaiolo. Controllo la gamba, non è
congelata, ma i rinvii e i chiodi che si sono bagnati..ora sono
congelati! Ma quanto deve fare freddo.. Fortuna che sono vestito
bene.
Recuperando il mio amico vedo le corde
indurirsi e assumere una bella barbetta bianca dopo esser passate
dentro il Reverso. Mai vista una cosa simile! E Riccardo mi maledice
per il chiodo piantato proprio dove il bagno era assicurato..sorry!
Il muretto del secondo tiro è forse la
parte più verticale della salita (o forse affrontarla da secondo mi
da tutto un altro approccio), ma sono pochi metri, evitabili sulla
destra, ma non vogliamo evitarli. Tutta questa neve copre molto
ghiaccio e accentua la discontinuità di questa salita. Siamo ancora
soli, senza nessuno che ci pressa alle spalle e nessuno che ci
bombarda dall’alto. Soli al cospetto del Gran Paradiso.
Parto per il terzo tiro, un paio di
rampe di ghiaccio ma il resto è una trincea di neve. E sotto queste
rampe di ghiaccio si vede distintamente scorrere l’acqua. Ma come
sia possibile con questo freddo, non lo capisco. Che sia la neve che
tiene relativamente caldo il suolo? Mistero, godiamoci il panorama
intanto. E osserviamo il catino di raccolta neve che convoglia tutto
il suo potenziale carico dentro la Gran Val!
Il quarto tiro è solo un trasferimento
all’anfiteatro finale, al cospetto delle colate di ghiaccio
imponenti. Ma facciamo prima a restare legati e amen. Arrivato sotto,
oh però, che imponenza! Ma sembra pisciare un po’anche qui.. Beh
dai, ieri la salivano varie cordate al primo pomeriggio, sarà ben
fattibile anche ora!
Chiedo a Riccardo se non voglia tirare
lui l’ultimo tiro (credo che sia l’ultimo, ma mi sbaglio, sono
due) ma declina l’invito e parto, fiducioso e spavaldo. Forse
troppo. Dopo i primi metri il ghiaccio peggiora, bagnato spolto,
quindi si entra con piacere, ma non sai mai quanto tenga.. E ci si
bagna. Ah, ci avevano avvisato! Diciamo che non si sale molto
tranquilli, provi a metter giù qualche vite ma chissà se tiene.
Un po’ più su ghiaccio migliore, ma
chissà. Arrivo sotto delle rocce, e ora? Devo traversare in la?
Intanto sono arrivate un po’ di persone alla base, e saggiamente
aspettano di vedermi in sosta prima di partire.. Boh, proviamo a
metter giù una vite e traversare verso destra, ma non mi piace
molto. Possibile che su queste rocce non ci sia un anello di calata o
una sosta? Dopo un passo di equilibrio, mi guardo indietro: ah ecco
due spit! Ma vaffa..
Che gioia questa sosta. Ma da qui si
procede dopo? Inizio a recuperare Riccardo. Guardo in la. Boh, a me
sembra troppo delicato questo traverso, io lascerei stare. Arriva
Riccardo che mi dice che i due sotto alla vista della colata han
detto “mai vista così magra”, e a noi che sembrava grande! Gli
dico che io non ho mica tanta voglia di proseguire, se lui se la
sente, avanti. Facciamo presto a decidere di calarci. E poi, spra le
nostre teste pendono parecchi candelotti di ghiaccio, speriamo
restino li!
Aspettiamo che ci raggiunga il primo
dell’altra cordata prima di calarci, siamo educati. Anche lui sta
valutando se continuare. In seguito osserveremo il suo socio muoversi
lento e con cautela sul traverso.. Ma noi saremo già giù.
La cascata si è affollata, un paio di
cordate alla base delle colate finali, altre due stanno salendo.
All’ultima persona chiediamo se ci siano altre persone dietro, e ci
dice di no. Allora optiamo per calarci in doppia invece che scendere
per sentiero, magari facciamo prima e un po’ di allenamento in
doppie e manovre non guasta mai. E poi, solo sul secondo tiro
possiamo intralciare qualcuno, se lei dice non c’è nessuno..
Iniziamo a scendere e..mamma mia quanta
gente! Ottima scelta di timing la nostra.. Alla seconda sosta
aspettiamo un po’ vedendo che il secondo della cordata attualmente
in salita fatica. Ma dopo venti minuti cerchiamo di andare stando
molto a destra (faccia a monte) in modo da non intralciare un Thierry
in notevole difficoltà. Altre cordate superano il muretto via canale
sulla destra (faccia a monte).
Nella calata dell’ultimo tiro tremo
all incastro della corda su uno sperone sulla destra, ma recupero e
viene. Intanto Riccardo osserva uno stambecco che sopra Patri guarda ridendo questi bipedi che con finti
artigli cercano di salire ghiaccio verticale. Alle 12e20, quindi 4
ore dopo l’attacco, siamo di nuovo alla base. Con una fame e sete
della madonna. Mangiamo quei pochi dolci che ho nello zaino, ma
sogniamo cracker e formaggio in macchina. Apriamo borracce e
bottiglie per bere ma..quasi tutto congelato!
A casa cercherò qualche foto per
capire meglio se fosse magra o meno: cazzo se era magra!
Irriconoscibile! E infatti la sosta da cui ci siamo calati di solito
è ben nascosta da uno strato cospicuo di ghiaccio, e quel traverso..
molto più ghiaccio lo rende molto più abbordabile. Va beh, prossima
volta. Maledetto global warming.
Veloci e affamati torniamo in mezzo
alla civiltà, dopo queste ore passate in solitudine abbracciati
dalla montagna. Disfiamo i nostri letti e sistemiamo un po’ gli
zaini mentre cominciamo a ingurgitare famelici le leccornie che
riserva il nostro campo base. Si riparte, dopo aver apparecchiato il
cruscotto con vari pacchetti di cracker aperti e con pezzi di
formaggio in mano. Mai apprezzato tanto il formaggio in vita mia!
Sarà un viaggio lungo il rientro a
casa. Ma la valle ci è rimasta dentro, presto torneremo coi nostri
finti artigli! Ma ora dedichiamoci al capodanno.
Qui altre foto.
Qui il racconto di ieri.
Qui report.
Rispect!!!
RispondiEliminaBravi comunque!!....effettivamente il traverso visto da sotto sembrava un pò delicato, ma noi non ci siamo arrivati,...
RispondiEliminaFinisce un anno che vi ha visto parecchio in giro direi....buon 2015!!
ciao