lunedì 30 dicembre 2013

Ora si fa sul serio: Cascata Patri

La fase di esplorazione è finita, ora vediamo di concludere qualcosa finché siam qui! La sveglia suona, ma chi ha voglia di uscire dal sacco a pelo? Ghiaccio ovunque.. L’acqua nelle bottiglie è granatina. Io ho pure dormito male, scomodo. Riccardo accende la macchina, segna -16°C. Wow! Almeno vorrà dire che la cascata sarà bella formata! Insomma..
Niente di caldo per colazione, non ci siamo organizzati, solo un po’ di panettone e acqua fredda ghiaccia. Che freddo fa, meglio iniziare a muoversi! Ligi come siamo a levatacce per trovare le meglio condizioni degli itinerari, mi aspetto con timore che la nostra pigrizia ci abbia messo davanti molte cordate, e invece saremo i primi. E per parecchio tempo anche soli. Mah.
Salutiamo gli alpinisti del lambrusco conosciuti ieri, che stanno scaldando i motori per andare a Lillaz, mentre noi ci apprestiamo e ripercorrere il sentiero solcato ieri, ma oggi con altra motivazione. Ben presto i peli del mio pizzetto vengono inspessiti di una coltre bianca.. Fa freddo. È la prima volta che abbastanza seriamente (ma non del tutto) ci chiediamo “ma chi ce lo fa fare?”.
In solitaria, osservando la luce lentamente illuminare la Valnontey, ci dirigiamo verso l’attacco di Patri, classicone della valle, e se è classica ci sarà un motivo. Dopo un’ora e mezza abbondante di marcia ci siamo, ci togliamo gli zaini e iniziamo la preparazione, ci armiamo di tutto punto. Intanto le cime in fondo alla Valnontey si illuminano di sole: oggi non fumano.
Si parte, o meglio, parto sul primo tiro di Patri, preso sul lato più facile. Ci avevano avvisato che pisciava, ma credevo solo al pomeriggio, non all’alba con -16°C a valle! A un certo punto, mentre pianto un chiodo, sento freddo al ginocchio destro, lo guardo, tutto bagnato, ma porca vacca! Mi sbrigo a piantarlo e scappo via. Accidenti, se mi si congela occorre telare via!
Meno male lassù vedo un bel cordone da sosta in quella nicchia sotto le rocce. Ci arrivo con delicatezza, ma vedo che per arrivare a prenderlo mi servirebbero 10cm in più di altezza. Ma vaffa, vado più avanti a cercare l’altra sosta, troppo scomoda questa! E gattonando con delicatezza su ghiaccio esile..fiuu, esco.
Dopo i primi palpitamenti (la qualità del ghiaccio, il freddo, la solitudine, le mani) riesco ad assicurarmi col fedele barcaiolo. Controllo la gamba, non è congelata, ma i rinvii e i chiodi che si sono bagnati..ora sono congelati! Ma quanto deve fare freddo.. Fortuna che sono vestito bene.
Recuperando il mio amico vedo le corde indurirsi e assumere una bella barbetta bianca dopo esser passate dentro il Reverso. Mai vista una cosa simile! E Riccardo mi maledice per il chiodo piantato proprio dove il bagno era assicurato..sorry!
Il muretto del secondo tiro è forse la parte più verticale della salita (o forse affrontarla da secondo mi da tutto un altro approccio), ma sono pochi metri, evitabili sulla destra, ma non vogliamo evitarli. Tutta questa neve copre molto ghiaccio e accentua la discontinuità di questa salita. Siamo ancora soli, senza nessuno che ci pressa alle spalle e nessuno che ci bombarda dall’alto. Soli al cospetto del Gran Paradiso.
Parto per il terzo tiro, un paio di rampe di ghiaccio ma il resto è una trincea di neve. E sotto queste rampe di ghiaccio si vede distintamente scorrere l’acqua. Ma come sia possibile con questo freddo, non lo capisco. Che sia la neve che tiene relativamente caldo il suolo? Mistero, godiamoci il panorama intanto. E osserviamo il catino di raccolta neve che convoglia tutto il suo potenziale carico dentro la Gran Val!
Il quarto tiro è solo un trasferimento all’anfiteatro finale, al cospetto delle colate di ghiaccio imponenti. Ma facciamo prima a restare legati e amen. Arrivato sotto, oh però, che imponenza! Ma sembra pisciare un po’anche qui.. Beh dai, ieri la salivano varie cordate al primo pomeriggio, sarà ben fattibile anche ora!
Chiedo a Riccardo se non voglia tirare lui l’ultimo tiro (credo che sia l’ultimo, ma mi sbaglio, sono due) ma declina l’invito e parto, fiducioso e spavaldo. Forse troppo. Dopo i primi metri il ghiaccio peggiora, bagnato spolto, quindi si entra con piacere, ma non sai mai quanto tenga.. E ci si bagna. Ah, ci avevano avvisato! Diciamo che non si sale molto tranquilli, provi a metter giù qualche vite ma chissà se tiene.
Un po’ più su ghiaccio migliore, ma chissà. Arrivo sotto delle rocce, e ora? Devo traversare in la? Intanto sono arrivate un po’ di persone alla base, e saggiamente aspettano di vedermi in sosta prima di partire.. Boh, proviamo a metter giù una vite e traversare verso destra, ma non mi piace molto. Possibile che su queste rocce non ci sia un anello di calata o una sosta? Dopo un passo di equilibrio, mi guardo indietro: ah ecco due spit! Ma vaffa..
Che gioia questa sosta. Ma da qui si procede dopo? Inizio a recuperare Riccardo. Guardo in la. Boh, a me sembra troppo delicato questo traverso, io lascerei stare. Arriva Riccardo che mi dice che i due sotto alla vista della colata han detto “mai vista così magra”, e a noi che sembrava grande! Gli dico che io non ho mica tanta voglia di proseguire, se lui se la sente, avanti. Facciamo presto a decidere di calarci. E poi, spra le nostre teste pendono parecchi candelotti di ghiaccio, speriamo restino li!
Aspettiamo che ci raggiunga il primo dell’altra cordata prima di calarci, siamo educati. Anche lui sta valutando se continuare. In seguito osserveremo il suo socio muoversi lento e con cautela sul traverso.. Ma noi saremo già giù.
La cascata si è affollata, un paio di cordate alla base delle colate finali, altre due stanno salendo. All’ultima persona chiediamo se ci siano altre persone dietro, e ci dice di no. Allora optiamo per calarci in doppia invece che scendere per sentiero, magari facciamo prima e un po’ di allenamento in doppie e manovre non guasta mai. E poi, solo sul secondo tiro possiamo intralciare qualcuno, se lei dice non c’è nessuno..
Iniziamo a scendere e..mamma mia quanta gente! Ottima scelta di timing la nostra.. Alla seconda sosta aspettiamo un po’ vedendo che il secondo della cordata attualmente in salita fatica. Ma dopo venti minuti cerchiamo di andare stando molto a destra (faccia a monte) in modo da non intralciare un Thierry in notevole difficoltà. Altre cordate superano il muretto via canale sulla destra (faccia a monte).
Nella calata dell’ultimo tiro tremo all incastro della corda su uno sperone sulla destra, ma recupero e viene. Intanto Riccardo osserva uno stambecco che sopra Patri guarda ridendo questi bipedi che con finti artigli cercano di salire ghiaccio verticale. Alle 12e20, quindi 4 ore dopo l’attacco, siamo di nuovo alla base. Con una fame e sete della madonna. Mangiamo quei pochi dolci che ho nello zaino, ma sogniamo cracker e formaggio in macchina. Apriamo borracce e bottiglie per bere ma..quasi tutto congelato!
A casa cercherò qualche foto per capire meglio se fosse magra o meno: cazzo se era magra! Irriconoscibile! E infatti la sosta da cui ci siamo calati di solito è ben nascosta da uno strato cospicuo di ghiaccio, e quel traverso.. molto più ghiaccio lo rende molto più abbordabile. Va beh, prossima volta. Maledetto global warming.
Veloci e affamati torniamo in mezzo alla civiltà, dopo queste ore passate in solitudine abbracciati dalla montagna. Disfiamo i nostri letti e sistemiamo un po’ gli zaini mentre cominciamo a ingurgitare famelici le leccornie che riserva il nostro campo base. Si riparte, dopo aver apparecchiato il cruscotto con vari pacchetti di cracker aperti e con pezzi di formaggio in mano. Mai apprezzato tanto il formaggio in vita mia!
Sarà un viaggio lungo il rientro a casa. Ma la valle ci è rimasta dentro, presto torneremo coi nostri finti artigli! Ma ora dedichiamoci al capodanno.

Qui altre foto.
Qui il racconto di ieri.
Qui report.

2 commenti:

  1. Bravi comunque!!....effettivamente il traverso visto da sotto sembrava un pò delicato, ma noi non ci siamo arrivati,...
    Finisce un anno che vi ha visto parecchio in giro direi....buon 2015!!

    ciao

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