Sì lo sò,
avevo detto che la
scialpinistica alla Clava sarebbe stata l’ultima. Ma come si fa.. Meteo
ottimo, visibilità prevista spaziale, neve fresca caduta nei giorni scorsi, il
fascino della regina delle dolomiti: devo convincere
Riccardo, e nonostante se la tiri un po’,
non mi pare che gli dispiaccia. E poi è il suo compleanno, si può preparare una
sorpresa!
Ore 2e30, si
parte da casa, pausa a Trento a prendere nella comitiva
Lorenzo, presente anche sullo
scivolo nord della Presanella. È la
terza volta che torno sulla Marmolada. 16-07-2011, con
Marco e
Ivan, saliti per la ferrata ovest e scesi per la
normale: bella sgambata, considerando anche l’orario di partenza (mezzanotte da
casa).
17-03-2012,
con
Marco sulla
nord, altra giornata spaziale e col brivido. Entrambe le volte Punta Penia fu
la meta, entrambe le volte ottime giornate e bei ricordi: oggi è Punta Rocca,
un paio di centinaio di metri in linea d’aria di differenza.
Una breve e
scarna colazione al sacco al parcheggio della diga, alcune macchine già
presenti, altre arrivano, non siamo soli, ma me lo immaginavo. Anche per questo
ho voluto partir presto, e a posteriori ne siamo ben contenti: alle 12 non ci
sarà un fazzoletto di neve non arato.. Le prima luci che fanno capolino, ma i
monti coprono il nostro nido a quattro ruote.
6e15, è ora
di partire, sci ai piedi fin da subito, siamo sulla pista, e sole che illumina
il Sasso delle Dodici. Il fresco/freddo percepito al parcheggio si conferma
sulla consistenza della neve: uno sciatore mette subito i rampant, noi
aspettiamo, ma fino al Pian dei Fiacconi sarà una ricerca della neve meno
ghiacciata per non scivolare. Alcune volte ahimè, scivoleremo!
Ci
avviciniamo al sole e il sole si avvicina a noi. Ho ben scolpito nella mia
mente il panorama che potei apprezzare le scorse volte, e so chi vedrò a breve
spuntare, man mano che ci alziamo gli amici montuosi saranno sempre di più. Tra
i primi a comparire, l’Antelao e il Pelmo, uno agoniato, l’altro salito agonizzando.
Riccardo e
Lorenzo salgono, o mi fermo spesso a buttare un occhio a quello scorcio in
mezzo al passo Fedaia, dove le dolomiti di Cortina compaiono man mano. Ma anche
davanti a noi lo spettacolo è grandioso: Punta Rocca e Punta Penia sono da
subito visibili, così come i pendii che risaliremo e soprattutto scenderemo.
Tutto bianco.
La luce del
sole non è ancora accecante, giochi di luci e ombre sulla neve. Sul ghiaccio,
che continuiamo a cercare di evitare, a volte invani. Poca gente ancora, la
montagna più inflazionata delle dolomiti conserva ancora un po’ di sapore
selvaggio, termine che ormai poco si addice a luoghi sempre più addomesticati.
Ma anche se addomesticati, affascinanti.
Quella pala
che non capivo chi fosse, ora si svela chiaramente grazie alla vicinanza delle
sue sorelle, che rende i tre profili inconfondibili: le Tofane. E a fianco il
Cristallo e il Sorapiss. Mi volto dall’altra parte, ed ecco il Sassolungo,
teatro della più bella salita alpinistica della stagione,
couloir Mistica alla Torre Innerkofler. Presto comparirà per intero anche il Sella.
Siamo nel cuore delle dolomiti, e il nostro di cuore batte forte, non solo per
la fatica.
Il naufragar
m’è dolce in questo mare..di neve.
Giunti al
Pian dei Fiacconi, si abbandona ulteriormente la civiltà, la pista finisce, la
montagna inizia. Montagna che svanirà quasi nell’ultimo tratto, alla vista del
mostro di risalita di Punta Rocca. Ora che siamo per intero al sole, inizia a
far caldo. Sì Ricky, siamo a nord, ma l’inclinazione del pendio e del sole di
maggio fanno sì che l’ombra sia un lontano ricordo.
Si fatica a
dire che ci “addentriamo” nella Marmolada: i pendii presentano gobbe e
gobbette, ma mai canali ben scavati o vallette infossate. La salita è tutta
verso l’alto, verso un alto che è più alto di tutti quelli che ci stanno
intorno, verso un cielo blu limpido, verso altre emozioni. E verso una sorpresa
che ahimè presto svelerò, colto con l’inganno da quell’astuto del mio amico.
Nello zaino
porto tre birre e una torta (va beh, torta, un rollino confezionato), e
accennando al festeggiato di avere una sorpresa in cima, mi stupisce con “avrai
mica delle birre? Ce le ho anche io” “ah però, sì, allora si beve doppio!” ma
era un bluff. La sorpresa è svelata. Che non si azzardino a dire che oggi il io
zaino è pesante eh?!
Dolci
inversioni, la neve si è fatta più..polverosa. Già eccitati per la discesa che
ci aspetterà, confermiamo uno all’altro di avere le mutande bagnate
(concedetemi questi sproloqui!). Ora che siamo ancora più in alto, vediamo ciò
che prima si vedeva a pezzi: vista mitica dolomitica, dal Sassolungo al Civetta passando per le Tofane. Nonostante
sappia che dalla cima si vedrà ancora di più, non resisto a non fare foto.
Il ritmo di
salita è calato, accusiamo un po’ di stanchezza, oppure è solo questione di
sapere di essere in pace, e di poterci godere questa pace perché non ci sono
tempi che ci rincorrono, perturbazioni che arrivano, appuntamenti a casa (siam
partiti presto apposta). Ci si gode la giornata! Lasciamo pure che ci
sorpassino.
Pronti ormai
a scollinare nel vallone delle piste di passo Fedaia, varchiamo questo ritorno
alla civiltà: ritorno fantasma, gli impianti sono chiusi, altrimenti questa
gita non sarebbe così bella. Di gente ce ne è sempre di più, ma ancora nulla in
confronto a quello che si vedrà più tardi.
Da buon
diesel, o da ragazzino tutto eccitato, ora passo decisamente avanti, la sete di
panorama è tanta. Ma un fastidioso venticello inizia ad alzarsi. Eccoci alla
base del mostro d’acciaio, i guanti che avevo tolto li rimetto al volo, porca
miseria che sblisga di freddo! Dai ragazzi muovetevi, saliamo alla cima , che
credo sia quella, due foto e poi torniamo qui a festeggiare.
Non sono
nemmeno le 9e30 e siamo in cima, osserviamo qualcuno su Punta Penia, foto,
video, ma non vediamo
l’ora di scednere almeno un po’, che freddo birichino! Ma che panorama
mozzafiato. Le Pale di San Martino sono spuntate lentamente, ma ora si vedono
per intere. Il Lagorai, continuazione del sorelle maggiori di prima. In fondo
l’Adamello, e si vede anche il Baldo, toh che strano. Questi erano i 180° che
ci mancavano per completare i 360°.
Un po’ più
al riparo (altro
video),
ma il vento sferza ancora, estraggo dallo zaino il nettare del malto, la torta
rollino porcata, e..no, la candelina nisba. Auguri Ricky, veh che giornata, e
te che te la tiravi tanto! Ma dopo questa bisogna che si mettano gli sci in un
angolo e si riprendano le scarpette seriamente.
Per colpa
del vento la cima non ce la godiamo molto, ma la rimpinzata (non ho mangiato
nulla per tutta la salita, ho una fame) non ci fa iniziare la discesa prima
delle 10e20. Ora sì che l’assalto alla regina delle dolomiti è iniziato
davvero.
La neve è
ottima, uno strato di fresca su un fondo duro, e oggi abbiamo con noi un valido
(beh, se è valido sarà il futuro a dirlo)e generoso maestro, che ci fa scendere
un centinaio di metri per poi fermarci e dirci di provare così o colà: preziosi
consigli, che mi ripeterà all’inizio della prossima stagione, perché io capra
che non sono altro, mi scorderò presto tutto.
Presi dalla
foga della sciata dolce, morbida e assolata, scendiamo troppo per il vallone
che sale da Passo Fedaia, e dobbiamo compiere un traverso per tornare sulla
nostra salita. Non che ci sia un percorso obbligato al metro, ma insomma la
valle giusta è meglio imbroccarla!
Uno sguardo
alle spalle per vedere le nostre firme nella neve, tre diversi livelli di
bravura (indovina chi è il più scarso), diverse prove di postura e di discese
per ognuno, con Lorenzo che continua a insegnarci qualcosa. Grazie. E qualche
sguardo anche agli giganti di roccia che ci stanno intorno, che man mano che
scendiamo salutiamo uno ad uno.
Riccardo ci
delizia con qualche caduta (
video),
ma sapendo che più scendiamo e prima questa cosa meravigliosa finisce, mi
prende già un po’ di tristezza e la voglia di..ancora! Ma adesso la montagna è
davvero assaltato, orde di scialpinsiti spuntano da tutti i cantoni, in effetti
in queste condizioni un po’ di fascino si perde, ma non ci si può far nulla.
D’altronde anche noi siamo qui perché è un gita conosciuta.
E
divertendoci come bimbi, siamo di ritorno al Pian dei Fiacconi, dove scopriamo
essere in funzione l’impianto (ma come?!) e quindi ancora più affollata la
situazione. Cercando di evitare il più possibile la pista e i suoi discepoli,
proseguiamo verso un lago rosso Sahara.
La neve è
diventata bella trasformata ora, niente farina, anzi spesso ghiaccio. Si
zigzaga a più non posso, forse non tanto per cercare la neve buona, quanto per
prolungare la giornata. Ma ahimè, anche questa deve finire. Ore 12, siamo senza
sci.
Sistemato
con calma il materiale, cambiati d’abito, sfodero un’altra sorpresa: altre tre
birre (stavolta da 66, in cima erano da 33) da gustarci al sole, a 2000m, su un
balcone vista Marmolada, a ridere e scherzare e..pensare già alle gite della
prossima stagione!
Qui video di
vetta verso sud.
Qui video di
vetta verso nord.
Qui video di
una caduta di Riccardo.
Nessun commento:
Posta un commento