Da tanto
tempo volevo salire questa linea che in tanti decatano come molto bella.
D’altronde una prolungata arrampicata in camino su una montagna nota per la
placca a saponette, attira. E l’occasione viene colta questo sabato, in
compagni di
Paolo.
Partiamo di
buon ora per essere a casa presto, Riccardo venuto a sapere della meta, mi
informa del contest
Bismantova Rock che prende di assalto i boulder e..le vie! Nooooo, speriamo che partendo così
presto anticipiamo tutti.
Fa caldo al
parcheggio, per fortuna poche auto, ma inizia a popolarsi e quindi ci sgaggiamo
a prepararci. Da lontano scorgiamo già una cordata su una via, più a destra
della Oppio. Alle 8e40 siamo all’attacco, anche da sotto appare come una bella
linea, una debolezza della montagna sfruttata anni fa dai primi salitori, che
per superare il tratto chiave ricorsero al lancio della corda intorno al
caratteristico albero sul secondo tiro. E il Cusna ancora innevato lì che mi
guarda e sfida..
Parto io, in
questo modo salendo in alternata, lascio a Paolo i tiri più duri: sono e mi
sento scarso, e la Pietra di Bismantova incute sempre un certo timore, chi ci
ha arrampicato può capire. E il primo tiro è comunque già croccante, chiodato
lungo, verticale, e di diversi metri. Ci manca solo che a metà tiro si senta
una caduta di pietre e l’urlo di una ragazza. Quelli che vedevamo al
parcheggio: appoggi su cui stava sono crollati, la famosa sabbia compressa
della Pietra non si smentisce mai.
Cercando di
rimanere concentrato, sfruttando al massimo entrambe le pareti coi piedi, e a
volte usando pure la schiena (ci sono passaggi davvero stretti!) riesco ad
arrivare alla prima sosta. Scomodina anche, porca miseria! Bello sospeso nel
vuoto, o meglio, coi piedi nel vuoto, ma poco sospeso perché non c’è lo spazio
fisico per distendere le gambe. Sopra di me il caratteristico albero. “Paolo
puoi partire”, e veloce come un gatto arriva: lui sì che è bravo.
Scambio
zaino (ci sono certi passaggi quasi impossibili da salire con lo zaino, almeno
che il primo ne sia sprovvisto..) e via su, camino strapiombante e piedi su
scaglie che si vede essere ancora attaccate per un pelo di f.. Ah, la Pietra,
le cui vie cambiano grado spesso, appena crolla quella tacchettina che
permetteva di superare il passaggio. Paolo sale sale, capisco che ha
concatenato secondo e terzo tiro, possibilità che sapevo essere possibile, ma
così facendo..io non tiro l’ultimo!
Parto io,
cautela sul tratto chiave, ma voglio sforzarmi di farlo pulito, per quanto da
secondo.. Finalmente
abbraccio l’albero, sotto di me solo aria, è veramente una
via dove il contatto con la montagna è equiparabile al “contatto” con l’aria.
Adrenalina divertente! Si passa per la toilette di uno stormo di uccelli e si
inizia ad arrampicare in placca, ogni tanto aprendo il piedino destro verso
l’altra parete.
Arrivo in
sosta e..”no Paolo, tiri ancora tu”, prendo ovviamente delle offese, e a
battere e ribattere mi dico “bon, se mi ripete di andare io, vado”, e invece si
convince e parte lui. Ah ma non temere, la voglio ripetere tirandola io, un
giorno.
Miii, parte
con un passo davvero boulderoso, mi preoccupa tutto ciò. Poi fila liscio come
l’olio, cerco di studiare dove passa finchè riesco. Poi non lo vedo più e
arrivato in sosta, non lo sento nemmeno. Ma capisco sia in sosta, e attuo tutte
le manovre del caso. Mi sento tirare e capisco di partire, ok.
Riesco a
leggerlo meno fisico il passaggio forse (strano, non è da me), poi resto
ammaliato da tutto lo spazio vuoto sotto le mie gambe, tese tra due versanti
della montagna e sotto..nulla. Che figata. Verticalità. Peccato duri poco, mi
fermo comunque per qualche foto perché merita, ma non rendono. Alle 11e15
raggiungo Paolo sulla sommità.
Beh dai, c’è
ancora tempo per far qualcosa, ma che caldo.. Scendiamo per il sentiero, via
verso Gare Vecchie, tutta al sole, ohi ohi. Va beh, siam qua, andiamo, Paolo
inizia a tirare un 6a, una coppia dell’est arriva e prende una batosta nei
denti dalla Pietra: al primo tiro lui arriva al primo spit con mille madonne e
imprecazioni nella sua lingua, resting, prova e riprova ma non riesce a salire.
Minuti di tentativi e giù in doppia (3m). Eh ma chi ha il primo impatto con la
montagna di saponette di sabbia, ci resta male. Se ne vanno sconsolati.
Paolo anche
lui fatica un po, arriva, lo calo, e provo. Coi suoi consigli, o con le sue
“dai sposta bene quel peso” riesco a salire, ma quanto di dita? Tanto.. ne ho
di crostini da mangiare.. Poi fa troppo caldo per continuare, andiamo al bar a
prendere un caffè e meditare su posti all ombra.
Pensa e ripensa,
due chiacchiere con chi conosciamo, andiamo al Banana, tutto al sole, paolo
scoraggiato, dai almeno provo Pronto Soccorso, di solito mi riusciva. Che
sudata epica, che untezza, che distesa di magnesite sulla lama. Bella fisica, e
sono in sosta, grondo. No no, troppo caldo, tornano i due dell’est, anche loro
su Pronto Soccorso, impreca e fatica ma ci arriva. Meglio così.
Noi facciam
su baracche e burattini e ci si dilegua. È già troppo caldo per queste cose.
Neve, libera le dolomiti!
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