Amata odiata
temuta appagante Pietra. Una roccia tutta strana, vie mediamente difficili
(almeno per me), una propaggine rocciosa isolata e pittoresca. Una propaggine
che definire rocciosa è forse un complimento. Tant’è che per recarci da essa
non c’è da pagare autostrada e in 1h20min (traffico escluso) ci si arriva.
Volente o nolente, minima spesa, massima resa. E oggi vogliamo massimizzare al
massimo.
Cerchiamo di
partir presto, è domenica, meglio evitare affollamenti in via e godersi
l’arrampicata nel modo più montano possibile. Me nemmeno troppo presto per non
patire il fresco dell’alba e la successiva calura del giorno. Alle 8e45, più
tardi comunque di quel che credevo, io e Giorgio siamo alla base della
Pincelli, la più classica (ma non la più facile) via della Pietra.
Giorgio
avrebbe forse voluto fare la Zuffa Ruggero, ma il timore che mi incute questo
luogo mi porta a richiedere di salire prima la Pincelli e vedere come ci
troviamo, poi decidere se siamo abbastanza in forma per la Zuffa. Pincelli con
variante Alta ovviamente, la salgo sempre al corso AR1 (2013 e 2012), quindi perché non dovrei riuscirci
oggi? Poi il mio compagno con questa variante non l’ha mai salita, perciò..
Parte Giorgio,
così mi cucco io il tiro più duro. Sarà facile, ma i primi metri lasciano
sempre perplessi, sarà per lo sporco sarà per i non appigli. Ma Giorgio sale
tranquillo, nonostante non si ricordi al 100% la via di salita, ma da sotto gli
indico. Certo che anche tutto questo verde deve averlo spaesato non poco,
quanta erba e fiori!
Ma non è
ancora nulla in confronto al secondo tiro, col passagino (presagio del quarto
tiro), che trovo paragonabile a un campo di viole. La giornata è raggiante, un
bel sole ma ancora non fa caldo: in realtà non lo farà nemmeno dopo visto che
un allegro venticello renderà la giornata quasi fredda (maniche corte e
pantaloni ¾ parlando..). Il Cusna ci osserva, ma oggi per nulla.
Salto la
sosta memore di quello che faccio sempre al corso AR1: trovando la sosta affollata
di solito mi reco a quella successiva un po’ spostata verso destra, che sarebbe
poi quella per proseguire verso il diedro dei Bolognesi. Ma oggi non è una
buona idea, si può evitare visto che siamo solo noi, quindi torno un po’ giù e
sosto in mezzo al ronzio degli insetti che impollinano i fiori che invadono il
terrazzino: la Pincelli richiede un giardiniere.
Forza
Giorgio, terzo tiro, anche qui essendo facile i fiori e erba lo invadono bene.
Accidenti, le piogge dei mesi scorsi devono aver fertilizzato bene! A ben
pensarci si poteva anche valutare di fare la variante mediana, prossima volta.
E ora tocca al tiro più duro, ma che ormai conosco abbastanza. Conosco conosco,
ma quel passaggio atletico non mi ricordo mai come prenderlo, e anche oggi ci
penserò un pochino.
Un passetino
che ci inganna, si pensava fosse questo quello difficile, ma me lo ricordavo
più difficile: e infatti non è questo, si passa oltre a quello successivo,
strapiombo con mani lontane, piedi nascosti, dove rischi di arrivare un po’
rannicchiato, insomma da leggere bene! Ma si supera anche lui, e questa è una
certa soddisfazione, così fuori forma non lo sono allora. Ma aspetta un
attimo..c’è la placca dopo!
Placca che
si può fare anche in diedro: io scioccamente me la salgo in placca e tenendomi
pure sullo spigolo a cercare con le mani di stringere lo stesso. La
caratteristica colata di calcare praticamente quarzo e quell’orecchia da
afferrare. Oh bene, terrazzane di sosta, è fatta. Annebbiato dal sole non vedo
gli anelli cementati su cui attrezzare la sosta, ma la faccio sull’albero. Come
si sta bene qui all’ombra!
Giorgio
sale, lui affronta il tratto finale in diedro e sembra fare molta meno fatica:
me lo ricorderò per la prossima volta! La via intanto si è popolata, il CAI di
Forlì è giunto qui per un’uscita domenicale in cui attaccheranno un po’ tutte
le vie della Pietra (infatti li ritroveremo anche dopo).
L’ultimo
tiro è parecchio esposto, un bel traverso coi piedi che guardano giù senza
vedere roccia ma solo aria, ma per le mani c’è una bella lama che da una
fiducia piena. E in mezzo a un po’ di verde, si esce sul pianoro sommitale che
non sono nemmeno le 11. Oh che fame, panino poi..dai è andata bene, proviamo al
Zuffa Ruggero!
Prendiamo la
scorciatoia che passa vicino al Sirotti per recarci all’attacco della Zuffa
Ruggero. Che poi in realtà si attacca la Via dei Lumaconi come primo tiro, sia
per una difficoltà nettamente inferiore (ma comunque non banale e non solo III)
sia per il fatto che l’attacco originale sembra transennato da una fettuccia.
Ma ci sono già due cordate alla base e una che sale.
Va beh dai,
sono le 11e30, dovremmo avere tempo. Parte una delle cordate alla base, intanto
osserviamo come piazzare il primo rinvio su una via dura, resta una cordata a tre composta
da un italiana e due francesi. Mi immagino queste due ragazze d’oltralpe venute
fino qui per arrampicare sulla Pietra e questa guida locale che le porta su una
via non banale. Invece ho sbagliato tutto!
Quando tocca
partire a loro, parte una delle francesi (finora non le ho detto nulla in
francese, così ha pensato che mentre parlava male di noi, noi non avremmo
capito) e dopo le mie domande viene fuori che l’italiana non è una guida, e non
è nemmeno italiana, è portoghese, e queste tre vivono a Parma. In ogni modo,
sul primo tiro arrancano. Han già parlato di lasciarci passare avanti dopo..
Giorgio
sale, sono ormai le 12e30, e quello che da basso sembrava un tiro facile è
invece delicato, insomma non banale, speriamo farcela dopo! Partiti come siamo
partiti il traverso, che dovrebbe essere il passaggio più duro e che mi ricordo
bello esposto quando lo feci due anni fa, tocca poi a lui, mentre i camini e fessure a
me. A Giorgio le fessure non piacciono..
Arrivo
recuperato in sosta e osservo il camino: oh però. Le tre ragazze mi lasciano
passare, hanno già concordato con Giorgio che lui gli porterà su la corda
almeno al primo rinvio: si prevede una nuova cordata a grappolo! Invece no, su consiglio di
Giorgio scenderanno e andranno a provare la Pincelli, magari paragonabile sulla
difficoltà massima (se se ne fanno varianti), ma la Zuffa è ben più sostenuta.
Sostenuta,
questo camino non molla mai! Mi ci infilo un po’ dentro, troppo forse a vedere
dove restano certi spit, ma se osservo i terrazzini.. E dire che lo danno di
III+ certe guide, ma mi pare un po’ poco, molto poco! A meno che..lo abbia
letto male. Infatti qualche giorno dopo parlando con Riccardo viene fuori che
se stai all’esterno è più facile. Intanto salgo con l’emozione, e alla
sosta..si sta da re!
Osservo già
il terzo tiro mentre recupero Giorgio, lo ricordavo ancora più esposto, ma
anche così non scherza. E se ne accorgerà bene Giorgio, che da primo dice che è
più psicologico che difficile, ma sulla placca successiva diventa dura..
Abbastanza dura, da richiedere qualche resting, qualche voletto controllato
dovuto alla cottura di dita e braccia. Prova e riprova..finisce con un A0.
Ma chi se ne
frega, va bene così, in fondo Giorgio è anche da un po’ che non arrampica e
viene da un lieve infortunio.
Io però voglio forzarmi di farla pulita. Il traverso anche da secondo è
un’emozione, anche chi mi fa sicura poverino non si può rendere conto che mi
sta tirando, con l’attrito della corda non si capisce mai bene. Poi grazie alle
mie dita (e alla tranquillità di essere un secondo, anche se di solito non ce
l’ho questa) riesco a superare al primo tentativo la placca: ma c’è poco da
vantarsi, visto che dei piedi non mi fido, e alle dita e braccia affido tutto.
Altra gente
di Forlì ci raggiunge in sosta, questo tizio è davvero forte porca miseria.
Osservo il prossimo tiro, c’è da fecondare la roccia, abbracciare con amore
quel pilastro che esce dal diedro. Salgo, meno continuo come difficoltà ma con
qualche passaggio al cardiopalma, oltre che un pezzetto bagnato che non
consente una buona presa. Ma ne esco, sferzato da un implacabile vento che ci
ha dato pure la sensazione di freddo su questa via.
Potrei
procedere..ma meglio di no dai, tempo ne abbiamo, meglio recuperare Giorgio con
poca corda fuori, anche perché dopo i tentativi e superamento del terzo tiro,
accusa la stanchezza. Osservo alla mia sinistra uno scoglio di roccia che pare
completamente talgiato alla sua base e su tutto il lato che vedo e che va verso
l’alto: io non so certi pezzi della pietra come siano tenuti su, ma so che
verranno giù!
Arriva
Giorgio, avevo già pensato di chiedergli se potevo tirare io anche l’ultimo
tiro, idea che poi mi aveva proposto lui stesso per “pareggiare” il conto, e
che quando arriverà in sosta mi ripeterà, visto che è un po’ stanco. Vado, con
gioia, ormai è fatta, quasi, qualche passo e poi si finisce in mezzo all’edera
per un’uscita “verde”.
Recupero
Giorgio e..volià, anche la Zuffa Ruggero è vinta! 15e30. E così in 8 giorni le
tre classiche della Pietra, Pincelli, Zuffa Ruggero, Oppio, sono salite. Sarebbe da pensare di
concatenarle tutte in un giorno solo.. Per concludere la giornata decidiamo di
andarci a fare una bella doppia nel vuoto al Sirotti, ma ahimè,
inspiegabilmente una volta scesi entrambi la corda non viene, risaliamo a
recuperarla (senza constatare nodi o altro), che fine ingloriosa..
Qui altre
foto.
Qui report.
Relazioni della Pincelli: immagine, schizzi con gradi,
Relazioni della Zuffa Ruggero: testuale, testuale, schizzi con gradi.
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