domenica 18 maggio 2014

Doppietta in Pietra: Pincelli variante Alta+Zuffa Ruggero

Amata odiata temuta appagante Pietra. Una roccia tutta strana, vie mediamente difficili (almeno per me), una propaggine rocciosa isolata e pittoresca. Una propaggine che definire rocciosa è forse un complimento. Tant’è che per recarci da essa non c’è da pagare autostrada e in 1h20min (traffico escluso) ci si arriva. Volente o nolente, minima spesa, massima resa. E oggi vogliamo massimizzare al massimo.
Cerchiamo di partir presto, è domenica, meglio evitare affollamenti in via e godersi l’arrampicata nel modo più montano possibile. Me nemmeno troppo presto per non patire il fresco dell’alba e la successiva calura del giorno. Alle 8e45, più tardi comunque di quel che credevo, io e Giorgio siamo alla base della Pincelli, la più classica (ma non la più facile) via della Pietra.
Giorgio avrebbe forse voluto fare la Zuffa Ruggero, ma il timore che mi incute questo luogo mi porta a richiedere di salire prima la Pincelli e vedere come ci troviamo, poi decidere se siamo abbastanza in forma per la Zuffa. Pincelli con variante Alta ovviamente, la salgo sempre al corso AR1 (2013 e 2012), quindi perché non dovrei riuscirci oggi? Poi il mio compagno con questa variante non l’ha mai salita, perciò..
Parte Giorgio, così mi cucco io il tiro più duro. Sarà facile, ma i primi metri lasciano sempre perplessi, sarà per lo sporco sarà per i non appigli. Ma Giorgio sale tranquillo, nonostante non si ricordi al 100% la via di salita, ma da sotto gli indico. Certo che anche tutto questo verde deve averlo spaesato non poco, quanta erba e fiori!
Ma non è ancora nulla in confronto al secondo tiro, col passagino (presagio del quarto tiro), che trovo paragonabile a un campo di viole. La giornata è raggiante, un bel sole ma ancora non fa caldo: in realtà non lo farà nemmeno dopo visto che un allegro venticello renderà la giornata quasi fredda (maniche corte e pantaloni ¾ parlando..). Il Cusna  ci osserva, ma oggi per nulla.
Salto la sosta memore di quello che faccio sempre al corso AR1: trovando la sosta affollata di solito mi reco a quella successiva un po’ spostata verso destra, che sarebbe poi quella per proseguire verso il diedro dei Bolognesi. Ma oggi non è una buona idea, si può evitare visto che siamo solo noi, quindi torno un po’ giù e sosto in mezzo al ronzio degli insetti che impollinano i fiori che invadono il terrazzino: la Pincelli richiede un giardiniere.
Forza Giorgio, terzo tiro, anche qui essendo facile i fiori e erba lo invadono bene. Accidenti, le piogge dei mesi scorsi devono aver fertilizzato bene! A ben pensarci si poteva anche valutare di fare la variante mediana, prossima volta. E ora tocca al tiro più duro, ma che ormai conosco abbastanza. Conosco conosco, ma quel passaggio atletico non mi ricordo mai come prenderlo, e anche oggi ci penserò un pochino.
Un passetino che ci inganna, si pensava fosse questo quello difficile, ma me lo ricordavo più difficile: e infatti non è questo, si passa oltre a quello successivo, strapiombo con mani lontane, piedi nascosti, dove rischi di arrivare un po’ rannicchiato, insomma da leggere bene! Ma si supera anche lui, e questa è una certa soddisfazione, così fuori forma non lo sono allora. Ma aspetta un attimo..c’è la placca dopo!
Placca che si può fare anche in diedro: io scioccamente me la salgo in placca e tenendomi pure sullo spigolo a cercare con le mani di stringere lo stesso. La caratteristica colata di calcare praticamente quarzo e quell’orecchia da afferrare. Oh bene, terrazzane di sosta, è fatta. Annebbiato dal sole non vedo gli anelli cementati su cui attrezzare la sosta, ma la faccio sull’albero. Come si sta bene qui all’ombra!
Giorgio sale, lui affronta il tratto finale in diedro e sembra fare molta meno fatica: me lo ricorderò per la prossima volta! La via intanto si è popolata, il CAI di Forlì è giunto qui per un’uscita domenicale in cui attaccheranno un po’ tutte le vie della Pietra (infatti li ritroveremo anche dopo).
L’ultimo tiro è parecchio esposto, un bel traverso coi piedi che guardano giù senza vedere roccia ma solo aria, ma per le mani c’è una bella lama che da una fiducia piena. E in mezzo a un po’ di verde, si esce sul pianoro sommitale che non sono nemmeno le 11. Oh che fame, panino poi..dai è andata bene, proviamo al Zuffa Ruggero!
Prendiamo la scorciatoia che passa vicino al Sirotti per recarci all’attacco della Zuffa Ruggero. Che poi in realtà si attacca la Via dei Lumaconi come primo tiro, sia per una difficoltà nettamente inferiore (ma comunque non banale e non solo III) sia per il fatto che l’attacco originale sembra transennato da una fettuccia. Ma ci sono già due cordate alla base e una che sale.
Va beh dai, sono le 11e30, dovremmo avere tempo. Parte una delle cordate alla base, intanto osserviamo come piazzare il primo rinvio su una via dura, resta una cordata a tre composta da un italiana e due francesi. Mi immagino queste due ragazze d’oltralpe venute fino qui per arrampicare sulla Pietra e questa guida locale che le porta su una via non banale. Invece ho sbagliato tutto!
Quando tocca partire a loro, parte una delle francesi (finora non le ho detto nulla in francese, così ha pensato che mentre parlava male di noi, noi non avremmo capito) e dopo le mie domande viene fuori che l’italiana non è una guida, e non è nemmeno italiana, è portoghese, e queste tre vivono a Parma. In ogni modo, sul primo tiro arrancano. Han già parlato di lasciarci passare avanti dopo..
Giorgio sale, sono ormai le 12e30, e quello che da basso sembrava un tiro facile è invece delicato, insomma non banale, speriamo farcela dopo! Partiti come siamo partiti il traverso, che dovrebbe essere il passaggio più duro e che mi ricordo bello esposto quando lo feci due anni fa, tocca poi a lui, mentre i camini e fessure a me. A Giorgio le fessure non piacciono..
Arrivo recuperato in sosta e osservo il camino: oh però. Le tre ragazze mi lasciano passare, hanno già concordato con Giorgio che lui gli porterà su la corda almeno al primo rinvio: si prevede una nuova cordata a grappolo! Invece no, su consiglio di Giorgio scenderanno e andranno a provare la Pincelli, magari paragonabile sulla difficoltà massima (se se ne fanno varianti), ma la Zuffa è ben più sostenuta.
Sostenuta, questo camino non molla mai! Mi ci infilo un po’ dentro, troppo forse a vedere dove restano certi spit, ma se osservo i terrazzini.. E dire che lo danno di III+ certe guide, ma mi pare un po’ poco, molto poco! A meno che..lo abbia letto male. Infatti qualche giorno dopo parlando con Riccardo viene fuori che se stai all’esterno è più facile. Intanto salgo con l’emozione, e alla sosta..si sta da re!
Osservo già il terzo tiro mentre recupero Giorgio, lo ricordavo ancora più esposto, ma anche così non scherza. E se ne accorgerà bene Giorgio, che da primo dice che è più psicologico che difficile, ma sulla placca successiva diventa dura.. Abbastanza dura, da richiedere qualche resting, qualche voletto controllato dovuto alla cottura di dita e braccia. Prova e riprova..finisce con un A0.
Ma chi se ne frega, va bene così, in fondo Giorgio è anche da un po’ che non arrampica e viene da un lieve infortunio. Io però voglio forzarmi di farla pulita. Il traverso anche da secondo è un’emozione, anche chi mi fa sicura poverino non si può rendere conto che mi sta tirando, con l’attrito della corda non si capisce mai bene. Poi grazie alle mie dita (e alla tranquillità di essere un secondo, anche se di solito non ce l’ho questa) riesco a superare al primo tentativo la placca: ma c’è poco da vantarsi, visto che dei piedi non mi fido, e alle dita e braccia affido tutto.
Altra gente di Forlì ci raggiunge in sosta, questo tizio è davvero forte porca miseria. Osservo il prossimo tiro, c’è da fecondare la roccia, abbracciare con amore quel pilastro che esce dal diedro. Salgo, meno continuo come difficoltà ma con qualche passaggio al cardiopalma, oltre che un pezzetto bagnato che non consente una buona presa. Ma ne esco, sferzato da un implacabile vento che ci ha dato pure la sensazione di freddo su questa via.
Potrei procedere..ma meglio di no dai, tempo ne abbiamo, meglio recuperare Giorgio con poca corda fuori, anche perché dopo i tentativi e superamento del terzo tiro, accusa la stanchezza. Osservo alla mia sinistra uno scoglio di roccia che pare completamente talgiato alla sua base e su tutto il lato che vedo e che va verso l’alto: io non so certi pezzi della pietra come siano tenuti su, ma so che verranno giù!
Arriva Giorgio, avevo già pensato di chiedergli se potevo tirare io anche l’ultimo tiro, idea che poi mi aveva proposto lui stesso per “pareggiare” il conto, e che quando arriverà in sosta mi ripeterà, visto che è un po’ stanco. Vado, con gioia, ormai è fatta, quasi, qualche passo e poi si finisce in mezzo all’edera per un’uscita “verde”.
Recupero Giorgio e..volià, anche la Zuffa Ruggero è vinta! 15e30. E così in 8 giorni le tre classiche della Pietra, Pincelli, Zuffa Ruggero, Oppio, sono salite. Sarebbe da pensare di concatenarle tutte in un giorno solo.. Per concludere la giornata decidiamo di andarci a fare una bella doppia nel vuoto al Sirotti, ma ahimè, inspiegabilmente una volta scesi entrambi la corda non viene, risaliamo a recuperarla (senza constatare nodi o altro), che fine ingloriosa..

Qui altre foto.
Qui report.
Relazioni della Pincelli: immagine, schizzi con gradi,
Relazioni della Zuffa Ruggero: testuale, testuale, schizzi con gradi.

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