Io non credo nel destino e in tutte
quelle storie che ti fan credere che tutto sia affidato a qualcosa di
già scritto, che il tuo potere decisionale è nullo. Credo però al
caso, all’allinearsi di certe condizioni, fatti, circostanze, che
devono spingerti a dire “beh, se i pianeti e le stelle stanno
assumendo una configurazione che così chiaramente mi porta a dire
che questa è la scelta giusta..”. Credo nel lasciarsi trascinare
degli eventi, soprattutto quando l’indecisione su quale strada
prendere è alta.
Venerdì pomeriggio un sms di Riccardo
inizia a mostrarmi questo allineamento: “noi andiamo sul Cevedale”.
Ma come, ancora sci? Non avevi finito la stagione? Il Cevedale ciscappò tempo addietro, è
rimasto un conto aperto, anche se da un’altra valle, più facile
(ma quella volta sfidammo un meteo che sapevamo probabilmente
avverso).
Già, però sono mezzo raffreddato dopo
la marcia dei tori, non ho preparato nulla a casa (di solito preparo
già al mattino, così la sera si può partire subito dopo finito
lavoro), e devo essere a casa entro le 17e30 di sabato. Ma la
questione orario la risolviamo con un orario di partenza presto, il
materiale si prepara, il raffreddore si ignora. Poi non ho impegni
per stasera, il meteo sembra ottimo, l’innevamento ancora
abbondante (anche se resta l’incognita di quanta salita sarà da
fare con gli sci non ai piedi), c’è Lorenzo
che ci insegna. L’allineamento è fatto.
Si parte dopo cena, si arriva al
parcheggio di Cogolo giusto in tempo per dormire quelle 2h30 sui
comodi sedili dell’auto. Ma prima una pisciatina: dove però?
Lorenzo dice “ma dai, attraversa la strada e la fai li”, titubo,
vado, aspetto, passa una macchina, i carabinieri, che tempismo. Il
cielo è stellato, ottimo, io temevo nuvole sparse. Buonanotte.
Sveglia, ancora buio, caffelatte e
biscotti “sani” della mamma di Riccardo, e siam pronti
per..finire l’avvicinamento in auto. Si arriva fino al parcheggio
estivo, abbiamo saputo da poco che la frana che sbarrava l’ultimo
tratto di strada è stata rimossa. Sono dubbioso: scarponi da sci o
normali e poi me li cambio quando mettiamo gli sci? Riccardo non ci
ha pensato, Lorenzo mi consiglia gli scarponi da sci, tanto c’è
poco senza neve..
Partiamo che sono le 4 passate ormai,
un pelo in ritardo per la tabella di marcia. Un solitario sale a
piedi (era a piedi già km fa sulla strada asfaltata), con scarpe
normali, senza ciaspole, mah, e ci dice che la sua destinazione è il
Cevedale. Non lo vedremo più, deve aver rinunciato, meno male.
La salita è lunga, o meglio lo
sarebbe, ma la smania pialla le pendenze e i km: il cervello è
qualcosa di strano, di potente. Di neve manco l’ombra, in compenso
gli sci appesi sui laterali dello zaino si incastrano tra i rami più
bassi dei pini.
Usciamo dal bosco, Pian Venezia,
chiazze di neve sparse, ma nulla che consenta di calzare le aste, si
prosegue sul sentiero. La luce avanza, si possono ammirare le cime di
Brenta e di lei, la magnifica, la
Presanella. E il Cevedale laggiù, tutto bianco. Non proseguiamo
verso il Larcher perché poi ci sarebbe da ridiscendere, tagliamo il
pendio tra le insidie dei ponti di neve sui ruscelli, belli
ghiacciati.
Dopo più di 1h30, finalmente sci ai
piedi. Si inizia a giocare, con le cime che si sono infiammate sotto
i raggi del sole. Scrutiamo l’itinerario di salita, non ci sono
tracce nette e non c’è nessuno in giro: evidentemente solo a noi
piace farsi 600m di salita sci sullo zaino..
La risalita del primo pendio ci
evidenzia due fatti. Uno, quanto cazzo è dura la neve, bisogna
tagliare un casino le pendenze e andare di lamine; oppure mettere i
rampant, ma ormai è troppo tardi. Due, mmm, mi sembra che siamo
stanchino, il ritmo è un po blando per il nostro solito! Scolliniamo
sulla morena e ci dirigiamo verso il sole! Che profondità alla
nostra sinistra, e..salgono altri due sci alpinisti che presto ci
supereranno.
Questo scollina mento ci apre il parco
gioco di oggi, che poi in realtà di questo parco giochi solcheremo
si e no un 5%. Ma che dico 5%, meno! Non si può quantificare, man
mano che Sali si apre sempre più, e quando vedremo le nord dalla
cima..auhhhh! Ma intanto calma, che sarà lunga e tortuosa la salita!
Al sole ci ritroviamo a salire un altro
pendio leggermente incassato, neve al sole ma sempre dura, e ora
iniziamo a sentire un fastidioso vento che scende dai versanti più
alti. Sole una cippa, c’è sa ripararsi bene! Salgo il pendio,
pause ad aspettare gli altri, dai su che oggi c’ho fretta! Non me
ne vogliate, ma ho il corpifuoco..
Altro scollinamento, altro vasto
panorama che si staglia, gli spazi si aprono, dietro di noi le cime
che prima ci guardavano dall’alto ora sono un po’ meno
presuntuose. Dalle retrovie chiamano un tie break, alla disperata
ricerca di un posto riparato dal vento, mi butto verso destra. Non mi
spiace questa pausa, ho una fame! Ma si capisce che Riccardo oggi non
è in forma, e presto anche io subirò il colpo.
Dormito poco? Raffreddore? Mi sto dando
il colpo di grazia con questa gita? Pensieri? Preoccupazioni? Quota?
L’avvicinamento a piedi? Forse un mix di tutto ciò mi appesantisce
la salita, me ne ricorderò. Si riparte, e svoltato un angolo
immaginario, ecco i seracchi. Ecco il ghiacciaio anche, ma essendo
tutto tappato si confonde con la neve intorno.
Lorenzo prende il comando, alla ricerca
della via di salita che evita tutte le possibile pendenze. Guardo lui
che sale, un puntino scuro immerso in un bianco duro che si oppone
all’azzurro cielo (e all’invisibile vento). Guardo giù,
Riccardo, un puntino nero che cerca di assomigliare a un’improbabile
roccia che emerge dal ghiacciaio. Che giornata ragazzi.
Ma l’attenzione ora è tutta per
loro, le star, madame e monsieur..i seracchi! Belli, imponenti,
ghiacciati, sferzati dal vento. L’importante è che
siano..immobili! Le nuvole intanto hanno preso il possesso delle cime
dolomitiche e della Presanella, speriamo solo che se ne stiano
lontane accidenti a loro. Capisco e temo che la salita sarà lunga,
troppe pause a riprendere le forze, troppo tempo regalato alle nuvole
per avvicinarsi.
Immersi in questo spettacolo il tempo
perde senso, solo il vento ti sveglia e ti fa desiderare di
raggiungere presto la meta per poi fuggirne! Certo speriamo che il
sole picchi bene sulla neve, perché se devo scendere su questo
asfalto bianco la vedo difficile per me! E invece sarà peggio.
Verso l’alto, la cima si avvicina, ma
mai abbastanza, oh arriverà bene! Dopo un tempo indefinibile
raggiungo Lorenzo in sosta a poche decine di metri dalla cima, dove
il panorama sulle 13 cime inizia a ingigantirsi. Mangio qualcos’altro
perché poi su non ci fermeremo mica molto visto il vento. Arriva
Riccardo “pensavo di morire, beh in realtà lo penso ancora!”,
dai Ricky, ormai ci siamo, pochi metri. Ma ancora insidiosi,
maledetto ghiaccio!
11e00, 3769m. Forse la seconda montagna
che ha visto la mia carriera alpinistica nascere. La prima la
Presanella, prima alpinistica seria ma con guida alpina, poi
traversata Vioz-Cevedale, prima alpinistica in autonomia con Riccardo
e Marco.
Terza volta su questa cima, il panorama
è grandioso. Il Pelmo si riconosce da lontano, il Brenta emerge solo
per poco, il Gran Zebru, una delle più belle montagne che abbia mai
visto, il San Matteo and company. Peccato la fretta, ci sarebbe da
rimanere qui ad ammirare, respirare alta montagna. Ho proprio bisogno
di respirare tutto ciò, per calmare le preoccupazioni, per un po’
di gratificazione che non trovo altrove, per un po’ di pace con me
stesso e col mondo.
Foto di vetta in autoscatto, poi
chiesta a due tedeschi che però sembra ci inquadrino i piedi (in
realtà verrà bene). Ora giù di corsa che il tempo stringe! Solo
che..è dura. Tutti col casco oggi, Lorenzo parte, per un attimo ci
illude con un “che bella neve” “no, è una merda”. Già,
perché la prima parte della discesa sarà caratterizzata da un
colore e un’apparenza uniforme del manto nevoso, ma in realtà sarà
un intervallarsi ogni 4-5m di strato di farina, crosta non portante,
ghiaccio.
Parto in derapata trasversale ( si
chiamerà così?), ma poi il ghiaccio lascia posto alla crosta, e non
posso continuare con questa scappatoia. Numerose cadute accompagnano
la mia discesa, ma non solo mia. La concentrazione è alta, Lorenzo
da buona anima prova insegnarmi, oggi purtroppo non sono connesso,
annebbiato solo dal coprifuoco che ho, e che mi spingerà comunque a
osare quando il terreno sarà un po’ migliore.
Al primo pianoro, in zona appena sopra
i seracchi, decido che mi sono rotto il cazzo di questa neve dalle
tre personalità ma con la stessa faccia e connotati. Taglio tutto il
versante verso sud, sembra che la sia un po’ meglio. Tra la salita
e la discesa ho i quadricipiti in fiamme, beh più per la discesa!
Troppo arretrato sto sulle aste..
Ed eccola, neve migliore, posso
scendere con le mie belle curve, non che faccia semicerchi, in realtà
sono più rettangoli smussati con un lato molto più lungo
dell’altro.. Ma sto per lanciarmi. Lorenzo e Riaccado sono rimasti
sulla via di salita, presto li raggiungo. Ora si che mi fermo ogni
tanto a guardare i miei disegni sulla neve, senza troppa vergogna.
Raggiungo gli altri due, “dai forza”
ora la neve ha subito il sole, molto più sciabile, riesco quasi a
seguire le curve degli altri due, la velocità aumenta, il tempo
cala. Ora mi diverto, ma sempre coi quadricipiti in fiamme causa..sto
troppo arretrato.
Rimettiamo piedi sulla morena,
scendiamo per dove siamo saliti, fa un caldo bestia ormai, il vento
gelido è un lontano ricordo. Ma mi spoglierò solo dove abbiamo
calzato gli sci stamani, giusto per evitare sorprese. Da li poi
scenderemo il più possibile su neve, alla ricerca di una lingua sul
alto destro del ruscello più marcata possibile, slalom tra i sassi,
e poi..stop.
Quasi sul pianoro del Pian Venezia (ma
sul lato verso il Larcher) deponiamo le armi, belli contenti, oggi ce
la siamo sudata davvero. Dai che ce la facciamo a scendere in tempo,
ma ora c’è da trovare il modo di guadare il torrente per tornare
sul lato corretto: girovaghiamo lungamente, finiamo sulla riva
opposta, per fortuna laggiù un ponte di neve ancora bello saldo ci
consente di tornare sulla retta via. Scialpinismo primaverile, dal
bianco al verde. Arriviamo alla macchina con tempismo perfetto.
Così come questa gita è stata
inaspettata, anche le ore iniziali e finali sci sullo zaino lo sono
state, così come la fatica, così come la neve difficile nella parte
alta. Ma sono sorprese tutto sommato piacevoli, i problemi sono
altri.
Qui altre foto.
Qui report.
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