sabato 31 maggio 2014

Una sorpresa inaspettata: Monte Cevedale

Io non credo nel destino e in tutte quelle storie che ti fan credere che tutto sia affidato a qualcosa di già scritto, che il tuo potere decisionale è nullo. Credo però al caso, all’allinearsi di certe condizioni, fatti, circostanze, che devono spingerti a dire “beh, se i pianeti e le stelle stanno assumendo una configurazione che così chiaramente mi porta a dire che questa è la scelta giusta..”. Credo nel lasciarsi trascinare degli eventi, soprattutto quando l’indecisione su quale strada prendere è alta.
Venerdì pomeriggio un sms di Riccardo inizia a mostrarmi questo allineamento: “noi andiamo sul Cevedale”. Ma come, ancora sci? Non avevi finito la stagione? Il Cevedale ciscappò tempo addietro, è rimasto un conto aperto, anche se da un’altra valle, più facile (ma quella volta sfidammo un meteo che sapevamo probabilmente avverso).
Già, però sono mezzo raffreddato dopo la marcia dei tori, non ho preparato nulla a casa (di solito preparo già al mattino, così la sera si può partire subito dopo finito lavoro), e devo essere a casa entro le 17e30 di sabato. Ma la questione orario la risolviamo con un orario di partenza presto, il materiale si prepara, il raffreddore si ignora. Poi non ho impegni per stasera, il meteo sembra ottimo, l’innevamento ancora abbondante (anche se resta l’incognita di quanta salita sarà da fare con gli sci non ai piedi), c’è Lorenzo che ci insegna. L’allineamento è fatto.
Si parte dopo cena, si arriva al parcheggio di Cogolo giusto in tempo per dormire quelle 2h30 sui comodi sedili dell’auto. Ma prima una pisciatina: dove però? Lorenzo dice “ma dai, attraversa la strada e la fai li”, titubo, vado, aspetto, passa una macchina, i carabinieri, che tempismo. Il cielo è stellato, ottimo, io temevo nuvole sparse. Buonanotte.
Sveglia, ancora buio, caffelatte e biscotti “sani” della mamma di Riccardo, e siam pronti per..finire l’avvicinamento in auto. Si arriva fino al parcheggio estivo, abbiamo saputo da poco che la frana che sbarrava l’ultimo tratto di strada è stata rimossa. Sono dubbioso: scarponi da sci o normali e poi me li cambio quando mettiamo gli sci? Riccardo non ci ha pensato, Lorenzo mi consiglia gli scarponi da sci, tanto c’è poco senza neve..
Partiamo che sono le 4 passate ormai, un pelo in ritardo per la tabella di marcia. Un solitario sale a piedi (era a piedi già km fa sulla strada asfaltata), con scarpe normali, senza ciaspole, mah, e ci dice che la sua destinazione è il Cevedale. Non lo vedremo più, deve aver rinunciato, meno male.
La salita è lunga, o meglio lo sarebbe, ma la smania pialla le pendenze e i km: il cervello è qualcosa di strano, di potente. Di neve manco l’ombra, in compenso gli sci appesi sui laterali dello zaino si incastrano tra i rami più bassi dei pini.
Usciamo dal bosco, Pian Venezia, chiazze di neve sparse, ma nulla che consenta di calzare le aste, si prosegue sul sentiero. La luce avanza, si possono ammirare le cime di Brenta e di lei, la magnifica, la Presanella. E il Cevedale laggiù, tutto bianco. Non proseguiamo verso il Larcher perché poi ci sarebbe da ridiscendere, tagliamo il pendio tra le insidie dei ponti di neve sui ruscelli, belli ghiacciati.
Dopo più di 1h30, finalmente sci ai piedi. Si inizia a giocare, con le cime che si sono infiammate sotto i raggi del sole. Scrutiamo l’itinerario di salita, non ci sono tracce nette e non c’è nessuno in giro: evidentemente solo a noi piace farsi 600m di salita sci sullo zaino..
La risalita del primo pendio ci evidenzia due fatti. Uno, quanto cazzo è dura la neve, bisogna tagliare un casino le pendenze e andare di lamine; oppure mettere i rampant, ma ormai è troppo tardi. Due, mmm, mi sembra che siamo stanchino, il ritmo è un po blando per il nostro solito! Scolliniamo sulla morena e ci dirigiamo verso il sole! Che profondità alla nostra sinistra, e..salgono altri due sci alpinisti che presto ci supereranno.
Questo scollina mento ci apre il parco gioco di oggi, che poi in realtà di questo parco giochi solcheremo si e no un 5%. Ma che dico 5%, meno! Non si può quantificare, man mano che Sali si apre sempre più, e quando vedremo le nord dalla cima..auhhhh! Ma intanto calma, che sarà lunga e tortuosa la salita!
Al sole ci ritroviamo a salire un altro pendio leggermente incassato, neve al sole ma sempre dura, e ora iniziamo a sentire un fastidioso vento che scende dai versanti più alti. Sole una cippa, c’è sa ripararsi bene! Salgo il pendio, pause ad aspettare gli altri, dai su che oggi c’ho fretta! Non me ne vogliate, ma ho il corpifuoco..
Altro scollinamento, altro vasto panorama che si staglia, gli spazi si aprono, dietro di noi le cime che prima ci guardavano dall’alto ora sono un po’ meno presuntuose. Dalle retrovie chiamano un tie break, alla disperata ricerca di un posto riparato dal vento, mi butto verso destra. Non mi spiace questa pausa, ho una fame! Ma si capisce che Riccardo oggi non è in forma, e presto anche io subirò il colpo.
Dormito poco? Raffreddore? Mi sto dando il colpo di grazia con questa gita? Pensieri? Preoccupazioni? Quota? L’avvicinamento a piedi? Forse un mix di tutto ciò mi appesantisce la salita, me ne ricorderò. Si riparte, e svoltato un angolo immaginario, ecco i seracchi. Ecco il ghiacciaio anche, ma essendo tutto tappato si confonde con la neve intorno.
Lorenzo prende il comando, alla ricerca della via di salita che evita tutte le possibile pendenze. Guardo lui che sale, un puntino scuro immerso in un bianco duro che si oppone all’azzurro cielo (e all’invisibile vento). Guardo giù, Riccardo, un puntino nero che cerca di assomigliare a un’improbabile roccia che emerge dal ghiacciaio. Che giornata ragazzi.
Ma l’attenzione ora è tutta per loro, le star, madame e monsieur..i seracchi! Belli, imponenti, ghiacciati, sferzati dal vento. L’importante è che siano..immobili! Le nuvole intanto hanno preso il possesso delle cime dolomitiche e della Presanella, speriamo solo che se ne stiano lontane accidenti a loro. Capisco e temo che la salita sarà lunga, troppe pause a riprendere le forze, troppo tempo regalato alle nuvole per avvicinarsi.
Immersi in questo spettacolo il tempo perde senso, solo il vento ti sveglia e ti fa desiderare di raggiungere presto la meta per poi fuggirne! Certo speriamo che il sole picchi bene sulla neve, perché se devo scendere su questo asfalto bianco la vedo difficile per me! E invece sarà peggio.
Verso l’alto, la cima si avvicina, ma mai abbastanza, oh arriverà bene! Dopo un tempo indefinibile raggiungo Lorenzo in sosta a poche decine di metri dalla cima, dove il panorama sulle 13 cime inizia a ingigantirsi. Mangio qualcos’altro perché poi su non ci fermeremo mica molto visto il vento. Arriva Riccardo “pensavo di morire, beh in realtà lo penso ancora!”, dai Ricky, ormai ci siamo, pochi metri. Ma ancora insidiosi, maledetto ghiaccio!
11e00, 3769m. Forse la seconda montagna che ha visto la mia carriera alpinistica nascere. La prima la Presanella, prima alpinistica seria ma con guida alpina, poi traversata Vioz-Cevedale, prima alpinistica in autonomia con Riccardo e Marco.
Terza volta su questa cima, il panorama è grandioso. Il Pelmo si riconosce da lontano, il Brenta emerge solo per poco, il Gran Zebru, una delle più belle montagne che abbia mai visto, il San Matteo and company. Peccato la fretta, ci sarebbe da rimanere qui ad ammirare, respirare alta montagna. Ho proprio bisogno di respirare tutto ciò, per calmare le preoccupazioni, per un po’ di gratificazione che non trovo altrove, per un po’ di pace con me stesso e col mondo.
Foto di vetta in autoscatto, poi chiesta a due tedeschi che però sembra ci inquadrino i piedi (in realtà verrà bene). Ora giù di corsa che il tempo stringe! Solo che..è dura. Tutti col casco oggi, Lorenzo parte, per un attimo ci illude con un “che bella neve” “no, è una merda”. Già, perché la prima parte della discesa sarà caratterizzata da un colore e un’apparenza uniforme del manto nevoso, ma in realtà sarà un intervallarsi ogni 4-5m di strato di farina, crosta non portante, ghiaccio.
Parto in derapata trasversale ( si chiamerà così?), ma poi il ghiaccio lascia posto alla crosta, e non posso continuare con questa scappatoia. Numerose cadute accompagnano la mia discesa, ma non solo mia. La concentrazione è alta, Lorenzo da buona anima prova insegnarmi, oggi purtroppo non sono connesso, annebbiato solo dal coprifuoco che ho, e che mi spingerà comunque a osare quando il terreno sarà un po’ migliore.
Al primo pianoro, in zona appena sopra i seracchi, decido che mi sono rotto il cazzo di questa neve dalle tre personalità ma con la stessa faccia e connotati. Taglio tutto il versante verso sud, sembra che la sia un po’ meglio. Tra la salita e la discesa ho i quadricipiti in fiamme, beh più per la discesa! Troppo arretrato sto sulle aste..
Ed eccola, neve migliore, posso scendere con le mie belle curve, non che faccia semicerchi, in realtà sono più rettangoli smussati con un lato molto più lungo dell’altro.. Ma sto per lanciarmi. Lorenzo e Riaccado sono rimasti sulla via di salita, presto li raggiungo. Ora si che mi fermo ogni tanto a guardare i miei disegni sulla neve, senza troppa vergogna.
Raggiungo gli altri due, “dai forza” ora la neve ha subito il sole, molto più sciabile, riesco quasi a seguire le curve degli altri due, la velocità aumenta, il tempo cala. Ora mi diverto, ma sempre coi quadricipiti in fiamme causa..sto troppo arretrato.
Rimettiamo piedi sulla morena, scendiamo per dove siamo saliti, fa un caldo bestia ormai, il vento gelido è un lontano ricordo. Ma mi spoglierò solo dove abbiamo calzato gli sci stamani, giusto per evitare sorprese. Da li poi scenderemo il più possibile su neve, alla ricerca di una lingua sul alto destro del ruscello più marcata possibile, slalom tra i sassi, e poi..stop.
Quasi sul pianoro del Pian Venezia (ma sul lato verso il Larcher) deponiamo le armi, belli contenti, oggi ce la siamo sudata davvero. Dai che ce la facciamo a scendere in tempo, ma ora c’è da trovare il modo di guadare il torrente per tornare sul lato corretto: girovaghiamo lungamente, finiamo sulla riva opposta, per fortuna laggiù un ponte di neve ancora bello saldo ci consente di tornare sulla retta via. Scialpinismo primaverile, dal bianco al verde. Arriviamo alla macchina con tempismo perfetto.
Così come questa gita è stata inaspettata, anche le ore iniziali e finali sci sullo zaino lo sono state, così come la fatica, così come la neve difficile nella parte alta. Ma sono sorprese tutto sommato piacevoli, i problemi sono altri.

Qui altre foto.
Qui report.

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