Brentino, amour di..Nicola.
Oggi accontentiamolo, non opponiamoci, non è certo il mio grado ma
qualcosa imparerò di certo e una giornata in scanzonata allegria non
me la leva nessuno. Manca solo Mirko
all'appello, che troveremo al bar di Affi per una lauta colazione.
Parcheggiata l'auto e armatici del
materiale occorrente, si inizia la junglata: ricerca del sentiero,
della traccia, in questo groviglio di erbacce, e poi su erti su
sentieri poco marcati, ripidi e dal fondo poco prensile, quasi
alpinistici! In ogni caso, grande merito a chi si è arzigogolato a
cercare un passaggio percorribile in mezzo a questi boschi ripidi,
cenge rocciose, salti di calcare.
Poi eccoci, dopo 40 minuti buoni di
ravanamento, all'attacco. Parte Mirko,
e già la partenza di questo tiro non sembra per nulla banale, già
lui con la sua forza fatica: sono poi pochi metri, perchè poi
diventa sterpaglia e roccia rotta, per poi arrivare al tiro di 6b+.
Ma intanto io mungo anche i due rinvii di Mirko.
Ora tocca a Nicola,
hai voluto la bici e mo pedala. Prova un po di volte a superare in
libera, ma si tratta di uno strapiombetto con pochi piedi e meno
mani, insomma dura, almeno per noi, e sopratutto per me. In seguito
si che il tiro prosegue con un bel traverso ammanigliato, e con
formazioni di calcare davvero pittoresche!
Riparte Mirko, io questi 6a proprio non
me la sento di tirarli, e oggi mi sono preso la giornata come un “ci
provo, ma senza aspettative”. E questo è davvero un bel tiro:
diedro tecnico, a tratti strapiombante, con una bella fessura al suo
centro da usare nei più svariati modi, fichissimo. Mi ci diverto
pure io, non fosse che arrivato all'ultimo strapiombo le mie braccia
sono ormai cotte e..mungo.
Arriva Nicola, dopo averci deliziato
con lamentele da sforzo, che insiste perchè tiri io ora, ma no, non
mi va, sono tutto bello accucciato in questa sosta con grotticina
annessa intrisa di cacche di topo, perchè fare strane manovre per
spostarmi? Vai tu. E lui va, e lo si sente godere del tiro. Poi vado
anche io, ma parto male aprendo poco le braccia e bloccandomi: un
provvidenziali ditino di Mirko a darmi un po' di equilibrio per non
sbandierare e vado, unico tiro senza mungere.
“Dai vai tu che ce la fai” ma
perchè mi faccio convincere?! E vado. Placca iniziale delicata di
equilibrio sul nulla, ma riesco a passarla con la calma di un
bradipo. Poi però il disastro: quello da sotto sembrava sì uno
strapiombo ma ben ammaniglia, è invece uno strapiombo di un metro e
senza begli appigli.
Prova, alzati, vai, rinvia, “blocca”.
Blocca e riblocca, ma non si passa. “Nicola, accidenti a te!”
Niente non ce la faccio, azzera, ma anche così la manetta lassu non
è abbastanza buona, e se guardo sotto vedo quanto sono “sporgente”:
è ora della staffa artigianale, ma anche così non è facile, porca
vacca.
Senza sapere bene quanto tempo resto li
a tentare di superare la seconda metà del tiro, come mi arzigogolo
per superare questi tratti boulderosi, riesco ad arrivare su qualcosa
di affrontabile, alleluja. Vedo la catena a sinistra, ma “Ragazzi,
vado su, vi ricordate ci sia il sentiero?” “si si”, ok vado
oltre quella salda ma un po' arrugginita catena. Ravana nella giungla
e non vedo nulla, un albero cui far sosta, niente. Trovo un esile
clessidra, uno spuntone, mi fermo qui, lassu ci sarà il sentiero.
Recupero gli altri due, che sento
spesso tendere la corda all'improvviso “state volando eh brutte
persone?! 6a+ 'ste palle, è anche di più 'sto tiro!”, poi
arrivano anche loro mettendoci del tempo. Mirko parte oltre la sosta
a cercare il sentiero, sale sale e non lo vedo quasi più. Nicola
arriva e solo allora capisco che loro sanno ci sia il sentiero se si
saliva una via molto più a nord e lunga il doppio.
Va su anche Nicola, e invece che
seguire il facile tra le frasche con passaggi di massimo III, si va
infilare su una placca spittata, mette giù due miei rinvii e poi
decide di tornare indietro, così poi io quei due me li devo
recuperare per forza! Li raggiungo, Nicola è già ripartito tra la
vegetazione verso l'alto: porca vacca, stai a vedere che ci scatta la
nicolata anche oggi, e io che devo essere a casa presto e volevo
andare tranquillo..
Dopo altri 80 m di corda, giungiamo su
qualcosa che sembra un sentiero, meno male, si svolta verso sinistra,
i miei due merenderos riconoscono il sentiero, meno male. Una
carcassa di ungulato è di cattivo auspicio, poi si scende giù
ripidi, cenge e cengette esposte, abbracciatoni agli alberi e si
ritorna all'attacco.
Devo ammettere che il grande maestro
Nicola a volte ha ragione, queste vie servono e insegnano, sono ben
contento di essermela cavata a uscire da un tiro al di fuori delle
mie possibilità. Poi davvero un chapeaux a chi ha chiodato queste
vie, ripulito, cercato sentieri di salita e discesa. Peccato non sia
valorizzato questo posto, ma se poi c'è da rischiare che diventi un
marmorizzato Arco, allora preferisco così!
Qui altre foto.
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