sabato 4 ottobre 2014

Mungendo come gli allevatori di vacche: Pilastro Bianco

Brentino, amour di..Nicola. Oggi accontentiamolo, non opponiamoci, non è certo il mio grado ma qualcosa imparerò di certo e una giornata in scanzonata allegria non me la leva nessuno. Manca solo Mirko all'appello, che troveremo al bar di Affi per una lauta colazione.
Parcheggiata l'auto e armatici del materiale occorrente, si inizia la junglata: ricerca del sentiero, della traccia, in questo groviglio di erbacce, e poi su erti su sentieri poco marcati, ripidi e dal fondo poco prensile, quasi alpinistici! In ogni caso, grande merito a chi si è arzigogolato a cercare un passaggio percorribile in mezzo a questi boschi ripidi, cenge rocciose, salti di calcare.
Poi eccoci, dopo 40 minuti buoni di ravanamento, all'attacco. Parte Mirko, e già la partenza di questo tiro non sembra per nulla banale, già lui con la sua forza fatica: sono poi pochi metri, perchè poi diventa sterpaglia e roccia rotta, per poi arrivare al tiro di 6b+. Ma intanto io mungo anche i due rinvii di Mirko.
Ora tocca a Nicola, hai voluto la bici e mo pedala. Prova un po di volte a superare in libera, ma si tratta di uno strapiombetto con pochi piedi e meno mani, insomma dura, almeno per noi, e sopratutto per me. In seguito si che il tiro prosegue con un bel traverso ammanigliato, e con formazioni di calcare davvero pittoresche!
Riparte Mirko, io questi 6a proprio non me la sento di tirarli, e oggi mi sono preso la giornata come un “ci provo, ma senza aspettative”. E questo è davvero un bel tiro: diedro tecnico, a tratti strapiombante, con una bella fessura al suo centro da usare nei più svariati modi, fichissimo. Mi ci diverto pure io, non fosse che arrivato all'ultimo strapiombo le mie braccia sono ormai cotte e..mungo.
Arriva Nicola, dopo averci deliziato con lamentele da sforzo, che insiste perchè tiri io ora, ma no, non mi va, sono tutto bello accucciato in questa sosta con grotticina annessa intrisa di cacche di topo, perchè fare strane manovre per spostarmi? Vai tu. E lui va, e lo si sente godere del tiro. Poi vado anche io, ma parto male aprendo poco le braccia e bloccandomi: un provvidenziali ditino di Mirko a darmi un po' di equilibrio per non sbandierare e vado, unico tiro senza mungere.
“Dai vai tu che ce la fai” ma perchè mi faccio convincere?! E vado. Placca iniziale delicata di equilibrio sul nulla, ma riesco a passarla con la calma di un bradipo. Poi però il disastro: quello da sotto sembrava sì uno strapiombo ma ben ammaniglia, è invece uno strapiombo di un metro e senza begli appigli.
Prova, alzati, vai, rinvia, “blocca”. Blocca e riblocca, ma non si passa. “Nicola, accidenti a te!” Niente non ce la faccio, azzera, ma anche così la manetta lassu non è abbastanza buona, e se guardo sotto vedo quanto sono “sporgente”: è ora della staffa artigianale, ma anche così non è facile, porca vacca.
Senza sapere bene quanto tempo resto li a tentare di superare la seconda metà del tiro, come mi arzigogolo per superare questi tratti boulderosi, riesco ad arrivare su qualcosa di affrontabile, alleluja. Vedo la catena a sinistra, ma “Ragazzi, vado su, vi ricordate ci sia il sentiero?” “si si”, ok vado oltre quella salda ma un po' arrugginita catena. Ravana nella giungla e non vedo nulla, un albero cui far sosta, niente. Trovo un esile clessidra, uno spuntone, mi fermo qui, lassu ci sarà il sentiero.
Recupero gli altri due, che sento spesso tendere la corda all'improvviso “state volando eh brutte persone?! 6a+ 'ste palle, è anche di più 'sto tiro!”, poi arrivano anche loro mettendoci del tempo. Mirko parte oltre la sosta a cercare il sentiero, sale sale e non lo vedo quasi più. Nicola arriva e solo allora capisco che loro sanno ci sia il sentiero se si saliva una via molto più a nord e lunga il doppio.
Va su anche Nicola, e invece che seguire il facile tra le frasche con passaggi di massimo III, si va infilare su una placca spittata, mette giù due miei rinvii e poi decide di tornare indietro, così poi io quei due me li devo recuperare per forza! Li raggiungo, Nicola è già ripartito tra la vegetazione verso l'alto: porca vacca, stai a vedere che ci scatta la nicolata anche oggi, e io che devo essere a casa presto e volevo andare tranquillo..
Dopo altri 80 m di corda, giungiamo su qualcosa che sembra un sentiero, meno male, si svolta verso sinistra, i miei due merenderos riconoscono il sentiero, meno male. Una carcassa di ungulato è di cattivo auspicio, poi si scende giù ripidi, cenge e cengette esposte, abbracciatoni agli alberi e si ritorna all'attacco.
Devo ammettere che il grande maestro Nicola a volte ha ragione, queste vie servono e insegnano, sono ben contento di essermela cavata a uscire da un tiro al di fuori delle mie possibilità. Poi davvero un chapeaux a chi ha chiodato queste vie, ripulito, cercato sentieri di salita e discesa. Peccato non sia valorizzato questo posto, ma se poi c'è da rischiare che diventi un marmorizzato Arco, allora preferisco così!

Qui altre foto.

Nessun commento:

Posta un commento