Ieri qui.
Mentre faticosamente recupero Ricky,
osservo l'ultimo tiro, la fessura camino, ecco un chiodo, bello
verticale! E infatti il mio amico lo vedo leggermente in difficoltà:
passaggio ostico un metro sopra la partenza, strapiombo senza mani a
sinistra della fessura, poi va, sale, ma poche protezioni, e dopo un
certo tempo lo sento che arriva.
Suona la sveglia, 5e35, voglio andare
fuori a vedere il cielo e fare qualche foto aspettando l'alba. No no,
si sta troppo bene qui al caldo, rimando un po' la sveglia. Dopo una
mezzoretta esco dal comodo e caldo sacco a pelo, se non altro perchè
la vescica preme. Il cielo presenta qualche nube alta e velatura, ma
nulla di che.
Resto fuori un po', rientro e trovo
anche Riccardo sveglio, esce anche lui e fotografiamo lo spettacolo
dell'alba, le nubi che da grigio notte dormiente si colorano di rosso
acceso, quella luce laggiu che nasce dietro il Tamer, e l'Agner che
si desta lentamente ma prepotentemente.
La fame chiama, e anche la voglia di
arrampicare, quindi ci spostiamo all'ingresso del
Rifugio Carestiato con fornello, pentolino, latte, caffe solubile e
torta, a scaldarci che adesso il freddo punge, anche se pare essere
ben inferiore a ieri. E mentre ci colazioniamo, la mascotte del
rifugio viene a farci visita, guardinga, si avvicina piano piano,
cerca briciole, finchè arriva ben vicino a cercare di impietosirci,
ma ormai la torta è già nelle nostre pance.
Escono anche i quattro ragazzi
romagnoli arrivati stanotte, al sole si sta proprio bene, ma noi
abbiamo fame di roccia adesso e iniziamo quindi a prepararci,
lasciamo uno zaino coi sacchi a pelo e le cose inutili al locale
invernale, e ci avviamo di nuovo verso le pareti, inizialmente verso
la ferrata e poi verso destra.
Sarebbe stato bello attaccare la Pala
del Belia, magari non sullo Spigolo Soraru ma sulla Penasa, ma il
meteo un po' incerto, la lunghezza della via, le temperature ok
finchè c'è il sole ma dopo chissà, il coprifuoco e la
soddisfazione di ieri, ci fanno optare per la più corta Pala del Bo,
via Decima Cimpellin.
Già che ieri sera ne abbiamo viste
delle belle. Tornati al rifugio dopo la nostra via, vedevamo una
cordata impegnata sulle ultime due lunghezze, quindi verso le 16, e
quando siamo risaliti al rifugio dopo la nostra lauta cena, le
frontali illuminavano la cima della Pala del Bo, ben tre ore dopo.
Chissà che han combinato. Siamo rimasti un po' a far vedere le
nostre di frontali per far capire che c'era qualcuno se avevano
bisogno di aiuto, ma poi sono scesi con le loro gambe.
Sotto la Pala del Belia che tetti,
nulla in confronto a qualche decina di metri più su, ma già
questi.. Si sale si sale, che caldo, anche oggi staremo bene
assolati, intanto però questa parete ci affascina e anche se non
siamo ancora andati via, ho già voglia di ritornare!
Parto io oggi, così pareggiamo i
conti, risalgo il camino cercando di caminare il più possibile,
almeno da rendere questo III un po' più interessante. Ormai
psicologicamente le poche protezioni non danno più da fare, vedere
che l'ultima è a 6-7 m sotto di te non fa più tanta impressione, ma
quando è un friend mal messo.. Placchettina sulla destra a superare
il masso incastrato in strapiombo nel camino e poi delicato traverso
verso sinistra alla sosta.
Ora tocca a Ricky, arrampicata plaisir
oggi, o almeno per ora. Alla ricerca però della via, visto che anche
qui di chiodi se ne vedono davvero pochi. Giusto i due della sosta
per il tiro del mio amico, ma questo sole scalda gli animi!
Vado per il terzo, ma salire di qui?
Alla faccia dello strapiombo! Sarà ben ammanigliato per essere un
IV: insomma.. Sono i piedi che fluttuano nel vuoto a cercare un
improbabile appoggio, anche minimo, giusto per sollevarsi un po' e
modificare la mano da trazione a sostituzione.. Taac, passato, poi
vago su una parete uniforma alla ricerca della sosta.. Quanto tempo
si perde a cercare la via! Ma eccola, che bruttina..
Uno strano diedro attende Riccardo,
indecisi se sia di li o di la, ma deve essere di li. Almeno qualche
chiodo la relazione lo da, e anche se procede un po' circospetto, lo
vedo salire: certo che il V di ieri lo vedevo meno impegnativo però.
Bel tiro però, buone mani e qualche passo niente male, poi la sosta
è davvero scomoda, ci si scavalla per proseguire. Inizia a far
freschino, ci vestiamo.
Ma dove proseguire?! Lassù sembra
vedersi qualcosa, ma non può essere la sosta cosi vicina, la
relazione chiama 45m! Ma già ieri abbiamo visto che forse pecca un
po' questa guida.. Mah, vado, che traverso delicato, i tutti i chiodi
dove sono?! Ne trovo solo uno. Canale detritico friabile in traverso,
ed eccomi alla sosta. Ma dai, allungo bene questo rinvio e provo a
proseguire, tanto se il tiro dopo è 25 ce la faccio, e così è, la
camminata sulla cengia erbosa facendo il tiro alla fune. Il cordone
avvolto intorno a un bassissimo masso incastrato mi fa intuire sia la
sosta.
“Parto!” ma porca vacca quanto è
duro questo passaggio?! Altro che IV, se faccio un confronto con ieri
è un V pieno! Oh insomma, provo a salire, niente mani, scendi,
riprova, una manina alta, ma non mi regge, torna giù, finisco appeso
un bel po di volte, mi cuocio le braccia e inizio a capire come mai
forse quelli di ieri sera sono scesi con le frontali. Provo anche la
fessura, ma liscia liscia.
Riesco alla fine, non so dopo quanto, a
superare quei due tre passaggi duri, poi le difficoltà calano man
mano, lasciando un tiro bello verticale e ben ammanigliato solo in
alto. Per questo tiro finisce che in due ci mettiamo un'ora a
salire.. Poi siamo fuori, una fame della madonna e ci sfoghiamo su un
po' di roba che abbiamo. E intorno a noi le nuvole hanno preso
possesso delle cime più alte, tra cui anche il Moiazza di cui
scrutiamo gli anfratti col naso all'insu.
Discesa ripida, inizialmente comoda
nell erba, poi con la possibilità di affidarsi alla stretta dei
mughi, e infine su ghiaino bastardo, il caldo che torna ad
attanagliarci. Alle 13e30 arriviamo al rifugio per riprendere le
nostre cose, sperando ci siano ancora, e scambiamo due chiacchiere
con tre signori in la con l'età che parlano delle loro arrampicate
qui come bei ricordi..
La mascotte del rifugio è ancora in
zona, ma adesso con la fame e sete che abbiamo vogliamo solo
scendere, altro che capra, ma solo dopo aver dato un'altra visione a
tutti i panorami che questo balcone sulle prealpi bellunesi offre.
Il parcheggio oggi è bello affollato,
ma nulla ci leva lo spirito selvaggio di un cambio abito integrale e
in successione birra e torta sulla panchina. Gran bel weekend, temo
l'ultimo di arrampicata in dolomiti, ma qui ci sono due tre vie che
devo tornare a fare.
Qui altre foto.
Qui report.
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