Partiti carichi per far qualcosa su
ghiaccio, man mano gli animi si spengono tra scazzi generali,
lasciando a bollire in pentola me,
Giorgio e Roberto. Dove andare dove non andare, sembra che in Val
Daone qualcosa si riesca a fare, Placido dice che Macchu Picchu si sale, perciò dai proviamo ad andare la, mal che vada faremo quella,
io l'ho già salita, loro no.
Colazione in un barrettino di strada e
poi ci sfoghiamo anche sulla torta della moglie di Giorgio mentre ci
vestiamo: ne rimarrà un pezzo che in ogni modo non uscirà dalla
valle. Decidiamo di comune accordo (accidenti, in realtà si affidano
a me che in fatto di cascate risulto essere il più esperto, poveri
noi) di provare a salire in Val di Leno a tentare Proxima Centauri,
piuttosto che finire nell'ingorgo delle cascate più giù.
Scorriamo sotto un bel cascatone subito
dopo la centrale dell Enel, che bella! Ma è mezza liquida, non è
che piscia un po', è proprio che non è formata! Ma noi saliamo,
fiduciosi, una mulattiera che si inerpica ripida sul versante e che
dovrebbe depositarci nella valle dei desideri. Qualche tratto
ghiacciato ci fa camminare con circospezione, ora il sole filtra tra
gli alberi e ci illumina in pieno, ma dura poco, meglio così.
Il sentiero spiana, siamo sopra il
cascatone di cui sotto, è un ruscello contornato di bianco, un po'
ghiacciato, ma che scorre ancora bene. Azzo, realizziamo che è la
Regina del Lago, quella che Placido aveva detto che si stava
chiudendo: alla faccia, io sarò inesperto, ma qui credo ci vogliano
parecchi giorni prima che si chiuda! La storia ci inizia a puzzare..
La Val di Leno è almeno un bel posto,
siamo in mezzo alla poca neve che è scesa dal cielo ma che qui si
conserva non vedendo mai il sole. Piano piano il bosco si dirada,
stiamo per arrivare a uno spiazzo, direi che ormai manca poco alla
malga e quindi anche alle cascate, ma ancora non vedo tracce di gente
che sia scesa per salire sull'altro versante verso gli attacchi.
Ecco le cascate, ma quale sarà la
nostra? Sulla guida di Cappellari non ci sono foto, e noi non ci siamo documentati a dovere probabilmente.
Di certo vediamo che non ci sembrano proprio in forma: vari buchi,
tratti esili, placche scoperte. Di certo per essere sicuri di ciò
sarebbe il caso di andarci sotto a vedere, ma se facessimo questo
saremmo sicuri di non avere altre chanche con le cascate tipo Macchu
Picchu, quindi optiamo per scendere da lei per andare sul sicuro. Troppo insicuri, troppo inesperti? Piò essere.
Ci rimane di certo un bel ricordo della
Val di Leno, dovremo tornarci, e forse salire anche più su al
Circolo del Gelo. Scendendo incrociamo due ragazzi carichi come muli
che pensano (sperano) stare via due giorni bivaccando alla Malga del
Gelo. Li ritroveremo alla macchina, la malga è una catapecchia e le
cascate su sono troppo magre.
Rieccoci sotto la Regina del Lago, che
spettacolo, spero salirla quest'anno, senza pinne e boccaglio
ovviamente.. Ci si guarda intorno per capire le altre cascate in
vista cosa siano. Oh mio Dio, quanto deve essere dritta il Sogno del
Gran Scozzese! Dai dai, diamoci una mossa che magari qualcosa
riusciamo a portarlo a casa. Siamo già partiti sapendo che poteva
andare davvero male, ma così tanto anche no.
Sulla strada incontriamo una comitiva
di bambini, nessun ghiacciatore, o sono già tutti su o chissà, non
c'è nessuno?! Siamo fregati. Scorriamo sulla strada della speranza,
passiamo sotto le cascate a destra (tipo Vai Mo) tutte scariche,
praticamente solo qualche candela. Sulla sinistra idem. Inizio ad
essere davvero dubbioso.
Eccoci a Macchu Picchu “Ragazzi, è
il momento della verità, li dietro c'è lei”. Giro l'angolo ed
eccola, quanto è magra. Già quando venni a farla qualche anno fa,
Nicola mi disse che così
magra non l'aveva mai vista, ora è pure peggio. Ma ci sono due
cordate, forse tre in base agli zaini alla base, vorrà dire che si
sale lo stesso. Dai che andiamo!
Fuori le viti, fila le corde, metti i
ramponi, scalda le mani, prepara le picche, sono pronto, vado. La
cascata non è certo difficile, solo un muretto di 4-5m, per il resto
è appoggiata, ma oggi il ghiaccio è pochino e bagnato. Il
piccozzabile è già spiccozzato, mi meraviglio di non trovare fori
di chiodi, io qualcosa metto giù anche se vista la consistenza del
ghiaccio non ci faccio gran affidamento.
Arrivo alla prima sosta, ma ho fatto
troppi pochi metri per fermarmi, salgo alla prossima, col muretto da
affrontare un po' su ghiaccio e un po' in spaccata su roccia, mamma
se è magra e se è bagnato il ghiaccio! Ecco la sosta, dopo un 45m
di salita, almeno non ho avuto troppi patemi per salire, mi sento in
forma: la mia parte ce la metto.
La sosta è incredibilmente scomoda,
segno che manca almeno un metro di ghiaccio sotto i piedi. Recupero
gli altri due, ma c'è un tizio che si cala, ecco il ghiaccio che mi
arrivava addosso da chi arrivava. Almeno ha la cortesia di chiedere
scusa, ma che doveva per forza calarsi perchè uscire per il sentiero
è un casino. Mmm, anche questo mi piace poco, ma tanto siamo
l'ultima cordata, che ce frega.
Altri due si calano, vedo Giorgio
spuntare alla prima sosta, do un'altra occhiata ai prossimi metri che
dovrò salire dopo, ricordavo una placconata di ghiaccio continua,
ora solo rigagnoli. Vedo anche Roberto, si vede che non hanno troppa
confidenza con la materia, ma ci sta, se torno indietro con la
memoria quanto ero titubante io!
Giorgio supera il muretto, poi anche
Roberto (col telefono che squilla) ed eccoci tutti in sosta, ad
arzigogolarci per i giri di corda che possono esser nati nella
salita. Bene, ora tocca ripartire. Vado, metto giù un paio di viti,
un po' troppo bagnato questo ghiaccio, do una piccozzata che crea un
rumore tipo “splash”: non mi piace. Guardo su, piscia tanto, il
ghiaccio non sembra bello, non vedo nemmeno bene se sulla sinistra si
riesca a passare o se tocca fare del misto.
“Ragazzi, a me non gusta molto”,
non mi ci vuole tanto per convincerli, “Andrea, se non sei convinto
tu che sei quello con più esperienza, scendiamo e fine! Anche perchè
noi tanto non saliamo da primi”. A posto, disarrampico (!) e arrivo
in sosta di nuovo, foto di abbandono e iniziamo a preparare la
doppia, tanto ne basta una.
Va beh, almeno un tiro da primo l'ho
fatto, e anche loro qualcosa han fatto. Roberto calandosi ha pure un
problema al machard, ilare situazione, considerando che già alla
sosta ci aveva deliziato rispondendo al telefono “no non mi
disturbi, sto facendo una cascata di ghiaccio”. Infine tutti alla
base dopo aver fatto scintille coi ramponi sulle placche di Daone!
Scendiamo scoraggiati da questo inverno
che non arriva (e coi vecchi che avevano ragione a dire di non essere convinti!), e anche un po' da indicazioni un po' troppo
ottimistiche che ci sono state fornite, ma magari siamo noi che
abbiamo attaccato tardi per una serie di eventi. Almeno, come al
solito, le risate non sono mancate! E ora filiamo verso Arco,
l'esperienza ha insegnato a Roberto di cambiare scarponi e a Giorgio
ramponi, alè.
Qui altre foto.
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