“Martedì cascata, ci sei?” “Ed è
da chiedere?!” Ma non ne ero convinto fino all'ultimo, ok che
l'avevano ripetuta a metà mese, da allora chissà quanto erano
cambiate le condizioni.. Tuttavia la voglia è tanta, poi si
prospetta una lunga giornata in compagnia, di quelle che seppur
faticose anche in termini di viaggio, poi ti restano nella memoria.
Quando al lunedì leggo che l'hanno salita ieri, allora mi
tranquilizzo.
Ore 2e15 passo a prendere Nicola,
alle 3 è la volta di Cristian,
una nebbia della madonna che ci segue fino in Val d'Aosta. Una sosta
all'ultimo autogrill piemontese, dove dopo Nicola è il mio turno di
guidare: dopo qualche km al volante noto con sonora e vibrante
soddisfazione che sullo specchietto laterale c' è dell'acqua solida:
che Dio ti benedica!
L'ultimo ostacolo al raggiungimento del
parcheggio è un cervo enorme che mi attraversa la strada all'ultimo
minuto, dopo l'inchiodata sì che sono sveglio. Passiamo la
“strettoia” di Saint
Jacques, e poi contiamo i bivi, uno, due, ecco ci sarà da girare
qui. Andiamo ma torniamo indietro, siamo titubanti. La relazione
parla del secondo ponte a sinistra, però a questa “rotonda” c' è
pure un mausoleo in mezzo, perchè non l'hanno segnato? Eppure è
questo.
Parcheggiamo la macchina senza salire
oltre la segheria, uno strato di ghiaccio invade la strada, anche a
piedi sarà una certa “impresa” risalirlo. Iniziamo a prepararci,
viti da ghiaccio di qua, piccozze di la, che bello ritirare fuori
certi arnesi! Porca paletta, arriva un'altra auto, normale, una delle
poche cascate formate, report su web, folla garantita.
Alle 7e40, inizia a rischiarare, ci
mettiamo in marcia, mi metto in marcia, visto che gli altri due sono
già partiti da un po'.. Risalgo la strada, arrivo a un bivio, ma è
troppo ripido perchè Nicola lo abbia risalito, continuo in compagnia
di due componenti dell'altra macchina e sblim, cascone per terra
scivolando sul ghiaccio! Nulla di rotto..
Si arriva a uno spiazzo nel bosco,
provo ad avanzare ma la strada non sale più, cerco i miei amici ma
non li vedo, mi hanno seminato! Torno indietro e risalgo il pendio
erboso, al termine del quale vedo Nicola e Cristian che mi aspettano.
Cristian, già precedentemente agitato e frettoloso alla vista di
altri concorrenti per la colata di ghiaccio, affretta il passo nel
vedere che sono dietro di me i concorrenti.
Uno sguardo oltre le punte degli
alberi, ed ecco il Polluce che appare: mi ero scordato che siamo in mezzo ad alte cime, mica bau
bau micio micio. Abbandoniamo la strada, a torto, per iniziare un bel
traverso che ci addentri nella valle: non fa freddo, penso quasi sia
meglio così magari oggi evito il classico tremolio in sosta dopo la
sudata sul tiro e il gelone alle mani.
Termina il sentiero, si scorge quella
che potrebbe essere la bastionata dove giacciono le colate, e le orme
risalgono, quindi avanti tutta in mezzo a gradoni di roccia e sassoni
mobili su fondo sdrucciolevole..era meglio stare sulla strada, ecco
che dopo decine di metri di risalita la reincontriamo..
Degli altri tre nessuna traccia, dove
saranno finiti? Ma Cristian non demorde, dai muoviamoci! Intanto
spunta il sole, ancora non ci illumina ma rende splendente la poca
neve che ci circonda, e spunta il Cervino, la gran becca, che Nicola
brama e con la quale si eccita alla sola vista su riviste
“pornomontigrafiche”.
Si risale il pendio nevoso che in caso
di rischio valanghe non deve essere proprio una sicurezza, ma oggi
siamo abbastanza tranquilli, c'è solo da sprofondare un po' in certi
tratti, e poi finalmente al sole, a scaldarci prima di finire
nell'anfiteatro ombroso della cascata.
Sbregoretex è già in vista da un po', ora che ci passiamo sotto
avvertiamo che sia magrina, la nostra Alpe di Cortox di Destra resta
ancora nascosta, ma dopo poco vediamo anche lei e ne risaliamo
l'ultimo erto pendio nevoso dove rimpiango non aver ancora i ramponi
ai piedi..
Voilà, siamo alla base. Una cascata di
4 per iniziare la stagione, direi che la inizio con il mio limite, ma
va bene, altrimenti chissà quanto ci sarebbe da aspettare con questa
stagione balorda.. Poi sono con due boss, in una botte di ferro!
Dopo quasi due ore dall'auto, ci
piazziamo sulla destra, dove c'è una sosta cui potersi assicurare,
d'altronde sotto di noi abbiamo uno scivolo a 50° che non permette
errori, e sopra di noi un vento birichino ci procura continue docce
di neve ghiacciata che si infila dappertutto: fortuna ho la mia
giacca giallo polenta di on-ice
col cappuccio. Spindrift, che fastidio, ma ancora è niente.
Nicola e Cristian fingono di litigarsi
il primo tiro, alla fine parte Cristian. Il primo tratto non sembra
difficilissimo, ed è uno spettacolo vedere come piazza bene le viti
in uno zigzag appena accennato. Poi quando arriva in prossimità del
candelotto la musica cambia: poco ghiaccio e delicato, da aggirare
sulla sinistra e muoversi con calma. L'altra cordata osserva in
attesa di partire anche lei.
Ohibo, tocca a noi. Vado prima io, dal
basso della mia scarsezza lascio Nicola dietro, così all' occorrenza
il materiale lo recupera lui e io trovo ghiaccio migliore. Quanto mi
mancava questo movimento del polso che lancia la picca per dargli poi
un colpetto finale a cercare di conficcarla nel ghiaccio migliore..
Ma anche a cercare i buchi di chi mi ha preceduto.
Intanto gli spindrift sono un goduria,
testo la visiera del nuovo casco ma non mi ci trovo un granchè bene.
La parte iniziale finisce, ora tocca a me la parte più verticale,
dove tocca muoversi un pochino a mo' di diedro ed essere atletico.
Con le mani che iniziano a gelarsi a modo, e la neve che sul tratto
verticale scende copiosa a oscurarmi la vista. Nicola amico mio,
cerco di darmi una mossa, ma se non riesco ad alzare lo sguardo..
Pezzettino nevoso ed ecco Cristian alla
sosta, un bel grottino con una parete di roccia e una di ghiaccio. Ma
io penso alle mia mani supercongelate, doloranti e in attesa del
gelone che le renderà ancora più sofferenti: fa parte del gioco, ma
questo dolore e sensazione di vomito provocata da esso, non mi
mancava poi troppo.. ah!
Istanti interminabili e passa, oggi non
tornerà più almeno. Ma quanto è suggestiva questa sosta, per non
parlare del fatto che poi c'è da risalire il candelone davanti a
noi, molto fotogenico. Arriva anche Nicola, così come l'altra
cordata, e Cristian si riappresta a partire.
Eccolo in azione, con la sua parte
narcisista che ogni tanto gli fa dire “fotina” rivolto a Nicola.
Non vedo ma immagino sia un bel tratto, che poi toccherà ben presto
a me visto che in fondo questo tiro non è lunghissimo e la sua
difficoltà si concentra su questi 5m di candela. Metri che saranno
una doccia continua di neve, maledetti spindrift!
Seconda sosta, meno pittoresca
dell'altra ma con bella visuale sulle difficoltà successive, che
spettano a Nicola. Almeno adesso le mani stanno meglio, niente
geloni! Il panorama è sempre mozzafiato, le ore di macchina per
giungere fino qui acquistano un significato.
Nicola parte bello arzillo, lo seguiamo
con lo sguardo finchè possiamo, ma superata la candelona ne sparisce
alla sommità. La corda continua a scorrere mentre anche l'altra
cordata si ricompatta alla sosta che stiamo occupando. Una
sbirciatina al “solito” panorama col quale stiamo condividendo la
salita..
Oh bene, arriva il nostro turno. Si
parte senza grandi difficoltà, ma ben presto la verticalità
aumenta, ma sopratutto aumenta la doccia di neve farinosa che si
infila dappertutto, nonostante il cappuccio mi sento anche l'ombelico
“fresco”! Mi dispiace far aspettare chi sta dietro di me, ma non
riesco nemmeno ad alzare lo sguardo, faccia bella ghiacciata dal
bagnato e dall'aria gelida e occhi da pianto..
Finalmente spiana un po', il che mi
rallegra non tanto per le difficoltà quanto per la neve che adesso
scivola sotto le mie picche, non sulla mia testa! Arrivo in sosta,
finiti i giochi sigh. Nonostante quello che pensasse Nicola, avevo
abbastanza chiaro che si trattasse solo di tre tiri, ma va bene così.
Sosta vista 4mila: Cervino,
Roccia Nera, Polluce, Castore, e la dietro quelle gobbette secondo me
sono i Lyskamm.
Ma c'è chi ha fretta, perciò iniziamo
a preparare le doppie, e dopo aver aspettato che un po' di gente
salisse, Cristian inizia la discesa, seguito a ruota da me e Nicola.
Siamo veloci a scendere, ma non sapendolo ci fermiamo anche alla
seconda sosta, quando in realtà dalla terza si poteva scendere già
alla prima!
Ben presto siamo alla base, mi rifugio
frettoloso verso la sinistra orografica che dall'alto scende roba
solida dalla quale è meglio stare lontano! Cristian ha ancora fame,
e come dargli torto, quindi scendiamo a ci spostiamo verso
Sbregoretex, con anche qui un po' di roba che scende dall'alto per
una cordata che si sta calando.
La cascata è secca, la goulotte a
sinistra appena accettabile. Cristian parte, bello delicato, anche
lui stavolta non lesina protezioni e sale con molta calma: il freddo
dello star fermi inizia a farsi sentire, mentre faccio due
chiacchiere con Nicola mangiando biscotti, il nostro amico sparisce
alla vista.
Già la cordata che avevamo dietro
sull'Alpe di Cortox di Destra ci aveva avvisato che le soste di
Sbregoretex fanno cagare, Cristian quando ci arriva lo conferma.
Siccome nessun altro sale, deve scendere lui: armeggia parecchio, fa
passare la corda nella sosta e in una clessidra di ghiaccio, poi
scende disarrampicando!
Tra salita e discesa ci ha messo un'ora
e mezzo, ma ci sta tutta! Ora però meglio scendere, o la frontale
che sembrava esagerata oggi diventerà d'obbligo! Ci buttiamo giù
per il pendio fino a ritrovare la strada, io e nicola per dove siamo
saliti mentre Cristian ben più a sinistra. Alla strada ci spogliamo
di tutto l'armamento e iniziamo la separazione dei beni, tra una
battuta e l'altra.
E ora non resta che incamminarsi
seguendo la strada, che però non scende e quindi ci fa titubare, ma
dai che è questa, e quando ormai abbiamo perso le speranze, una
serie di tornati fa scendere velocemente, gustandoci anche un
tramonto sui 4mila della Val d'Ayas. Davvero inaspettato per questo
periodo dell'anno!
Alla macchina per fortuna il buon
Nicola ha pensato bene di portare un po di dolce e una buona birra
delle sue, impareggiabile come sempre! Sono poi le 17e30, meglio che
ci mettiamo alla guida adesso!
E mentre sono li che penso al fatto che
fuori dall'auto siamo stati 10 ore, mentre di viaggio ce ne vogliono
8 in tutto, allora la giornata è riuscita! Una nebbia fitta fitta
come all'andata,e a Piacenza la sorpresa: tutto fermo, camion in
fiamme. Arriviamo così a casa alle 22, e le ore fuori dalla macchina
pareggiano quelle dentro la stessa, ahimè.
Siamo qui a lamentarci della
sfacchinata, ma siamo già pronti e vogliosi di farne un'altra!
Qui altre foto.
Qui relazione.
Qui report.
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