Terzo
giorno, terzo passo, terza meta rinomata, sempre da soli. Dopo il Passo Gardena colMur de Pisciadu, dopo il Passo Sella con la Seconda Torre, oggi siamo al Passo
Pordoi per il Sas Pordoi. Tutte mete prestigiose da inserire nel proprio CV
alpinistico, oltre che belle salite. Oggi poi abbiamo deciso questa meta per
salire uno spigolo sud, ovvero stare al sole e al calduccio: sarà il giorno in
cui abbiamo preso più freddo.
Un po' per
rientrare a casa a un'ora decente, un po' per non trovare traffico in via, e
tranquilli che il sole ci scalderà, alle 7e15 siamo già in cammino. Colazione
al fornellino e niente caffè al bar perchè apre troppo tardi. Si sale sulla
scivolosa scalinata in legno, un sacco di fango ci preoccupa: ma quanto ha
piovuto qui ieri? Le pareti però sembrano asciutte.
Una
bell'alba sul Catinaccio, ma il bello deriva dalle nuvole che offuscano il
sole: andare via! Una spelacchiata Marmolada, un biker che ci segue con la bici
in spalla, i camosci lassù, e il quadretto è fatto. nessuno che arrampica, solo
più tardi ci raggiungeranno due cordate che però saliranno un'altra via.
All'attacco
un timido sole ci scalda, ma dura poco. ben presto salgono le nebbie da valle,
il cielo si annuvola, inizia il vento, e noi ci geleremo anche le dita: alla
faccia del "facciamo una via al caldo". Riccardo parte e lo vedo
titubare un pochino, il che mi preoccupa. Titubare ma non certo fermarsi, lui
viaggia.
Magici
diedri. Anche oggi me ne tocca uno bello tosto, che strapiomba man mano e
obbliga a usare quegli arti superiori belli intorpiditi. Devo ammettere che
inizio ad averne abbastanza e aver voglia di caldo: altro che birra a fine
gita, ci vorrebbe una cioccolata.
La via è
bella, peccato sia sovrastata dalla funivia. Riccardo parte per il terzo tiro
con il mezzo meccanico che ha iniziato la spola continua su e giù, ma almeno è
silenziosa, per quello che può. Siamo sul tiro più duro sulla carta, fatto
questo siamo a posto. peccato che questa frase ce la ripeteremo spesso, ogni
sosta fino alla penultima.
Su L4 navigo
un po' nel giallone, si sale dove si vuole su questa parete dritta ma ben
ammanigliata che è un piacere. Un piacere finchè trovi la sosta, e io qui
inizio a faticar eun pochino, poi finalmente eccola, anche se di spit non ne
vedo. Ma deve esser questa.
Traversino
per Riccardo, e poi su dritto di nuovo. Le difficoltà su questi primi tiri sono
piuttosto costanti, non eccessive ma costanti: ergo, sommando il tutto si sale
arrampicando seriamente. E il vento e il nuvoloso e il freddo, non aiutano di
certo.
Speriamo di
essere in via, ma il mio tiro mi pare logico. Solo che passato il traverso non
trovo la sosta: cerca avanti, torna indietro, nulla. Guarda su per interpretare
il prossimo tiro ma mi pare lo schizzo non torni per nulla. Una bella clessidra
consumata mi fa però pensare di essere nel posto giusto.
Mentre il
mio amico sale il prossimo tiro, inizio a temere di prendere il temporale anche
oggi. E chissà se siamo sulla via giusta, qui c'è un labirinto di parenti, o
almeno così pare. No no, niente paura, interpretiamo correttamente la roccia
piuttosto che lo schizzo, e ci saltiamo fuori.
Dopo il tiro
di Riccardo, il mio sale ancora un pochino per poi traversare nettamente sul
facile verso sinistra: comincio a risalire un canale ma di nuovo la corda tira
un casino, e dire che ho allungato i rinvii. Si vede non abbastanza. Due chiodi
mi salvano, faccio sosta (solo dopo ne vedrò un terzo).
Sembrerebbe
che ormai dovremmo essere in vista del mostro metallico, e Ricky mi conferma
ciò pochi metri dopo esser ripartito. Altra conferma è il detrito che la corda
fa cadere, tutto quel II grado sommitale che ci dovrebbe portare agevolmente
alla fine della via.
Invece sul
tiro che spetta a me, posso complicarmi la vita e prendere di petto alcuni
risalti, giungendo a qualche metro anche di IV, giusto perchè non ne ho avuto
abbastanza: prima non ne volevo più, ora che stiamo per finire invece ne voglio
ancora!
Sosto sulla
cresta, Riccardo mi raggiunge, forse qualche goccia scende, lui lo vedo
arrivare con già le scarpe da ginnastica ai piedi. Sale poi svelto verso la funivia,
dove, come da richiesta, sosta direttamente sui pali della stessa, e fine della
giornata arrampicatoria.
Gente che ti
guarda come tu fossi un marziano. Mangiamo e beviamo qualcosa alla svelta
mentre ci cambiamo e mettiamo a posto la roba, nella paura del temporale che
incombe. Due chiacchiere con due ragazzi romagnoli che ci hanno raggiungo dopo
la Via Maria, ma dobbiamo scappare giù.
Gente che si
stupisce nello scoprire che oltre alla funivia esiste anche un sentiero per
scendere verso il Passo Pordoi, miracolo. Scivolando sulla ghiaia, in un batti
baleno siamo alla macchina: sistemazione del material e casino di tre giorni a
far ei vagabondi delle dolomiti, birra e panino e si scende verso casa. Fine
dell'estate? Speriamo di no!
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