Rispolverare la mia vecchia e cara Kona
mi fa un certo effetto: rimetterla sui sentieri di montagna a sudare
in salita e sfrecciare in discesa mi riporta indietro di anni (tipo
il lontano 2008, ogni weekend in mtb, e in autunno che non mi
entravano più i jeans.. in zona cosce). Oddio, in realtà un
pochetto l’ho usata, ma sempre e solo in pianura: un leone in
gabbia.
L’occasione me la offrono Mattia e Roberta, dopo un
po’ di inviti finalmente accetto: meteo splendido sabato, ma
freddino per arrampicare e..ci stà variare un po’ di attività e
conoscere nuove persone. Bell’alba ammirata dal casello, e poi il
furgone parte per il Lago di Garda, Massimo e Sergio li
incontriamo lungo la strada, Gloria è già la.
La giornata non parte certo alla
“Nicola-style"
(colazione in autogrill), ma il giro parte alla "Gianluca-style”:
dopo 2km di bitume per avvicinarsi allo sterrato, siamo fermi al bar:
sulla carta per trovare Gloria e il suo ragazzo, nella realtà per un
altro pezzo di colazione (e ben venga visto che c’ho fame!).
Fatta una certa, si parte per la
panoramicissima Strada del Ponale, che forse ho già percorso nel mio trascorso di biker, ma
chissà: non la ricordo. Una salita su fondo sconnesso ma non troppo,
che mi ricorda quanto sia confortevole l’ammortizzazione dietro. E
intanto penso “chissà se ho ancora un po’ di gamba e fiato, che
so bene che la bici in salita in montagna è uno degli sforzi più
intensi e prolungati che abbia mai vissuto!”.
Tra chiacchiere, seguire Mattia,
schivare i passanti, gli altri biker e alcuni che già scendono, il
tempo passa veloce e la respirazione passa da naso a bocca. I
quadricipiti si sentono e pure i glutei hanno il loro da fare. Me
gusta! E quando verrà la discesa.. ok, sono un cacasotto, però mi
soddisfo l’adrenalina personale.
Gli scorci sul Lago di Garda sono
innumerevoli, così come iniziano a esserlo i tornanti su asfalto, ma
“la salita dura viene dopo, conserva energie” ma io non ricordo
come si faccia, e in questo momento la testa è in modalità “bambino
che si diverte”, ovvero tira senz’usta.
Dopo la fontana di Pregasina, la salita assume tutto un altro aspetto. Mi torna alla
mente Erica quando la portai a fare un giro che a un certo punto mi
disse “Ma perché? Perché devo fare tutta questa fatica in salita
in bici, che a piedi farei prima?”. Mi torna in mente le impennate
ai 2km/h sulle pendenze davvero ripide. Dai, cerca di tenere duro e
sali, sali fino a scoppiare di fatica!
Raggiunta la nostra meta, Punta Larici,
dove ci ricompattiamo prima di dirigerci insieme al “secret spot”:
punto panoramicissimo sul Lago di Grada, oggi un po’ meno per via
della foschia, ma “ogni biker almeno una volta nella vita deve
venirci” e fare la foto con la bici in mano.
Passeggiatina sul sentiero verso una
vecchia galleria, e poi è ora di abbassare la sella e mettersi in
modalità..discesaaaaaaa! Beh, io me ne guardo bene dall’esagerare
che c’ho paura e sono arrugginito, Massimo giù sparato, Mattia per
i tagli nel bosco. E i miei freni..che si cuociono! Dio benedica il
guard rail che mi ferma dopo aver frenato coi piedi (ma questi non
bastavano a fermarmi prima del dirupo).
Pause per ricompattarci (e io nella
speranza che i freni riacquistino la loro caratteristica principale:
frenare) e giù di nuovo per quella che in salita temevo fosse noiosa
da scendere, e invece la parte bassa si rivela un bel bike park! Meno
male il giro è finito, perché di nuovo devo usare i piedi per
fermarmi, no good!
Meritato e affamato pranzo alla
Pizza&Burger per concludere come si deve il giro, e una rilassante
passeggiata sulle sponde del Lago di Garda a Torbole: a 33 anni, la
prima volta che passeggio qui! Bel giro senza una gran tecnica e
tanti km, ma ottimo per (forse?) riprendere un’attività che avevo
lasciato a scapito dell’alpinismo (non basta una vita per fare
tutto). Grazie alla compagnia!
Qui altre foto.
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