Un weekend lungo stravolto in men che
non si dica, programmi fatti rimescolati come nelle migliori
centrifughe spaziali per il test di sopportazione degli astronauti
sottoposti a g di accelerazione. Ma qualcosa si riesce a tirare fuori
dalla cartella della “To do list”, tanto questa si riempie a una
velocità maggiore di quella alla quale si svuota: purtroppo, o per
fortuna (i sogni sono infiniti).
Però: temperature e vento. Previsto un
freddo becco che avrà reso le cascate di un ghiaccio spaccoso che
appena gli sferri un colpo di picca, questo esploderà meglio che la
nitroglicerina. Venti forti da far temere spindrift e voli
involontari senza parapendio sulle creste. Tra i mali minori, sembra
meglio optare per un bel canalone, facile ma lungo, tanta fatica e
poca tecnica. D’altronde non c’è neve e il rischio valanghe è
minimo. Il gruppo dell’Adamello vince un altro giro.
Partire troppo presto non pare il caso,
con quei -20°C che meteotrentino prevede in montagna a 2000m. Con calma arriviamo in zona Passo del
Tonale, cerchiamo il parcheggio, e con calma ci vestiamo e
prepariamo. Troppa calma, porco cane, ma col senno di poi sono pieni
i fossi. Non è ancora giorno, ma partiamo che la frontale serve a
poco. La sagoma dell’agognata cima si staglia contro il cielo
Comodo avvicinamento, una forestale con
dei bei lastroni ghiacciati ci permette di salire agevolmente ma
prendere quota lentamente. Al riparo dal vento, il freddo non è
polare come si temeva. Albeggia verso la Val di Sole, e noi ci
infiliamo nella Val Presena: giusto di là c’è il caos degli
impianti, noi siamo nel silenzio della montagna.
Ed ecco la neve, merce rara in questo
inverno sempre più succube dei cambiamenti climatici, il canale che
si delinea lassù davanti a noi, e la galleria. Maledetta galleria,
per paura dei ghiaccioli che gravano là in alto sul lato sinistro
dell’ingresso, mi sposo a destra e..pom! Ghiaccio e culo a terra!
Il problema è lo stinco che sbatte sullo spuntone di roccia
affiorante: mo’ che male.. Pariamo bene.
Guarda che bella palestra di ghiaccio
che passiamo, magari ci rivediamo dopo: altri nastri sono presenti
sopra tutta la Val Presena bassa, roba che dovrebbe essere seppellita
da metri di neve. Sosta spuntino, e a star fermi si gela, ora che il
vento si sferza un pochino (sulle cime, che pinnacoli!); ramponi e si
prosegue verso l’Alveo Presena. La serraccata della Vedretta di
Busazza Occidentale la credevo molto più estinta, e invece si nota
già bene da qua.
Qua. Esatto, la strada è ancora tanta,
e ora che la forestale è finita e occorre andare in campo aperto e
privo di tracce, la qualità della neve si fa sentire. Raramente
qualche lastra dura, quasi sempre giù fino alla caviglia e oltre. Ma
non è un problema, siamo forti dai! Solo che il tempo scorre
inesorabile..
Saliamo seguendo la cresta di una
vecchia morena, speriamo che dietro a quelle rocce ci sia un
passaggio, se no diventa dura. Il passaggio ci sarà, ma per
arrivarci sarà tutt’altro che facile: e poi, questo ginocchio
destro.. Ho sbattuto il sinistro a terra prima, e mi fa male il
destro. Iniziano a esserci troppe piccole cose mal allineate per la
riuscita della giornata.
Man mano che si sale il canale che dal
basso sembrava in piedi, è sempre più appoggiato, ma resta il fatto
che si avvicina lentamente.. Troppo per i miei gusti. E quelle nuvole
sulle montagne poco più a nord non mi piacciono.
Ecco il passaggio, tocca però stare
sotto le rocce alla base della serraccata, passarci sotto veloce ma
stare attenti ai lastroni di neve ventata sempre più frequenti e
insidiosi: qui se parte qualcosa ci si ritrova molto più giù! Ora
preferisco sprofondare fino alla ginocchio piuttosto che galleggiare
su quella che potrebbe diventare un’improbabile tavola da surf
bianca..
Si scorre di nuovo in traverso, il
canale sempre più vicino, sembra pure tracciato! Ma mi pare strano
che in esso ci siano così tante tracce, mentre nell’avvicinamento
manco una: tempo siano piuttosto sassi che han lasciato il segno del
passaggio. E la neve trovata finora non era proprio eccelsa. E dal
basso, la parte da metà in su del canale non pareva tanto bianca ma
piuttosto.. color roccia. Anche i primi metri bassi preoccupavano,
ora invece si vede un nastro bianco esserci. Ma sono le 10e30.
Prima di altri 30-45minuti non siamo
all’attacco. 2h a salire minimo se le condizioni sono buone. Le
nuvole laggiù. Freddo e vento (che per ora non ci hanno dato
fastidio, ma dopo chissà). Il ricordo vivido della ritirata in Presanella. “Giorgio, io ho paura che ci mettiamo
in trappola”. Ecco, l’ho detto.
Beh, che dire, un signore Giorgio. Non
si smuove tanto sul mio pensiero, nonostante che lui la pensi molto
diversamente da me, e ben presto asseconda questi mie timori con un
“dai allora scendiamo, così torniamo anche presto e posso essere
un po’ più vispo con mia moglie stasera e domani”. Ma ci
volteremo spesso alle spalle per riguardare quel canale, quella
montagna, quella muraglia rocciosa, dalla quale oggi fuggo con un po’
troppa fifonaggine. Forse.
La prima parte la scendiamo per un
itinerario alternativo per evitare il traversone sui lastroni sotto
le rocce della serraccata; poi chi per cresta e chi per pendio,
corriamo giù verso l’Alveo Presena. Magra consolazione le nuvole
(alte) che scorrono veloci sopra Cima Busazza: quelle più “buferose”
restano confinate sulle 13 cime e limitrofe. Vabbeh..
E nelle migliori valli che si
rispettino, nelle pianure innevate poste in mezzo ai monti, arriva il
Genio. Lo riconosci perché ha spesso idee strampalate. Si veste come
noi, si atteggia come noi, prova a essere come noi, ma in realtà lui
è un Genio. “oh oh del ghiaccio, aspetta che vado a metterci i
piedi sopra!”: si tratta di un ruscello ghiacciato, e lui ha ai
piedi i ramponi. Tutto bene, non fosse che “oh sta attento che se
poi il piede ti finisce in acqua ti congeli”. E così, il Genio, il
Giogenio, puccia un piede nell’acqua, per fortuna prima di metterlo
sul ghiaccio, salvandosi e rimediando solo un bello zoccolo di acqua
e ghiaccio a entrambi i ramponi. Il Genio.
Oggi ho i miei nuovi scarponi, Garmont
Pumori, visto che ormai i miei Phantom Scarpa risultano essere
piuttosto invecchiati: la parte davanti invece che essere dura è
bella molle, una goduria quando scalci contro il ghiaccio! Giunti
quindi nei pressi della palestra di ghiaccio vista stamani..perchè
non provarli?!
Non abbiamo rischiato a risalire il
canalone della Busazza, prudenti: ma perché non risalire una decina
di metri di ghiaccio in slego, e io tra l’altro con una picca
classica e una tecnica? Due bambini, due pirla, ma come resistere..
Oh, che poi sarà stato un WI2 eh.. Ma la discesa poi..vabbeh, beata
giovinezza.
Si scende parlottando del più e del
meno, con ancora qualche sguardo alla cima mancata, e ora che siamo
quasi all’auto scorgiamo un’altra cima mancata:
la Presanella. In una foto due sconfitte. No, ferma tutto, non due
sconfitte, due “rinvii” o comunque due “ritirate, Perché la
vera sconfitta sarebbe non tornare a casa. Come dice il saggio
“Meglio un eccesso di zelo che un eccesso di crisantemi”.
Qui altre foto.
Qui report.
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