Il paretone
simbolo delle Apuane, ma forse non solo. Quello scudo tetro d'inverno e
luccicante d'estate che ho visto mille volte nelle mia scorribande in
Appennino. Grosso anche da km di distanza, un ambiente che ti incute un timore
reverenziale solo a sentirlo nominare, figurarsi a vederlo. Figurarsi a esserci
di fronte. A esserci sotto. A esserci dentro.
Nella lista
dei desideri da tanto tempo, ma mai preso davvero in considerazione: troppo per
me. Tante volte ne avevo parlato anche con Giorgio, ma senza mai pianificarlo
davvero, senza porlo negli obiettivi di una stagione. E all'improvviso,
messaggio dopo messaggio, l'amico insinua questa possibilità. Gli do retta: una
veloce letta alla relazione e un "ok, la potremmo fare un giorno".
Cavolo, io ero rimasto sul vago, e invece quel generico giorno arriva molto
prima di quello che pensassi!
Sabato sera
si parte. Amici ci hanno avvisato che si tratta di una via da fare senza
nessuno davanti: la domenica ipotizzo ci sia più traffico del sabato, ma tra
meteo e impossibilità di arrivarci riposati, meglio fare domenica. Tanto a noi
alzarci presto non ci disturba, attaccheremo per primi!
La stampa
delle relazioni, lo studio (scarso a dir la verità) delle stesse, pareri chiesti a Luca, Barba, Enrico:
il viaggio inizia prima di arrivare sotto la parete. La logistica col mio amico
è invece rapida, veloce e snella: sappiamo già chi deve prendere cosa, o
comunque con pochi messaggi siamo già d'accordo. Si scollina attraverso il Passo di Pradarena: pochi
minuti in più rispetto all'autostrada, ma tanti euro in meno. Tante curve in
più ma panorami migliori.
A Sillano
sosta cena: osteria? Macchè, una panchina in paese col nostro pasto di asporto
da casa! Dritti al Rifugio Donegani dove si dorme: in macchina. E maledetta quella coppia di maleducati e
incivili che parcheggia di fianco a noi e fa un casino della madonna, arrivando
perfino a gonfiare il materasso con un motorino elettrico. Mentre Giorgio se la
ronfa (e a momenti affoga pure) mi tocca aprire la porta e dirgli "ma fare
meno casino no?! Che magari vorremmo dormire noi!"
Ore 3:15,
suona la sveglia. Cielo stellato. Ho una paura fottuta di essere in parete allo
scoppio di un temporale. Scendere mi sa impossibile, salire pure, toccherebbe
bivaccare. Ma farlo al riparo dalle scariche di sassi. Madonna, non voglio
pensarci, spero solo non capiti! La tradizionale colazione a crostatine, e via
in cammino. Silenziosi, per essere in primi.
Quante
paure. Ci han detto che i primi tiri sono un po' da cercare, poi diventa logica
la via. Ma non è così vero. I chiodi sono rari e si vedono solo quando ci
sbatti il grugno; spesso sono brutti, o meglio, non sono bai bellissimi. La
parete è grande, se ci si perde è un casino. Quei passi di V+ ci han detto sono
azzerabili (se ti fidi di un chiodo arrugginito), ma ci han detto che il II
sembra più un IV.
Il buio crea
alcune paure, ma ne nasconde altre. Ad esempio arrivare a Foce Siggioli e non
vedere il paretone in tutto il suo luccicare, è stato un bene. Già in penombra,
alle 4e45 del mattino, spaventa. Con quel cappello di nuvole in cima poi..
Scendiamo per la ferrata, tranquilli. col tappeto di nuvole sulle valli.
"Tranquilli"
dura poco. La ferrata l'avevo percorsa anni fa, in salita. La ricordavo molto
più breve e molto più facile. Scenderla è lunga, faticosa (sta a vedere che ci
ghisiamo già le braccia) e pericolosa: spesso verticale ed esposta. Perchè non
ci siamo legati nemmeno un cordino in vita? Madonna quanto è lunga?! Due
vesciche sul palmo della mano destra,una già scoppiata. partiamo bene.
Abbiamo
perso un sacco di quota, fatto che può demoralizzare. Tocca risalire una
pietraia, puntare al tetto a freccia e spostarsi 100m verso sinistra. Ora però
che le luci naturali donano tono alla parete, mi pare bagnata nella parte
bassa. Nella centrale e alta chissà, ma li sono camini nascosti: e i camini
sono bagnati anche quando la parete è asciutta.
Siamo
all'attacco, e sono titubante. Tutto questo bagnato.. Giorgio armeggia col suo
imbraco non trovando il modo di rimetterlo dritto, e intanto altre due persone
scendono dalla ferrata, velocissime. Ci raggiungono che stiamo ultimando la
preparazione (proviamo almeno a salire il primo tiro, poi vediamo che fare): è
Omar!
La cosa mi
rinfranca, mi sento più al sicuro con lui vicino e possiamo "usufruire"
dei suoi consigli lungo la via. Ne saliremo tanta insieme, praticamente tutta
tranne il tratto per giungere in cima al Primo Pilastro dove loro affronteranno
la variante dei Fiorentini. Stare vicino ci concede di far prendere meno
rincorsa ai sassi che inevitabilmente si fanno cadere..
I miei post
a questo punto racconterebbero tiro per tiro. Ma non per questa via, non per
questa parete. Questo è un Vione, non obbligato, con soste sparse e tiri lunghi
a piacimento. Una via da cercare molto spesso, solo quando sei dentro a un
camino capisci bene che va seguito. I chiodi sono rari e concentrati solo nei
punti difficili (meno male lì ci sono!).
Noi abbiamo
fatto 17 tiri in totale (o almeno credo, si perde il conto qui..), tanti da
55m, alcuni da 30. Abbiamo trovato del III che assomigliava molto più a un IV:
certo il bagnato dei camini ha reso certi passaggi e tratti molto più duri, con
le scarpette sporche di fango o che non facevano aderenza sulla placca liscia
bagnata. Ma questa via non molla mai: su ogni tiro si trova almeno un
passaggino rognoso. Poi certo, magari spesso ci siamo complicati la vita.
Serve della
testa, non solo del fisico e armeggiare bene il grado arrampicatorio e le
manovre. Sei immerso in un oceano roccioso, con scarsi punti di riferimento,
che anche quando ci sono non sono dei fari che vedi da lontano, piuttosto dei
segni che vedi solo quando ci arrivi di fronte. La ritirata è quasi impossibile.
Le protezioni? Runout di decine di metri sono da tenere in conto: se sei a tuo
agio solo su S1 o S2..lascia stare.
Serve il
casco. Il mio è da buttare. Il sasso preso sulla Carlesso lo aveva ammaccato, e già ero dubbioso
se cambiarlo. Quello preso alla sosta sotto il Secondo Pilastro lo ha rotto:
non tranciato a metà, ma scalfito la copertura ed esposto il poliuretano sotto.
Un danno visivo che di certo ne evidenzia uno funzionale ben maggiore.
Trovarsi non
da soli aiuta, e sopratutto se sei con qualcuno che conosce la via. Qualcuno di
simpatico magari: Omar e Carbo. Con Carbo a una sosta scambio due chiacchiere
sul quanto sono stati rapidi a scendere la ferrata "Siamo stati veloci?
Quando Omar ha visto che c'era gente davanti a noi, è partito in tromba
bofonchiando un <ma chi diavolo c'è già così avanti?!" finchè non gli
ho detto "tanto non li recuperiamo!". Queste sono soddisfazioni,
arrivare prima di quello che pensava arrivare prima.
Ho azzerato
due passaggi. E sticazzi! Che poi spesso azzerare ti porta a non pensare bene
cosa far, muoverti strano, sbilenco, e quel V+ in A0 diventa un V, mica un III.
Su una via del genere, di questa lunghezza, con questi pericoli oggettivi,
bisogna essere efficaci e non cultori della purezza. Ci provi una volta, magari
due, poi amen. Il V+ del camino da primo. Il V+ della fessure diedrica, vero
tiro chiave della via: e nel mettermi sbilenco, sentirmi impiccato, non sapere
se la sosta sopra era buona, sono poi salito troppo e il rinvio è rimasto lì:
Giorgio te lo ripagherò.
Va beh dai,
qualche accenno ai tiri. Sono tanti e lunghi. Prevalentemente camino, ne esci
che se ti danno la barba bianca sei pronto a rimpiazzare babbo natale per la
prossima stagione. Occorre sapersi muovere su queste strutture e non avere
paura di stare "fuori", ma nemmeno di chiudersi dentro
all'occorrenza. Il mio zaino l'ho schiacciato a volte. Con tutta la
sostituzione fatta, al lunedì ho un male ai muscoli delle braccia..
Anche i tiri
che sulla carta dovevano esser facili, nascondevano dei passaggi singoli particolari.
Il vero tiro chiave è la fessura diedrica per continuità, ma singoli passaggi
si trovano anche altrove. Anche sull'ultimo tiro e sul penultimo, ci sono passi
in leggero strapiombo.
Certi
passaggi mi resteranno impressi nella memoria. Certe tirate di braccia ma anche
il male ai piedi. Quelle spaccate apparentemente senza ritorno e che invece con
quale passettino piccino su tacchette invisibili ti portano poi a trovare
qualcosa. Quella stupenda roccia due tiri prima della fessura diedrica: roba da
non invidiare alle Pale di San Martino.
Il freddo,
il caldo, il vento. L'avvicinamento ci ha fatto sudare parecchio. All'attacco
ho optato per rimanere in maglietta e basta. Certe soste ho quasi tremato di
freddo, certi tiri ho sudato come se stessi correndo. Il vento in certi tratti
ci spazzava impetuoso. tante condizioni climatiche in..tanti metri.
La qualità
della roccia non è sempre ottima o buona, e questo merita attenzione. Piedi e
mani vanno tastati con cura prima di usarli. I camini sono slavati, quando sono
lisci sono di certo compatti, ma quando trovi scaglie.. Disseminati ci sono
comodini e frigoriferi pronti a venire giù: posizioni rinvii in fessure che non
sai se le molle del friend saranno schiacciate dalla coesione della struttura
o..vinceranno le molle.
Feeling.
Devo ringraziare Giorgio. Oltre per aver salito il tiro chiave (il fato lo ha
fatto capitare a lui, meno male) per avermi proposta una via che come detto era
nei desideri, ma la in fondo al cassetto proprio (alla stregue di Beyond God and
Evil, per dire). Un amico e un compagno do cordata come pochi, uno dei
rarissimi con cui potrei fare ascensioni del genere: ci si capisce al volo,
abbiamo gli stessi gusti, la stessa logistica "notturna/mattutina".
Un feeling che si trova dopo parecchie avventure insieme, ma che forse qualcosa
di innato ha.
Non c'è che
dire, questa via, questa parete, questo alpinismo è un viaggio. E di un viaggio
si raccontano le emozioni, non le caratteristiche tecniche. Sopratutto quando
sei cosciente che ogni persona che intraprende questo viaggio ne può trovare e
affrontare delle diverse.
A caldo, la
classica via da fare, ma anche quella che "fatta una volta è già
troppo". Pensare alle conseguenze che potrebbe avere una caduta con queste
protezioni (qualità e quantità), ai sassi, alla qualità della roccia in certi
tratti, al rischio temporale sempre dietro l'angolo (montagne affacciate sul
mare).. no no, a caldo dico "Mai più qui". ma dicevo così anche del
Canale dei Bolognesi.
Qui altre
foto.
Relazioni..non
mi sento di consigliarne. Noi ci siamo affidati a quella dei Sass Baloss, ma trovando tiri
di differente lunghezza, soste diverse, gradi diversi. Spesso siamo andati a
naso e saliti grazie alle indicazioni di una cordata di amici trovata per caso.
Tra l'altro quello che per i Sass Baloss è il tiro chiave, non è il tiro
chiave. Questa via è un viaggione da interpretare, punto. Qui in ogni caso
qualche nostro appunto (non abbiamo modificato gradi, anche se..).
Ciao, ho letto il tuo report su on-ice. Forse un po' terroristico...ho fatto la via lo scorso anno. Non ho mai guardato la relazione, visto che la via segue la linea più evidente della parete ed è veramente difficile sbagliare attacco o percorso. I gradi mi sono sembrati allineati al periodo. La chiodatura tutto sommato è buona per il tipo di via, integrando qua e là con friends e rinforzando qualche sosta a friends. La roccia nel complesso è buona con qualche tratto che richiede un minimo di attenzione. L'unica pecca forse è un po' monotona come stile, ora della fine stufa! Claus
RispondiEliminaBeh terroristico..
EliminaIl casco l'ho buttato via. Altri amici hanno visto o vissuto esperienze simili (non tutti eh). Diciamo che nell'era delle facilonerie e del "possono farlo tutti", cerco di bilanciare dall'altra parte!