Suona la
sveglia. Non posso tirarmi indietro. Ieri sera è stata spassosa la faccia del
rifugista del Rifugio Campogrosso di fronte alla mia domanda sulle porte aperte di notte e del perchè
glielo chiedessi. Alla fine viene fuori che una porta d'emergenza c'è: da li
posso uscire, poi..rientro quando apre il rifugio. Ma quando mi ricapita una
situazione del genere con tutte queste cose allineate? Tutte tranne il riposo,
quello "riposeremo quando saremo morti".
Braghe
corte, scarpe da trail, maglietta termica, maglietta, smanicato antivento con
guanti senza dita, bastoncini e un marsupio con giacchina a maniche lunghe, due
gel e fazzoletti. Frontale e si parte per l'alba sul Carega!
Che poi chissà
se ci arrivo. Alle 6e30 devo esser di rientro al rifugio, per poter fare una
doccia, colazione, e poi esser operativo per il corso A1 2018 del CAI di Carpi. Operativo e in forma e
sveglio e pimpante! Lo sarò, il problema sarà piuttosto domani.. 3:30: apro la
porta e la richiudo.
Silenzio e
pace, buio: la luna non riesce a illuminare, è già troppo bassa dietro il
Gruppo del Fumante. Un po' di vento, qualche camoscio che si fa sentire o che
mostra gli occhi. Io, il mio ansimare in salita, i bastoncini sulla roccia e la
ghiaia che scivola a valle sotto i miei piedi.
La paura
iniziale, la titubanza reverenziale, lascia posto alla felicità della libertà.
Certo il giorno che man mano si avvicina e la luce naturale che aumenta,
rinfranca. Risalgo un Boale dei Fondi dalle mille tracce, faticando più del
dovuto quando prendo quella errata. Un po' di neve mi da' quell'aggiunta di
adrenalina che non cercavo, ma in meno di 1h arrivo alla Boccheta Fondi.
Ziobono, dai
che riesco a vederla davvero l'alba! 5:30 è l'ora di non ritorno, sforato
quella, in qualunque posto io sia, devo rientrare. Corricchio poco in discesa,
finchè non ci si vede bene rischio le caviglie. Ma sul piano che costeggia Cima
Mosca mi lascio andare e trotto. Dalla Bocchetta Mosca un bel quadretto: Dolomiti
scure, cielo chiaro, una linea netta che li divide. Le cime.
Macino
strada, e inizio a temere che..cazzo, arrivo in cima troppo presto, sono le 5.
Mi vesto che vedi tra un po' che freddo arriva! Altre persone arrivano per
vedere l'alba, ma loro han dormito al Rifugio Fraccaroli. Inizio a fare su e giù per scaldarmi, poi
finalmente la palla di fuoco sale, svelta. Non mi meraviglierò mai abbastanza
di quanto sia veloce un momento che aspetti da tanto: è vero che a volte
l'attesa è più goduriosa dell'arrivo
Bene, tempo
di tornare giù prima che sia tardi, che poi il capo Nicola mi cazzia, gli allievi li deludo, e tutto
ciò non mi va. 5:30: slaccio (strappo) le briglie ai cavalli, e mi corro quasi
tutta la discesa, prendendola più dolce della salita per evitare tratti
scivolosi. Beh, i traversi su neve li faccio piano e delicato, poi il
ghiaione..giù! Incrocio Roberto, anche lui sveglio per fare gamba e fiato prima
di rientrare a casa.
Ultimi metri
in leggera salita, ma non mollo, voglio correrli. E li corro, arrivo al rifugio
con Davide e Fabio e altri che se la chiacchierano fuori dal rifugio: perfetto,
sono le 6:30 e la porta del rifugio è aperta. Raccolgo tutto, stendo tutto, e
via in doccia! Preparo zaino e via a colazione! Che mentre sudavo a scendere
pensavo se prendermi una birra..ma vado di the che è meglio.
Pronti
partenza via: archiviato il trail, viene l'ora del climb. Federico si fa
desiderare e non partiamo certo tra i primi. Gianluca mi ha già abbandonato e
costretto a lasciare la mia roba in rifugio.. Però recuperiamo strada e
raggiungiamo Nicola, Giorgio e i loro compari creando un' unica allegra brigata
verso Le Do More. Troppo allegra, risaliamo il prato nel verso sbagliato e ci
tocca poi tornare indietro.
In questo
modo ci troviamo due cordate davanti, e quindi non resta che spogliarsi a
prendere il sole e asciugarsi mentre chi ci precede sale. La giornata è limpida
e soleggiata, le previsioni non danno temporali, ma..siamo in Piccole. Meglio
non solleticarle troppo e darsi una mossa, anche perchè non vorrei rientrare a
casa alle 20..
Finalmente
posso partire, con Giosue che mi fa sicura assistito da Federico (aspirante istruttore). Leggermente
umido il primo tiro, ma si sale bene mettendo giù un po' di protezioni e
giungendo a una bella sosta esposta sopra un pilastrino. Occorre procedere
senza fretta, per scremarsi sulla via.
Sul secondo
tiro un paio di passi (sbagliati) alzano l'asticella delle palpitazioni da
emozione arrampicatoria. Sotto di me anche Giorgio giunge in sosta, Ivan è un
po' più giù. Ma la seconda sosta è poco lontana e crea pochi problemi rispetto alla
prossima.
Leggere la
relazione sarebbe utile per capire dove andare e quanto. Invece, un po' per la
fretta del meteo e la velocità per non creare tappi in via, si segue chi ci
precede. Un saltino sull'altro pilastro e poi di nuovo in verticale. Un altro
saltino e via su. Su, su, traverso, ma quanto è lungo questo tiro? Ecco l'altra
cordata in sosta, vado da loro. Toh, una protezione, mettiamola prima di
arrivarci.
Accidenti a
me. Quella protezione sarà l'ottava fatica di Ercole: le corde si incastrano
nella fessura dell'oblio e tirarle su sarà peggio che il tiro alla fune con due
buoi in pubertà che vogliono andare verso la mucca in calore. Già la sosta è
quel che è, una clessidra non grande e un friend. I miei due li sento urlare
"recupera" ma la corda viene a fatica. Mado!
Ora viene il
bello della via, un muretto di continuità con un passaggino strapiombante.
Avendo già visto chi mi precedeva, la strada è sicura come direzione, e adesso
mi torna anche la relazione che sto guardando. Meno male l'esposizione è tale
da non seccarci come lucertole al sole, e oppala esco alla penultima sosta.
Un ragazzo
sale in free solo e prosegue. Mi ribolle un po' il sangue: non sono contrario
al free solo, anzi, vai pure. Ma non se hai gente sotto che puoi uccidere con
una tua possibile caduta. Recuperati i miei, posso andare per il tiro finale.
Pochi metri, ma con un passaggio iniziale che mi lascia interdetto e che devo
studiare in 3-4 mosse prima di passare. Poi eccomi sul cucuzzulo.
Nuvoloni
sparsi, ma ancora tutto tranquillo. Arrivano i miei, c'è da prepararsi per la
doppia da 27m: arriva anche Nicola e concordo di imbastire una calata comune
separando i due rami così possiamo scendere più svelti. Claudia e Anna son
quasi arrivate, quindi fermo Giosue e gli faccio la longe io che è meglio non
perdere tempo e creare tappi su questo ristretto spazio e con l'orario che
inizia a esser stretto.
Bella
calata, corda al limite ma ci siamo. Possono scender ei mia due, ma prima magio
ciò che trovo nello zaino che ho una fame della Madonna! Ricomposta la cordata,
ora possiamo stringerci la mano. Aspettiamoci tutti, così scendiamo insieme e
anche perchè una delle nostre corde è ancora lassù. Anna e Claudia arrivano
presto, Nicola scende addosso ad Alice, ed ecco anche Giorgio.
Il cielo si
è fatto piuttosto cupo, non vedo l'ora di andarmene. Ma lassù ancora tre
persone. Chi ha scattato una foto col flsh?! Un tuono risponde "io"..
Maremma, "Dai muovetevi lassu!". Ci vestiamo per precauzione, e
quando iniziano i goccioloni (i tuoni non hanno mai smesso) alcuni dei nostri
iniziano a scendere. Io e Nicola si resta li ad aspettare Ivan, Cristina eLaura.
Chissà cosa
stanno combinando, intanto la lavata ce la prendiamo. Scende Crisitina, Laura,
si avviano a scendere la corda fissa ma..Cristina scivola e si fa maluccio:
nuoooo. Nulla di che, ma roba che sotto la pioggia, acquazzone, temporale, col
resto della discesa già bello bagnato, fangoso e scivoloso, complica non poco
il resto della giornata.
Fasciato il
ginocchio, riposato un pochetto, al riparo di una cassa da morto non in cima,
si scende con calma. Appena il telefono prende chiamo Luca (grazie alla ragazza
del Rifugio Campogrosso che mi risponde al telefono e trova il nostro gruppo in mezzo a mille persone),
concordiamo una strategia per le auto per far sì che l'infortunata, Nicola e
Ivan trovino un'auto a Malga Cornetto, e io e Laura filiamo verso Campogrosso
dove ci aspettano gli altri.
Detta così, poche
righe, ma tanti minuti. Troppi. Il temporalone finisce quando mettiamo piede
sulla strada asfaltata. Filosofeggiando con Laura, spingiamo un po' per
arrivare presto al rifugio, dove ad accoglierci troviamo il sole, la ciambella
di Silvia, e sì, anche i nostri amici. Una birra fresca la bramo da stamane, me
la scolo prima di ripartire presto valle.
Che dire, un
weekend decisamente intenso. L'ambiente è alpino, non sono le comode falesie di
Tessari, dove le voci dei tuoi compagni di cordata vengono offuscate dal rumore
dell'A22. Qui il vento può farla da padroni, la foschia di valle, il temporale
che arriva in pochi minuti e crea veri torrenti effimeri. La roccia non sempre ottima.
Questo è Alpinismo. L'aver dormito 4h e averci infilato un trail. Questa è
passione.
Poi magari
se non si fosse fatta male la ragazza..era meglio. Forza Cri!
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui guida,
varie relazioni su web.
Nessun commento:
Posta un commento