Stanchezza.
Freddo. Cottura. Ustioni. Ma risveglio interiore. Tornare stanco ma non vedere
l'ora di ripartire (magari non subito). Per dimenticare quanto stavo male
domenica mattina ci vuole un po' più di tempo, ma ora che anche questo ricordo
è svanito (abile il cervello a far dimenticare ciò che gli da fastidio, che gli
mette i bastoni tra le ruote), ripartirei. Ora che ho risvegliato il mio
impeto..
Mamma mia da
quanto tempo manco all'alta quota, la mia prima passione in alpinismo: quel
grande sogno che chissà se si realizzerà.. Che sia tra amici, o con un corso, o
col Corso A1 2018 del CAI di Carpi (nel quale, come ci contraddistingue, le due cose si mischiano), ritornare
a quota 4000 mi eccita. Mi invoglia, mi gasa, mi freme, mi prude.
Partenza al
sabato mattina e subito sosta "Nicolata": uscire dall'autostrada per
andare a cercare quella pasticceria dove è stato una volta sola perchè "ah
quella pasta al pistacchio quant'era buona!". Una volta ricompattato il
gruppo, siamo già belli carichi e allegri: le scenette in funivia si sprecano,
compreso il mio "ehi ma guardate quello stambecco!" "wow"
"bello" "ma pensa" "fico" finchè non gli svelo
"è una statua".
Rieccoci all'uscita
della funivia di Punta Indren: piano terra. L'ultima volta non fu una trasferta felice nonostante
dovesse esserlo: chissà stavolta.. Divisi già in cordate, con Anna e Stefano mi dirigo su ciò che
resta del ghiacciaio, che però è ancora bello innevato. Meglio. Io non sono mai
passato per il Rifugio Mantova, perciò seguo la debole traccia alta che va verso i canaponi..
Già..sol che
per di qua deve esserci passata una cordata sola e parecchi giorni fa! Ci
ritroviamo ad aprire la via di accesso al plateau superiore, in mezzo a nevai e
rocce bagnate: i canaponi sono una bella vista! Eccoci la primo piano. Piano
piccolo ma ci fa già assaporare l'alta montagna, parecchie cose interessanti
già si vedono.
Rampa nevosa
verso il secondo piano: il Rifugio Gnifetti. Pausa cibo e ricompattamento, poi destinazione prime propaggini del
Ghiacciaio del Lys, appena sotto di noi, per la fase di esercitazione. Er
Director Nicola spiega il recupero da crepaccio, mentre il Presidente Marco lo
redarguisce a ogni utilizzo di linguaggio scurrile. E dire che oggi è pure
soft..
Il sole
scalda bene, ma alcuni istruttori non sono proprio in forma: "beati"
loro che si rintanano un po' a dormire e così saranno bene in forma per domani!
Noi qui si resta a mostrare alle singole cordate le manovre del caso, finchè guigne
ora di andarcene verso rifugio e cena. A domani, bella distesa di ghiaccio!
Cenone
signorile dove me magno anche il tavolo: tre primi, il secondo vegetariano, il
formaggio di Stefania, polenta, broccoli, il mio tiramisù e pure quello di
Alice. Un ingordo, e la pagherò. Almeno non bevo vino, tanto per ridere e
scherzare non serve.. Peccato le nuvole che arrivano a coprire quello che
sarebbe stato un bellissimo tramonto!
Bruttissima
notte. Mi sveglio 20 volte, fatico a riaddormentarmi, una sete esagerata. Ma
come? Stavo bene oggi.. Suona la sveglia, la mia prima degli altri, e mi
meraviglio nel vedere tanti allievi già indaffarati a prepararsi. Prude anche a
voi la voglia eh.. Me ne esco a fare qualche foto al Ghiacciaio del Lys
illuminato dalla luna: sarebbe stato bellissimo essere già a metà salita con
questa luce, con questa poesia..
Mi riempio
il mio piattino di pan di stelle, pane, fette biscottate, nutella, marmellata.
Tazza di the. Ziobo ho il vomito, inappetenza, nausea. un cesso. io che a
colazione mangio solo un pan di stelle e a fatica..sto proprio da culo. Altro che Pan di stelle..pan di stalle! Speriamo bene, ma la vedo grigia. Inutile sforzarmi a mangiare, farò con le
energie che ho.
Piede su
ghiacciaio e va un po' meglio. Un po', diciamo che la vista di tutto questo ben
di Dio, di questo parco giochi che spero a breve mi faccia giocare, mi tira su
il morale. Non mi abbassa il malessere. Ci si lega, e si avanza. Con me ho una
maratoneta con dei tempi che non mi sogno neanche lontanamente, e il suo
compagno che non se la cava male nemmeno lui. Meglio che stia davanti o questi
mi tirano il collo. Messo così poi..
Piano ma costanti.
Testa bassa, tanto c'è poca luce, poco da vedere intorno. E vedere grandi spazi
mi aumenta la nausea. Calmo. Calmo ma senza frenare, se loro dietro reggono, io
supero. Prendo la traccia che segue la linea di massima pendenza (20°? Poco
più) per non avere le pause, i cambi di ritmo delle curve. Se perturbo l'equilibrio
fisico raggiunto se lo perturbo, sto peggio.
Anna e
Stefano li sento entusiasti. E come non esserlo? Si scorre sotto la Piramide Vincent e le sue serraccate,
che paiono notevolmente ridote rispetto a due anni fa, ma sempre imponenti e
pericolose. Albeggia. La frontale quasi non serviva più nemmeno dalla partenza,
ma ora ci sono proprio i primi raggi di sole che illuminano..e chi se non lui?
Il Monte Bianco.
Qualche
pausa a scattar foto ora che non abbiamo la pressione di chi ci segue, ora che
forse sto un pelino meglio. Ma ancora niente fame, e poca sete. Il sole che si
alza sempre più, tante cime illuminate e l'ombra del Monte Rosa a fianco del Gran Paradiso. Che spettacolo..
Ma che freddo. Il vento ci frusta ancora, sempre. Ok che mi sono vestito poco,
ma anche i miei due con la giacca soffrono. Moffole benedette, ma le mani non
sono calde..
Il Balmenhorn mi ricorda la mia
dormita ad alta quota, "l'sperimento per la scienza" e la veloce
ritirata la mattina dopo. Poi ecco il Corno Nero e il Ludwigshohe: sì beh, non
può essere la Parrot. Cazz, quanto è lontana la Parrot?! Un'occhiata alle
spalle e vedo quante formichine salgono. Le 10 sono il tempo limite del capo, a
quell'ora dove si è si torna indietro, ma direi dovremo farcela. Nonostante
stia da bestia e non abbia ancora ne mangiato ne bevuto.
Tocca
solcare il terzo piano, il Colle del Lys per essere finalmente al sole! Ma
ancora sotto il vento, quindi niente caldo, giusto un pelo di tepore,
sopratutto alle gambe grazie ai pantaloni scuri. Alla nostra sinistra si
staglia la cresta del Lyskamm Orientale, una sinuosa linea bianca che sale vertiginosa verso l'alto, per poi
continuare dove non vediamo, fino al fratello occidentale. Ma noi, puntiamo
alla Parrot laggiù. E in mezzo a questi, smitragliate di 4000, e di 1000 sogni
(la bestia nera Dufour!).
Avanti
marche, e ben presto risiamo all'ombra, ma almeno senza vento. Ziocaro ma il
giorno porterà del caldo no?! Si avanza verso la cresta sud ovest della Parrot,
evito la traversata partendo da nord est per evitare il traffico a scendere: siamo quelli davanti, ma tanti
seguono.
Si risale il
pendio a destra del roccione caratteristico, anche se ricordo che la prima volta che la salii
rimanemmo molto più vicino a esso. Che me frega, c'è la traccia, la si segue.
Finita la "parete", sbam la cresta, sbam il sole, ma sbam anche il
vento! Mi sa che la vetta ce la si gode poco oggi, sento anche che Anna ha una
mano gelata..
Estetica cresta
verso il cielo, con quel cambio di pendenza che inganna, che pare che il punto
più alto sia lì, e invece è ancora più in la, ma per poco. Vetta, eccoci al
quarto e ultimo piano (di oggi): 4400 e passa metri. Quanto mi mancava.. Non mi
mancava di certo stare male.
Bella cima,
bel panorama, vento di merda, freddo maledetto, una foto e si scende. Anna
guarda l'orologio "2h20min":
what?! E già un po' di traffico c'è e tocca aspettare il proprio turno agli incroci
dei sensi unici alternati. Non contento dell'ingordigia di ieri, io già penso di
proporre ai mie la salita al Ludwigshohe, naturale prosecuzione della
"discesa", ma Stefano mi precede chiedendomelo lui.
Anna combatte
col gelone alle mani mentre in una breve pausa riesco a mangiare un altro Pan
di Stelle. Lusso.. Saliamo verso il secondo 4000 di oggi, incontrando la
cordata di Alfredo Alice Simone che sbuca dall'altro versante: la loro meta è
l'Alfredospitze, ribattezzato K35.
Seconda cima
della giornata, e direi anche l'ultima. La pala del Corno Nero mi sa troppo
ripida per i miei. Scendiamo nella folla di una sgangherata cordata di
spagnoli. Sul Viale Ceccarini del Lys si vede di tutto, ma questi proprio..
Scorriamo
vicini al Corno Nero, notando una cordata che scende dove tutto è tracciato, e
una che sale tutto a sinistra, vicino alle rocce, su terreno vergine. Chi sarà
mai.. Ma Nicola of course, che apre una nuova via insieme a Silvia! Guardo
tutti e tre in affanno e mi rivolgo ai miei "Si poteva salire anche
quello, ma mi sembra un po' troppo ripida e vedo quella gente in
difficoltà" "No no ma vai tranquillo che nemmeno noi ci vogliamo
andare!"
Scendiamo a
cercare un posto bello al sole (beh, ora lo è quasi tutto) me senza vento
(questo ancora è dura). Il meritato Mars va giù, segno che un po' di appetito
mi sta tornando. Torniamo al rifugio allora, staremo meglio e mi riempio la
pancia mentre aspettiamo gli altri. E magari dormo pure un po'..
I miei
compagni di cordata sembrano belli felici. Entusiasti, appagati. E allora sono
appagato pure io. Cime già salite, panorami già visti (che non stancano mai
comunque), ma compagnie diverse portano a emozioni diverse. Anche stati fisici
diversi però! Ziocagnone..
Mentre
scendiamo tanti salgono. Scorrendo a fianco della cordata di Alfredo, Anna
confessa ad Alice un parere, facendo scoppiare noi maschietti a ridere a
crepapelle. Dai che di ore di riposo ne guadagniamo! Giunti al rifugio, siamo
pure in anticipo sul tempo limite. E..sbam, spiaggiati!
Oh se sto
meglio adesso. Anche se un po' di mal di testa c'è ancora. Cambio d'abito,
torno in spiaggia con ciabatte e braghe corte, poi al sole al riparo dal vento,
schiena sul muro del rifugio, il buon Stefano prende una birra per ogni
componente della cordata, e man mano che gli altri arrivano le chiacchiere e le
risate si sprecano.
Già finita..
Peccato. Lunghe ore ad aspettare il ritorno di tutti, e poi che la funivia
apra. Discesa per il Rifugio Mantova, non di molto più agevole dell'altra e più lunga. Ultima uscita della Autrostrda
del Lys, uscita indren, e siamo già tutti in coda. In coda per altri sogni,
almeno io. Impeto sveglio, troppo.
Qui altre
foto.
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