sabato 30 luglio 2016

La conquista dell'inutile: Punta Zumstein, Gnifetti e Parrot

Nella vita bisogna porsi degli obiettivi. In realtà ne abbiamo molti di più di quelli che pensiamo, solo una minima parte sono chiari e nitidi, quindi descrivibili. Molti esistono ma non lo sappiamo. Il principale, almeno per quanto mi riguarda, è vivere una vita serena e felice, qualcosa di certo non facilmente descrivibile. Questo weekend raggiungo l'obiettivo della salita del mio 30imo 4mila, salita che non mi godo per nulla per via di una serie di pensieri che mai come oggi mi rendono la metafora dell'alpinismo come "la conquista dell'inutile" piuttosto amara e poco filosofeggiante.
Con il Weissmies sono arrivato a quota 29, il 30 vorrei fosse qualcosa di tosto, e le idee sono due: solo che il meteo boccia categoricamente quella che poteva essere la nostra preferenza, ma il ripiego non è per nulla un ripiego: cresta Rey alla Dufour. Così con Giorgio, venerdì mattina si parte per Staffal, un viaggio silenzioso e l'arrivo al parco giochi in tempo per essere all'arrivo della funivia d'Indren a 3200m alle 12 spaccate.
Una landa desolata, rocce rotte o levigate, un ghiacciaio agonizzante e un cielo che non si vede per nuvole basse che rendono il paesaggio triste al punto giusto. Paesaggio empatico. Salendo per i canaponi, in 45 minuti siamo al Rifugio Capanna Gnifetti, nelle nuvole. Il tempo di sistemarci in camera, di sentire il rifugista dirci che "la Dufour m'han detto è ancora carica di neve in alto", e ci spiaggiamo fuori sugli sdrai a mangiare e prendere un timido sole che ogni tanto sbuca dalle nuvole.
Chi dormicchia, chi ci prova ma non ci riesce. I pensieri sono numerosi e turbolenti come le nuvole, e nemmeno loro trovano pace. Mi sposto in cima al cucuzzolo sopra la chiesetta, mi sdraio, penso, medito, scrivo e leggo. La montagna mi ha sempre dato delle risposte e fatto ragionare. Oggi si pensa, qui, con calma, lontano dai pericoli e con tutto il tempo a disposizione. Domani si ragiona d'istinto, in modo rapido, senza possibilità di ripensamenti dati i pericoli oggettivi che ci abbracceranno.
Osservo gente scendere alle 15, alle 16, sul Ghiacciaio del Lys che adesso è tutto al sole: evidenti crepacci sul percorso, una nuova traccia per aggirarne alcuni, e questi (non tutti, ma molti) che scendono slegati, in barba alla vita, in barba a chi magari una vita non ce l'ha più o non ce l'avrà più a breve, in barba a chi a casa si preoccupa per loro.
Ma resto ancora un po' qui. In altri momenti avrei ammirato il panorama dei Lyskamm, dei seracchi, i contorti flussi glaciali che paiono immobili ma invece avanzano, si piegano, si infrangono, si spaccano. Una potenza pronta a esplodere in modo distruttivo. Cerco ordine nel loro disordine. Ma è tempo di darsi una pausa e smettere di pensare.

Breve dormitina a letto, studiamo le relazioni concordando che in mancanza di tracce non ci andiamo nemmeno all'attacco della Rey e tentiamo la normale, che già di per se non deve mica essere comoda! Inoltre facendo due conti, se vogliamo prendere la funivia delle 17 a scendere (l'ultima) occorre davvero pedalare e..svegliarsi presto. Oddio, al limite scenderemo per sentiero, per la gioia delle ginocchia e della mente che avrà altro tempo di pensare.

Cena abbondante, ma l'appetito è poco, poi via a letto. Domani (tra qualche ora) è un altro giorno, e non ci sarà spazio per pensare ai problemi "a valle" per non crearsene qui "a monte". Istinto di sopravvivenza. L'orario concordato sono le 2, per poter partire alle 2e30.
A colazione sento ancora la cena addosso, e quindi anche questa sarà scarsa. Niente stimolo per il bagno, e anche questo non è un bell'inizio. Ma siamo qui, andiamo, che magari riesco a trarre ottimismo e rinvigorimento sulla vita in generale se riusciamo nella nostra salita di oggi.

Alla fine mettiamo piede sul ghiacciaio alle 3. Non sembra nemmeno fare freddo, ma già mentre si faceva colazione, le raffiche di vento fuori ci facevano temere: dicono che la normale alla Dufour sia sconsigliata in caso di vento.

Partendo a quest'ora siamo quasi soli: solo una cordata partita dalla loro tenda, e più su un paio dal Balhmehorn. Raro essere così in pochi qui. Senza fretta, ma comunque in meno di 2h, raggiungiamo il Colle del Lys, che è ancora buio: impossibile vedere se ci sono delle tracce verso la Rey, quindi rischiamo? No, non rischiamo, e col senno di poi facciamo bene.
Una cordata ha già attaccato il Lyskamm Orientale, una vaga alla ricerca della discesa per l'attacco della Rey (sono troppo alti..), altre due sulla normale autostradale verso Capanna Margherita, strada che prendiamo anche noi. Ma che diavolo di freddo fa?! Vedo Giorgio battere i denti quando ci fermiamo, io con anche i coprimoffola. Te pensa attaccare una cresta rocciosa tra un paio d'ore..
La cordata dai Lyskamm torna giù, troppo vento? Ci sta.. E allora noi? Ho un brutto presentimento. La luce inizia ad avanzare sul bianco dell'alta quota, le prima cordate scendono da Capanna Margherita, immagino abbiano passato una brutta notte per esser già in discesa.. Altre verso la Punta Zumstein, ma che freddo.
Poi lo spettacolo dell'alba. Il cielo che si tinge di rosa, arancione, la debole luce che riesce comunque a proiettare l'ombra dei Lyskamm verso l'infinito. Nei pressi del Colle Gnifetti i colori del cielo diventano magici, cordate verso il cielo, il mare di nuvole sul versante est, nell abisso della est. Tutto rilassante, ma la vista del caotico versante valsesiano torna a farmi pensare al mio caos. Scaccia questi pensieri adesso.
Una bella crestina e qualche passo su roccia ci deposita su Punta Zumstein, mio 30imo 4mila, ma la mano che in foto regge tre dita alzate ha poco di cui essere allegra. Il sole comunque non ci scalda, il vento tira a raffiche e il freddo continua a far battere i denti a Giorgio. La cima è affollata da un po' di cordate, alcune delle quali partono per la Dufour: oh bene, così ci fanno strada.
Foto di vetta, panorama, contemplazione, ma una cordata torna già indietro. Ci leghiamo corti, e anche l'altra è di nuovo qui. Due su due, o tre su tre, non ricordo bene. La cresta che scende in effetti è affilata. mi sa che ho già capito, con questo vento, non s'ha da fare, e ci mettiamo poco a pensarlo entrambi. Quattro passi, due foto sulla cresta e si torna indietro.
Ora sulla parete nord dei Lyskamm è l'ombra di Zumstein e Dufour a essere proiettata. Noi scendiamo con l'intento di salire Punta Gnifetti, siamo qui, e così magari non dobbiamo tornare nel "bacino del Lys".
Con calma, tremando ancora, in mezzora siamo anche sulla seconda cima di oggi, cercando di trovare riapro dal vento per mangiare e bere qualcosa. Ora ce la prendiamo comoda, di tempo ne abbiamo. Ma la zona inizia ad affollarsi.. Dai va la, andiamo.
Il sole ancora non ci scalda, ho già proposto a Giorgio finchè siamo qui di salire anche Punta Parrot, che io ho già salito ma lui no. Torniamo sui nostri passi, tenendo la traccia alta per incontrare meno gente, osservando quali mastodontici seracchi giacciano sulla normale a Capanna Margherita, cossi via da qui!
La salita alla Parrot, in traversata est-ovest, è tutta per Giorgio, che inizia a sentire la stanchezza e ci sta. Un bel pendio e poi una bella cresta, larga ma estetica, e tutta per noi. Coi nostri tempi, in questa piazza di Milano ad alta quota, riusciamo a fare le nostre salite relativamente "soli".
9e30 di nuovo al Colle del Lys, abbuffata? No, il mio amico accusa un po' di nausea, meglio scendere, incontrare stranezze e tanti altri personaggi che col loro modo di condurre la salita, denigrano l'importanza della vita. Oddio, le mie cazzate le ho fatte anche io, e me ne vergogno, ma il minimo della sicurezza dai no..
Scendendo finalmente iniziamo ad avere caldo, alleluja. Ma Giorgio nella foga di saltare crepacci e correre via, mette male un piede e la giornata prende una brutta piega. Ci manca solo che anche io torno assorto nelle mie preoccupazioni.. ancora per mezzora no.
10e15 siamo al rifugio, tanto vale spicciarsi e prendere la funivia delle 12 prima che chiuda per la pausa pranzo. Ma la caviglia del mio amico non è agile come un tempo, e la discesa è da farsi con calma. Avevamo paura di perdere la funivia delle 17, e invece ci ritroviamo a scendere con quella delle 11e30!
Nella calma che ci crea la nostra condizione di anticipo sui tempi previsti ieri (temuti), possiamo concederci di sistemare le nostre robe e cercare un posto per mangiare qualcosa e poi un prato dove dormire un'oretta prima di ripartire per casa. Prima che la mente torni a focalizzarsi sulle preoccupazioni e pensieri "di valle".
Non posso certo dire che ero felice come volevo lassù, ma almeno dovevo pensare alla pelle, ora che non ho questa priorità di sopravvivenza, la bocca si chiude, le parole diventano rare, i sorrisi assenti, e il viaggio riprende come era partito. Silenzioso e assorto nei mie pensieri.

Qui e qui altre foto.

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