Ci sono quei
periodi, quelle giornate in cui ti senti scoppiare, oppresso dai troppi impegni
(che non hai ma che dovresti mettere a calendario), trenta cose da gestire (non
tue magari, ma che devi gestire lo stesso). Corpo stanco ma mente di più, e la
mente si ricarica quando il corpo lavora. E la mente disse al corpo "zitto
schiavo, lavora che io riposo!"
Complice il
non far torto a nessuno tranne che al mio sonno e alla mia auto che invecchia,
l'idea si realizza, la medicina si avvicina, dopo lavoro dritto in A22
direzione nord. La classica salita da Prada a Costabella, al buio, da solo, ma
con meteo buono e..neve chissà. Niente sci, timoroso della quota neve e di
trovarla marmorea in alto. Tutto previsto.
In cammino
dal parcheggio, un po' di fretta, con un cagnolino che inizia a seguirmi e che
verrà insieme a me fino in cima, sbucando di qua e di là facendomi prendere un
colpo ogni volta. Salita diretta sotto gli impianti, zero neve tanto fango,
brutta annata. Sbucato fuori dal bosco, il bianco inizia, una debole brezza mi
fa tirare su la zip, salire svelti che si fa tardi.
La neve è
già dura, non da ramponi certo, ma almeno nemmeno da ciaspole, che non calzerò
nemmeno dopo quando un po' da affondare ci sarà. Il panorama che si apre alle
mie spalle, la "civiltà" sotto di me, luminosa, caotica, stressante.
Qui solo il bianco vige, una visibilità limitata dalla frontale (luna non
pervenuta), una testa china per far avanzare le gambe senza far loro vedere
dove sta la meta.
La mente si
disinfetta dalla frenesia quotidiana, non che salga lentamente e mi fermi ad
apprezzare il posto, ma qui l'unico pensiero è salire. Una sorta di
meditazione. salgo dritto, linea di massima pendenza, tante tracce, ma quando
non vanno dove voglio, ne faccio di nuove. Sbuco al RIfugio Fiori del baldo,
luce accesa ma non per me. Il vento ha lavorato, ma anche il loro tosaneve, e
ci sono muri di 1-2m.
Salgo verso
la cresta, presto al Chierego, neve dura e qualche zolla affiorante. I classici
piccoli passi sulla cresta sono piallati dalla neve, il cane avanza e io con
lui, ma dietro. La salita verso la pace, ed ecco la cima, col suo indicatore di
vette lontane semisepolto dalla neve: ma allora ce ne è! Peccato solo da 1400
in su.
Mi vesto,
contemplo, qualche foto, il tentativo di una dove dovrei disegnare forme con l
frontale, e poi..che freddo a star fermi! Meglio scendere! Addio pace,
"civiltà" sto tornando.Ogni volta che appoggio lo zaino, il cane
viene a vedere se ho qualcosa da mangiare. Soccia che fame, vorrei anche io
avere qualcosa nello zaino oltre ad acqua e giacche!
Scendendo
sfondo una trappola di neve creata dal vento, gamba tutta giù e mano congelata
che poggia in malo modo, un dolore che temo essermela rotta, ma porcavacca! Non
scendo più correndo ora, ma camminando finchè non arrivo al rifugio. E poi giù,
sconsolato di tornare alla realtà, ma almeno ci torno un po' più leggero.
Nessun commento:
Posta un commento