Ci sono
quelle giornate da cui ti aspetti tanto, ma che poi invece partono male, quasi
malissimo, e che si risollevano raggiungendo quasi le aspettative sperate.
Ecco, questa è una di quelle.
Auto carica
per tre discipline differenti, al fine di sfruttare al massimo la giornata,
seppur conscio che non le potrò fare tutte e tre visto che mi aspetta una cena
impellente stasera, ma almeno sono pronto alle alternative! Un meteo non ottimo
ma non pessimo, tanta voglia di esplorare e faticare. Arrivo al parcheggio e il
cielo è plumbeo, azz.
Parte la
salita, e nonostante il sole stia giungo sorgendo (per la stagione sono le 6e30
del mattino) trovo un corridore in discesa e pure uno scialpinista! Che
ovviamente scende sci in spalla visto che la neve si è già ritirata. Il vento
c'è e me l'aspettavo, ma mi aspettavo anche un cielo con poche nuvole: invece
scende pure della neve, pallottolare, le nuvole minacciose sono tante. Comincio
a deprimermi. Mi sa che oggi scatta la
solita salita a Costabella e finisce la giornata.
Testa china
e salire, le ciaspole restano sullo zaino. Ogni tanto mi giro per guardare la
costa ovest del Lago di Garda che come meteo se la cava meglio, e le cime
lontane tinte di rosa arancione dal sole. Se guardo verso l'alto invece ho poco
di cui gioire, il vento mi sferza e di raggi caldi manco l'ombra.
Al Rifugio
Fiori del Baldo calzo
i ramponi perchè è già un po' che se non fosse per le bacchette sarei già
scivolato, e in cresta (seppur ampia) eviterei quest'esperienza. Cresta ampia e
vento che adesso può investirmi con tutta la sua forza, precludendomi di
guardare verso est dove l'
altopiano dei Lessini è illuminato dai raggi di sole
come se Dio in persona lo volesse.
Il crestone
nevoso si fa sempre più panoramico ed estetico, qualche cornicetta e una
discreta neve. Inizio a scorgere la vetta delle Buse, almeno fino la ci posso
arrivare: il Baldo è ancora silenzioso, l'orda di scialpinisti o ciaspolatori è
ancora indietro, e posso godermi il posto. Quando ripasserò di qui tra qualche
ora, molti metri quadri saranno occupati.
Scendo per
poi risalire, in un paesaggio finalmente invernale, e che nonostante la modesta
quota rende il cielo piuttosto vicino. Risalgo, stando il più possibile in
cresta, per poter ammirare l'
imponenza dei giochi di neve e vento ma senza mai varcare la
linea di sicurezza: non so se qui ci sono cornici che non vedo! Il Passo del
camino è bello saturo di neve, getto un'occhiata per capire se si veda dove
potrebbe proseguire il sentiero estivo..ma nulla.
La Vetta
delle Buse è raggiunta, ma ora? Le nuvole ci sono, ma alte e si sono calmate
adesso. Il sole..nein. Il vento..va beh, quello tempra, finchè non ti ribalta a
terra. Cima Telegrafo la vedo anche da qui. Il problema è raggiungerla, trovare
una via per passare, da relazioni passate ricordo che questo dovrebbe essere il
tratto piu tecnico della traversata invernale. La giornata forse si risolleva
dai..
Segue tracce
che scendono per la cresta, ma muoiono qui. Laggiù però ne vedo altre, come
raggiungerle? Mi guardo intorno e vedo che qualcuno è già passato. Traversi,
ramponate di mughi innevati, e riesco a scendere quel tanto che basta per
ritrovarmi a traversare pendii nevosi verso nord. Ora meglio tirare fuori la
picca anche..
Aggirata sul
lato est la cresta nel tratto più ostico, poi è fatta. Da un timido passo si
torna sulla cresta, ad usare un po' le mani sulla roccia e i ramponi sulla neve
dura: il sole che ancora non vuole uscire non degrada la consistenza della dama
bianca. Mi girerò spesso a guardarmi indietro, ma mi fermerò altrettanto spesso
a guardarmi avanti, a guadare creste nevose che salgono verso il cielo.
Su e giù per
creste nevose intervallate da tratti di calcare. Durerà meno di un'ora la
traversata dalla Vetta delle Buse a Cima Telegrafo, un'ora ricca di pause vista
la quantità di foto che faccio, ma un'ora bellissima. In un certo senso sembra
un'ora volata via visto il divertimento suscitato. Dall'altro sembra un'ora
immensa dato l'appagamento che mi ha regalato.
Le tracce
dei miei predecessori mi consentono di risolvere i passaggi più labirintici in
modo immediato. Un bel passaggio stretto tra due rocce è davvero pittoresco e
quasi mi incastro. Conosco questa cresta, in estate l'ho già fatta due volte la
traversata integrale del Baldo, ma d'inverno è tutta un'altra cosa, e adesso mi sale la voglia di farla
tutta..ma non oggi.
Le
difficoltà calano drasticamente, e Cima Sascaga è raggiunta: cima alla quale
riservo un ricordo indelebile, una delle prime cime (se non la prima) raggiunta
dal trio unito Andrea, Marco e Riccardo. Cima Telegrafo è a poca distanza,
incrocio tre ragazzi che mi chiedono delle condizioni della cresta e che
proseguono sulle mie orme. Io punto a nord, e sotto un timido sole raggiungo la
croce del Telegrafo.
Il sole
invoglierebbe a fermarsi ad ammirare panorama e riposarsi un po', ma il vento è
poco ospitale: scendo qualche metro verso il
Rifugio Barana, il cui locale invernale stanotte deve
aver visto un bel po' di gente. Pausa cibo svaccato sulla neve, finchè il
freddo non prende il sopravvento. Invidiando i pendii sciati da chi è ben più
bravo di me. Sognando quei canali che solcano la nord della Vetta delle Buse.
Si riparte,
non ho voglia di tornare sui miei passi, per due motivi: ora che il sole scalda
la neve, non vorrei trovarmi su alcuni pendii traversati prima, e poi vorrei
fare un anello. Dal
654 sono già salito altre volte, vediamo che aspetto ha d'inverno! Tanto la traccia c'è,
non mi perdo.
Io che
scendo, altri che salgono, su questo ormai assolato pendio della Valle del Pre.
Osservo i tre ragazzi di Cima Sascaga sulla cresta. E mentre scendo, conscio
dei km di asfalto che dovrò percorrere per tornare all'auto, osservo quel
pendio, solcato da zigzag di scialpinisti, che termina a un colletto che poi
dolcemente risale verso la Vetta delle Buse..perchè no..
Che bella
valle, ma che bell'imbuto finale, ottimo luogo per trovarsi in caso di valanga.
Sguscio verso la risalita del pendio: dai, se si sprofonda torno indietro e
filo giù. Se. Se. Ma non si sprofonda più di tanto, risalgo sudando come un
cammello, ora che sono riparato dal vento ed esposto al sole, e giunto al
colletto mi ritrovo in un altro angolo di pace, mentre Cima Costabella è
affollata.
Tornare
sulla Vetta delle Buse sarà psicologicamente lunga, le gambe ne hanno macinati
dei metri oggi, e il vento sferza di nuovo rendendo il tutto meno piacevole di
quello che dovrebbe essere. Ma dosso dopo dosso, ormai resta solo la pala
finale, bianco azzurro e nulla più!
Di nuovo in
cima, coi tre ragazzi che si stupiscono del mio arrivo. Loro scendono sciando,
io trotterellando, fino a incontrare due ragazzi con appresso un border collie.
Viaggiano in senso opposto a me, mi chiedono come sia il proseguo e gli dico
solo che il cane si troverà un po' a disagio, "ma non è nostro, ci segue
da giù". Cerco allora di attirare la sua attenzione in modo che scenda con
me, e ci riesco. Cercherò di farmelo amico con qualcosa da mangiare e da bere,
ma è molto timido, e accarezzarlo sarà un impresa!
Risalita a
Cima Costabella, ultima della giornata, e adesso è tutto come d'abitudine,
ambienti conosciuti dove mettere l'acceleratore per arrivare all'auto il prima
possibile. Saltello, corricchio, fischietto per tenermi vicino il cane (che
nonostante la sua timidezza, a momenti fa rissa con un altro, per la gioia del
padrone che se la prende con me).
La giornata
dovrebbe finire degnamente con una birra, ma non oggi che mi aspetta una cena
impegnativa. Ho fatto pure presto nonostante tutto il tragitto (ma accidenti il
gps c'è bloccato su Cima Sascaga!), e sono rimasto davvero appagato dagli
ambienti e divertito sulle difficoltà, con qualche passaggio non banale ma
nemmeno complicato.
Insomma, una
giornata ben risollevata! Grande Baldograt!
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