domenica 13 marzo 2016

Una giornata risollevata: un assaggio di Baldograt

Ci sono quelle giornate da cui ti aspetti tanto, ma che poi invece partono male, quasi malissimo, e che si risollevano raggiungendo quasi le aspettative sperate. Ecco, questa è una di quelle. 
Auto carica per tre discipline differenti, al fine di sfruttare al massimo la giornata, seppur conscio che non le potrò fare tutte e tre visto che mi aspetta una cena impellente stasera, ma almeno sono pronto alle alternative! Un meteo non ottimo ma non pessimo, tanta voglia di esplorare e faticare. Arrivo al parcheggio e il cielo è plumbeo, azz.
Parte la salita, e nonostante il sole stia giungo sorgendo (per la stagione sono le 6e30 del mattino) trovo un corridore in discesa e pure uno scialpinista! Che ovviamente scende sci in spalla visto che la neve si è già ritirata. Il vento c'è e me l'aspettavo, ma mi aspettavo anche un cielo con poche nuvole: invece scende pure della neve, pallottolare, le nuvole minacciose sono tante. Comincio a deprimermi. Mi sa che oggi scatta la solita salita a Costabella e finisce la giornata.
Testa china e salire, le ciaspole restano sullo zaino. Ogni tanto mi giro per guardare la costa ovest del Lago di Garda che come meteo se la cava meglio, e le cime lontane tinte di rosa arancione dal sole. Se guardo verso l'alto invece ho poco di cui gioire, il vento mi sferza e di raggi caldi manco l'ombra.
Al Rifugio Fiori del Baldo calzo i ramponi perchè è già un po' che se non fosse per le bacchette sarei già scivolato, e in cresta (seppur ampia) eviterei quest'esperienza. Cresta ampia e vento che adesso può investirmi con tutta la sua forza, precludendomi di guardare verso est dove l'altopiano dei Lessini è illuminato dai raggi di sole come se Dio in persona lo volesse.
Il crestone nevoso si fa sempre più panoramico ed estetico, qualche cornicetta e una discreta neve. Inizio a scorgere la vetta delle Buse, almeno fino la ci posso arrivare: il Baldo è ancora silenzioso, l'orda di scialpinisti o ciaspolatori è ancora indietro, e posso godermi il posto. Quando ripasserò di qui tra qualche ora, molti metri quadri saranno occupati.
Scendo per poi risalire, in un paesaggio finalmente invernale, e che nonostante la modesta quota rende il cielo piuttosto vicino. Risalgo, stando il più possibile in cresta, per poter ammirare l'imponenza dei giochi di neve e vento ma senza mai varcare la linea di sicurezza: non so se qui ci sono cornici che non vedo! Il Passo del camino è bello saturo di neve, getto un'occhiata per capire se si veda dove potrebbe proseguire il sentiero estivo..ma nulla.
La Vetta delle Buse è raggiunta, ma ora? Le nuvole ci sono, ma alte e si sono calmate adesso. Il sole..nein. Il vento..va beh, quello tempra, finchè non ti ribalta a terra. Cima Telegrafo la vedo anche da qui. Il problema è raggiungerla, trovare una via per passare, da relazioni passate ricordo che questo dovrebbe essere il tratto piu tecnico della traversata invernale. La giornata forse si risolleva dai..
Segue tracce che scendono per la cresta, ma muoiono qui. Laggiù però ne vedo altre, come raggiungerle? Mi guardo intorno e vedo che qualcuno è già passato. Traversi, ramponate di mughi innevati, e riesco a scendere quel tanto che basta per ritrovarmi a traversare pendii nevosi verso nord. Ora meglio tirare fuori la picca anche..
Aggirata sul lato est la cresta nel tratto più ostico, poi è fatta. Da un timido passo si torna sulla cresta, ad usare un po' le mani sulla roccia e i ramponi sulla neve dura: il sole che ancora non vuole uscire non degrada la consistenza della dama bianca. Mi girerò spesso a guardarmi indietro, ma mi fermerò altrettanto spesso a guardarmi avanti, a guadare creste nevose che salgono verso il cielo.
Su e giù per creste nevose intervallate da tratti di calcare. Durerà meno di un'ora la traversata dalla Vetta delle Buse a Cima Telegrafo, un'ora ricca di pause vista la quantità di foto che faccio, ma un'ora bellissima. In un certo senso sembra un'ora volata via visto il divertimento suscitato. Dall'altro sembra un'ora immensa dato l'appagamento che mi ha regalato.
Le tracce dei miei predecessori mi consentono di risolvere i passaggi più labirintici in modo immediato. Un bel passaggio stretto tra due rocce è davvero pittoresco e quasi mi incastro. Conosco questa cresta, in estate l'ho già fatta due volte la traversata integrale del Baldo, ma d'inverno è tutta un'altra cosa, e adesso mi sale la voglia di farla tutta..ma non oggi.
Le difficoltà calano drasticamente, e Cima Sascaga è raggiunta: cima alla quale riservo un ricordo indelebile, una delle prime cime (se non la prima) raggiunta dal trio unito Andrea, Marco e Riccardo. Cima Telegrafo è a poca distanza, incrocio tre ragazzi che mi chiedono delle condizioni della cresta e che proseguono sulle mie orme. Io punto a nord, e sotto un timido sole raggiungo lacroce del Telegrafo.
Il sole invoglierebbe a fermarsi ad ammirare panorama e riposarsi un po', ma il vento è poco ospitale: scendo qualche metro verso il Rifugio Barana, il cui locale invernale stanotte deve aver visto un bel po' di gente. Pausa cibo svaccato sulla neve, finchè il freddo non prende il sopravvento. Invidiando i pendii sciati da chi è ben più bravo di me. Sognando quei canali che solcano la nord della Vetta delle Buse.
Si riparte, non ho voglia di tornare sui miei passi, per due motivi: ora che il sole scalda la neve, non vorrei trovarmi su alcuni pendii traversati prima, e poi vorrei fare un anello. Dal 654 sono già salito altre volte, vediamo che aspetto ha d'inverno! Tanto la traccia c'è, non mi perdo.
Io che scendo, altri che salgono, su questo ormai assolato pendio della Valle del Pre. Osservo i tre ragazzi di Cima Sascaga sulla cresta. E mentre scendo, conscio dei km di asfalto che dovrò percorrere per tornare all'auto, osservo quel pendio, solcato da zigzag di scialpinisti, che termina a un colletto che poi dolcemente risale verso la Vetta delle Buse..perchè no..
Che bella valle, ma che bell'imbuto finale, ottimo luogo per trovarsi in caso di valanga. Sguscio verso la risalita del pendio: dai, se si sprofonda torno indietro e filo giù. Se. Se. Ma non si sprofonda più di tanto, risalgo sudando come un cammello, ora che sono riparato dal vento ed esposto al sole, e giunto al colletto mi ritrovo in un altro angolo di pace, mentre Cima Costabella è affollata.
Tornare sulla Vetta delle Buse sarà psicologicamente lunga, le gambe ne hanno macinati dei metri oggi, e il vento sferza di nuovo rendendo il tutto meno piacevole di quello che dovrebbe essere. Ma dosso dopo dosso, ormai resta solo la pala finale, bianco azzurro e nulla più!
Di nuovo in cima, coi tre ragazzi che si stupiscono del mio arrivo. Loro scendono sciando, io trotterellando, fino a incontrare due ragazzi con appresso un border collie. Viaggiano in senso opposto a me, mi chiedono come sia il proseguo e gli dico solo che il cane si troverà un po' a disagio, "ma non è nostro, ci segue da giù". Cerco allora di attirare la sua attenzione in modo che scenda con me, e ci riesco. Cercherò di farmelo amico con qualcosa da mangiare e da bere, ma è molto timido, e accarezzarlo sarà un impresa! 
Risalita a Cima Costabella, ultima della giornata, e adesso è tutto come d'abitudine, ambienti conosciuti dove mettere l'acceleratore per arrivare all'auto il prima possibile. Saltello, corricchio, fischietto per tenermi vicino il cane (che nonostante la sua timidezza, a momenti fa rissa con un altro, per la gioia del padrone che se la prende con me).
La giornata dovrebbe finire degnamente con una birra, ma non oggi che mi aspetta una cena impegnativa. Ho fatto pure presto nonostante tutto il tragitto (ma accidenti il gps c'è bloccato su Cima Sascaga!), e sono rimasto davvero appagato dagli ambienti e divertito sulle difficoltà, con qualche passaggio non banale ma nemmeno complicato.

Insomma, una giornata ben risollevata! Grande Baldograt!

Qui altre foto.
Qui report.

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