La ritirata a orecchie basse dell'altra volta ci era rimasta sul groppone: ma quello spindrift ci aveva fatto raggelare il sangue, ultima goccia di un vaso pieno di
dubbi e presagi. Ma ci eravamo ripromessi di tornare in questo magnifico posto
per questa bella cascata, non difficile, ma impegnativa per lunghezza,
pericoli, e ambiente grandioso e allo stesso tempo “opprimente”.
Ed eccoci. Stavolta vogliamo giocarcela meglio, partire il
giorno prima e dormire in macchina al parcheggio, in modo da non avere le 3h di
viaggio sulle spalle. Un deja vu, come la Castiglioni-Detassis. Stavolta carico pure i materassi del dondolo, per
dormire meglio dentro la mia auto. Dovevamo partire il giovedì sera per
sfruttare il venerdì dove si pensava trovare meno gente, ma il meteo all'ultimo
minuto peggiora, e unito a qualche altra circostanza, si rimanda di un giorno.
Venerdì, ritrovo al solito parcheggio, cena "da Ciccio” per far la carica di pizza e birra (Bernarda!) e poi via a cercare un posto
auto in un' affollatissima Val Sozzine, ma dove parcheggiamo?! Quasi sotto un
lampione, beh pace, sol che dormiamo un po': Giorgio non fa in tempo a
infilarsi nel sacco a pelo che già russa..
Strada ben battuta dalle orde di scialpinisti che in questi
giorni hanno martoriato il discesone del Pisgana. Ben battuta e quasi
ghiacciata, gli scivoloni si sprecano, ma per fortuna nessuno con conseguenze
tragiche. Usciamo dal bosco, la luna si nasconde presto dietro ai monti che
sovrastano la valle, l'ombra dei cattivoni che ce la nascondono è nitida sui
pendii alla nostra sinistra. Pendii con poca neve, questo è un bene per noi, il
pericolo valanghe 1 persistente da giorni ci rassicura, ameno un pochino.
Ora che il percorso scialpinistico non è più obbligato, non
è facile trovare la strada migliore, e infatti la canniamo, ritrovandoci troppo
bassi e troppo a destra del giusto: il tentativo di tornare sulla retta via ci
conduce alle nostre origini. Una mezza ravanata su neve inconsistente in emzzo
ad arbusti con pendenze di 70° abbondanti, come in Appennino! I bastoncini
piantati al contrario sopportano le nostre trazionate e finalmente usciamo da
questo empasse.
Dopo 1h45, col cielo che regala le prima luci, il cascatone
appare alla nostra vista, nascosto fino ad adesso dietro la curva: vacca se è
bello. Dai, che magari stavolta.. Vento non se ne sente, le previsioni danno
possibilità di averne un po' stamattina, ma ben al di sotto di quello
dell'altra volta! Siamo soli nella salita, ma questo ce l'aspettavamo, vediamo
dopo..
Arrivati nella zona del laghetto, stavolta ben coperto di
neve (sappiamo che c'è sol perchè l'abbiam visto l'altra volta!), nessuna
traccia verso la cascata: buon segno? Mah.. Nessuna ripetizione recente lascia
pensare.. Ma la sua vista regala gioie e sogni, è li davanti a noi, bella
cicciona, gobbe e gobbette, tette e tettone, niente spindrift, dai che andiamo
da lei!
La scelta delle ciaspole si rivela azzeccata, altro errore
commesso l'altra volta, ma non oggi: al ritorno saranno utilissime, ma anche
ora! I metri che ci separano dall'attacco sono pochi, ma sono tutti da
tracciare, e per questo sembrano più lunghi. Ma finalmente, eccoci alla base,
dopo quasi 3h. Siamo già passi più avanti dell'altra volta!
Ed eccolo, di nuovo. Spindrift. Le parolacce che nessuno di
noi dice ma che entrambi pensiamo. Silenzio. La parete scarica anche oggi.
Molto meno dell'altra volta, ma scarica. “Va beh, vediamo, non ne faccio una
malattia tornare indietro anche oggi”. Iniziamo a cambiarci e armarci, al
riparo da altri spindrift che scendono dalla cascata e anche da più a sinistra
(orografica). Zaino unico che poi ci scambieremo (il primo arrampica libero),
e.. “dai, proviamo a partire e vediamo come va”. Aspettative basse.
Parto io. Una gobbona di ghiaccio con neve alla sua destra,
praticamente primi metri “isolati” che non permettono la vista sul seguito,
sulla bella goulotte dei primi 60-70m, incastonati tra le rocce, tortuosi
e..toboga delle scariche.. Giro l'angolo, più neve che ghiaccio su questo tiro
(ma con qualche bel metro con un rampone su ghiaccio e l'altro su roccia, un
bel diedrino!), odo il segnale “metà!”, dopo pochi metri una sosta sulla mia
destra, e siccome davanti a me non vedo del gran ghiaccio, meglio sostare qui
prima nel timore di nuove scariche.
Giorgio mi raggiunge stupefatto pure lui di questa prima
parte “chiusa”, poche parole, poche foto, c'è da pedalare oggi, sono pur sempre
300m di cascata, più discesa, e sarei molto più sereno se entro le 15 riuscissi
a mandare un messaggio di conforto alla mia metà che sta partendo. Ma non
voglio nemmeno arrampicare con l'orologio che opprime.
Cambio, parte il mio amico, dalla relazione i primi tiri
sono i più semplici e infatti riusciamo a muoverci bene. Peccato che il
ghiaccio non sia dei migliori, volano padelle, spaccoso, qualche crosta e
adesso che sale Giorgio pure qualche spindirfit.. Questo tiro, come tutti i
prossimi altri 4, terminerà con soste al limite del fine della corda, per
fortuna le nostre urla si sentono!
Da secondo salgo il più svelto possibile, vietato perdere
tempo oggi, modalità concentrazione e velocità. Ma che ambiente, che bella la
prima parte, che seppur facile è racchiusa dalla montagna, che pare voler
abbracciare e chiudere questo flusso ghiacciato per nascondercelo. Vedo Giorgio
lassù, appeso alla sosta, sotto gobbosità ghiacciate.
Gio piglia 'sto zaino che vado avanti io, su queste tettone
che ci sovrastano, a cercare la strada migliore e più sicura: la più sicura è
ovviamente anche la più dura, quasi dritto per dritto, ma il primo tratto mi
sposto sulla destra per evitare di essere esattamente sopra il mio amico. Il
ghiaccio è tanto, grosso, ciccio, la voglia di scalare mi porta a prendere la
strada più lineare, senza sbisciolare ad attenuare le difficoltà, oggi mi sento
bene.
Mi ritrovo così ad affrontare qualche muretto, qualche
tratto di neve dura o di crosta che per fortuna è portante, e un pezzo in cui
il ghiaccio è marroncino..per la roccia sotto! Due chiodi alla mia sinistra
poco dopo che mi è stato urlato "metà", potrebbe essere utile per le
doppie a scendere. Salendo ci si guarda molto intorno alla ricerca di soste o
simili per calarsi, giusto per evitare di fare mille abalakov, che non sono
veloci e sporcano la montagna.
Mentre sento abbaiare (e non un capriolo..) giungo ormai al
posto prescelto (imposto dalla fine della corda) per la terza sosta, una sorta
di balcone al contrario che mi permette di vedere la parte alta della cascata:
adesso me la inizio a sentire in tasca. La montagna non chiude più a se il
flusso, ma ce lo spalanca davanti in tutta la sua imponenza. Nell'entusiasmo
del momento mi pare quasi che manchino solo 2 tiri!
Il panorama è mozzafiato, mentre recupero il mio amico mi
giro intorno a guardare la grandiosità del luogo dove ci troviamo. Tutto vasto,
grande, noi piccoli, soli, insignificanti ma felici. Siamo ancora soli in
parete, non ci par vero: forse gli altri aspettano il cambio dell'ora per poter
rimanere a letto un'ora in più, chissà.
E riecco Giorgio, non guardo l'orario ma mi pare che stiamo
andando bene. Dalla sosta si intuisce che il tiro successivo conterà pochi
metri di ghiaccio e poi un bel pianoro nevoso in attesa dello scudo finale, che
già luccica per i riflessi che portano la luce solare sulle sue superfici.
Salendo il mio amico nota una sosta sulla sinistra, la va a vedere in
previsione delle calate in doppia, farebbe comodo!
Cammin cammina, mentre gli ultimi spindrift mi spazzano i
piedi, Giorgio arriva sotto allo scudo finale, va a cercare di far sosta sul
ghiaccio migliore che trova: tra le neve che lo reso poroso, e il sole che lo
cuoce di giorno, la materia prima non è prima scelta.
Già durante il tiro pensavo di arrivare alla sosta e
proporre al mio amico "dai, visto che è stato un tiro un po' di merda,
vuoi fare tu anche il prossimo?", quando ci arrivo lo propongo ma mi vien
detto di andare tranquillo, che tanto lui farà il prossimo. Io tra me e me ho
pure la presunzione che un tirone unico si potrebbe uscire: mai valutazione fu
più sbagliata, ne servono due pieni!
Riparto, ancora una volta non proprio salendo dritto fin da
subito per evitare di allargare il sorriso di Giorgio in caso di caduta, ma
nemmeno a destra dove le difficoltà si abbattono e qualche scarica di neve polverosa
scende. Anche questo si rivelerà, come il terzo, un bel tirone, forse più
continuo, di certo con un ghiaccio delicato e mica tanto appoggiato!
Avanzo, fiducioso, la tasca la sento sempre più piena, ma
tra me e me mi dico di aspettare, che mai come oggi la giornata potrà dirsi
"finita" solo dopo la discesa. Punto a salire più in alto possibile,
guardo all amia sinistra ma non vedo soste: poco male, il belo delle cascate di
ghiaccio è che è più probabile fare sosta dove si vuole. Un metro di ghiaccio burroso
mi fa esultare, ma dopo breve torno alla triste realtà di un ghiaccio brutto.
Punto a quella gobbosità di bel ghiaccio azzurro, ma resta
5m oltre la fine della corda. La sosta che sto per attrezzare si rivelerà la
più scomoda di tutte oggi, su queste diavolo di pendenze dove dritto non puoi
stare. Recupero Giorgio che poverino ho bombardato di un set di pentole di
Mastrota, mi godo il panorama mentre sposto il peso da un piede a un altro per
far riposare in alternata le caviglie.
Guardo verso l'alto, l'uscita sembra vicina. Guardo verso il
basso, Giorgio arriva. Guardo intorno a me creste acuminate e vallate che
soffrono la gravità. Scialpinisti che la sfruttano con urletti di goduria.
Talmente scomoda questa sosta che nel cercare di abbassarmi
mi sposto quasi interamente sulle picche col mio peso. Quando il mio amico
arriva cerco di sistemarmi alla bene e meglio, ma non ce la si fa, riprendo lo
zaino che lui si stava per scordare e gli dico "dai vai fuori che non ne
posso più di questa posizione!"
Riparte, e ora si vendica bene scaricandomi addosso a sua
volta un bel set di Mondial Casa. Una spalla, un polpaccio, ma va ancora bene,
fortuna siamo soli così queste dinamiche ce le gestiamo tra amici, lanciamo e
riceviamo senza litigare e senza preoccuparci degli altri.
Salire dritto va bene, poi toccherà spostarsi verso destra,
ma giusto aspettare in modo da non essere sotto la bocca di eventuali scariche
dall'alto. Lo vedo stanco, ma ci sta benissimo, quella di oggi non è certo una
passeggiata alle Cinque Terre. Lo vedo cercare di prendere di petto una tetta,
e dopo qualche tentativo "Giorgio, ma vai a destra", e pian piano
sale, scompare alla mia vista, intuisco dove sia per la neve o ghiaccio che
scendono.
Fuori. Il mi amico è fuori, finalmente, smonto questa
maledetta sosta, cerco di riprendere sensibilità ai piedi addormentati e parto.
Solite piccozzate che mi lanciano granita in faccia, a volte centrandomi in
bocca pure! Dopo pochi metri inizia la doccia: non so che diavolo succeda, ma
la corda è una grondaia, le picche sono percorse da ruscelli, sotto di me e
sopra di me l'acqua scorre sul ghiaccio. Sono fradicio dopo breve. Freddo
bestia, ma lassu il sole. Speriamo arrivarci presto che qui soffro!
Incredibile, Giorgio è passato pochi minuti fa
sull'asciutto. Io sul bagnato. Che timing oggi! Neve, croste, ma scorgo il mio
amico, al sole, sornione lui. Lo raggiungo, è fatta! No, manca la discesa.
Presto per congratularsi, ma intanto possiamo mandare un messaggio a casa per
aggiornare sulla nostra salita i nostri cari, mangiare e bere e prepararci a
scendere. 5h30 la salita, sono le 12e30 adesso.
Per fortuna Giorgio ha trovato la sosta scavando un po'
nella neve, altrimenti sarebbe stata dura. Mi sporgo dalla roccia sotto la
quale siamo, e osservo il pendio sopra la cascata, soccia! Tutto bello al sole
adesso! Inizia il valzer delle doppie.
La prima è facile, ma devo aspettare quassù che il mio amico
attrezzi un abalakov: per fortuna sono al sole. Anche se essere da solo qui,
senza sapere nulla di chi sta giù, non è il massimo. Provo a contare il tempo
che passa, poi finalmente odo il segnale e posso scendere anche io.
Seconda doppia che ci va a depositare sul pianoro nevoso,
dal quale poi si cammina verso la sosta che Giorgio aveva visto su L4: un
tratto completamente sprotetti che percorro di corsa portandomi dietro la corda
che ho recuperato. La cascata è ormai tutta al sole, le sue gobbe, le sue tette
risplendono e creano piccole ombre ad evidenziare la tridimensionalità del
flusso.
I due chiodi visti sotto durante il mio L3 sono brutti,
fuori molto e ballano. Giorgio, oggi sarà sempre lui a calarsi per primo,
continua a scendere e trova quasi al limite della fine della corda un'altra
sosta su chiodi, sulla destra. Sosta dove la maglia rapida è stata fatta
passare male (lavora solo un chiodo) ma ci ragioniamo tardi e ci caliamo
ugualmente su questa.
Lancio delle corde difficoltoso adesso, non fanno la curva
sperata dentro la goulotte, dove vorremmo infilarci non sapendo se sotto di noi
potremmo trovare qualcosa da fare l'ultima doppia o meno. Scendo anche io, il
mio amico ha trovato un chiodo con cordone marcio (cambiato) al limite delle
corde e della sua elasticità! Quando ci arrivo devo tener ben stretto i capi
per evitare che schizzino verso l'alto!
Dai forza, ultima doppia ed è fatta. Siamo proprio
nell'imbuto di eventuali scariche dall'alto..non mi piace. Passa poco tempo, e
rieccoci alla base, da ciaspole, bastoncini, zaino abbandonati qui qualche ora
fa, al riparo della roccia che ci sovrasta, non ancora la sole ma accaldati.
Altro messaggio, sono le 14e30 e possiamo dire a tutti che è fatta, sopratutto
a chi sta per prendere un aereo.
Ora possiamo dire che "è fatta!", stretta di mano,
foto di cascata, e Mars! Contenti come non mai, soddisfatti, sereni, potremmo
dire di aver chiuso bene la stagione.
Ci prendiamo i nostri tempi per rifare gli zaini, scambiarci
materiale, mettere a posto le viti, appendere i ramponi ad asciugare,
spogliarci e ciaspolarci. Scendiamo, lasciamo il Pisganone, ma man mano che ce
ne allontaniamo ci giriamo ad ammirarlo, tutto al sole, le sue gobbe, i suoi
muretti, le sue tettone che tanto goduriosi abbiamo tastato..
Il paragone a sfondo sessuale può essere visto in tutt'altra
veste: due bimbi che hanno preso nettare e forza (latte materno) dai seni della
madre. Così suona meno da maniaci, anche se maniaci siamo. Maniaci della
montagna!
16e20 di nuovo all'auto. Partiti alle 4, 3h di
avvicinamento, 5e30 di scalata, 2h di calate, 1h di rientro. Cuore e mente
sazi, spazi grandi e spaventosi, ma allo stesso tempo pacificatori. La
"lotta con l'alpe" è una guerra che finisce bene quando si fa la pace
con se stessi. Pace davanti a un bel boccale di birra e un panino!
Qui altre foto.
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