Il senso di
libertà che ti da l'andar per monti, è qualcosa di indescrivibile, che va
provato. Poi ci sono attività che ti danno un sesno maggiore o minore di questa
libertà, ma in generale l' "agoragioia" è sempre presente. E un trail
non sfugge a questa sensazione di spazi che ti si aprono davanti e che puoi
scegliere.
Devo salvare
il sabato, le previsioni meteo pessime negano qualsiasi attività alpinistica,
alchè mi si accende la lampadina di andare a esplorare il Parco Regionale dei Sassi diRoccamalatina, ma correndo (corricchiando..). Spulcia cartine, itinerari, ed
ecco qui "Casona-Zocca, 17,5km, 930D+ e 348 D-", vado e torno. Ma
accidenti, anche là il meteo non è molto amico, pioggia moderata dalle 12 alle
15. Basta arrivare a Zocca prima delle 12, a quel punto..all'auto devo tornare
a ogni costo!
Al
parcheggio qualche goccia, un cielo scuro, ma me l'aspettavo. Zainetto carico
di viveri e vestiti di ricambio: parto camminando per non bruciarmi subito,
alla vista di una famigliola di escursionisti inizio però a correre per non far
figuracce, e dopo poco mi tolgo già la maglietta a maniche lunghe che fa un
caldo che non si può. Si corre finchè le pendenze non esagerano. Al secondo
bivio sbaglio pure il sentiero.
Fango e
steppa, poi ci infila in una vallettina incassata dove scorre un ruscello, il
sentiero dei ponticelli: fortuna i ponti ci sono, se fosse necessario guadare, avrei già finito la mia
giornata. Lo Zio Teofilo sbarra la strada, ma la sua funzione è importante, un debole sole
filtra tra i rami ma fatica a scaldare davvero. Le prime scivolate su fango mi
fanno muovere come se fossi su bicchieri di cristallo, ed eccomi a Pieve di
Trebbio.
I sassi di
Roccamalatina salgono svettanti, non li ricordavo così tormentati, ma di certo
li ricordavo così sabbiosi. Invece che scappare dal brutto tempo che avanza,
gli vado incontro: beh, il vento cerca di cacciarmi indietro, ma resisto a
queste spinte, e una volta sceso verso il mulino di Riva, queste forze avverse
mi lasciano stare.
Altra
risalita, Castello delle formiche, e una strada ciottolata che assomiglia più a
un ruscello dove risalgono i salmoni che a a dove salgono le auto. Un breve
spiraglio di verde e azzurro lascia spazio a un cielo cupo e un infido tratto
di fango e neve. Mudandsnow sempre maggiore salendo verso il Monte della Riva,
sempre da solo, sempre libero. In salita magari no, ma in piano è divertente.
In 2h20,
16,5km (quasi 1000m D+ da cartina), sono a Zocca, nemmeno troppo stanco, e
quindi..perchè non rientrare per un altro sentiero? Quello che fa il giro più
largo spostato più a est? Ma sì dai, riempiamo la giornata! Accidenti a me..
Vago per il
paese alla ricerca di non so cosa, poi prendo il sentiero corretto verso
MonteCorone: ora sì che fuggo dalle nuvole scure! E fuggo nella neve, ormai i
piedi sono spolti, non c'è nulla da fare. Trovare la giusta strada è sempre più
dura, molto asfalto e un cielo minaccioso, ruscelli da tutti i cantoni e guadi
da farsi col salto in lungo! Nonostante la stampa in tasca, fotografo a più non
posso la cartina in piazza.
I paesaggi
sono un po' meno carini dell'andata, ma almeno sono diversi. E le gambe
iniziano a essere durette.. La salita al Sasso di Sant'Andrea è perfettamente
evitabile, ho altro a cui pensare oggi, finora non ho preso acquazzoni, sarebbe
bello continuare così: ora che poi mi sono tirato la zappa sui piedi allungando
di 7-8km il rientro..
Arrivare a
Roccamalatina è quasi da denti stretti, sono già pronto a mandare tutto in
vacca e tagliare per Pieve di Trebbio e rientrare per dove sono passato
all'andata. Quasi 4h, quasi 29km. Però..ormai ho fatto 30..facciamo 31..e
quando mi ricapita di rifare tutto questo giro. Ok, cerca il 406, eccolo,
imbuchiamoci, discesa e poi steppa a fianco del ruscello che temo dovrò guadare
per passare dall'altra parte. Due caprioli ben più agili di me, e i crampi che
fanno toc toc al polpaccio dx..
Comincia a
piovere, ma resisto, non è bagnarmi io il problema, ma lo zaino e il suo
contenuto. Finalmente in vista di Monteorsello, che però sta lassu: infiniti
tornanti su asfalto, camminando che non ce la faccio più, vento e qualche
goccia. Prossima tappa Guiglia, che già vedo, ma il sentiero fa percorsi
strani: va beh, per salute è meglio evitare la statale.
Guiglia
arriva, entro in paese, mi siedo su un vaso di fiori per visionare la cartina,
le gambe esultano come gli italiani all'ultimo mondiale vinto. Ma è tempo di
ripartire, non riposiamoci o non si riparte più! Sto già sognando la birretta e
il borlengo (che sarà sostituito da un paninaccio al bar), ma intanto devo
capire dove andare, e vestirmi perchè la pioggia si fa fitta. Ma per scherzo,
tra 10min smette e mi farà solo sudare.
Saliscendi
nelle brulle colline modenesi, un cane mi abbaia da lontano, solo che non ci
sia da passarti di fianco! Un cinghiale di un metro cubo scappa verso dove sono
arrivato poco fa. Sol che arrivo giù.. Vedo il fondovalle, vedo il ponte, ma il
sentiero piega molto a nord, e arrivato sulla sterrata tocca rimettersi in
corsa trotterellando verso l'auto.
Eccola! Quasi
43km, 1600 dislivello, 5h45. Mo vacca che fatica! Fino a 2/3 - 3/4 andava
ancora bene, ma dopo il 30imo km, down: d'altronde non corro mai più di 13km in
pianura.. ci può stare essere una pippa! Almeno ho salvato la giornata e
stasera dormirò beato. La perturbazione è in ritardo, solo ora comincia a
piovere bene: grazie.
Quasi 6h vagando in posti brulli, solitari, in condizioni non proprio confortevoli. Ma la libertà dei grandi spazi, la libertà di scegliermi io queste difficoltà. La natura, il sole, il fango, la neve, le bestie. La fatica e l'appagamento.
Qui altre
foto.
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