No, le “XXX” non sono nel titolo
perché si tratta di un film porno! Ci sono perché l’amico che mi
ha dato la dritta sulla bontà di questa cascata (merce rara in
questo nuovo “inverno” in balia dei cambiamenti climatici) ci ha
tenuto a dirmi di non pubblicizzarla. Ora, io di natura sono per
condividere le informazioni e la cultura (se lo facessimo tutti, non
ci sarebbero problemi), ma siccome tengo di più alle amicizie..XXX.
Nessun pranzo o cenone megagalattico
(solo un pranzo in famiglia il 24, alternativo), e quindi poca roba
da smaltire, ma.. la voglia di farsi un bel giro in montagna c’è
sempre. Il mio amico Riccardo si mostra poi ben disponibile a farsi una cascatella (“io un paio
di volte all’anno devo cagarmi a dosso” cit.), un amico mi da
questa imbeccata, e quindi..perchè no?! E perché alle 20e30 devo
trovarmi che non riesco a svitare i bulloni per cambiare le punte dei
ramponi? Spanna una chiave, piegane altre, poi arriva il santo della
giornata: Roberto, che con le sue chiavi a brugola in criptonite mi
salva.
E perché non andare a ballare la sera
di Natale come da tradizione del locale della mia città?! Accidenti
al voler restare giovani, fino alle 2e40 a ballare con la mia amica,
e alle 3 mi passa a prendere il mio amico per una danza più
“particolare”: prevedo un leggero coma domani sera! Ma alle 6,
siamo in cammino, buio pesto ma una zona che fino a un certo punto
conosciamo, oltre un sentiero ben tracciato ci condurrà verso
l’anfiteatro da dove vedremo i nostri flussi di acqua solida.
E sul sentiero al buio ci ritroviamo,
con enorme spavento data la sorpresa dell’accaduto, un cagnolino
tra i piedi, “che fai tu qui?!”, e dopo pochi secondi due
cacciatori ci superano. Cacciatori che più su si nasconderanno
dietro a un grosso masso a osservare col binocolo in giro. Io, per
non so quale sesto senso, li vedo subito e evito di fare casino;
Riccardo invece, rimasto un po’ indietro, parla e blatera a voce
alta finchè un “oh tato, fa pian!” non lo zittisce (meglio
quello che un colpo di fucile).
I flussi son la davanti a noi: a
separarci da essi un ruscello ghiacciato e una selva di arbusti
secchi e spogli ma.. fitti. Si cerca la strada migliore, ma è dura.
Il mio amico sale alto mentre io mi infilo in mezzo a una giungla
trentina che inizio a maledire ben presto. Vorrei un machete. Poi un
raggio laser. Poi una bomba. Con non poca fatica e non poco nervoso,
supero questi 100m (?) di selva fitta ritrovandomi pezzi di rami
ovunque. Il mio amico lassù che mi aspetta. Arghhhh.
Insidiosa pietraia da risalire (con la
neve deve essere ben diverso l’avvicinamento, ma anche il pericolo
di rimanere sotto una valanga) e finalmente eccoci alla base dei
flussi. Dalla guida quello di sinistra dovrebbe essere più difficile
di quello di destra, ma da sotto non pare proprio: attacchiamo quello
di sinistra allora, anche perché devo tirarmelo tutto io! E già si
vede che la cascata piscia acqua, e lassù il passaggio pare
delicato..
Parto, passi facili inizialmente, e
meno male visto che è la prima della stagione e io non sono certo un
drago! Oltre che essere un po’ “detonato” dal sonno e
ultimamente un po’..prudente
(per non dire cacasotto).. Ogni vite che avvito, ho il timore che
invece che uscire la carota di ghiaccio che ben ti fa sperare sulla
sua tenuta, ne esca uno zampillo d’acqua gelida che mi ingessi sul
posto. Bei presupposti di salita.
Arrivo al tratto delicato, devio a
destra, poi torno a sinistra, dei traversi sempre belli da equilibrio
su questo tipo di arrampicata. Supero il tratto ostico e tutto si
appiattisce: quella pendenza stupida che non sai se stare in assetto
4x4 o 2x2. Vedo una sosta, “Riccardo quanta corda ho? A 10m vedo
una sosta”, “Vai!”: vado, e in realtà qualche metro in
conserva ce lo siamo fatto.. Di nuovo.
Sale il mio amico, bello allegro, lo
vedo poco finchè non emerge dal tratto delicato, per poi arrivare in
sosta in preda a una bella ribollita alle mani! Guardo in su, mi sa
che un altro tiro da 60m siamo fuori a ben vedere. Ma andare a
sinistra o a destra? Sinistra pare più duro e forse delicato, destra
più facile ma più estetico. Opterò per la destra, per fortuna,
perché l’uscita di sinistra era bella magra.
Riparto per il secondo tiro, dopo poco
trovo un ragnetto congelato sulla cascata, poverino.. Mi guardo
intorno: il paesaggio è brullo, poco invernale, un po’ triste
forse. Ma sono in buona compagnia, a fare quello che mi piace, in una
zona che ha per me un bel po’ di ricordi, e siamo da soli. Già, a
dispetto dell’affollamento su altri flussi più blasonati e
reportizzati, qui siamo soli. Un bel lusso.
Arrivo verso metà, fin qui tutto
abbastanza facile, confermo di stare a destra, infilarmi in una simil
goulotte tra le rocce, con qualche passo strano in traverso, in
diedro, e la mano destra ghiacciata perché.. porca vacca i guanti
bucati! Entra un po’ d’acqua (sulla cascata ne scorrono dei
litri) e il gioco del congelamento è fatto: che male! Anche
l’uscita, il cambio repentino di pendenza è sempre un po’
scomodo, ma ecco la sosta.
Recupero il mio amico che se ne esce
con un “che tiro minchione, potevo farlo anche io!”, beh io
qualche tratto mica banale l’ho trovato. Via con le doppie, cambio
guanti che questi non li voglio rovinare ulteriormente. Intanto
sentiamo voci, vediamo due persone che devono aver salito la cascata
di destra e ne cercano la discesa: scenderanno dalla nostra. Non
siamo soli, ma lo siamo quasi.
Con due doppie siamo alla base del
flusso: orario, le ore di macchine fatte per venire qui e che ci
aspettano per tornare a casa, il poco allenamento, il fatto che
domani il mio amico lavora.. ci accontentiamo e anche se abbiam fatto
solo due tiri da 60m, ce ne andiamo a casa.
Ricomponiamo gli zaini mettendo via
tutto il materiale che non ci serve più: da cascatisti torniamo a
essere semplici trekker in una valle solitaria, silenziosa, desolata,
tutta per noi.
Qui altre foto.
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