Oggi è il
primo aprile, la giornata degli scherzi, e accidenti a lui se non ci fa lo
scherzo alla fine. Voglia di arrampicare tanta, di prendere sole pure, di
divertirsi e appagarsi sempre: dopo una serie di proposte forse troppo
esagerate, di opta per Padaro, col quale ho avuto un solo incontro nella mia vita, e piuttosto traumatico.
Partiamo
presto che tanto viste le temperature si sta bene, e così minimizziamo il
pericolo di avere gente sulla testa o presto attaccato al retro. Già dal
"parcheggio" la vista su questa parete è angosciante: strapiombi e
giallo in ogni dove, che intuizione e fortuna aver trovato delle linee salibili
dagli umani. Alle 8:30 possiamo già attaccare. Oggi saliamo pure con uno zaino
solo, e seppur ciò mi faccia sentire meno protetto (la schiena è scoperta), di
certo ti fa sentire più libero! Altro che Lines..
Parte
Giorgio ovviamente, ultimamente spetta a lui il primo tiro: oggi ancor di più
siccome con una veloce occhiata alla relazione mi pare aver capito che i tiri
più belli sono quelli pari, hihi. Piazza subito un confortante nut, siccome la
partenza gli pare mica tanto easy: un bel V di simil placca, che a metà finisce
al sole e..goduria.
Sostiamo,
con sopra di noi dei maestosi tetti che ti fan sentire piccino piccino. Parto
io, per una facile arrampicata, ma delicata dati i sassi smossi, che poi passa
su una pancia placcosa che un po' sudare mi fa: ma è una placca parecchio
lavorata dallo stilicidio dei mostri sopra, le scarpe fanno grip. Una bella
sosta sotto un corridoio longitudinale scavato per metri, dal quale immagino
debba ammirarsi una bell'alba.
Riparte il
mio amico, intanto sentiamo voci sotto di gente alle calcagna. Un facile ma esposto
traverso a scorrere questo corridoio, che però poi si chiude e obbliga a passi
esposti e poco protetti in leggera discesa. Ma la sosta è poco lontana. Prima
di ripartire ammiro i colori e verticalità che stanno alla mia destra.
Quarto tiro,
forse il più bello. Dalla sosta ti guardi intorno e dici "mah, e dove si
va?", ma si sa che c'è da salire dritto per dritto. Un bel passo atletico
per infilarsi in un camino, ma non è finita, la "lotta" alla ricerca
delle buone prese e dell'aderenza di piede non finisce presto. Ma finisce
vittoriosa, per me e per la roccia, che non si squassa certo al mio passaggio
(speriamo!).
Esco dal
camino, ed ecco la lama: accidenti che lama! Uno scudo di metri, staccato dalla
parete e piuttosto affilato nella parte sommitale, dove dovrò sostare. Discesa
delicata, traversino, e si risale questo lamone che vorrei spigolare per
centinaia di metri: che figata e che esposizione, altro che placche!
Giorgio mi
raggiunge, anche il prossimo tiro non è per nulla male, peccato che il mio
amico cincischi nell'andare troppo a sinistra, per poi tornare indietro per
proteggersi su un laccio da scarpe infilato in una clessidrina "mi ricorda qualcosa dibrutto questo veh" "Gio taci va la, e vai su!". Un bel fessurone
da prendere a due mani e che porta a muoversi in dulfer, arrampicata che mi
piace (finchè riesco a salire..). Intanto mi raggiunge in sosta Flavio, ragazzo
conosciuto alla Tour Ronde
e rivisto al primo tentativo al Pisgana, e amico su Facebook.
Ritocca a
me, per il secondo tiro più bello della via, champagne! Roccia delicata e
verticale, nessuna presa netta quanto piuttosto delle canne rettangolari, segno
che questo tratto di parete non gode di solidità estrema. Canticchio a sprazzi,
quando non stringo le chiappe posso dare sfogo all'allegria tramite l'ugola. Un
bel passo per traversare, e poi la roccia torna compatta, il che vuol dire
aderenza e mani forti. Un'altra bella sosta esposta, e la vista di un bel tiro
a seguire.
Infatti
anche il mio amico si becca un bel traverso su placca, per fortuna ben
ammanigliato, con quell'orecchia che si vede fin da basso e risulta preziosa
per potersi muovere verso destra. Beh, con un passaggino al pepe.. Si torna a
salire ben dritti, su terreno ben più facile, fino alla penultima sosta. E
madonna che tetto.
E tocca a
me. Mi ricorda la partenza di Lacrime di Madonna (nemmeno tentata in quanto Stefania domenica scorsa è stata piuttosto
chiara sulla sua educata e poco volgare espressione nel comunicarmi che lei di
lì non sarebbe salita). La relazione di Grill lo dà di VI: finora mi sono
toccati solo dei VI- oggi, ma son salito bene, questa differenza non sarà
abissale. E invece..
Flavio e
Mauro ci seguono ormai a ruota, ma educatamente senza accavallarci sulle corde:
dei signori sempre più rari in parete. Parto, salgo sul gradino naturale, e
cerco con le mani della roba buona, siccome i piedi sono poi nel vuoto. Ma non
trovo nulla. Una bella mano per la sinistra, ma un piede sx troppo aperto, e un
destro molto basso. La mano destra? Bah: per andare vicino alla sx mi sbilancio
e piego troppo, forse in presa rovescia (e infatti Flavio la fa così) ma boh.
Provo e
riprovo, sali e scendi, con tutti e tre che mi incitano. Io che ero così
contento di non aver fatto tutto pulito fino ad adesso, che potesse esser la
giornata buona per la purezza, e invece.. Dopo vani tentativi, dopo aver
provato pure ad azzerare, Mauro tira fuori una staffa e me la passa: oggi non
solo A0, addirittura A1. Sigh.
Certo che
oh, anche in A1, in strapiombo e col prossimo anello lontano, mica banale!
Vorrei vedermi, prono in posizione angelo con la gamba all'indietro e spalmato
col busto sulla roccia, a cercare delle buone mano che non trovo. Ma VI un
cavalo, e anche in A0 e A1 non ti semplifichi molto la vita! Riesco a issarmi,
scomodo, sbilanciato verso l'esterno "lasciala lì la staffa mi
raccomando!".
Il traverso
ascendente successivo è tutta un altra storia: non facile di certo, esposto e
non poco, fisico (che cotta mi son dato sul primo passo, ma mi son ripreso), ma
fattibile. Solo delicato verso l'uscita, dove anche la relazione avvisa di
"attenzione al blocco!", io avrei usato il plurale. E arrivo in
sosta, attrezzando un secondo punto. E in riserva di parolacce con tutte quelle
che ho tirato la sotto.
Parte
Giorgio, brillante, tiro la corda come un matto, metto pure su il paranchino
veloce per aiutare. Supera le difficoltà anche lui con la staffa, poi il resto
più agevole lo fa giungere da me. E ovviamente mi dice "Flavio l'ha
superato in libera, e dice che il VI ci sta" e te pareva: son scarso,
altra conferma. Flavio poi l'ha superato con la mano destra in presa rovescia,
tirando poi su il piede oltre la mano: insomma un passo che non mi viene manco
in palestra!
Aspettiamo i
due bergamaschi che non tardano ad arrivare, il bello dell'andare in montagna e
condividere la stessa passione è anche quello che in parete si fa amicizia
presto. Si parla della via di oggi, di quella di ieri, di quella di domani:
sognare non costa nulla ne in Emilia, ne in Lombardia. Mars di via comunque
meritato.
Via per le
calate in doppia, quelle spettacolari, Che Giorgio e Flavio conoscono, io e
Mauro no, e ovviamente ci lasciano per ultimi a scendere. La prima di 20m poco
nel vuoto. Una passeggiata in traverso e poi in discesa alpinistica (no place
for falesisti), un altra doppia dove il pericolo è la roba che si muove, e poi
la famosa doppia di Padaro.
Quasi 50m,
di cui i primi verticali e poi i seguenti nel vuoto, con la parete distante non
poche decine di centimetri, ma qualche metro. Si rotea, la sensazione di
vomito, quel giro in più al Machard davvero prezioso, il freno rovente
e..adrenalina che dopo la salita si è sfamata anche in discesa. Un salto per
arrivare sull'avancorpo ( e con tutta questa corda fuori, serve davvero poca
spinta), ed è fatta. Video. Solo tocca scappare presto vista la sassaiola che cade
dall'alto, dalla discesa di altri arrampicatori.
La giornata
termina come si deve: con un buon terzo tempo a mangiare e bere, in compagnia
dei nuovi amici (ri)trovati in parete, ancora a parlare delle vie di oggi, ieri
e domani, e a rendersi conto che per certe dinamiche tutto il mondo è paese.
Peccato solo la giornata mi sia funestata dalla morte di un "professore di
vita": ma d'altronde se c'è una cosa certa nella vita, quella è proprio la
morte.
Qui altre
foto.
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