Dopo la
giornata e cena di ieri, una dormita ci voleva. Vacca boia che sonno!
Accidenti, ma qui la colazione ce la danno tardi però.. Vabbeh, amen, almeno la
via ormai l'abbiamo concordata: lasciati perdere i sogni di vie alpinistiche,
si opta per Le Scalette dell'Indria, proposta dalla stessa Stefania. Colazione bella abbondante
(non mi verrà fame durante la giornata, incredibile) e via che si va. Gara
ciclistica e parcheggio iper imballato mi fanno temere..
Si scorre
placidamente sotto gli olivi, fa già un bel caldo, noi che temevamo il ribasso
termico dei giorni scorsi.. Tronchi dalle strane forme, sassaiole disposte con
parsimonia, nessuna cordata sulla nostra vista, e ciò mi piace. Auto
parcheggiata per dove sarà comoda per la discesa, sperando di finire la via:
quei 12m di VI mi fan temere e non poco.
All'attacco, a fianco de Il Profondo Rispetto per l'Indria, e di nuovo parte la mia amica per farsi almeno
due tirelli tranquilli. Sul primo un po' di cincischiare su un paio di passaggi
leggermente verticali, ma il Tom Tom de Arco non sbaglia un colpo e arriva in
sosta. E io che ogni rumore temo di cordate che ci arrivino alle spalle. Non
sarebbe un arrampicare tranquillo avere qualcuno dietro, e nemmeno davanti: è
già scesa una sassaiola.
Raggiungo
Stefania al sole caldo della parete, sovrastati da paretoni gialli e possenti,
tutti da evitare sulla sinistra. Una cordata davanti a noi ma molto su, altre
che mi pare si stiano apprestando a partire sotto di noi, che palle. In men che
non si dica, la mi amica mi recupera sotto al lamone del temibile tiro.
Oh la peppa
che lamone! E si capisce che non sia mica facile. Stefania "beviamo un
goccio d'acqua prima" "No no, ora salgo che c'è già gente sotto e
voglio arrampicare il più tranquillo possibile questa bestia". Parto, e
già salire per andare a prendere la lama non è proprio banale: poi questa è
davvero un dulfer puro, poche possibilità di trazionarsi con le mani.
Son pure già
cotto da ieri, che
anche ieri di braccia se ne sono usate; dopo un paio di tentativi, con la vista
di caschi che si avvicinano, ci scatta prima il resting, poi l'azzerata e non
se ne parla più. A parte che anche così si fa una fatica bestia, poi ho quasi
l'impressione che il passaggio più duro di questi metri non sia azzerabile.. Un
bel traverso di lama per le mani e nulla per i piedi, e si conquista una sudata
sosta!
Recupero la
mia amica con un po' di aiutino che è davvero molto fisico quel tratto, e
riparto di nuovo io che anche il prossimo tiro non ha scalette. Fiduciosi del
fatto che il peggio sia passato, che ormai di duro non ci sia nulla, ci
illudiamo della partita quasi vinta. E sti ca invece anche i prossimi tiri! Già
sul quarto una partenza facile fa poi trovare un bel tratto tosto sotto un
diedro strapiombante inclinato: maledetta placca, poi viva lo strapiombo.
Quinto tiro
per di nuovo sentirmi dire "Come dicevi l'altro giorno? No no Stefi, non
ti porto a fare traversi di V+. Poi ieri mi fai fare del VI- e oggi
pure!". La cordata dietro ci segue al calcagno, ma almeno non ha fretta e
non pretende di superare. Parto, e in effetti anche qui c'è del pepe nella
roccia. Fidati dei piedi, ma quanto è ardua questa fiducia.. Meglio l'uscita di
braccia, per la gioia della mia amica.
Da relazione
pare che il prossimo tiro sia una sorta di trasferimento "ok ok, vado io
allora" dice lei, e ben presto mi porta in mezzo alla boscaglia a seguire
tracce dei nostri predecessori. Solo che mi pare che il Tom Tom abbia sostato
troppo presto. Mmmm, stai a vede' che.. Ma lei no, fiduciosa mi fa pure il dito
mentre parto.
Riparto per
L7, traversando su sentiero pochi metri per poi doverle dire "e va bene,
avevi ragione, hai fatto sosta corretta, non era qui". Mi aspetta una
bella parete articolata su cui muoversi con grazia ora che non ci sono patemi.
Va beh, grazia, vorrei vedere qualche filmato per verificare! Tiretto lungo che
termina su comoda cengia, in compagnia del rettile.
Già, il
rettile. Poco distante dalla sosta, mentre recupero la mi amica, sento
frusciare nel fogliame, ed ecco che vedo la sagoma di un serpente.
Probabilmente troppo scuro per essere una vipera, ma in questo luogo non può di
certo essere una biscia! Batto piedi e mani sulla roccia, va via. Dopo pochi
minuti rispunta, più vicino di prima, sulla linea della corda! Altro casino e
va via. Sol che non torni..
Presto ne
arriva un'altra di vipera.. Ma no che vipera, però la battuta ci stava dritta e
lineare! è un agnellino lei! Tra poco sarà un gatto.. Stefania mi raggiunge le dico sincero
"guarda, una relazione da il prossimo tiro un IV+, ma un'aierltra lo da V:
che vuoi fare?" "ti ringrazio per l'onestà, vai pure tu, e muoviti
che ho sete". Mah, questo V io non lo vedo, e anche lei si pentirà di
avermi lasciato strada.
Dai che
ormai ci siamo, manca poco. Solo tre tiri, ma con delle difficoltà non come i
precedenti. Ambiente spettacolare, quella placca malefica in alto molto a
destra che ci annienta: vattene! In
realtà anche L9 scorre abbastanza bene. Vedo ora tante cordate sotto di noi:
per fortuna i tre ragazzi che ci seguono fanno un po' da tappo e possiamo
salire senza "mescolarci".
Bene,
recupero la mia amica mentre osservo il prossimo tiro, il penultimo, il
prossimo duretto. Tanti bei cordoni a indicare possibili azzeramenti, ma anche
dei tratti belli scoperti. Questo grande diedro purtroppo non si presta in toto
all'arrampicata classica su queste conformazioni rocciose. Mi ritrovo pure con
un piede destro tutto aperto e alla stessa altezza della mano sinistra: roba da
boulder, roba sbagliata.
Tento un
paio di volte quei due passi duri, ma nulla, troppa caga, un po' stanchetto, i
piedi che dolgono la roccia sotto, e due cordate in sosta con la mia amica:
altro azzero e buonanotte. Arrivo in sosta, molto comoda! Già finché sei da
solo, potresti pure sederti sul tronco della pianta. Recupero la mia amica
mentre osservo i tre ragazzi sotto di lei che le fanno un bel servizio
fotografico al suo lato B. Rotolo dal ridere, il perché glielo dirò all'uscita!
Ultimo tiro,
rullo di tamburi! Che bella lama staccata anche qui, ma per fortuna rimontarla
è piuttosto facile spaccando tra le pareti: un po' meno abbandonarla una volta
in cima al pilastro. Una serie di scalini a destra, ma lo spit è a sinistra:
dai che si va di qua! Gli addominali non reggono più, passaggio fisico che
sbandiero ma per fortuna mi ribecco presto. Il resto è plaisir.
Su verso
l'uscita, una comoda pianta e un comodo terrazzino dove sedermi per recuperare
Stefania, che arriva con la risata facile, l'isteria è passata, la
soddisfazione è compiuta. Mi confessa che sulla placca dopo la lama si è vista
un po' come Gatto Silvestro: le mani su, e i piedi giù che scivolavano di
continuo senza fare presa su nulla. I fotografi che la incitavano. Gioie che mi
sono perso..
Si ride e si
scherza ora: beh oddio, prima mica eravamo seri, anzi! Nonostante le difficoltà
("Pelle, questa è di certo la via più dura che io abbia mai salito, e l'ho
salita con le unghie e con i denti, usando tutto") la serietà non ha mai
regnato sulla salita, anzi tutti belli ilari e a contagiare anche le altre
cordate! Un'altra bella giornata in ottima compagnia e in piacevole
arrampicata.
Come dice
Nicola "omani vi avventurate sul VI e in qualche modo ne uscite": anche
oggi questo mantra ci ha accompagnato, e la mia amica ora con le mani che
tremano, consumate e rovinate dall'arrampicata, desidera tre cose: cibo, birra
e..nivea per le manine di fata che oggi paiono di strega!
Qui altre
foto.
Qui report.
Relazioni su
web e guide.
Nessun commento:
Posta un commento