"Ieri
niente, ma alle 16 voglio esser alla macchina per andare a fare la
doccia!" sì capo! Io però ho il prillo di questa parete, che dovevo giàsalire l'anno scorso: ma siccome il mio amico Giorgina si accorse di aver lasciato il casco in
macchina a Passo Gardena solo una volta giunto all'attacco, dovemmo desistere e cambiare meta.
Dopo aver ripreso il casco.
Sempre per
non fiaccare la mia amica, devo però proporre la via più facile del Mur de
Pisciadu Orientale: quella via Dalla Chiesa (ma i sentito questo alpinista) su
questo spigolo che solo più tardi leggerò essere uno sperone: non posso
lamentarmi se non era così facile trovare la via, siamo più su una parete che
su uno spigolo.
Parcheggiato a Passo Gardena, io
sempre il più lento a fare lo zaino "ma cosa devi fare lo zaino che è
uguale a ieri?". Assolati fuggiamo verso l'ombra, salendo alla vista di
alte torri dai grandi sogni, scorrendo sotto la Val Setus dalla quale speriamo
scendere presto, e poi sotto le pareti che almeno una via me l'hanno regalata.
Noi avvicinamenti
veloci no eh? "Dai sarà la dietro". "Dai sarà la dietro"
"L'ho già sentita questa", scorri, sali, scendi, ammazza se si gira
qua sotto, ammazza quanto è grande il massiccio del Sella! Poi ecco che diventa
chiara che quella è la Val de Mesdì e non possiamo esser lontano dal nostro
obiettivo. Si risale un ghiaione con erbone, ed eccoci!
Chiarissimo
il traversino da fare, meno la fessura da risalire, ma non può che esser quella
però. Parto io, così Stefania tasta questo IV- e valuta se se la sente o meno.
Io salgo, famelico di roccia, di arrampicata, di divertirmi. Salgo senza punti
di riferimento, ma la linea dice di andare dritto. "Metà corda!" ok,
posso andare ancora un po' avanti a cercare il chiodo di sosta.
"10m!" ops, troppo. Azz, e ora? Mi invento una sosta dove sono perchè
non vedo che altro possa fare. Ah ma oggi ne inventiamo di soste!
Stefania mi
raggiunge dubbiosa anche lei su dove proseguire. "Dai amica, trovami la
strada!" e in effetti dopo qualche metro di salita trova un cordone in una
clessidra, meno male, così tanto sbagliato non è allora! Mi segnala un cordino
da scarpe rosso in una clessidra, ma io quella sezione misera non la userei
manco per le scarpe. E intanto già la vedo svettare verso il cielo.
L3, ritocca
a me, un bellissimo tiro ammanigliato ma verticale, non obbligato. Qualche
cordone ad aiutare a trovare il percorso, il sole che ci cuoce parti del corpo
già cotte da ieri. Tutti tiri belli lunghi per questa via, in media sui 45m.
Spettacolo, e sempre da soli: cosa che fa anche un po' paura questa..
Riparte la
mia amica, l'ultimo tiro con del IV- (ma impareremo che Bernardi un po'
sottograda..), a salire e infilarsi in una fessura con qualche passo pepato. La
metà corda arriva, glielo urlo, sale ancora un pochetto, trova una clessidra e
sosta. D'altronde il tiro chiamava 30m, ma arrivato lì capisco che non può
esser questa la sosta, troppo scomoda. Intanto la rinforziamo col mio
provvidenziale kevlar da sciogliere facile.
Va bene, mi
aspettano 50m, me li voglio godere! Ma dopo poco trovo la vera sosta
e.."Ste, quanti metri ho fatto?" "poco più di 10" azz, e
ora? Continuo? Rischio? Ma sì dai, se no facciam notte. Tiro non difficile
grazie alle belle manette, ma mica tanto appoggiato. In lontananza scorgo i
chiodi "Ste 4m e sono in sosta!" e per un pelo ci arrivo. Due chiodi
nella stessa fessura e distanti 10cm: mmm.
"Oh
dai, abbiamo superato i primi 4 tiri, anzi 5, quelli con le difficoltà
maggiori, ora dovrebbe essere una passeggiata": in questa vacanza, e
sopratutto oggi, impareremo che "mai dire gatto finchè non ce l'hai nel
piatto".
Riparte la
mi amica, dovrebbe salire un pochetto, poi traversare su comoda cengia verso
sinistra e in seguito trovare un facile canale che sale per rampa verso destra.
Ma la cengia pare non trovarla, piega troppo a destra. Finisce su roba più
difficile del previsto, disarrampica, ci caca in mano. Ricerca a sinistra, va,
urla un "molla tutto" un po' troppo presto. Ahia, ho cattivi presagi.
Infatti S6
me l'ha fatta su una clessidrina sulla cengia. Trovarsi in piena parete, senza
punti di riferimento, dopo aver disarrampicato dei gradi che hai fatto fatica a
salire: una mazzata psicologica. Doveva diventare tutto più facile, invece è
più difficile. "Ste, vado avanti a vedere, ma siccome te hai fatto sosta
troppo presto..mi sa che prima che arrivi io a S7, ti toccherà partire in
conserva lunga protetta".
Riparto in
testa. Io sono compensativo: se mi ritrovo con una persona agitata, mi calmo.
QUindi, con tranquillità, salgo, e rivolto alla mi amica "Ste mi sa che
dovevi salire di qui, è facile". Ma il I grado dichiarato non è poi così I
grado: manco IV ok, però.. Delicato continuo la mia salita su un terreno
insidiosamente mosso e ricco di sassi e ghiaia. Ecco la torre alla base della
quale ci dovrebbe esser la sosta.
La corda
tira da matti, 60m e sentirli, giri strani in spuntoni che ho cercato di
evitare il più possibile, ma tutto non si riesce a fare. Mah, io di clessidre
non ne vedo, ma la zona deve esser questa: un bello spuntone panoramico per la
mia S7.
Stefania
arriva, psicologicamente provata dal fuori via di L6 "Pelle, vai pure
avanti tu va", e lo sa che di certo non mi fa mica un torto a dirmi ciò.
D'altronde ho pure imparato oggi che questa è la quinta via dolomitica che fa..
Due al corso AR1
del CAI di Carpi, una alla Torre del Sella, poi la Hurschka l'anno scorso con me, e queste di
questi giorni: alla faccia della terapia d'urto!
La parete
pare uniformemente lavorata. Dove salire? "seguire la parete grigia",
vabbeh, facile eh. Ma sono carico, fiducioso delle mie possibilità, piego un
po' a sinistra e poi salgo lo sperone appena a lato canale che separa dalla
punta. Probabilmente non dovevo andare di qua viste le difficoltà che incontro.
Nessun cordone in nessuna clessidra, ma vabbeh, riesco a integrare.
"Metà!"
e intanto mi ritrovo a salire dei tratti ben maggiori di III, un piccolo
strapiombetto. Ma tutto sommato si sale bene e su roccia ancora buona.
"10m!" orco can, qui c'è da fare sosta! Ma spuntone non ne vedo.. Che
cacchio, mi devo inventare qualcosa di nuovo.. Una brutta clessidra, meglio
salire ancora un poco. Eccone un'altra! Ma mica molto meglio..
Però.. Sto
buchetto.. Famme vede'.. Passerò i prossimi 10min a ripulire un buco dalla
terra, dai sassi, a impazzire a infilarci un kevlar (ma perchè li fanno così
morbidi i kevlar adesso?!), e finalmente riesco a metter giù anche questa
clessidra, dall'aspetto ben più solido. Sto meglio.
Arriva la
mia amica, che non vede l'ora di uscire. Probabilmente il fatto di rendersi
conto che anche stasera non faremo in tempo a fare una doccia, rende il suo
animo femminile particolarmente irascibile.. Meglio lasciare presto questa
sosta.
Su per L9, a
naso, a cercare la via migliore. Non la più facile, ma quella con roccia più
solida, anche se questo vuol dire..un altro strapiombetto, per la gioia della
Ste. "belli i prati facili di I, ma dove cavolo sono?!" mi dirà
quando sarà a tiro di chiacchiere, quando sarà a tiro di ingiurie. Io intanto
me la rido, devo esser rilassato e far vedere che andrà tutto bene, che sta
andando tutto bene.
Riparto
ancora io per l'ultimo tiro, c'è solo da uscire, anche perchè i tiri precedenti
li ho ben allungati rispetto alla relazione della guida. E infatti ben presto
sono sui prati "sommitali" (non siamo su una cima) a caccia di uno
spuntone su cui attrezzare una scomoda sosta. Ecco la mia amica, stremata da
una via che doveva esser plaisir e invece è stata impegnativa più del previsto.
Tempo di
svacco sull'erba, di mangiare, di bere, di riprendersi, di ridere e scherzare.
Di capire che è tardi, che il bagno al Lago Pisciadù non potrò farlo (e io che
avevo preso il costume nello zaino..), e che è tardi anche per la doccia e
anche per la birra.
Ci avviamo
verso il rifugio, mi pare più logico scendere per la Val Setus che non per la
Val de Mesdi (sempre a far di testa propria 'sti giovani). Ma dopo pochi metri
quel "al rifugio non fermiamoci che è tardi" soccombe presto al
"dai facciamoci una birra al rifugio".
Dopo esser
passato per le sponde dell'agognato lago, giungo al Rifugio Piascidù dove mi spoglio subito,
finendo sotto lo sguardo di una bionda milf teutonica. Poi arriva Stefania a
rovinarmi la piazza. Accontentiamoci di una bionda tedesca schiumosa che sta in
un boccale: in un boccale per breve tempo!
Ora di
rientrare, per fortuna il cielo è ancora bello limpido e non si vedono
temporali in giro. Scendiamo soli soletti per la Val Setus, per l'unta ferrata
che scesi già l'anno scorso e risalii l'anno scorso. La mi amica inizia a mostrare amore per
queste discese, che nei prossimi giorni saranno incubi. La vista del triangolo
rosso col 2 dentro mi risveglia memorie, "anniversari", dolori e
rinascite. C'est la vie.
Aver appena
finito una via e già sognarne altre. Questo posto è troppo pieno di pareti
rocciose, di vie mitiche, di sogni e progetti. Ovunque ti guardi c'è una linea
da salire: se ne sei in grado. Arrviamo a Passo Gardena alle 19e45, troppo
tardi per la doccia, troppo tardi per la spese. "Ste, andiamo a mangiare
fuori, dai te lo devo".
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui la guida di Bernardi.
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