Ora posso
anche bruciare Stefania. No dai scherzo, ormai l'obiettivo è vicino, mancano
pochi tiri, e una via vale l'altra (o quasi). Anzi, propongo due cose corte,
tranquille all'apparenza, lascio scegliere lei, e come con la Rossi Tomasi questa scelta
sarà errata (beh in realtà non si può sapere se fossimo andati sull'altra se
sarebbe andata meglio). Non devo bruciare Stefania, ma se lei è masochista..
Dopo il
temporale di ieri sera il risveglio è fresco: eli già spera che tutte le pareti
siano bagnate, e invece.. Solita doppia colazione bar più pasticceria, e via
verso Passo Pordoi,
così dopo il Gardena e
il Sella li abbiamo fatti quasi tutti. Parcheggiamo e partiamo alle 8e45, che
oggi hanno messo meteo instabile, meglio non rimanere fregati per un soffio.
L'avvicinamento
è per traccia, più selvaggio degli scorsi: anche la zona è poco frequentata, lo
ricordo dalla TorreFosca: 1h di avvicinamento, da soli in via, lontano dal mondo (beh, maledetti
rombi di tuono delle moto), l'arrampicata che ci piace. Tracce di sentiero che
seguiamo quasi alla perfezioni, con sempr eil "dai dietro l'angolo ci sarà
la via", dietro vari angoli..
Qualche
passo di I per arrivare alla S0. Parto io, così testiamo questo IV di Cipriani:
dato che la via è sua, confido anche che sia attrezzata con cordini in
clessidre e magari qualche spit. Non che c'ho mi piaccia particolarmente, ma
almeno metto più tranquilla la mia amica. E invece.. Il tratto duro del primo
tiro non è proprio banale, a confermarlo è il friend 0,3 incastrato nella
fessura..
A
confermarlo è anche Stefania "se il IV è quello, col cazzo che io ne
faccio oggi dopo che mi hai stancato coi quattro giorni scorsi!". Ma parte
lei ora, fiduciosa di poter superare quel "-": sale guardinga a
cercare la via, non che ci sia da perdersi su una parete uniforme, però.. Un
bel tiro lungo e vario, che ci conclude con un "secondo me per oggi io ho
finito di tirare da prima".
Vado. I
panorami sono stupendi, e il cielo seppur non sereno è comunque magnifico e
invita a stare all'aria aperta, a vivere la natura e ciò che essa ti può
offrire. Salgo L3, famelico, voglioso, fiducioso di me stesso a tal punto che
quel diedro a metà tiro che sarebbe da aggirare a destra mi chiama, mi
invoglia, finchè non penso a lei. E prima di poter pensare a lei, lei mi urla
"non pensarci nemmeno". ok, sgroppata verso la sosta..
"Ste
allora riparti tu? C'è del IV sul prossimo tiro" "vai vai, sfogati e
divertiti" ok capessa! Simpatico il passaggio sul blocco di roccia che fa
ponte, e una sosta intermedia che ignoro e proseguo. Bello lo spigolo, io amo
gli spigoli.. Arrivo in sosta e già guardo il tiro successivo: grande
esposizione!
"Ste ci
sarebbe da andare di la" "bene, vai", non avevo dubbi. Lo
speravo anche.. Non sembra difficile da lontano, ma quando ci sei dentro ti
rendi conto che c'è un pezzo dove tocca allungarsi molto e spingere parecchio
per superare una sorta di salto. Ma quanto deve essere fotogenica una foto
qui.. Miracolo dei miracoli, la mia amica tira fuori il telefono e qualche foto
me la fa. Quanto mi diverto, inizio a fare il pirla, "senza mani!".
Salgo a
cercare la sosta, due chiodi nemmeno troppo belli. Sopra di me sembrano esserci
molte possibilità di salita. A sinistra una bella punta isolata e a destra un
bel paretone. Il prossimo pare pure essere un tiro interessante, il più duro
della via, e come il resto della stessa, senza una protezione intermedia. E
infatti, Stefania che non sa nemmeno lei come abbia fatto a superare il
passaggio esposto da allungarsi (lei che avrà quasi mezzo metro in meno di
estensione rispetto a me), mi lascia andare.
E che tiro
ragazzi. Parte tranquillo, ma poi non ci molla: meno male ho i friend con me,
se no sarebbe dura arrivarci in cima, considerando anche la bontà della sosta
sotto. Bellissimo diedro, leggermente strapiombante, ammanigliato ma non sempre
e quindi tecnico. Quella prima deviazione presa a sx a cercare il facile, ma
poi quella seconda che ignoro.
Chiappe
strette, un bel friendone dentro, e via che si va. Duretto sto tiro, ma bello
bello bello, e tutto tradizionale senza nemmeno un cordino in giro. Arrampicata
di soddisfazione, un tiro che vale la via. Già penso a quanta fatica farà la
mia amica, ma in fondo è l'ultimo trio della vacanza, può spremere tutte le sue
ultime forze.
E le spreme.
Arriva stremata, cotta fisicamente e psicologicamente. Un buffetto sul casco,
un "brava Ste, non era mica facile, forse anche ben più di IV! Mi porti
fuori te ora, mancano 18m" "aspetta un attimo che mi riprendo, c'ho
la risata isterica vicina eh!". Parte lei, ovviamente la roccia non è di
buona qualità e il suo stato psicofisico non può che risentirne. Arrivo in
sosta che è davvero detonata. In crisi.
Pausa. Sosta
per rimettersi in sesto e riappacificarsi col mondo. La obbligo a mangiare e
bere qualcosa. Ciò che la mette in crisi ora, è la discesa: non siamo su una
cima, siamo a una forcella esile dalla quale occorre partire per andare a
cercare un varco nei ripidi prati a est della via.
Dopo un bel
momento di ripresa, minuti che non bastano mai, riparto, legato in modo che
anche lei si senta più tranquilla. Qualche protezione su questi traversi
esposti (non è mica stata una brutta idea tenere le scarpette e le corde
attaccate), il caratteristico passaggio nel buco e..ma sotto è tutto franato.
Infatti la traccia prosegue verso est, e porta a una corda doppia.
Sarà un
sollievo per la mia amica! Mentre la recupero le formiche mi mangiano vivo,
maledette, sarò vegetariano ma a voi vi schiaccio tutte: se devo scegliere tra
me e voi, indovinate chi scelgo. Arriva Stefania, provata, giornata dura per
lei, e non è finita. Vorrei portarla giù il prima possibile, una bella birra e
cibo per dimenticare (quasi) tutto.
Mi calo con
entrambe le corde, ma non ricordo se poi scoprimmo che ne bastava una. Un'altra
doppia laggiù, andiamo a prenderla. "Ste ci sei? dai resisti ancora un
po'" Altra calata, con entrambe le corde, che magari arriviamo alla base
della parete e siamo salvi, senza dover disarrampicare ci depositiamo sui
ghiaioni erbosi.
Così è
infatti, ma al recupero delle corde, incastro. Ziocca. Prova e riprova ma non
viene. Sicuramente quel nodo maledetto passa per una V perfetta. Machard e
salire, "Ste sta qua, vado a recuperarti le corde". Salita con
qualche passo di II, ghiaia e zolle ripide, mado' se poi ci devo scendere.
Arrivato a 20m dalla sosta di calata, ecco che scende tutto. Faccio scendere la
blu, mi resta la gialla in mano, almeno qualche altro metro di calata posso
rifarlo.
Cerca
spuntone, clessidra, qualcosa da cui fare un'altra calata e correre meno
rischi. Nulla. Mi rassegno, recupera la corda, falla su in un piccolo
terrazzino, e scendi con calma, delicato, ripido. Eccomi di nuovo dalla mi
amica, faccia scura ancora, non è finita. Basta roccia, ma ghiaie e prati
ripidi ne abbiamo. Cotta fuori e cotta dentro, scendere sarà ancora più dura e lunga di ieri. ma che
forza d'animo la mia amica, e che pazienza la mia..
Il cielo si
è pure incupito, qualche goccia già scesa, il vento, il tutto a complicare una
discesa già non banale, una discesa davvero dolomitica. Poi finalmente il
sentiero, il sollievo, lei che torna a ridere, alleluja. Allora domani non
mette tutta l'attrezzatura su ebay..
2h30 per
arrivare alla macchina dall'ultima sosta della via. La mia amica che si sdraia
sulla staccionata, stremata dall'esasperazione della via e della discesa, che
si aspettava molto più abbordabile "Ste, ma le relazioni le leggi?
Sopratutto quando sei tu a proporle o sceglierle tra una rosa di
possibilità?". Qui ci vuole un bel pasto, una birra, una pausa alla Dolciaria Fassana, e un altra
a mangiare delle patate da Michele. E chi c'ammazza? Adesso dico..
Finiamo col
botto, e facendo quasi a botte! Si scherza suvvia..
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui la guida
di Bernardi.
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