La colazione
oggi è ovvio che salti.. Già è tanto non aver dormito all'addiaccio! Quindi
posso benissimo sfruttare l'occasione per partire presto, anche perchè non è
che abbia dormito molto ne comodo stanotte. Alle 6 metto il naso fuori e
ricomincio a seguire il triangolino magico.
Il 751 sale
sul versante giusto della montagna per potersi godere lo spettacolo dell'alba,
spettacolo che non mi stanco mai di rivedere. Ben presto raggiungo una coppia
(uno spagnolo e una francese) che stanno facendo un pezzo di Alta Via 2: due
chiacchiere veloci e poi ci salutiamo, hanno ben presente che io vado più
svelto. Tutte le persone che incontro, non le rivedo più, ma tant'è.
Le pareti
rocciose iniziano a mostrare le loro invitanti rughe invernali, io devo
sgusciare dietro esse per molta più strada di quello che credo. Mi infilo
dietro, sembra quasi di nascosto, come se volessi cogliere di sorpresa queste
montagne che mi hanno sempre rigettato in qualche modo, ma non oggi (anche se
ci proveranno!).
Si scende,
si sale, cavo d'acciaio, e finalmente vedo il Rifugio Mulaz, preceduto dalla visione dalle
argute cime che lo sovrastano. Alle 8e30 posso finalmente prendere la mia
meritata colazione, ma ben presto ripartire.
Forcella
Margherita, distesa ghiaiata tenuta insieme da tronchi di legno, un piccolo
vertical. Poi all'ombra verso quello che è il punto più alto dell'Alta Via 2,
il Passo delle Farangole, ma prima un insidioso nevaio ghiacciato e..il nasoche sanguina! Naso che continuerà a sanguinare anche nei prossimi giorni, forse
anche per le insolazioni..
Il Passo
delle Farangole l'avevo già affrontato in veste primaverile con la neve, ed era ben meglio! Lo
raggiungo e di nuovo altri panorami davanti ai miei occhi, la Val Grande, un
nuovo paesaggio lunare.
Parte poi il
traversone (mica in piano eh) che sta sopra il Pian delle Comelle, un sentiero
dove non puoi mettere il piede in fallo, esposto, e in certi tratti pure
franato e quindi ancora più delicato! Mi rendo conto sempre più che questo
percorso non è proprio da tutti.. Passo sotto la Val Strut, e poi ancora
avanti.
Un gruppo di
ragazze/signore in solitaria, qualche passaggio attrezzato, e finalmente mi
"deposito" su prati meno scoscesi, in vista della discesa e poi
risalita sull'altopiano lunare delle Pale di San Martino dove giace la mia
prossima meta. Ma prima una pausa, che meglio che recupero.. E c'ho fame.
Testa bassa,
gambe forti, e poi si inizia a danzare e saltellare sulle rocce per guadagnare
quota: abbandono una valle silenziosa e solitaria e arrivo alla bolgia sociale
dove la funivia deposita miriadi di persone. Rifugio Rosetta raggiungo alle
11e45, coca cola e panino di ristoro prima di ripartire.
Ripartire,
ma il cielo è già preoccupante, e le Pale son sempre le Pale per i temporali.
Ma almeno al Pradidali voglio arrivarci. Ancora una volta temo sbagliare
sentiero, controllo meglio, e meno male stavolta. niente scorciatoia che resta
in quota, io voglio fare la classica, quindi mi fustigo nei mille tornanti del
702 che scendono impassibili. Mi che strazio, e le colonne di persone da
superare e incrociare!
Il traverso
verso il bivio col 715, dal quale invece il 702 prosegue con altri mille
tornanti verso valle. Prendo così la via del Passo di Ball: Ball, quello della
cengia del Pelmo, salita anni fa e che ricordo bene, chissà se anche qui ha
avuto lo stesso intuito pazzo nel trovare una via di accesso a questo paradiso
arrampicatorio: quante vette svettanti intorno a me!
Il tratto
attrezzato è tranquillo, o almeno più degli altri, giugno al Passo di Ball e
fino al Rifugio Pradidali scendo in compagnia di un ragazzo del posto facendo due
chiacchiere sull'affollamento di vie di arrampicata che vorrei però scalare, e
sentieri che devo prendere per continuare. Qualche dritta me la da prima di
arrivare al Rifugio Pradidali alle 13:30.
Beh,
continuo no? Sono dubbioso, il Rifugio Treviso non è proprio dietro l'angolo,
ma è presto, e se voglio stare dentro i tempi complessivi che mi sono
dato..devo pedalare. poi il meteo dei prossimi giorni è pure più incerto. Mal
che vada dormirò al Bivacco Minazio se faccio tardi.
Salitone in
valle desolata verso il Passo delle lede quindi. Parte blanda e poi si impenna
man mano, mentre le pareti di roccia sono sempre più imponenti e invoglianti, e
la voglia di arrampicare mi torna alla testa. Salita che ricorderò come quella
psicologicamente più dura: il meteo che peggiora, il cavo d'acciaio che attira
fulmini, pezzi da arrampicare, un passo che non arriva mai e il tempo che
stringe. La faccio di corsa. 1h scarsa che dura una vita.
Eccomi al
Passo delle Lede, ma non c'è tempo per riposare, si sentono tuoni lontani e si
vedono nubi vicine. Giù a rotta di collo nel Vallon delle Lede, altro paradiso
arrampicatorio ma dalla logistica alquanto difficile! Corro, mi fermo solo per
fotografare i pezzi di aereo schiantato anni e anni fa, due gocce ogni tanto
sono un bell'incentivo a pedalare.
Al Bivacco
Minazio arrivo in tempo prima che la pioggia si intensifichi. Due chiacchiere
con due ragazzi che hanno deciso di passarci la notte, mentre io valuto se fare
altrettanto: però un bel pasto caldo lo vorrei.. Dopo mezzora, dopo che la
pioggia sembra essersi placata ma il cielo minaccia ancora, decido di tentare e
ripartire. Tappa dura oggi.
E la discesa
dal Bivacco Minazio mi resterà impressa come la più tecnica di tutte: ripida,
bagnata, scoscesa, esposta, una placca da disarrampicare, poi afosa, le ha
tutte! 1h di discesa infinitamente lunga! La vista del cartello che mi indica
il rifugio, la fine della discesa, lo bacerei.
Con le gambe
più rilassate passo dall'altra parte della valle, passo sopra un ruscello dove
vorrei immergermi: mi manca il mare e fare il bagno! Osservo la Pala del Rifugio uscire
dal bosco, altri ricordi.. I tornanti per risalire che non finiscono più, e
finalmente alle 16e45 arrivo al Rifugio Treviso. D'un Dio oggi!
Trovo posto,
e stasera altra doccia che non mi schifa, calda stavolta! Se non la faccio la
doccia, faccio davvero schifo, perciò.. Lo yoga in stanza funziona male, provo
a far asciugare i vestiti fuori ma il meteo non è ideale (dopo cena li metterò
dal camino, ma dopo cena, non adesso se no faccio scappare le persone!). Birra
vieni a me. Ma prima tentiamo il bostik per tenere attaccata la suola dello
scarpone destro.
A cena il
rifugista mi piazza al tavolo con una ragazza francese che parla benissimo
italiano e che ha una guida dell'alta via in inglese: ha lasciato il suo
ragazzo al Rosetta per il male alle ginocchia, si ritroveranno al Rifugio Boz
per finire insieme il percorso e poi farsi due giorni a Venezia, piccioncini!
Almeno la cena passa con piacevoli chiacchiere e la solita blanda spiegazione
del "perchè così di fretta?". E anche lei, capisce.
25.94km,
10h30min, 1820m D+, 24447m D- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).
Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.
Link alla pagina generale.
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