E la
frenesia scorre. Sentire l'obiettivo vicino, sapere che posso farcela, che
ormai ce l'ho fatta, che porco c***o testa e fisico ci sono! ma stiamo calmi,
finchè non arrivo in stazione tutto può essere, in fondo mancano più di 30km
ancora. Andiamo per gradi e non dire gatto finchè non ce l'hai nel piatto
(proverbio vicentino, dai sù scherzo). Dietro ogni curva, c'è un altra curva,
atto secondo! mamma mia le Dolomiti Feltrine!
La paura di
non prendere in tempo il treno (e lo vorrei prendere perchè adesso m'è salita
la voglia di stare in mezzo alla gente e agli amici) mi fa optare per partire a
buio: per fortuna il rifugio mi lascia sul tavolo la colazione, che faccio
fuori con avidità. Mi preparo, vesto, qualche precauzione, riempio l'acqua,
frontale, e alle 5e30 si parte, al cospetto di una luna splendida.
Molto meno
splendido è il sentiero vaccoso fangoso da percorre e buio, cercando di capire
quale zolla galleggia e quale affonda. Arrivare a Passo Finestra sembra un
percorso di guerra, ma ci arrivo vincitore che il sole deve ancora sorgere. Ma
le sue luci già tingono il cielo di quella luce che ha odore di rinascita.
E con l'alba
che progredisce nelle sue varie fasi, comincia il lungo sentiero esposto verso
la mia prossima meta, di nuovo andirivieni, ampie curve a seguire i lineamenti
della montagna: tanti km da camminare a fronte di pochi in linea d'aria. Ma la
bici l'ho voluta io, e direi che la sto sfruttando bene.
Gran foto
per grandi giochi di luce, montagne aspre e selvagge che anche sui sentirei si
fanno dare del voi. Respect. Inizio a guardare un po' con nostalgia il
triangolino con dentro il 2: un'esperienza che mi è servita come speravo. A
Feltre mi compro la maglietta (ma non ce l'hanno!).
Per superare
le asperità di queste montagne, anche le scale scavate nella roccia. Vari
strappetti di salita che mi lasciano pensare "ma oggi non dovevo
scendere?". Tratti in mezzo a rocce, sentieri verso il cielo, pareti che
mi sovrastano minacciose, ma se avessi le scarpette vi minaccerei io (eh,
eccome).
Altra curva,
e dietro altra strada: guardo in lontananza, ma non capisco bene fino dove devo
andare, dove sarà il rifugio dal quale parte la discesa e da lì fine dei
giochi. Le nebbie che prima stavano a valle, iniziano a salire verso di me, ma
si tengono sempre a debita distanza.
Pratoni
intervallati da roccia, tappeti d'erba con sotto pochi mm della roccia
scivolosa che mi tre in inganno: o forse sono gli scarponi che davvero non ce
la fanno più..reggete ancora qualche ora bimbi! Rivedo le Pale di San Martino,
le saluto prima di ripiombare dentro le Dolomiti Feltrine: ghiaioni e prati in
alternanza.
Branchi di
camosci ovunque. Raggiungo l'apice della solitudine quando con convinzione mi
metto a fischiare con una marmotta, insomma a cercare di parlarci. Ma nulla da
fare. Urge tornare dagli amici. Urge anche arrivare a valle, visto che di nuovo
a momenti m'ammazzo scivolando su dell'erba ripida, chissà come ho fatto a
fermarmi, ma non porti domande quando le cose vanno per il meglio.
Vallone ella
Malga Pietena. Minchia, quindi devo farne ancora un altro prima di raggiungere
l'ultimo passo e poi essere al rifugio. Dietro ogni curva.. Intanto il
paesaggio si fa tipicamente feltrino, le nebbie salgono da valle e sembrano una
lingua che entra nella valle soprastante. Ma il tutto mi resta distante, puro
spettacolo.
Vallone della
malga delle vette Piccole, ultimi sforzi e ci siamo, daje! Incrocio le prime
persone, e io avanti, ultima salita signori, Passo delle Vette Piccole ed ecco
il rifugio! Rifugio dal Piaz, ci arrivo poco prima delle 10 e una fetta di torta e un caffe non me li toglie
nessuno! Dai dai che ci siamo Andre!
Ok, tempo di
ripartire, ho solo più di 1600m di dislivello da scendere.. Le nebbie offrono
un'ottima vista, col sentiero taglio il più possibile la forestale, due
chiacchiere con un signore che scende anche lui e che mi offre un passaggio da
Passo croce d'Aune a Feltre, ma "no grazie, voglio farla TUTTA
pulita", only by fair means! Signore che dopo un po' mi saluta con un
"scusa ora vado che prendo freddo" e inizia a correre.
Un selfie
col triangolino che sto per lasciare, un compagno di pochi giorni che mi ha
donato un significato di vita. O meglio, me l'ha fatto maturare. Spesso è tutto
merito di noi stessi. O anche colpa, dipende.
Noiosa
forestale che non si può correre data la scarsa pendenza, poi nel bosco aumenta
e posso lasciarmi prendere dallo sblisgo. Ormai non capisco più niente, voglio
solo arrivare alla fine, poter esultare, dire "ce l'ho fatta" ma
anche "ho finito". In 1h scendo i 900 e passa m e alle 11 sono a
Passo Croce d'Aune. Dai che ce la faccio a prendere il treno e non rimanere una
notte in più fuori!
In fondo
adesso ho solo 14km di asfalto che mi separano da Feltre. 14km. Mi sparo. Ma
non posso nemmeno prendere il percorso alternativo che consiglia Paolo
Cervigni, perchè rischio di non passare per la Pedavena, e io voglio passarci:
è la carota del viaggio, quella simbolica in realtà, l'obiettivo è un altro.
Corricchiare
non si riesce, troppo poco ripido, i piedi cotti, a metà faccio pausa in una
piazzola, continuo. Ohmmm, mente resisti. E dopo una curva, l'oasi, il paese;
dopo altre svariate curve, il cartello d'ingresso al paese di Pedavena. In
centro chiedo al prima passante indicazioni per la birreria "segui la
strada, mancano 500m", d'un Dio grazie. Eccola.
Alle 12e45
abbandono il mio zaino e tutto puzzoso entro al bancone, sento già che per
mangiare c'è da spettare un casino quindi capisco subito che dovrò
accontentarmi di un panino: sol che mi dai la birra. Mi accoglie una prosperosa
ragazza che per dare un po' più di risalto alla mercanzia si è fatta un
pearcing sullo sterno: bella topa, ma tiratela meno che non ce l'hai solo tu.
Mentre
aspetto il panino, la mia birra media finisce, quando arriva il panino "mi
fai il pieno di nuovo?". Esco fuori, al tavolo, panino e birra, e occhi
umidi, non di sudore.
La meritata
pausa finisce, forza e coraggio, ripartire. Le due medie sono state rapidamente
assorbite dal mio corpo, e le sento che mi fanno traballare. Ma l'attività
fisica annulla l'effetto in pochi minuti: beh alcune decine. E ripigliatomi,
entrato a Feltre, gli occhi diventano lucidi: sto lasciando l'Alta Via numero 2
delle Dolomiti, sento che sto lasciando anche un pezzo di me e della mia vita.
Un pezzo piuttosto bello e importante.
Vago per
Feltre, seguendo i cartelli, incontro il signore del " scusa ora vado che
prendo freddo " che mi fa i complimenti. Gli chiedo indicazioni su dove
sia l'ufficio turistico che voglio la mia spilletta: ci sono di fianco. Non
sono nemmeno le 14, ho pure 1h30 di pausa prima che apra, e il treno delle
16e20 lo prendo di sicuro.
Cerco la
piazza, mando foto a chi da casa mi seguiva. Sono fiero di me, oltre che per
l'impresa fisica, anche per quella mentale.
Mi butto in
un bar a rifocillarmi e cambiarmi: bombolone, smoothie, centrifuga, caffe. Ricomincio
a chattare col mondo, dopo 6gg di assenza da social e messaggi (o quasi,
qualche "sto bene" a casa dovevo mandarlo).
Scarponi.
Piedi.
Il resto
delle fatiche fisiche non lo fotografo. Apre l'ufficio, firmo, ricevo
spilletta: vorrei la maglietta ma non ce l'hanno. Dai a posto, verso la
stazione. Di nuovo in treno, di nuovo su uno dei mezzi di trasporto più tristi
e malinconici che esiste: ma rispetto all'andata, siamo una coppia meno
affiatata.
31.25km, 8h,
1011m D+, 2469m D- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).
Qui altre
foto.
Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.
Link alla pagina generale.Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.
Ottimo trek sulle Dolomiti, avere percorso l'Alta Via in solitaria gli dà un valore aggiunto (le sensazioni si amplificano,rafforza la stabilità psicologica e la perseveranza a non mollare il proseguo)
RispondiEliminaeh, diciamo che la testa serve!
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