Ieri sera
andiamo a letto con due vie papabili per oggi, che devono farci tornare a casa
a un orario decente, essere plaisir (nel senso di ricerca della via) e con
discesa comoda. Dovevamo anche fare colazione al fornello, ma siamo troppo
pigri e vaghiamo alla ricerca del primo bar che apre.
Alla fine si
opta per quell'ombra, e dopo aver verificato bene che Giorgio abbia il casco in
testa, lasciamo l'auto a bordo strada per salire in breve verso l'attacco della
via Giulia alla Torre Orientale Meisules dala Biesces. Fa quasi freschino, meno
male!
Parte sempre
Giorgio, la caballa è questa, solo che oggi funziona che i tiri belli se li fa
lui. Si parte in placca con qualche tratto non male, ma quando serve la buona
mano c'è sempre. Un po infreddolita sui primi tiri, ma c'è.
Poi invece a
me tocca arrangiarmi a cercare di arrampicare in mezzo all'erba, ma non
lamentiamoci che la via oggi l'abbiamo scelta per finire presto, rientrare a
orario decente e beccare poco traffico: almeno questo ci riusciamo!
Il terzo
tiro va già meglio, anche se la bellezza vera dura poco (ohi, mica si vuole
offendere la via eh! ben venga che esistano anche queste vie!), poi Giorgio
pensa di proteggersi così e arrivare in sosta.
Altro tiro
dove divincolarsi alla ricerca della roccia e della roccia migliore, ormai
siamo caldi ma sentiamo già moschettonare da basso, mentre dalla strada
arrivano solo rombi di auto e moto. Questo rende la via meno d'ambiente, ma non
si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Il quinto
tiro è abbastanza caratteristico, con uno spigolone da superare a cavalcioni in
traverso, e poi scendere e risalire su un altro, insomma ci vuole dell'intuito
nel salire per di qui! Comoda sosta poi per il mio amico, a sedere.
E sul sesto
tiro qualcosa della relazione di Bernardi non torna, mi sa che è saltato via un
chiodo. Infatti finisco a fare sosta su una clessidra unica (almeno è bella),
temendo che ormai da qui il mio amico uscirà diretto, mentre mi ero tenuto
l'ultimo tiro per me, a sgusciare in mezzo agli strapiombi..
Giorgio
infatti riparte e sale, sale, lo vedo che oramai gli mancano pochi metri, ma si
ferma. Forse perchè la corda tira, forse per lasciarmi uscire a me, chissà.
Solo che la sosta è piuttosto psyco: uno dei due punti è una clessidra formata
da un sassolino incastrato..
Il nostro
ultimo tiro consiste in un traversino esposto verso sinistra e poi l'uscita
fuori: in tutto 10m di arrampicata, e poi facile passeggiata alla ricerca di un
punto di sosta: la radice del pino a dx, così sto all'ombra.
Alle 11e45
siamo entrambi fuori. Con calma si mangia, ci si cambia, la calma che si addice
a un qualcosa che non si vuole abbandonare, anche se si sa che si deve.
La discesa è
di nuovo all'ombra, discesa dolomitica su ghiaie in traverso dove non bisogna
scivolare, passando vicino alla cascata del Murfreit. Sulla parete sotot cui
passiamo si vede gente che si tiene davvero, altro che noi. Mi viene male solo
a guardare, scappo via.
Pausa cibo "da Michele", e poi si
scende accaldati verso valle, si torna alla vita quotidiana: più o meno per
me..
Qui altre
foto.
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