Beh oggi ce
lo siamo tenuto come il giorno cruciale della supermini vacanza, e infatti
abbiamo scelto una bella via lunghetta. Dovevamo sceglierla ieri sera, ma
Giorgio s'addormentava sfogliando la guida, così stamani con cappuccino e pasta
davanti agli occhi, sfogli sfoglia, prima individuiamo la zona, e poi la via:
Federica al Pisciadu.
Alle 8 a
Passo Gardena osserviamo il tappeto di nuvole che copre la Val Badia, ma appena
pronti ci lanciamo sul 666 (già salito pochi giorni fa tra l'altro), ben contenti di percorrere
un sentiero all'ombra e una via a nord, non come ieri che ci siamo un po' cotti (meno di quello che
temevo però).
Cerchiamo di
esser svelti per arrivare prima di tutti: altre cordate sono impegnate sulle
vie precedenti. Nello zaino ho messo il costume, perchè porca miseria se
riusciamo a finire la via, stavolta lo faccio il bagno nel Lago Pisciadu! Superiamo
la Val Setus, si scende, finalmente vediamo la nostra parete, una cordata sta
già salendo, una ci segue.
Arriviamo
alla base della via dopo 1h di avvicinamento, Giorgio apre lo zaino e..ha lasciato il casco in
macchina. Attrezzo fondamentale per poter salire. Torna indietro a prenderlo e
lo aspetto qua? No verrebbe troppo tardi. Pace, bye bye Federica, andiamo
all'auto e cerchiamo altro. Dopo il tentativo fallito al Cervino, anche
questa.. Dai pace, non me la prendo certo io! Oggi a te, domani a me.
Giorgio
prende il largo e arriva all'auto prima di me (beh io ho dovuto far una sosta).
Spostar la macchina non troveremmo da parcheggiare, vie con discese complicate
non abbiamo tempo, alla fine si adocchia qualcosa nella zona del Grande Cir
(già salito): e
niente, saremo al sole tutto il giorno.
Risaliamo la
parte opposta del Passo Gardena, alle 11e20 siamo all'attacco della Via
Rabanser, dentro un fresco canale che diventerà freddo mentre aspetto che il
mio amico finisca il primo tiro. Tanti escursionisti sotto di noi, ma nessuno
che arrampica (c'è qualcuno più in alto ma lo vedremo dopo e solo da lontano).
Parte
Giorgio, un tiro di mezzo trasferimento che aggira due enormi massi incastrati.
E la ricerca della sosta che non è proprio banale: chiodi cementati si, ma che
si mimetizzano perfettamente con la roccia!
Eh eh, oggi
c'ho guardato ai tiri, il secondo me lo sono tenuto per me e mi sono già
prenotato quello duro in alto. Infatti il secondo tiro è bello verticale,
ammanigliato quando serve e placcoso quando serve, ci si divincola a cercare il
facile ed evitare le pance. Poi anche io mi scontro con la ricerca della sosta,
meno male un ometto me la segnala!
Giorgio
riparte per il terzo tiro, mentre quelli lassu compiono il traverso strano e
pittoresco che poi toccherà a me.
Nel quarto
tiro mi perdo un po', alla ricerca di una sosta alla fine di un canale ma che
doveva esser preceduta da un chiodo: mi sa che il chiodo non l'ho visto e la
sosta l'ho saltata di conseguenza, meno male che uno spuntone poco pronunciato
ma ciccione mi accoglie.
Giorgio
riparte, a naso intuiamo dove dovrebbe girare la via, e il naso funziona quando
il mio amico cercando il chiodo cementato quasi ce lo sbatte contro.
Ed eccoci al
traversone superesposto del sesto tiro, dove tocca pure scendere quatto quatto
su placchette e manine scarse, con protezioni lontane e aria sotto i piedi.
Spettacolare! Ma sono solo pochi metri, e l'adrenalina si calma subito. Ora
tocca a te caro.
Giorgio su
L7 maledice la qualità della roccia, ma è l'unico tratto un pochino friabile.
Ora ci sarebbe l'ultimo tiro che deposita sulla spalla, oppure un trasferimento
che porta a tre tiri sul versante nord, più duri di questi: andiamo a provare!
60 me su ghiaia scoscesa, ed eccomi alla base.
Eccoci, a
noi due! "Giorgio faccio io i prossimi due e poi te l'ultimo? Così siamo
pari". Una partenza un po' travagliata alla ricerca del passaggio
migliore, fino ad arrivare a quel muretto di IV+ che è davvero ostico! Due, tre
tentativi, prima di trovare quella tasca lassu dopo un movimento di
sbilanciamento. Se questo è il IV+, chissà dopo..
Aspetto in
sosta trepidante il mio amico, sopra di me è già chiaro dove il passaggio duro,
quel V+ che onestamente mi chiedo se sarò in grado di affrontarlo in
quest'annata in cui mi sento più scarso del solito. Anche Giorgio fatica a
superare il muretto e lo sento perplesso sul proseguo: ma ormai siamo qui, al
fresco del versante nord, con la croce poco sopra di noi.
Vado, e già
la partenza non è banale, inizio a esser dubbioso, ma ho bisogno di iniezioni
di autostima in questo periodo. Arrivo al comodo terrazzo strapiombante da dove
occorre uscire col passaggio duro: mi guardo intorno, piedi li, mano la, piede
li, dai ci provo. Qualche sbuffo ma al primo colpo ne esco in modo pulito e
quasi elegante. Arrivo in breve in sosta che un urletto di gioia ci starebbe:
ma è un V+, queste cose le fanno chi chiude del VII+.
Anche
Giorgio comunque supera meglio questo passaggio che quello sotto, e in breve mi
scappa via verso l'ultimo tiro, stagliato contro il sole che sta per
ricominciare ad abbrustolirmi il coppetto. Lo raggiungo che ha fatto sosta sulla croce: quando si dice "uscire in vetta"!
Poco dopo le
16 siamo in vetta, gli uccellacci son già lì che elemosinano cibo, noi che
glielo mangiamo davanti. Mentre davanti a noi tutto il panorama di questa vetta
sfoggia le sue virtù.
Si scende
rapidi sulla saponatissima normale, tratti attrezzati levigati come le più
antiche falesie del veronese. Sosta a Baita Jimmy, dove la fame e la sete e la voglia di
placarle con una bella vista, ci spinge a ordinare due birre medie, un piatto
di affettati, uno di formaggi, per un conto di 40euro. Io credo che in questo
posto non ci metteremo più piede.
Ben presto
all'auto alla ricerca di un posto dove darci una lavata, che troviamo. Cenetta
da campeggiatori abusivi, poi birretta al bar mentre decidiamo cosa fare domani
(si cammina con una sporta piena di kg di guide). Trovato, possiamo andare a
letto, e questo è il panorama dal nostro tetto: five billion star car hotel.
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui guida.
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