Prologo e Epilogo.
Dalla nostra nona sosta, che sarebbe
l’undicesima secondo il Bernardi, naso all’insu, bella lama,
bella rampa, bel camino, bel tiro anche per me! E poi amico mio, io
provo a concatenare per uscire! Parto deciso e voglioso, anche perché
se riesco a uscire mi faccio un bel po’ di metri, e soprattutto
siamo poi fuori. Una volta fuori può anche scendere il diluvio
universale, tanto domani non faremo nulla, c’è da tornare a casa
che la Turchia mi aspetta.
E oggi ce la faremo? No perché visto
l’andazzo anche di ieri..
Però oggi le previsioni dovrebbero essere anche migliori, la coppia
di polacchi che per colazione si prepara e mangia panini con
formaggio, pomodoro e cipolla ce lo conferma.
Optiamo per una via con della sostanza,
un po’ per le premesse migliori di ieri e un po’ perché oggi è
l’ultimo giorno di una vacanza dove avremmo dovuto salire grandi
cose, e invece ci siamo ritrovati a fare attività che non ci
aspettavamo: non che non ci siamo divertiti, però.. L’altro ieri
un po’ abbiamo esplorato, ma tra la Torre Piccola di Falzarego e il
Col dei Bos, optiamo per quest’ultimo, che ha vie più lunghe. Vada
per la Ada, che le altre sono più dure.
Alle 8 siamo già in cammino, sveglia
presto per sfruttare al meglio il mattino. Il cielo è strano, verso
la Marmolada bello grigio a far da contrasto alla neve fresca caduta
ieri, sopra di noi si vede dell’azzurro tra il grigio, ma non
sembra male tutto sommato. Poi però il vantaggio accumulato per la
sveglia, lo perdiamo tirando troppo dritto alla base della parete, e
giungendo fino alla Alverà. Dietrofront.
E così arriviamo alla zona di attacco
con un paio di cordate di teutonici che salgono la via classica, e
una che si appresta a partire sulla variante più difficile, cosa che
faremo anche noi, lasciandoci dietro una cordata che poi non
rivedremo più (direi che si sia ritirata).
Attacca Ricky,
un bel diedro incassato e mica banale, continuo, a lui che i diedri
non piacciono deve parre una goduria. Tanto goduria che man mano che
la corda scorre mi chiedo cosa stia facendo, secondo la relazione
dovrebbe essere già in sosta, invece prosegue. Salendo a mia volta
troverò verso metà tiro degli anelli cementati che indicano
probabilmente la prima vera sosta, oltre che la fine dei monotiri che
stanno alla sinistra dell attacco.
Ora tocca a me, sono carico a molla,
oggi ho proprio voglia di fare una bella salita in tranquillità. Il
mio tiro è ben più facile, e infatti vado a cercare di complicarmi
la vita con qualche passo ricercato, insomma voglio arrampicare anche
io! Poi sbuco su parete più aperta, dove la sosta (le soste, ce ne è
più di una) è il punto di ricongiungimento con le cordate che hanno
salito la partenza classica, più facile. Quanti sono.
Riccardo prova a partire, ma presto
deve fermarsi alla base del tratto un po’ più difficile perché i
secondi di altre cordate sono diventati troppo alle calcagne. E con
che biacchi arrampicano: uno con una singola del 12 gonfia, uno avrà
almeno una corda del 15, sempre gonfia! Lo vedo poi che armeggia in
quell’abbondante fessura, poi si sposta a destra invece che a
sinistra come tutti, scoprirò poi per affollamento della sosta.
Anche questo bel tirello.
Oh che bello un po’ di spigolo, anche
se prima di arrivare allo spigolo devo vedermela con un pezzettino di
placca per riportarmi verso sinistra. L’ambiente è spettacolare,
ampio per adesso,anche se l’affollamento rende la montagna meno
selvaggia. Ma d’altronde osservando ciò che succede sulle Torri di
Falzarego..la sembra di essere in piazza.
Intanto che recupero Ricky faccio due
chiacchiere con una cordata di tre ragazzi, uno di loro ha già fatto
questa via ed è li al telefono che dice che probabilmente non
riuscirà a finirla perché il meteo si mette male. Già, in effetti
quel poco azzurro che trapelava dal grigio è ormai un lontano
ricordo. Se guardo verso il Pelmo mi viene paura, tutto nero e con un
chiaro muro d’acqua. Stai lontano da noi..
Arriva Riccardo, pronto per godersi un
tiro con una bella placca con scarse e piccole mani, insomma uno
spasso per lui, e anche io me la godrò notevolmente. Siamo rimasti
quasi soli, si sente qualche voce dall’alto ma nulla più. Si sente
anche qualche goccia leggera leggera, si può continuare.
E adesso il mega traversone, condanna a
una ritirata impossibile (eh no, invece mi sa che hanno previsto
doppie fuori via lontano da qui!), esposto anche se facile, insomma
sempre qualcosa di emozionante, visto che mentre guardi dove prosegue
la via, è inevitabile vedere il vuoto che le sta sotto. E uno dei
passaggini finali mi fa sudare un po’, ovviamente l’avrò letto
male.
E col tiro dopo la faccenda si
complica, si fa croccante. Si fa complicata anche la situazione
meteo, sempre più tetro intorno a noi. Riccardo supera i due tratti
più ostici del tiro, cero di memorizzare i suoi movimenti per poi
imitarli. Quando ci arrivo provo a farlo, una volta, due, poi però
mi impongo di azzerare e amen: la via è ancora lunga, il meteo può
diventare infernale da un momento all’altro, e vie di fuga non ne
vedo. L’imperativo è esser svelti adesso. E infatti anche Ricky
concatena i due tiri, vedendo che la cordata dei tre ragazzi davanti
a noi ha fatto lo stesso.
Gocce più grosse, qualche fiocco di
neve, chicchi di ghiaccio, ah che bella l’estate dolomitica! Arrivo
in sosta e con Riccardo dico che parto, se riesco concateno anche io
per fare più alla svelta. E nel primo tratto trovo un bell’anello
cementato da doppia, mi sa che in questo canale che sembra finire nel
nulla ci si può calare. Si si, ma andiamo va la che questa paretina,
lama eccetera è divertente. Che inferno verso il Pelmo. Sta la.
Arrivato sotto il fittone non me la
sento di proseguire, mi sa che non avrei abbastanza corda per
arrivare in sosta, e mettersi a fare il V+ con la corda che tira non
mi pare igenico. Certo che comunque su questa via ormai si potrebbe
sostare in più punti. Ci sono bolli a indicare la via, numerosi
anelli cementati. Ormai da metà via non integriamo più di tanto le
protezioni, anche per esser più svelti. 8m non protetti sono ormai
un’abitudine.
Dal fittone, su cui sosto, il panorama
sarebbe fantastico, che non fosse coperto. Forza Ricky, annientami
questo strapiombo. Ma fa un po’ di fatica, anche perché vedo che
uscire dal passaggio non è comodo. Quando toccherà a me, scoprirò
la quantità d’acqua nella quale affoga la presa buona, e dopo un
paio di tentativi vincerà la regola di prima: l’imperativo è
esser svelti adesso. Non siamo ancora fuori e il meteo è sempre
peggio, e siamo soli. Al Passo di Falzarego sembra piovere, insomma
siamo ancora sotto una buona stella. Azzero dopo qualche tentativo, ma mi sa che anche azzerando non diminuisci la fatica..
Alla base del camino di uscita bagnato,
continuo o meno..dai tiro dritto! Forse leggo male e mi incastro come
un nuts umano, ma poi con estrema gioia trovo l’anello cementato di
sosta all’uscita, è fatta! Fanculo ai muri d’acqua che si vedono
all’orizzonte, alle previsioni rocambolesche, repentine, promesse
infrante e sogni distrutti!
Arriva anche Ricky, poco prima delle 15
siamo sui pianori sommitali entrambi, si distendono i nervi, si
calmano gli animi, pericoli temporali o pioggia o neve in via
superati. Anche se un po’ di amarezza già c’è, finita la
vacanza attiva. Sigh..
Dalla fretta abbiamo bevuto e mangiato
poco, o nulla forse, ora ci rifocilliamo con anche l’ausilio del
mitico TWIX di vetta
(“grazie Pelle che mi sfami), mentre dal cielo iniziano a cadere
palline bianche.. Per un pelo, ci prendiamo la falistrata di neve e
grandine fine quando siamo a sedere, a osservare una Tofana di Rozes
sempre nelle nuvole, la cui cima non si è mai concessa al nostro
occhio (tra un po’ lo farà, ma questione di 3 secondi!).
Iniziamo la comoda discesa, con un
cielo plumbeo ovunque, da soli anche adesso, solo una marmotta esce
dalla tana a dimostrare che c’è vita quassù. Intanto la pioggia
va a e viene, poi viene bene e ci costringe a coprirci: divento un
arlecchino tra giacca, ombrello e copri zaino.
Alle 16 siamo all’auto, ovviamente,
piove. Ovviamente domani, giornata in cui ci mettiamo in macchina per
tornare verso la piana, ci sarà il sole. Ohm.
Qui altre foto.
Qui report.
Nessun commento:
Posta un commento