Prologo e Epilogo.
Al nostro risveglio il
Sella è tra le nuvole, e quel poco che si intravede sembra
umidiccio, la scelta ricade automatica sul tornare in zona Gardeccia,
ci sono ancora Campanile Gardeccia e Guglia del Rifugio che possono
darci qualcosa. In realtà di roccia e vie ce ne sono molte di più,
ma oltre al fatto che bisogna conoscerle, occorre trovarne esposte al
sole (asciuga la pioggia della notte e scalda il corpo), con vie di
fuga (temporali), e brevi, sia per avvicinamento che discesa che via
(per il meteo).
Pochi giorni fa io e Giorgio rinunciammo
alla Via Hendrina appena
giunti all’attacco: oggi si potrebbe tentare.. Ho pensato a come
mai l’altra volta no e oggi sì: di certo essere con Riccardo,
che reputo essere molto più bravo di me e Giorgio (quest’ultimo
non me ne voglia) , mi da la supponenza di poterne uscire anche se
avessi problemi. Ma in realtà so che questa è solo una supponenza,
in realtà ho alle spalle due arrampicate in zona, e mi sento quindi
più tranquillo delle mie capacità! Poi ovvio, faccio partire prima
Ricky..
La giornata pare buona ancora, il sole
illumina le pareti, e l’avvicinamento lo conosco bene, almeno su
questo aspetto non perderemo tempo. Saliamo però senza correre come
matti, non c’è caldo ma il movimento fa sudare, e in poco più di
mezzora siamo all’attacco. Anche oggi, come ieri, saremo soli in
parete, segno che il meteo scoraggio molti. Ma su questo è un lato
positivo!
All’attacco la via intimorisce, non
si vedono chiodi sul tratto di partenza, la roccia ha un bellissimo
colore che sfuma tra il rosso, il grigio e il nero, sembra buona,
bella compatta, e la parete è vertiginosa. Siam già carichi. Ricky,
tocca a te! Ma il tiro non è per nulla banale, e il mio amico ci
pensa un po’ sui movimenti da fare e dove e come muoversi, visto
che nella parte mediana di possibilità se ne aprono parecchie.
Poi salgo io e capisco le difficoltà
trovate. Non che sul secondo tiro mi aspetti qualcosa di molto più
facile, anzi, gli sbuffi non saranno pochi, e la soddisfazione tanta
nel superare quei tratti in lieve strapiombo senza mani eccellenti.
Ci resto un pochino a pensare a come muovermi e dove piazzare le mie
Mythos. Ma l’arrampicata è davvero divertente e varia, equilibrio
e passi atletici, diedro, fessure, placca. What else?
Riccardo va per il terzo tiro, le
difficoltà non mollano, ma il tratto chiave del primo tiro lo
abbiamo superato, perciò non dovremmo temere. Intanto l’azzurro
del cielo sta lasciando posto al grigio e bianco delle nuvole. Ma
siamo ancora tranquilli, da qui puoi ancora calarti in doppia e
fuggire.
Ci ricongiungiamo, è il mio turno,
l’asprezza della parete sta per abbandonarci. Momentaneamente però,
la mia scalata inizia su roccia, poi intervallata da qualche
alberello su cui piazzare un bel cordino, fino a uscire su una
forcella comoda dalla quale osservare il panorama attorno senza
essere appeso come un salame. Al nostro fianco osservo una cordata
sul Becco d’Aquila.
Bene, siamo a metà, proseguiamo, ma
questo poi obbliga a finire. Già, perché ora Riccardo sale qualche
metro, ma poi taglia decisamente a sinistra alla ricerca dello
spuntone di sosta. Facile traverso.
Ora invece sono per me cazzi! Traverso
verso sinistra su robaccia marcia, improteggibile, non vedo l’ora
di salire e finire l’aggiramento di questo gendarme friabile, alla
ricerca dei due chiodi nascosti nella roccia. Ma prima, dopo aver
tirato un sospiro di sollievo con qualche friend e un cordino su
spuntone, aver risalito un canale facile ma di roccia scarsa,
mannaggia, tocca scendere una crestina infida! Su cui anche il mio
amico proseguirà con una calma guardinga.
Prime gocce, eccoci, cazzo, tocca
sbrigarsi. Dai chiodi non si sale dritto, dopo averci pensato un po’
capiamo che bisogna prima traversare ancora qualche metro a sinistra,
e poi rampa. Vai Riccardo, che se troviamo la roccia bagnata sono
dolori, e da qui in doppia non si scende, e mi viene il terrore a
pensare di tornare indietro su quei due traversi.
Anche oggi l’ultimo tiro è mio, ma
le gocce d’acqua che cadono sempre più insistentemente e le nubi
pesanti che vediamo intorno non ci fanno godere gli ultimi due tiri,
che saliamo a velocità sostenuta, peccato. Poi come per magia,
arrivati in cima rischiara. Ma le fatiche non sono finite, perché la
corda anche oggi gira in modo tale che faccio più fatica di ieri a
recuperare. E dire che di protezioni ne ho messe pure poche! Niente
foto di via, per ora, il meteo incombe.
Rischiara ma poco, il Larsech fuma
grigio, e anche il Catinaccio non scherza, sbrighiamo a cercare la
discesa che visto quanto è lunga in formato testuale, non deve
essere mica semplice nella realtà! Riccardo parte in conserva lunga
a risalire la crestina erbosa, che ghiaia infida, si trova una sosta,
ma dalla descrizione sembra ci sia da continuare. Vado io, salgo su
una cimetta, ma non è qui, mi sa che mi sono fatto un “tiro” per
nulla: disarrampica su ghiaia.
Torno indietro e scegliamo la sosta più
in alto per calarci fino al masso incastrato
che si vede fin da valle. Ma all’atto del recuperare la corda (una
sola, sono 20m di calata) nell’uscire dalla maglia rapida cade e si
annoda tra sassi. Mentre attrezzo l’altra doppia, Riccardo
recupera, tira, e bam! Un bambino di roccia vola verso di noi, si
frantuma, Riccardo (io son girato) in qualche modo scansa il
pezzettone che mi centra in pieno sul casco (invece che su una spalla
magari).
Oh che botta, un po rintronato,
parecchio spaventato, e col casco che presenta un bell’avvallamento
sulla sommità. Via di corsa da qui, che riprende pure a piovere. Ma
con calma cazzo! Niente corde incastrate! Via nel canalone.
Ormai all’altezza dell’attacco
siamo tranquilli, scendiamo ai 200 all’ora sulla ghiaia, ricordando
la discesa dal canalone del Cristallo: anche oggi dobbiamo spesso
fermarci a togliere i sassolini dalle scarpe. Alle 18 foto di via nei
pressi del parcheggio, ora che l’attrezzatura è salva dal bagnato
del cielo!
Veramente soddisfatto per la bella e
sostenuta via, andiamo a far spesa, stasera al Camping Soal
cena un po’ meno porca, i panini di Riccardo di due giorni (anche
oggi dimenticati in macchina, ma per fortuna io qualcosa ce l’ho
sempre da mangiare, “Grazie Pelle che mi sfami”), pomodori e
birra, lei non manca mai.
Qui altre foto.
Qui report.
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