sabato 16 maggio 2015

In balia di Nicola: Via dei Dinosauri

Anche questo weekend meteo incerto, voglia di roccia in ambiente, con Roberto che vorrebbe "togliersi la ruggine", e invece ci ritroviamo senza gran possibilità di scelta nelle mani di Nicola. Destinazione Arco, la zona dove il meteo dovrebbe essere migliore, non buono, ma migliore secondo le previsioni. Alla fine sarà meglio del previsto, anche se la pioggi sugli ultimi tiri l'abbiamo schivata per un soffio (mentre ad Arco pioveva, a Dro splendeva il sole). 
Si parcheggia al campo sportivo di Dro, ma quello sbagliato, quello più lontano, quando al rientro Nicola se ne accorgerà sarà una tragedia. In cammino e ben presto ci troviamo in mezzo agli ulivi e altre piante, tutto molto "immersione natura", con alla nostra sinistra le pareti che si slanciano verso il cielo contorcendosi su se stesse.
Si avanza, leggendo e rileggendo la descrizione, eccoci passare sotto a "La Bellezza della Venere" con tre cordate alla base, che traffico! Ma noi si prosegue, accaldati e sudati, con delle temperature e un sole al di la delle nostre aspettative. Si inizia la risalita del conoide, ed eccoci arrivare alla "partenza" della roccia, con una scritta lunga e nera, ma mezza cancellata.
Ci sarà scritto "Dinosauri"? Sembra di si. Ma mentre Roberto si prepara e Nicola espelle, vado in perlustrazione, e trovo il vero attacco della via un centinaio di metri più avanti. Parte Roberto, sale svelto, la sosta dovrebbe essere alla fine della corda, ma pare che lui prosegua. Ci mettiamo le scarpette al volo e si parte.
E così iniziamo già a non capire le reali lunghezze dei tiri e le discordanze con le descrizioni della via (qui e qui e qui e qui). Già perché Roberto sembra abbia concatenato i primi due tiri, ma non ci sembra di aver percorso in conserva più di una decina di metri. Va beh. Nicola senza casco (bigliettino promemoria inutile data la demenza senile) sta davanti, ma non è che perchè io ho il casco puoi scaricarmi roba.
Roberto riparte, sembra che vada molto ma molto più a sinistra dello schizzo. Però trova la sosta come descritta (la terza dei saas). Ci ricompattiamo, Nicola va in perlustrazione verso destra, ma trova solo del marciotto, non può esser di la, deve essere qui.
Ok, parto io ora, alla ricerca di un diedro appoggiato che chissà dov'è, mentre invece quella placchetta con una bella lama la trovo e la sudo, e mentre gli altri da laggiù mi dicono di fare sosta sull'albero "posso farla sui fix che ci sono?!". La via è corretta, c 'è pure la scritta.
Proseguiamo in conserva per i due tiri di trasferimento intervallati da placche di 3a (che non mi pare aver trovato). Ma cosa vedono i miei occhi! Sugli ultimi metri del secondo tiro di trasferimento, una pianta è schiacciata contro la parete: beh, logico passarci in mezzo come assicurazione "veloce naturale" e come possibile siparietto per gemiti Nicoliani nel contorcersi per passare.
Ed eccolo, arriva! Nota dove sono passato e capisce subito il secondo fine del mio passaggio: si slega e non mi da soddisfazione.. Mi aspetta l'ultimo mio tiro, breve ma con un bel blocco smosso da evitare di trazionare. Ok sono in sosta. Ora inizia la vera via.
Sì perchè alla fine lo zoccolo era robetta, ora inizia il tosto. Nicola parte, contento come una pasqua finalmente sui gradi per i quali può alzarsi dal letto. Lo si vede che si spalma, placca e movimenti, io e Roberto ci guardiamo speranzosi che il capo si ricordo come si fanno i paranchi. "quanta corda ho?" ed eccolo che non contento concatena due tiri anche lui.
Partiamo, ci provo e ci riesco senza azzerare, in effetti bella arrampicata, finchè Roberto non sta qualche decina di centimetri troppo a destra e smuove un bel scaglione: fortuna che io sono ben a destra, e fortuna che lui generoso com'è sacrifica un suo dito per evitare al blocco grosso di rovinare verso basso. Che tesoro!
Arrampicata divertente, ma a parte ironia, certi avvenimenti non fanno bene allo spirito, oltre che al corpo. In sosta ci medichiamo come si può, nulla di grave, ma un po' di botta c'è. Si valuta se proseguire, e lui dice di potercela fare, o almeno di provarci il prossimo tiro e vedere come va. Forza annamo!
Nicola parte per il nostro settimo tiro, le difficoltà aumentano, tiro bello, un po' di dulfer, un po' di placca, un po' di tutto! E Roberto sale stringendo un po' i denti e un po' le fettucce dei rinvii, ci sta. Che poi il tiro chiave è il prossimo..
Ed eccoci infatti! Tiro chiave che presenta le difficoltà maggiori alla partenza, dove Nicola sbuffa a ripetizione, ma senza fermarsi e di slancio prosegue, fix su fix (ben protetto questo tiro), lamone strapiombante spettacolo. Fa troppo presto per i miei gusti.
Tocca a noi. Istruisco Roberto sull'arte dell'A0, pratica che poi farò anche io, perchè mi trovo davvero in difficoltà, anche se nell'A0 mi rendo quasi conto che faccio la stessa se non di più, fatica che provandoci a farlo pulito. Ma verso Arco vedo che piove, e l'orario rischia esser tardo per la cena di Nicola.
Bella lama ma non sono in grado di apprezzarla, arrivo in sosta più rapido possibile, e riparte ancora Nicola visto che le relazioni sono discordanti sulle difficoltà prossime. Ancora vengono concatenati due tiri, e i vari strapiombetti su questo tiro non sono facili facili (quello in ripartenza dalla sosta che non abbiamo fatto, il più duro).
Ma devo ammettere ultimi tiri davvero belli, ne vale la pena. Arrampicata varia, tecnica e forza, sempre verticali, esposti.
In sosta, timing al pelo, sete alle stelle, finiamo tutti i liquidi che abbiamo, e poi alla ricerca della discesa. Ci si divincola tra i massi di una frana alla ricerca degli ometti, poi su placche lisci ma poco inclinate fantasticando scene che ogni uomo vorrebbe vedere. Vari avanti e indietro per cercare la traccia giusta, infine eccoci rientrare nel bosco e infine nello scosceso sentiero delle cavre.
Una volta sulla forestale, destra o sinistra, ci sbagliamo due volte, si può? Arriviamo al campo sportivo, quello giusto, e poi per asfalto verso la macchina. Cavoli è tardi, mentre camminiamo faccio travaso materiale da un imbraco all'altro.
Oltre alla ruggine c'è chi ha tolto la prima pelle. Via di certo al di sopra delle possibilità dei due miseri secondi di oggi, ma ammetto bella. E con del dislivello alla fine! Una birra fresca al volo è d'obbligo.

Qui altre foto.
Qui e qui report (con note alle relazioni).

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