domenica 27 maggio 2012

Marcia dei Tori da rosa appassita


Questo era il testo preparato a esser pubblicato il martedì sera. Poi è successo il terremoto, ben vicino. Ora, dopo aver raccolto tutti i vetri e i cocci, aver iniziato a riordianre, trovo il tempo per. Ovviamente, nessun tempo (e voglia) per la rilettura, scusate.

E rieccoci qui, per la terza volta. Bella corsa di casa, organizzata dal mio CAI sul mio Appennino. Corsa alla dodicesima edizione, ben frequentata e che si vede che piace, ma che non si potrebbe certo fare se non ci fossero decine e decine di volontari a tracciare, preparare, controllare il percorso.

Sono le 7e45 di domenica mattina, e con Filippo parcheggio l’auto nei pressi della partenza. Ieri sera avevo detto “domani o muoio o risorgo” visto il lieve e crescente malessere che si annidava nella mia testa, nel naso e nella gola: ma tanto, fermo non ci sto, non riesco a starci! E stamattina al mio risveglio non stavo certo in forma.. Tra il giro in mtb di ieri (che in realtà non mi sento nemmeno pesare troppo, per ora) e la mia salute, non sono certo una rosa, e se lo fossi, sarei una rosa appassita.. Tra l’altro, l’anno scorso tra me e me dissi “bada bene, la prossima volta falla bene, il sabato riposa e ti tieni per domenica”: direi aver rispettato la promessa che feci a me stesso..io fermo non riesco a stare! Beh, d’altronde non mi sono nemmeno allenato per la corsa in salita..

Temendo il freddo (temperatura prevista a 1400m alle 11, 8°C) mi porto dietro di tutto, ma alla fine pur in braghe corte e (doppia) maniche corte patirò caldo, e va beh. Si ciozza un po’, ci si veste, e alla fine siam pronti sulla griglia di partenza..ma al rifugio. Quest’anno puntavo a farla bene (a differenza delle scorse edizioni che volevo solo divertirmi e arrivare) e perciò volevo scaldarmi bene e partire tra le prime file, per non rimanere imbottigliato nella salita allo Spigolino.

Ma alla fine non ce la faccio a ignorare la mia prima legge, ovvero “divertirsi innanzi tutto”, perciò dimentico presto la prestazione. Non mi scaldo abbastanza per continuare a fare chiacchiere, spingo troppo spinto dall’euforia nel primo tratto, mi perdo a contemplare il paesaggio quando si esce dal bosco. Mi diverto.

La salita allo Spigolino, che da il nome alla manifestazione (sullo Spigolino si sbuffa come dei tori), è sempre lei, una bella sudata! Qui riesco a superare un po’ di gente visto il passo veloce dei trekking, ma ormai sono rimasto un po’ troppo indietro. Alla fine della salita abbozzo una linguaccia al fotografo, che però deve essere uscita più come una lingua fuori a mo’ di cane visto che il tizio mi risponde “rende bene l’idea della salita!”.

E ora inizia il sali scendi, in cui in discesa si stacca il cervello e ci si fa prendere dalla pendenza, nella salita ci si ricollega un attimo per riprendere il ritmo. Al ristoro chiedo una birra, ma non ce l’hanno, quindi inutile fermarsi! Ma ho la mia in auto che aspetta..questo sì che mi motiva ad andare avanti!

Che giornata, sole splendido, nessuna nube, un po’ di foschia sulla pianura, ma è normale. Temperatura ottima, vento leggero. Altro che ieri!

E si arriva alla discesona finale. Prima di rientrare nel bosco, in traverso scivolo, e ciò mi smorza il ritmo, ma mi tira fuori un sorriso di autoironia. Poi “hop hop gadget braccia”: si scende a crepa collo abbracciando i faggi ai lati del sentiero, terreno sdrucciolevole e umidiccio. Va bene così, o meglio, “finchè non cado va bene così!”

Ultimi 2km in falso piano, che mi ricordavo essere falso perché in leggera salita e invece è in leggera discesa. Tiro un po’, ma tanto non c’è nessuno da superare, se non me stesso. Ma arriverò lo stesso peggiorando la mia performance del’anno passato. Va beh, mi son divertito, che me frega!

Filippo e Bompa sono invece già arrivati, ma me lo aspettavo! Uno ben allenato, uno senza testa.. Ma l’arrivo è il momento desiderato non solo per la fine delle fatiche (che mi verrebbe quasi da dire che sia un peccato, perché vuol dire che il divertimento è finito), ma per le torte! Perché oltre che lungo il tracciato, l’assistenza è tanta anche nel rifocillamento dei tori che giungono alla mangiatoia. Ma prima meglio darsi una lavata e cambiarsi. Già durante la corsa sentivo il mal di testa aumentare, adesso rischio che se prendo freddo visto quanto sono sudato, torno all’ospedale come 11 anni fa!

Corro giù a prendere la roba da cambiarmi in auto. Già corro, che nervoso. Ne avrei ancora di energie, ma durante la gara non le sentivo. Non c’è niente da fare, non ce la faccio a spremermi, il mio corpo fa troppo la formica e poco la cicala. Va beh, mi son divertito, che me frega.

Slavazzata nella fontana (fortuna che al ristorante alle mie spalle non c’è nessuno) e via giù di nuovo a prendere le birre in auto. Gran abbuffata di torte (beh, neanche troppo a dir la verità) e si apre il ciozzamento post gara, che continuerà fino alla premiazione e sorteggio a premi, con sottofondo di commenti tra me, Filippo e Bompa, per quattro risate tra amici. E intanto la testa rimbomba.

“o muoio o risorgo”, beh non sono risorto. In auto mi sento piuttosto da bestia, chissà se ho la febbre, chissà se non ce l’avevo già stamattina prima della gara. Poco importa.

Per finire, doveroso ringraziamento a tutte le persone che spendendo il loro tempo libero e le loro energie per permettere la realizzazione di tutto ciò. Perché ok le istituzioni che autorizzano e rilasciano permessi, ok gli sponsor che lasciano il grano (in cambio poi di pubblicità), ma senza braccia una mente non fa niente.

Foto in attesa di pubblicazione, il terremoto di certo allungherà i tempi.
Qui classifiche ufficiali.

sabato 26 maggio 2012

Dalla Russia con..voglia di non star fermo: giro dei 4 rifugi (MTB)


Parto quattro giorni per Mosca (lavoro) con la speranza al rientro di poter finalmente salire quella benedetta parete. Ma non c'è il meteo opportuno, bleah. In aeroporto cerco di organizzarmi il sabato in qualche modo, ma tra defezioni e persone che non rispondono al cell, non si trova nulla. Difficile organizzarsi così!
Ma non c'è problema, farò in solitaria, potrei andare in esplorazione in quella zona..ma se il meteo è questo, rischio di essere dentro le nuvole, che schifo. E va beh, allora giro in mtb, che in zona Civago ho quel giro che avevo trovato tempo fa che voglio provare. E sopratutto, voglio scendere quello stronzissimo 605..
Il 605, sentiero che parte da Case di Civago, sale al Segheria e poi arriva al passo di Lama Lite: quante volte percorso a piedi (tra le tante, qui)! In salita passa anche, ma in discesa, che agonia.. Non finisce mai (beh, come tutte le discese a piedi) e tartassa le caviglie e ginocchia con tutti quei sassi smossi. Già altre volte ho pensato “chissà in discesa in mtb..”: non posso resistere.
Il meteo è incerto, so che rischio l'acqua, il temporale, il vento e il freddo: per questo prendo lo zaino grande con dentro di tutto, perfino guanti impermeabili da sci, si sa mai.. E poi domani c'è la Marcia dei Tori, vorrei arrivarci in salute (di certo non ci arriverò fresco).
Alle 9e40 riesco a mettere i piedi sui pedali, dopo qualche esitazione viste le gocce che vanno e vengono, ma mi dico “tanto sarà così tutt'oggi, vai e basta”, e vado. E inizia la lunga salita verso il passo di Lama Lite, nel bosco. Non c'è nessuno, praticamente tutt'oggi incontrerò fugacemente 6-7 persone, non di più. Una pace assoluta.
Prima della famosa sbarra, un tratto in discesa mi regala qualche brivido di velocità, ma tra me e me penso “ahimè questo è tutto dislivello perso”. Arrivo alla sbarra, e dopo poco scruto la forestale che scende al Segheria, “se scendo di li dopo, poi il 605 finale è mio, vendetta!”. Arrivo al passo che tira un vento birichino, la salita e la sua sudata mi han tenuto bello caldo, ma ora.. Via di corsa verso il Battisti, dove sarò un po' più al riparo.
Il Cusna e il Cipolla sono li, si chiedono quale dei due salirò oggi, ma aspetteranno i miei piedi invani, oggi non sono qui per loro. Mangiucchio qualcosa di fianco al rifugio e poi via per la discesa dietro esso. Azzo, me la ricordavo più facile, avendola percorsa anni fa col cancello. Beh, magari era anche molto più secca all'epoca.
Il bosco è tutto bello colorato, il verde acceso dei faggi è quasi accecante quando esce il sole, mentre il verde scuro degli abeti è un po’ cupo. Ma resta il silenzio, interrotto solo dallo scrosciare dell’acqua, un rumore impetuoso ma che non fa paura, anzi.
Il raccordo tra la forestale che sale al Bargetana e il 633 si rivela da giardinaggio: quanti rami vecchi, foglie, pozzanghere, fango e acqua che trovo! Pensavo fosse un tratto di discesa, e invece con questo fondo pare più una salita! E iniziano a sentirsi gocce più grandicelle scendere.. Ma finalmente ecco il 633, discesa in single track con tornanti, che però con l’umido che c’è a la mia mancanza di forma in discesa, evito in gran parte.
Arrivo a Presa Alta, dovrei essere circa a metà, ma mi pare di essere alla fine: in fondo, mi manca l’ultima salita e poi è tutta discesa! E invece la salita sarà lunghetta, e verso metà non potrò far altro che mettere l’impermeabile: la pioggia fa capolino, e vedo pure qualche chicco di grandine scendere.. Ogni tanto appare anche il sole, mentre comunque continua a piovere!
Finalmente al Bargetana, dove due escursionisti della domenica sbraitano chiamando quelli che credo siano i gestori del rifugio. Siamo lontano dalla civiltà, nessun rumore, silenzio, ma che diavolo di bisogno c’è di urlare?! Ti tira tanto il culo fare 100m per andare a bussare?! Gentaccia.
Mi riappare il Cusna, ma è tutto scuro: che sia arrabbiato con me perché oggi non l’ho salito? Dai caro mio, prossima volta! Dal Passo di Lama Lite adesso mi aspetta la discesa.. Il momento di spegnere la testa, o meglio, spegnere la parte della prudenza eccessiva e accendere quella che ha fame di adrenalina. La prima parte della forestale viene tagliata ogni tanto per il sentiero, poi quella che va al Segheria la percorro davvero senza testa.. Pochi freni e via andare!
Raggiungo il Segheria in un attimo, porca vacca! Adesso tocca a te..il 605! Non sarà troppo comodo perché comunque è una discesa impegnativa, oggi pure bella bagnata, ma son qui. Qualche tratto a piedi non posso evitare di farlo, ma è comunque più ciclabile di quello che temevo!
Sull’ultimo ponte sul Dolo (ultimo in discesa) dove il manubrio della mia Kona passa a pelo, il sentiero mi punisce. Percorro il ponte spingendo coi piedi, o non passerei visto quanto è stretto, arrivato alla fine faccio per ripartire, mezza pedalata e la ruota anteriore si impunta su un sasso e..bam, si vola! Fortuna che col braccio mi lancio alla disperata ricerca di qualcosa cui aggrapparmi, trovando il legno del ponte, e rimanendo un po sospeso insieme alla bici. Per fortuna, altrimenti sarei volato più giù, e invece che con una stiratura all’inguine e un graffio alla coscia, sarebbe andata peggio!
Via giù dritti ammortizzando coi gomiti, e presto arrivo all’auto! Tiè 605! È fatta! 42km, direi circa 1800m di dislivello, un giro mica da ridere, e per fortuna nemmeno da piangere!

Qui  altre foto.
Qui report.

domenica 20 maggio 2012

Tessari, corso A1, un serpente nel lavandino bagnato


Desidero ringraziare prima di tutto il terremoto, che mi ha fatto dormire un'ora in meno (e dopo la tirata di ieri, anche mezzora era preziosa). Faccio lo scemo, ma sono stato via tutto il giorno, perciò ancora non mi rendo conto di quello che abbia comportato come danni.. Passiamo alle cose frivole.

Uscita che doveva tenersi la scorsa domenica, rinviata a oggi causa pioggia, e oggi..pioverà!

Purtroppo niente foto, le previsioni mi fanno ben pensare di evitare di esporre apparato elettronici alle intemperie, e viste la carenza di immagini, meglio esser breve con le lettere, per non tediare. Ma il titolo rebussiano dovrebbe indurre in curiosità: mo' mi spiego.

L'uscita era preannunciata come una strage: 22 allievi per 7 istruttori, ovvero 6 cordate con un istruttore e 3 allievi, e una con 1 istruttore e 4 allievi. Maledetta matematica, non mi piace quando fai così. Alla fine per un motivo o per l'altro invece, gli allievi sono molti meno. E così mi ritrovo in cordata con Matteo: cordata da due, bene, si va meglio che in tre!

Si parte con la Via del Porce, tutto regolare, riesco pure a usare il nut mignon! E all'ultimo tiro si spiega parte del rebus. Tessari, falesia famosa per le vipere. Lego un cordino a una pianta come ancoraggio, salgo, 50cm distante da essa..un cilindro scuro che finisce affusolato prende il sole: la testa è nella roccia, ma il corpo c'è tutto. “ehm, Matteo, quando vieni su passa più a destra, c'è un serpente” poi penso un attimo e mi volto “sì, ma non è una vipera!”

Il cielo regge, dovrebbe reggere fino alle 18, quando invece si scatenerà l'inferno. Sono le 11, scendiamo a fare un'altra via. Questa l'ho fatta, questa sono 6 tiri, andiamo in questa. Ma non ne trovo l'attacco. “Facciamo qualcosa di divertente” dice lui. Ve beh, andiamo a fianco, Cip&CO_03, V grado..

E partiamo bene: due passi, appoggio la mano su qualcosa che mi pare solido, inizio a trazionare e..rumore pessimo, e la ghiaia sotto si muove. Ferma tutto. Sposta la matassa di corda, “Matteo spostati un attimo, tiro giù un sassolino”. Mani in buona presa, piede sinistro ben appoggiato, piede destro sul lato del sassolino. Leggera spinta, e viene giù un lavandino. Da adesso tasterò con doviziosa cura ogni appiglio.

Prima sosta, qualche goccia, che si fa? Caliamoci. No ha smesso, andiamo. Seconda sosta, riprende. Va beh, son tre tiri, finiamo e amen. Poche protezioni per esser svelto, ma non esco, altra sosta. Recupera. Inizia a piovere serio. La roccia passa da un bianco sporco e un grigio bagnato. Forza Matteo, ora si vola, fammi sicura. Via come un razzo verso l'uscita, 30m, due protezioni, entrambe fidandomi di cordoni già in loco nelle clessidre. All'uscita Matteo mi dirà “ma te la sei fatta in free?”, si lo so, da criminale, ma a volte la velocità è la migliore sicurezza che c'è.

Uff, siam fuori, bagnati. E il rebus è finito, la giornata anche. Matteo è (credo sia) contento, e io anche, tutto sommato bella giornata. Ora potrò riposare almeno un po'????

sabato 19 maggio 2012

Marcondirondirondello! Re Castello, canalone Nord, vendeeeetta!


La settimana lavorativa inizia come sempre spulciando i report di on-ice: oh my god, è tutto in condizioni! Non ci si può far scappare un canale orobico.. Però azz, ho solo il sabato a disposizione, e alle 18 devo essere a casa: un'idea inizia a prendere forma nella mia mente, una canzoncina stupida inizia a entrarmi in testa..ma troverò i merenderos?!
Venerdì cena da amici (Jes, ribadisco stupenda cuoca) e a mezzanotte ritrovo al parcheggio del CAI con Marco: destinazione Valbondione, si attacca il Re Castello, che a gennaio ci cacciò, stroncando il nostro tentativo sul nascere, anzi, lo spermatozoo doveva ancora sfondare l'involucro! Con mio stupore non è stato troppo difficile convincerlo, anche se speravo ci fosse anche Riccardo, e anche se Marco fino a Verona continuava a tentarmi con la Presanella: ma quella vorrei godermela con calma: la mia signorina va corteggiata!
Arriviamo a Valbondione, ci dirigiamo verso il parcheggio, e sembra di essere al mercato: quanta gente armata di frontale pronta a deliziarsi con itinerari della zona. Ore 3e40 noi partiamo alla volta del rifugio Curò. La mia frontale non fa una mazza di luce, fortuna che Marco all'ultimo ha trovato la sua! Nel bosco iniziamo già a diventare pessimisti: con questo buio non ci capisce bene dove ci sia da andare, non intuiamo una traccia ben definita o meglio definita rispetto ad altre. Momento di esitazione, prova diqua, no vicolo cieco, vai di qui, no scende, vai di qua, ah ok. Ma alla fine giungiamo sulla forestale.
Che emozione camminare al buio, il non vedere la vastità dell'ambiente ti fa sentire meno insignificante. Uscendo dal bosco iniziamo a scorger altre frontali: il bello di andare in montagna è anche quello della solitudine, della distanza dal mondo caotico di tutti i giorni, e quindi del non vedere altri essere umani. Ma in queste situazioni, dà conforto constatare che non sei il solo matto, anche se sfido a trovare uno di questi che stanotte ha dormicchiato solo un'ora, e in macchina.
Pensavo ci fosse più freddo, invece come temperatura siamo perfetti. Oddio, stiamo cercando di pedalare perchè la voglia è tanta e il fallimento si vuole dimenticare, quindi si suda, e appena ti fermi ti viene una giazza addosso della madonna, ma lato meteo la giornata sarà ottima: non vedremo il Rosa, ma niente vento, sole (a volte timido, ma va bene), niente eccessivo caldo e niente eccessivo freezer.
Consigliato dal buon orobico Marco, prendiamo il vecchio 305, che evita quei pallosi tornanti panoramici. Alle 5e30 siamo al rifugio, ottimo tempo, stambecchi ci accolgono. Siamo solo a metà del dislivello, anzi meno. Oggi sarà da sudarsela, ma siamo carichi, e un altra sconfitta dopo il Carè Alto non ci va: tuttavia il tempo contato toglie ogni possibilità di errore. Via a costeggiare il lago! Via alla scoperta del Castle King!
I raggi del sole iniziano a colorare quelle leggere velature che possono chiamarsi nubi, e a baciare le cime delle montagne, e guarda te che sfiga, quelle orobiche che possiamo ammirare sono il Redorta (prima cima orobica che ho salito, per il canalone, anche li weekend dicembrino da incorniciare) e il Coca, che si specchia nelle acque del lago.
Andiamo troppo avanti a costeggiare, e così iniziamo subito a scaldare i polpacci su un pendio nevoso, nel quale cerco gli anfratti, le strettoie, e ne trovo una: via di li! Spuntiamo e vediamo un sacco di gente impegnata in un canalino di fronte a noi. Un po' di indecisione sul fatto che sia il nostro canale o il couloir (parola francofona che marco proprio non riesce a pronunciare) dei ratti, finché Marco deciso dice di andar di la. E ha ragione.
La neve è bella dura, si vedono tracce dei nostri precedessori, ma non si sono gradini definiti, non si riescono a fare visto che solo le punte entrano, perciò non si scappa, la fatica va fatta tutta e la devono fare tutti. A dir la verità nel canale siamo solo noi, almeno nella prima parte. Nella seconda troveremo chi esce dal couloir e che prosegue in cima. A questo punto si inizia a sentire che buon odore, ne dolce ne salato, ma saporito: l'odore della riuscita!
L'ambiente è spettacolare. Le orobie son fantastiche in questa stagione di mezza neve e mezzo verde. Questa montagna in particolare, che nel canalone ti abbraccia dandoti un senso materno di protezione; e tutte quelle guglie e pareti pronte a disfarsi, questa neve che non sai mai se sia davvero tutta astabile, che ti incutono timore, che ti dicono “sei in balia del nostro volere”. Sono emozioni che non si possono spiegare.
Brevi pause frammentano la nostra salita: le ore di non sonno, la mancata colazione e il comunque buon dislivello, non ci fanno sentire proprio al meglio della forma. Ma siamo carichi, visti gli orari che stiamo tenendo iniziamo a capire che si può fare, ce la possiamo fare. Nella mia testa da un po' appare la scena di un film, “vendeeetta!”. La canzoncina stupida viene sostituita da una un po' più bellina. Son fatto così, se mi diverto vago coi pensieri..
Ok, siamo nella seconda metà, solo le punte entrano, la pendenza si accentua, la fatica cresce, ma la fatica cos'è? È quel sussurrare fastidioso di un uomo inutile che non vuoi ascoltare perché sei impegnato in una conversazione con una bella e interessante donna. (Ragazzi, quando tiro queste perle è perché ho davvero sonno). Avanti! L'uscita è la! La cordata davanti a noi attenta alla nostra salita: marco si prende una alla di ghiaccio sulla guancia, io sui maroni, più tutte le altre in punti meno sensibili o meno intense. Ma fa parte del gioco, lo sappiamo bene. Avanti!
Toh, il Disgrazia. Toh il Bernina. Altri obiettivi, altri giorni. Toh, son fuori. Che spettacolo di visuale. Corri Marco, non sai cosa ti perdi! Due chiacchiere con la cordata davanti a noi, con cui passeremo la salita alla cima e la discesa dalla normale fino alla neve. Su verso la cima, una bella cresta, per nulla affilata ma aerea. Aerea, ovvero panoramica. Spettacolo.
Croce. Cima. Panorama. Stretta di mano. La corda ringrazia per il giro che si è fatta, comodamente riposta nello zaino e senza mai vedere l'esterno. Pochi secondi qui hanno lo stesso peso di tutte le precedenti ore. Come dicevo una sera a un mio amico che mi chiedeva "ma perchè lo fai? che gusto c'è?" e così, d'istinto mi venne di rispondergli "vedi, finchè sali ti senti minuscolo, una cacchina impotente e indifesa in mezzo a questi giganti. poi quando arrivi in cima, e sei alto come loro, e padroneggi sulle cime circostanti, allora li ti senti grande come il mondo".
Sono le 9, ottimo tempo, ce l abbiam fatta,e dovremmo pure farcela a tornare indietro per l'orario pattuito. Qualche foto, qualche minuto di contemplazione visto che il vento oggi è rimasto a letto a differenza nostra, una sciocca frase sul libro di vetta, e ripartiamo, alla ricerca della discesa dalla normale, col particolare camino attrezzato, che dopo un po' troviamo. Qui lo sfasciume è delicato..sembra che le rocce e i sassi giochino a shangai!
Lunga discesa per la Val Cerviera. Una marmotta spunta dalla neve, finito tardi il letargo te?! Finale a fare il bagno in mezzo alla neve pappa. Lunga nemmeno tanto, in 1h30 siamo al rifugio: ma sisà, la discesa è sempre una noia, e quando ti annoi il tempo non passa. Sistemiamo gli zaini, ma..dov'è il mio casco?! Marco, che scherzo stupido, tiralo fuori. Non c'è. Caduto? Non può, era chiuso bene. Dopo un po' capisco che potrei averlo lasciato dove ho lavato i ramponi, e riparto sui miei passi, che palle: di dislivello oggi ne avrei fatto abbastanza. Fortuna vuole che mentre torno indietro trovo i miei benefattori col mio casco in mano! Grazie ancora!
E vai giù, la discesa è sempre una palla.. Optiamo per il 305 panoramico, ma non si scende mai.. uno stambecco massiccio padroneggia sul sasso dall'osservatorio: non gli frega molto del nostro passaggio. Ma alle 13e30 siamo all'auto, distrutti. Che bello potersi togliere le scarpe, che brutto il contastare una vescica: ma già da qualche ora la sentivo nascere.
Il ritorno sarà duro, alternati alla guida, ma tosto. Ma come semre, ne è vlasa la pena.

Qui altre foto (ops, forse le ho rimpicciolite troppo..).
Qui report.

domenica 6 maggio 2012

Facciam due passi in MTB: 200km nella bassa MO-MN-FE

Idea che mi è frullata nella testa guardando le previsioni per domenica: piogge su Alpi e Appennini, e anche in pianura nulla di positivo. Ma c’ho voglia di sgamabare, è troppo tempo che non faccio un po’ di resistenza. E poi mi devo allenare per un progetto che ho in mente da un annetto, altro che questi 200km!
La sveglia non suona, o meglio, faccio un casino nell’impostare le due che ho, e finisce che invece che svegliarmi alle 4, mi sveglio (colpo di culo) alle 5: poco male, non dovrò percorrere nessun tratto a buio. Colazione e via sull’argine sinistro del Secchia in direzione Po, con l’alba che inizia. Strano osservare un’alba dal mio argine, ha tutto un suo fascino vivere certi posti in modo inconsueto.
Nulla è cambiato su questo itinerario dall’anno scorso (l’argine sinistro del Secchia fino al Po l’ho già percorso altre volte), e come da copione il tratto più attritico è tra Sant’Antonio-Concordia e Bondanello, dove vige ancora l’erba e la terra, mentre dopo sarà tutto asfalto fino a Ferrara.
 Un volpone trotta imbarazzato nell’erba alta dell’argine, che spettacolo. Lepri si assottigliano al suolo e tirano giù le orecchie per nascondersi, sperando che così io non riesca a vederle: illuse (ma chissà quante mi hanno fregato con questa tecnica!). Altre lepri giocano a rincorrersi incuranti della mia intrusione.
Viste le previsioni spero almeno di arrivare fino a Mirasole senza pioggia, poi mi aspetto una pioggerella leggera, di quelle bastarde, e dal pomeriggio giù catinelle! Ma a quel punto potrei chiedere l’aiuto da casa.. E invece niente pioggerella bastarda, al km 80 (a Felonica mi pare) inizia a piovere bene, e fino a Ferrara sarà acqua a intermittenza.
La solitudine inizia a farsi sentire, me ne accorgo quando inizio a parlare da solo, o meglio, a riflettere a voce alta. Inizia a farsi sentire anche la sella, oh che male! Oggi, probabilmente visto il meteo, viaggio molto in solitaria: nonostante debba essere un itinerario, anche solo a tratti, molto frequentato, oggi incontro davvero poca gente, sia a piedi che in bici che in auto. E tutto ciò rende magica la giornata, in quanto inaspettata tutta questa calma nella pianura padana. Lo scorrere del Po diventa calmo calmo, nonostante la corrente sia frenetica.
 A Ferrara arrivo che sono un pulcino: dalla cintura in giù per la pioggia, dalla cintura in su per il sudore sauna dentro all’impermeabile. Veloce giretto per qualche foto col castello, con il duomo, e poi non vedo l’ora di ripartire. Sono solo le 12, e siamo a 134km, ma temo gli acquazzoni pomeridiani, e ormai voglio finire senza aiuto da casa.
 E invece smette di piovere, posso addirittura cambiarmi sotto la tenda di un negozio, che bello una maglietta asciutta. Spuntino e via che si riparte alla ricerca del canale Burana. Magnifica ciclabile, certo, piena di zanzare tra pochi giorni, ma affianca un canale, è sempre in ombra grazie ai grandi pioppi che la circondano. E che neve di piumini.
Da Bondeno finiscono le ciclabili, e mi ritrovo su strade provinciali, ma con mia sorpresa nemmeno troppo trafficate. La sella sta diventando un salasso, ma ormai vedo solo la birra che mi aspetta a casa.. E la tocco e sorseggio alle 15e45, dopo 210km di MTB, aver inseguito le acque del Secchia e del Po, aver girato molto furtivamente Ferrara, aver risalito il Burana, e aver percorso il grigiore dei collegamenti viari della bassa modenese.

Qui  altre foto.

sabato 5 maggio 2012

Avventurosamente nel Dolo, e poi si può arrampicare (via Lama del Dolo)

Se me l'avessero detto che mi sarei divertito così tanto, non ci avrei creduto. Ero molto sfavato per un paio d'occasioni perse per questa giornata/nottata, e invece..ma veniamo con ordine.
Lama del Dolo, una conformazione rocciosa stranissima, la puntavo dalla prima volta che ne lessi la descrizione, e anche Nicola (che l'aveva cercato l'anno scorso, qui): sulle Alpi il meteo is no good, Arco e lago idem, la Pietra è sempre li, proviamo 'sta lama! Siamo io con MirkoNicola con Marco BDavide con RobertoCristian con Davide. C'è freschino già al parcheggio, tira vento, figuriamoci laggiù nella gola del torrente! Ma vai con l'ottimismo.
Si scende per sterpaglie, traccia definita manco l'ombra, ma tanto è intuitivo, c'è da arrivare in bocca al torrente! E ci arriviamo, e lui è li con le fauci aperte.. Ma per ora gli scappiamo. Costeggiamo la sinistra orografica verso valle: ricordo che Nicola mi disse che c'era da passare dell'altra parte e poi tornare da questa, ma non mi sembra troppo secco questo torrente..mah.
Cammin cammina giungiamo all'attacco della Via della Spada (persorsa da Nicola l'anno scorso nel link precedente), che dà a picco sul torrente su un paretone: cosa ci fa qui questo paretone che siamo nel bosco dell'appennino reggiano!? Cristian e Davide si fermano qui, io preferisco tentare la lama che deve essere più estetica e..più facile. Bene, c'è solo da trovare come passare di la: c'è da cercare il punto migliore per guadare.
Esplora esplora, giungiamo nel punto che sembra il migliore, ma c'è comunque da bagnarsi: il torrente è largo una decina di metri buoni. Siamo qui, in braghe lunghe e col pile, col vento, e dobbiamo bagnarci?! In quest'acqua dall'aspetto gelido?! Se po' fa'! E il Dolo apre le fauci per darci una morsicatina. Tra me, Mirko e Nicola è una gara al primo a buttarsi dentro, ma vinceremo io e Mirko, che a piedi nudi, abbigliati solo con mutande, casco e imbraco, attraversiamo legati alla corda che trainiamo. A 2/3 Mirko prosegue, io mi fermo su un sasso per fare sicura e aiutare gli altri nel passaggio. Ma quanto è “tonificante” l'acqua!
Anche gli altri arrivano dalla giusta sponda, e infine Nicola che slega la corda che si era tesa per facilitare il passaggio. Ma cosa mi rivesto a fare? C'è da fare un secondo guado tra un po'..resto in mutande e mi metto la maglietta, ma sulle gambe nude agiranno le sterpaglie senza opposizioni di sorta. Passiamo vicini alla parete dove Cristian e Davide sono appesi: ci vedono in quello stato, chissà cosa pensano..

È un posto davvero magico, bisogna ringraziare Nicola per averci portato. Solo ora riguardando i video (video e altro videoaltro video) e le foto me ne rendo a pieno conto: il fragore della corrente, l'acqua, il verde, il vento che scuote e anima gli alberi. Ma in quel momento, mentre si era lì, il sapere che ci aspettava un altro guado, volendolo affrontare per non ripetere quello precedente, ci teneva la mente occupata.
Ed ecco la Lama, è lei! Ma è dall'altra parte..tutto da copione. Solo che qui l'acqua è più profonda, ho paura che non sarà come il primo che ha rasentato l'intimità: stavolta l'intimità va a bagno! Mi lego la corda, niente imbraco che non voglio bagnarlo, ne realizzo uno di emergenza e parto, dopo un attimo di riflessione.
Tre passi e torno indietro, mi cavo l'ultimo capo di abbigliamento rimastomi, perché averlo bagnato tutto il dì non sarebbe piacevole. E con questo appeso alla fettucia mentale del casco (che eleganza!), la goliardia si spreca. Oh la peppa, qui tutto il tratto è sott'acqua rasentando il pipino: da un momento all'altro temo lo spasmo supremo, che per fortuna non arriva, passo la riva e mi do una stiracchiata verso l'alto! Mission completed! Lego la corda più in alto possibile e Mirko può avanzare.
Almeno stavolta riusciamo a esser furbi e con una corda doppiata fare il passaggio del materiale, così mi accorgo di strane chiazze di sangue sulla sponda dove sto: è il mio tallone, che grazie alla pompa venosa del piede perde sangue a go go. Ma il freddo non mi fa sentire nessun dolore. Tutti passano, chi meglio chi peggio, ma stavolta è più tosta per tutti. Bene, si potrebbe anche arrampicare adesso..
E adesso inizia il racconto della via, ma l'avvicinamento è già stato per me entusiasmante!
Si parte col fragore del Dolo alle spalle, con un diedro che poi diventa parete verticale, e permette così di alzarsi al di sopra degli alberi: si comincia ad avere una visuale “dall'alto”, e si inizia a delineare la caratteristica di spigolo di questa via. Questa roccia è una Pietra di Bismantova prima della ripulita con la vaporella!
Il secondo tiro prosegue sempre a gradoni, e si arriva alla base di un pinnacolo..lo spigolo si assottiglia, che figata. Figata da sgugnare, perchè il terzo tiro prevede del dulfer aggressivo, poi un'aderenza di fiducia..ma diceva il saggio “fidarsi è bene, non fidarsi..”
Quarto tiro con traverso esposto vista valle del Dolo alta, e poi su appoggiandosi a cose instabili. Ma mai instabili come al quinto tiro, dove si passa su una forcelleta dove i massi giocano a shangai.. Speriamo tengano!
Sesto tiro, quello chiave, bello tosto, e infatti con l'alternanza prevista, tocca a Mirko. Già Nicola lo vediamo molto pensieroso, studia studia (Davide e Roberto sono già alla macchina a mangiare), e alla fine passa. Anche Mirko ha il suo da fare, ma passa. Quando ci arrivo io, capisco quanto l'altezza (e la bravura) di Davide (che è sceso per erba ed è venuto in sosta a trovarci) sono state preziose in questo tratto. Minchia, vorrei farlo bene, ma da poco tira un vento maiale, che mi sposta di lato proprio mentre sono appeso come un salame!
Bene bene, siamo fuori, c'è da risalire un 15 minuti a piedi, ma non voglio togliermi le mie scarpette, ho troppa paura del mio tallone.. Già da un po' ho la sensazione che ci sia un letto umido sul quale si muove..e non è di acqua!

Bella giornata, divertente e avventurosa! E ricattabile visti certi filmati e foto che girano..ingrati!

Altre foto qui (son tante, ma il posto merita davvero).
Video di Nicola al primo guado.
Video e altro videoaltro video new age del Dolo che scorre. 
Video al secondo guado, non è che abbia troppa spinta..
Video del mio secondo guado, mi lancio vestito solo col casco.
Video di Nicola al secondo guado.
Qui relazione di entrambe le vie  redatte da Nicola.