lunedì 30 aprile 2018

Ripieghi di lusso, di placche e diedri: Gran Diedro a Santa Massenza

Accidenti ai debiti. Oggi mi tocca sopportare le voglie del mio amico Giorgio e acconsentire a tornare al Dain. Oggi è il 30, come quel brutto 30 settembre: già sono in soggezione qui, figuriamoci nello stesso giorno di quella caduta. Ma pace, le cose si superano, vanno superate.

Partiamo presto per avere del tempo davanti, parcheggiamo e notiamo di esser soli, va beh. Ci si incammina allegri (ma io un po' teso lo sono), si passa frutteto, vigneto, la traccia a destra nel bosco e via su. Solo che sembra che ci allontaniamo dalla parete. Dopo poche decine di faticosi minuti, un'occhiata alla relazione: appena entrati nel bosco, dopo 20m c'era da prendere la traccia a destra. Torniamo giù. 

La prendiamo, ma dopo 50m cartelli di "proprietà privata" "trappole di caccia" "area videosorvegliata" ci fanno desistere. Torniamo a salire e sperare di traversare più su. Inizio a esser dubbioso, qui rischiamo di vagare in questa scoscesa sterpaglia a lungo, arrivare all'attacco tardi, oppure non arrivarci e non fare in tempo a fare qualcos'altro. 

A un certo punto traversiamo verso destra su una debole traccia che ben presto si perde. Ma guarda che bel quarzo gigante! No, è un granone di sale, una trappola di caccia. Ehi guarda, siamo giusto in uno spiazzo e sul raggio d'azione di quel capanno di caccia laggiù! Andiamo via! Riconosco la sassaia, e infatti ben presto arriviamo all'attacco della Baldo-Groaz

Scendi, traversa, rumina nel fogliame, vaghiamo con la speranza, non di fare beneficenza alle zecche, ma di trovare presto l'attacco. Ma nulla. Dei bolli gialli, ma che portano a salire uno zoccolo marcio, e non mi pare nella relazione parli di roccette marce di II grado. No no, dobbiamo andare ancora più in la. Si scende scoscesi, non risaliremo mai più di qua, traversa, troviamo corde abbandonate e penzolanti dalla parete, uh la la. Nulla. 

Niente, amen, torniamo indietro e scendiamo e speriamo avere il tempo di fare qualcos'altro. SI apre il bosco, cazzo, siamo troppo a nord! Ma ormai pace, se non abbiamo trovato prima, non lo troveremo manco se proviamo a tornare in su (se ci riusciamo). Si scende alla bruta, non si sa bene per dove: si scorre sotto al capanno, si salutano i contadini sperando non ci diano cazziate "cosa fate li?!" e si corre verso la macchina. 

"Andiamo a fare il Gran Diedro a Santa Massenza? Io lo rifaccio volentieri" "Io lo avevo in programma prima o poi, quindi ok!". La prima volta che misi piede e scarpetta a Santa Massenza fu proprio per un ripiego con Nicola, quando andammo a fare la via dei Due Spigoli. Speriamo oggi soffrire meno, perchè quelle cazzo di placche ancora me le ricordo! 

Svirgoliamo verso la piazzola d'attacco superando delle cordate che stanno salendo inspiegabilmente un masso: devono essersi confusi con l'avancorpo dello Spigolo Nascosto. Attacca Giorgio, e il primo tiro è già croccante. Non voglio sapere i gradi, un po' come sabato non voglio sapere km e D+. Saliamo e bona. 

E anche il secondo non è male, cacchiarola. Parto io quasi sereno, poi però sto cavolo di passaggio non è facile, scomodo. Protezioni alpinistiche, quella roccia che pare crepata. Uff, sospiro e andare, e va. Dai che tanto Gio diceva che i più duri sono i primi 4 tiri, poi diventa molto meglio ("molto" non è un numero, e frega). 

Terzo tiro, sicuramente il chiave. Duro, tecnico, continuo, da integrare, e con alcuni chiodi che non mi fiderei nemmeno ad appenderci lo zaino (va bene che i miei zaini pesano sempre tanto, però..). Tocca a Giorgio, e io già penso a come diavolo farò a salire di li: io forse in strapiombo me la cavo meglio di lui, ma su placca e diedri no. Io gorilla, lui libellula (oddio cos'ho scritto!). 

Ci impiega del tempo il ragazzo, ma va bene, ci sta. Pensa io quanto ce ne metterò. Però..tutto liscio. Piedini messi bene, opposizione, tecnica di diedro, di placca, son quasi commosso di cavarmela così bene. Ma non dire gatto finchè non ce l'hai nel sacco. Sta calmo e non emozionarti come all'Ultra Trail degli Dei.. 

Parto per il quarto tiro, con quella pianta secca da qui penzola un cordone vecchio, che pare l'unica protezione in loco. Ed è così! Peccato che la pianta sia secca in quanto non più unita al terreno: quando, a fatica, ci arrivo sotto la trovo in bilico. Non posso disgaggiarla se no finisce in testa a Gio, e Chiara non sarebbe contenta. La supero leggero, spero solo la corda non la faccia cadere, se cade sulle corde, tira giù pure me. 

Sosta che sembra scomoda, mi ricorda la S3 di Chiodi Rossi: invece spettacolo, mi metto a sedere e recupero il mio amico, che appena tocca la pianta gli resta in mano e scansa giù all'urlo "pianta!". Che però si ferma a lato della S3. Occhio a chi ci va, e tener presente che ora su L4..non c'è nulla di protezione in loco. 

Beh dai, 4 tiri fatti, ora tutto in discesa! E quel "molto" diventa un "appena più". Il tiro parte bene, poi torna a sfruttare il diedro, la fessura, la placca: arrampicata di certo elegante e piacevole, ma quei piedi sulle caccoline, o in aderenza con mezza dulfer, danno emozioni. 

Madonna che freddo patito alle soste di precedenti:  vedere il sole sul prossimo tiro mi riempie di gioia! In più sembra essere un comodo traverso di 15m, e dopo un tiro da 30m, "Giorgio io li unisco dai". Questa parte è in comune ai Due Spigoli, e ricordavo esserci un bel tratto in spigolo verso, aereo ma non difficile. Esposto, come piace a me. 

Dai mo Gio, vai per l'ultimo tiro, che parte pure bene con un mezzo strapiombo che pare comunque si possa salire bene sfruttando la forma a diedro. Belle foto estetiche prima che il mio amico scompaia alla mia vista. Spettacolo, da soli in via, senza patemi. 

Arrivo alla sosta e..ma, c'è un altro tiro?! Come mai me ne ricordavo 8? "Meno male ne ho concatenati due cane, se no tu te ne facevi uno più di me!" Stica, che placconata con di nuovo il diedrone fessurato a fianco: ma le difficoltà sono ben più blande che il terzo tiro, e scorro tranquillamente verso l'uscita della via. 

Arriva anche Gio, ho una fame e una sete che svuoto di variati chili il mio zaino. Stracontento, non ho azzerato nulla oggi! Evento raro per la mia non bravura (che suona meglio che dire "per la mia inabilità"). Cerchiamo di ottimizzare i tempi sistemando il materiale mentre beviamo e mangiamo, una dedica sul libro di via dove troviamo pure quella di Natalia e Andrea di ieri, e poi giù! 

Giù, in realtà su: prima si sale un po', poi si traversa, si vaga di nuovo, ma una bella traccia rende sicuri del percorso, e entrambi conosciamo già la strada.. Il maledetto si mette pure a corricchiare in discesa e..chi sono io per non assecondarlo: voglia di trail! Ecco come fanno i sassbaloss a dare dei tempi di discesa tanto brevi..

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domenica 29 aprile 2018

Si torna col sorriso: Tessari Chiodi Rossi e Via del Porce


Dopo le traumatiche e rocambolesche avventure su Luna Argentea, vediamo se riusciamo a fare qualche salita un po' più tranquilla. Che in realtà come grado (massimo, non certo sostenuto) non ci siamo così distanti, ma "sentirsi a casa" in un certo luogo, abbassa il grado mentale. 

Stiamo vicino, andiamo a Tessari, e spulciando la guida abbiamo qualche via ancora mai salita. Il parcheggio si affolla velocemente, meglio partire. E sbagliamo pure la ricerca della traccia, sbagliando il primo vigneto, il secondo, ed ecco che il terzo è quello buono. "Ste quale facciamo tra le due che abbiamo in mente?" "La prima che troviamo", ed eccoci a Chiodi Rossi. 

Siccome l'idea è poi di scendere in doppia da Formiche Rosse e poi salire quella, lascio alla base una delle due bottiglie di acqua che mi sono preso. Eh già, oggi farà caldo e io non voglio morire di sete! 3l bastano allo scopo.. 

E sul primo tiro c'è già stare attenti. Si sa che la qualità della roccia di questa parete non è proprio ottima, quindi non ci si meraviglia di doversi muovere con circospezione e tastando bene tutto. Bellissima la prima sosta: un clessidrone sotto degli strapiombi lavorati lisci ma anche ricchi di bubboni, e il vento che allieta la calura.. 

Parte la Ste, traverso strambo sotto gli strapiomboni e poi rampa verso la sosta su due chiodi. La gente che avevamo alle calcagna in avvicinamento si è sparpagliata sulle altre vie, tra cui Formiche Rosse. Forse meglio scendere per sentiero via.. 

Il terzo tiro presenta un bel muretto con un bel frigorifero che pare in bilico su cui salire, e poi delle manette non così manette. Ci devo pensare un pochetto, anche perchè sosta e protezioni non sono mica da via sportiva.. Raggiungo la sosta ufficiale, ma questo leccio che cresce orizzontale sul verticale mi pare una cosa scomodissima! Salgo verso quegli alberelli. 

"Eh Ste scusa se ti ho rubato un pezzo di tiro, ma almeno qui siamo più comodi!" Riparte tranquilla, verso l'alto, verso l'uscita. Dove me la trovo comodamente spaparazzata a terra a farmi sicura da seduta. Comoda lei! 

Una vietta in un luogo dove ci sentiamo a nostro agio e dalla quale usciamo sereni. Ora però dai che è tardi e minimo un'altra via dobbiamo farla! Scendiamo parlottando di cose che prendiamo troppo sul serio, ma anche ridendo, un clima disteso. Giunti alla traccia che porta alla zona del trapezio "Ste, se no vuoi che ne facciamo una qui di via?" "si dai che facciamo prima, siamo gia qua". 

E la bottiglia d'acqua lasciata poche ora fa alla base dell'altra parete? Dai che magari ci scatta la terza via! E invece no, ci scatterà la corsa in solitaria per andarla a recuperare. Un po' di indecisione se attaccare subito qui o andare al Cappuccio del Fungo: dai attacchiamo qui, poi magari si riesce a traversare per uscire dallo scudo del Cappuccio del Fungo! 

Conoscendo la parete, sò che possiamo saltare le soste ufficiali e tirare finchè c'è corda. Parto sulla Via del Porce, che non ha un attacco proprio di III grado; e ora che noto che ci mancano pure delle prese..si parte carichi! Per me l'arrampicata a Tessari è sempre di soddisfazione: tranquilli, sereni, ci si può complicare la vita, si può salire finchè c'è corda. 

Poche protezioni per evitare che la corda tiri da matti. Grazie alla A2 che scorre poco distante, non ci si sente. Un po come a Passo Sella per via delle moto, argh. Capisco che la corda è finita visto che ne sto sfruttando l'elasticità per arrivare all'albero dove sostare. "Visto Ste, ti ho fatto pure la sosta all'ombra!". 

Riparte lei, sogni di uscita sul Cappuccio del Fungo addio, siamo già troppo a sinistra. Il cielo si annuvola, qualche goccia cade. Chissà se riusciamo a fare un'altra via.. La corda finisce, io parto, tanto se non è già in sosta le mancheranno pochi metri. La raggiungo, eccola! Un'altra via? "Ho fame e sete e non voglio tornare tardi" 

Mentre facciamo su le corde (faccio su le corde) inizia a piovere bene, e la scelta di desistere da altre vie diventa obbligata anche dal meteo. Che poi dai, è andata da Dio oggi, lasciamo così. Solo che giunti all'auto mi tocca correre per andare a recuperare la bottiglia d'acqua alla base della Parete Rigata.. Voglia di trail saltami addosso..

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sabato 28 aprile 2018

A occhi chiusi a zonzo per l'Appennino ToscoEmiliano in Bici da Corsa


L'Ultra Trail degli Dei si porta ancora dietro qualche strascico sulle mie ginocchia, ma la voglia di fare della gamba e del fiato è tanta.. Presto fatto, mi accordarsi con Mattia per un giro in bici dei suoi, a occhi chiusi: non mi interessa dove e come e cosa, basta fare della fatica. E io che non sono un BDC-addicted contro questi che invece fanno quasi solo questo, di certo ne farò.

A occhi chiusi accetto la proposta di Mattia, non chiedo manco dove si va ma solo l'orario di partenza e qualche dritta su quanto prendersi da mangiare e bere e vestire. Vestire.. Al parcheggio di Pianoro ci cambiamo e prepariamo, siamo io, Mattia, Federico, Sergio e il Benna. Tutti bellini nelle loro divise, e io coi mie stracci che manco posso esser definito un cicloplebeo. Sono lo schiavo dei cicloplebei.

Ma l'abito non fa il monaco! (Anche un monaco senza abito è poco credibile) Partiamo e già parlottano di km, dislivelli, salite, non voglio sapere nulla! Scatto in avanti per non sentire, da ignorante: e infatti una minighisata me la provoco subito. Copro il contachilometri col buff. 

Salita verso il Passo della Raticosa, non la più dura di oggi ma già si fa sentire. Non riesco a stare sempre al passo coi ciclopro, mi fermo per controllare se ho ancora il telefono, e Mattia torna indietro a cazziarmi e tirarmi per recuperare gli altri. Io sono un diesel, un mulo diesel: andare alla vostra andatura non riesco, ma a capo chino me la faccio tutta e arrivo prima o poi.. 

Dopo la Raticosa, raggiunta in poco più di 2h, si punta al Passo della Futa: la fottuta Futa! La Via degli Dei e l'Ultra Trail degli Dei mi perseguitano, hihihi. Ma che perseguitano, lo scegliamo noi di esser qui, di soffrire, di faticare. Strani esseri siamo noi. Raggiunto questo passo, super discesa verso la Toscana! Minchia, in Toscana, ma dove mi stanno portando?

Sosta a un bar ristorante dove una coca cola e un panino ce lo facciamo tutti: tutti col prosciutto, tranne io che essendo vegetariano lo chiedo col formaggio. E mentre li aspettiamo, scatta il discorso alimentazione "i ciclisti e il formaggio sono due strade che si separano e non si incontrano mai", poi gli mostro il mio panino e gli dico "infatti, vedi? Io non sono ciclista!" 

Tratto in piano verso Scarpiera, quei tratti in cui fatico a stargli dietro. Inutile passaggio per l'autodromo del Mugello (accidenti ai fan dei motori), e poi il bel salitone per il Passo del Giogo. Il gruppo si separa abbondantemente, me ne resto indietro con Sergio per farmela al mio ritmo: piano ma inesorabile. Ziocca che caldo.. Curve su curve, tornanti, ma il passo non arriva.. A occhi chiusi, non voglio sapere quanto manca, prima o poi arrivo.

Eccoli, gelato, gatorade, e tanta acqua.. Siamo a metà giro. A sticazzi! Discesa veloce (insomma, io mi caco sotto in discesa e sono la gioia dei rivenditori di freni da bici), Firenzuola, e poi bellissimo passaggio in un mezzo canyon, dove ringalluzzito tiro da bestia stando dietro a cavallo pazzo Mattia, tanto che c'è da rallentare perchè qualcuno rimane indietro, e non è bello. AH però quando resto indietro io mica fate così! Prrrrr!

L'annuncio, "da Castel del Rio parte il salitone più duro oggi (l'ultimo, ma che caz) che ci riporta al Passo della Raticosa". Mi fermo per un gel, andate pure, arriverò. Si ferma anche il Benna, che quando mi supererà lo farà con la musica al seguito (cellulare con casse) "questa salita troppo tosta per farla senza musica", se lo dice lui! E poi che gli strappi più duri sono a metà e alla fine!

Curve curve, lunghi rettilinei in salita, ma dov'è questo passo?! Eccolo che cazz, sono arrivato anche io! E qui vorrei davvero chiudere gli occhi e non vedere tutte queste moto.. Va bene la libertà per tutti, ma avere un labirinto di due ruote per arrivare all'entrata del bar.. Madonna che fame e sete, ma meglio contenersi.

Quasi fatta, discesa per dove siamo saliti prima, quindi ancora qualche strappetto in salita ci sarà. Pensa te, mi sembra di stare meglio adesso che quando sono partito! Ma già sento chi "ah ma oggi non lo batto il mio record di giro più lungo", sta a vedere che scatta una variante.. E in realtà scatta, ma piccola, e solo per battere il record di dislivello.

Alla fine ne usciamo con 175km e quasi 3400m di D+. E io che non ne capisco una mazza, non so se siano tanti o pochi, ma di certo mi soddisfano la voglia di far della fatica! Ora datemi una birra! Me la bevo a occhi chiusi e in un batter d'occhio!

mercoledì 25 aprile 2018

Lisci nell'afa: Esculapio

Ma quanto tempo è che non arrampico con Giorgino, Giorninga, Gheorghe, Gio'? Un mese preciso: risale al 25 marzo l'ultima che ci siamo fatti insieme. No no Nicola sta calmo, non si parla di panini, ma di vie di arrampicata. Solo che il ragazzo è esigente, per meno di un VI non punta la sveglia, per meno di un TD manco fa lo zaino. Tocca andare sul duro, nonostante la figuraccia dello scorso weekend.
Gli obiettivi sono di: evitare di essere in parete nelle ore calde (non vogliamo fare la fine delle merde al sole), essere a casa a un orario decente (stasera concertone), evitare la folla, divertirsi, fare una bella via. Bon, in auto si opta per Padaro, per Esculapio, che il mio amico ha già salito ma che già tempo mi aveva detto risale volentieri. Sveglia alle 4e30..maledetto caldo.
Colazione alla sempre ottima Pasticceria di Mori: giusto ieri mentre correvo (dura la ripresa dopo l'ultratrail) ho avuto il flash del viso della signora al bancone, segno che mi mancava.. Il bombolone alla crema però sortisce l'effetto nefasto: una volta parcheggiato nell'ampio spiazzo bordo strada (chi conosce la zona sa che sono ironico) occorre sbrigarsi a prepararsi per poi fuggire in bagno! Ma anche a Giorgio ha fatto effetto la pasta..
Alle 8e20 attacchiamo la via, che siamo ancora soli. Parto io, in modo che il mio amico tiri da primo i tiri che l'altra volta ha salito da secondo.  Certo che il primo tiro parte bene: cordone molto in alto, ma le fessure ospitano tranquillamente nuts e friends. Ci devo pensare un po', ma alla fine riesco a uscire dalla roccia ancora ombreggiata e fresca del bosco (con bella uscita su repentino cambio di pendenza povero di mani), per dirigermi verso la sosta, oh mio Dio che cazzo di camino sul secondo tiro!
"Bella sveglia eh il primo tiro?" dice Giorgio, mentre io son li che penso "non infierisco perchè non vorrei essere al tuo posto ora". Parte il mio amico, e questo caminone permette di arrampicare con un po' tutti i modi, non contemporaneamente: spigolo, placca, camino incastrato dentro, camino incastrato di lato, camino in spaccata, strapiombo. Eh ti vedo che sudi ciccio! Quando tocca a me ringrazio di esser partito per primo dalla base.
Intanto una cordata di austriaci ci segue, ma sarà sempre educata, aspettando la ripartenza del nostro secondo per partire anche loro: dei signori rari da trovare in via, sopratutto quando sei nettamente più scarso e lento di loro.. Riparto per un tiro che mi ricorda tanto quello di Artemis (non l'ultimo per fortuna): mi sento bene oggi, anche se partito un po' con un "ma perchè?", ora mi trovo quasi sereno a salire quest'altro muretto ripido. Se guardo giù..davvero verticale. E oramai, al sole. Caldooooo.
Dalla comoda nicchia di S3, riparte il mio amico per quello che lui dice essere il tiro chiave, anche se da sotto non pare così critico. Invece lo vedo salire calmo sul diedro inclinato, ma è più che si stringono le chiappe e non fanno passare manco uno spillo. Un bel traverso esposto senza piedi, tutto aderenza. Il suo urlato "puoi partire" lo sento accompagnato da un sussurrato (ma non abbastanza) "e mo' son cazzi tuoi", simpatico il ragazzo.
E invece tiè, tutto pulito e senza nemmeno impazzire tanto! Ma ora questo ottimismo lo pago. Un fessurino solca un diedro aperto, ma il fessurino è spesso tappato: il mio caro amico mi infonde fiducia con un "prepara già il friend verde perchè per metri e metri non c'è nulla e se voli ti disfi le caviglie", grazie. Appena posso metto giù il grigio invece, solo che così..tappo con esso la fessura che mi serviva per la mano! Passaggio da farsi in apnea, e niente, tocca azzerare sul frineds per poi arrivare ad abbracciare il lamone sopra.
Mentre Giorgio parte per il sesto tiro, arriva l'austriaco capocordata, e con qualche battuta viene fuori quanto siamo malati. Lui mi dice "caldo eh?" e la mia risposta è semplice "si, ma non è mica una sorpresa: lo sappiamo tutti, ma vogliamo comunque arrampicare". Intanto Giorgio sale il placcone ondeggiando a destra e sinistra a cercare i punti deboli: ogni tanto ricorda Tessari, ma molto più ripido..
Ormai dovrebbe esser fatta, mi tocca concatenare i due tiri più facili della via: una ventina di metri con massimo IV+, e poi una camminata su cengia terrosa sotto questi paurosi strapiombi che solcano la parte alta di questa parete: e un pensiero scorre a quello di Artemis, che mi dicono sia gradato 6b adesso..
Io dico che chi apre le vie ha davvero fiuto. Te guarda dove sono andati a passare per uscire: si sale traversando verso sinistra, sino a doversi letteralmente rannicchiare a rana, con le chiappe che accarezzano i talloni, le mani in rovescio a cercare prese all'altezza delle caviglie! E anche dopo non molla il tiro, Giorgio non se lo ricordava mica! Qualche passo boulderoso, ma sono troppo carico per non farcela pulito.
Ed eccoci fuori, sudati un tot (il laccio sotto il mento del casco e due lembi che escono dal nodo della bandana, gocciolano), affamati (Mars di via ben meritato), e soddisfatti: piano quasi perfetto, pensare a una via più lunga oggi ci avrebbe prosciugato in parete. 4h per la via, siam perfetti, ora vediamo di scendere e rifocillarci!
La discesa non è banale, e non mi ricordavo così tanto da disarrampicare. Una doppia da farsi anche con una corda sola, si gironzola in parete alla ricerca del prossimo ancoraggio (e anche qui, che lavoro gli apritori..), una doppia lunga, ma è quella dopo che regala emozioni: 35-40m completamente nel vuoto. Non male come prime doppie dell'anno! Video.
Giornata positiva, spesa e pianificata bene: lisci, tutto filato liscio. Dai non fa troppo caldo, non si vedeva nemmeno il Lago di garda dalla parete per l'afa che c'è! Ora però mangiamo e beviamo, se no godi solo a metà.

Qui altre foto.
Qui video della terza doppia, nel vuoto.
Qui e qui report.
Qui una guida.
Qui e qui e qui relazione.

sabato 21 aprile 2018

"al via il Circo" o "il Circo in via"?: Luna Argentea

Io che propongo di provare la via A, lei che propone la via B. Io che cedo dicendole ok per la B quando anche lei cede per la A, e alla fine andiamo sulla A. Essendo già qui, essendo che possiamo partire presto seminando (si spera) le altre cordate, essendo che "va beh, al massimo ci si cala", andiamo sulla Luna Argentea.
Io l'ho già salita tanti anni fa, ma ho ricordi nebulosi. La ricordo dura, ma ero un pivello, o almeno avrei la speranza di essere un po' più bravo ora. Leggendo le relazioni, sono sicuro che sia più facile del Mercurio Serpeggiante e anche del Grande Diedro a Santa Massenza. E invece a posteriori..qualcosa non torna.
La paura del caldo è tanta, questo improvviso impennare delle temperature costringerebbe a cercare vie in alta quota, dove però c'è ancora neve. Speriamo di cavarcela uscendo prima che faccia davvero caldo. Alle 8 riusciamo ad attaccare la via, e parto io. Vigliacc che partenza da orecchie basse: subito un'azzerata, anche perchè cadere da qui vorrebbe dire ciaone caviglie e forse anche di più.
Recupero la Ste e vedo che altre cordate sono sotto di noi. Siccome questo tiro ci ha già impegnato oltre le nostre aspettative, dato il traffico sotto, il caldo, e forse non tutta la determinazione che ci vorrebbe, le dico subito "ci caliamo dai". Ma un signore che arriva ci rincuora con un "tranquilli, questo era il tiro più duro", e riprendiamo coraggio. Ahimè.
Sapevo già di dover ripartire io, il grado di oggi è piuttosto arduo per lei che comunque (citazione) "dai proviamoci, mi tolgo questo dente e mi spingo un po' al limite o oltre". La mia mente ha fatto come per il parto, ha rimosso molti ricordi, perciò di questo tiro ho ben presente solo la lunga traversata verso destra che mi impegna perchè la salgo troppo alto.
I gradi si dimostrano troppo alti, le azzerate all'ordine del giorno, e Stefania mi lascia continuare da primo senza la minima smorfia.  La cordata che ci segue che ci supera, e conoscendo a memoria la via ci aiuta e non poco a superare i passaggi da cercare un po', tipo qua che non bisogna seguire fedelmente la protezione, e anche alla fine stare più a destra. Un sasso colpisce il mio dito medio sinistro, unghia mezza nera; il mignolo della stessa è ferito da ieri, da quando facendo il bimbominchia a scendere dalla vigna, sono scivolato sul fango.
E se la ride già la cordata che a breve ci lascerà soli. I nostri toni scherzosi, che la donzella fa in realtà col retrogusto di minacciosi, devono rendere gioviale l'arrampicata a chi ci sta intorno. E anche loro ci mettono del loro "dai tranquilla che dopo si fa più facile "lo hai già detto alle due soste precedenti": amico, questa non la freghi, non è scema! Avanti tutta verso quello strapiombone da "superare" scorrendo a destra e uscendo più tardi. Ziobo che caldo, devo asciugarmi il sudore anche in via..
Il prossimo tiro sembra (sembra ma non lo è) facile, su una relazione chiama del IV+ (ma su un'altra del V), quelli davanti a noi li vedo scorrere tanto facilmente che le propongo di andare lei. Messo un rinvio, "no no, qui vai tu", torna giù e mi lascia a me. In effetti, mi suona più V che IV. Diciamo che forse questa via è un po' una Grillata coi gradi. Sosta all'ombra e davanti a me si erge un disordinato muro strapiombante che inizia a farmi tornare la memoria dei patimenti di quel lontano 2012..
Infatti la ripartenza è dura, e Dio benedica quella protezione su cui azzerare. Ormai la voglia di farla pulita è del tutto passata: abbiamo voglia di uscirne presto e andare al fresco. Il resto del tiro scorre meglio, scivolando sul sudore e sulla fatica. Le cordate sotto di noi restano distanti, segno che anche per loro non deve essere una passeggiata.
Al mio lato, un diedro storto, la prima protezione lassu..boh, si vede che sarà facile. Facile na sega! Inizio a capire che la giornata sta prendendo la piega della sopravvivenza.. Anche perchè pensare di calarsi ora la vedo duro. Sotto lo strapiombone, protetto da un anellone (sotto due friends li ho messi) mi chiedo come diavolo si passa. Ci provo, riprovo, ma qui piedi zero, o ti tiri su in trazione pura lanciando poi i piedi su quel terrazzo o addio. Ah niente, io staffo e amen.
Il più sarà fatto. E invece no. Ghisato come non mai, c'è ora il bellissimo diedro argenteo. E sticazzi anche, madonna se è duro, o dure le mie braccia. Quando si dice salire con le unghie e con i denti, ecco è questo. E anche con la schiena, il culo, vorrei vedermi da fuori per ridere di tutte le strane posture e posizioni che assumo per ravanare nel salire.
"Ste puoi partire", e sono al cospetto della placcona dello scudo. La sento che arracna, e ci credo, a momenti muoio io che ho mezzo metro di apertura alare in più a cercare prese e rinvii lontani.. Mi raggiunge affaticata con una risata che forse è meglio non assecondare.. mi ricorda il Joker.. "il nostro materiale ce lo recupera quello dietro" (quello dietro che al "grazie" di Stefania, risponderà con un "ma grazie a te!" segno che forse il nostro rinvio lasciato..lo ha aiutato).
Di certo il tiro più estetico e difficile psicologicamente, ma non certo il più duro tecnicamente. Questa placca va presa bene, ma io al primo dubbio mi aiuto che Dio mi aiuta. Poi l'errore. Gravissimo. Di quelli che si dovrebbero imparare, e invece. "Ste, ma pensa che foto mi potevi fare adesso" e lei, con quel suo tono romanesco che tira fuori solo per le occasioni importanti "ma vattene affanculo e sali!"

Sosta sudata meno della precedente. Ricordavo questa sosta. Ma non dalla mia prima salita della Luna Argentea (in cui ricordo ero a traino di gente più forte di me), ma della via Michele: c'è possibilità di fuga da qui. E mi sa che la prenderemo. Stefania sale, da seconda sale senza troppi problemi, mi raggiunge e alla mia proposta (direi più affermazione, ma lasciatemi la parvenza di poter dire la mia ogni tanto) di uscire da Michele "sì sì vai la che me la ricordo e si fa!" 
Intanto Angelo ci raggiunge in sosta. Mi saluta con un "Ciao Bello" e io non faccio in tempo a replicare, ci pensa la mia personal trainer con un "le cose belle sono diverse, mica lui". Signori e signore, il circo in via! Come dico spesso, ad arrampicare siamo scarsi, non certo da prendere come esempio. Ma le risate che facciamo fare agli altri..beh, ci vuole classe!
Esco per Michele, coi primi metri anche divertenti su questa placconata: poi però il terreno diventa sporco, smosso, pericoloso se qualcuno fosse sotto. La corda tira, ma non voglio farla strusciare per non far cadere roba.. Madonna che delicatezza serve! Salto la sosta pensando ce ne sarà una più su, e invece dopo la passeggiata su ghiaia, devo issare la corda per raggiungere un alberello. Con le due dita che fan male tra l'altro.
La influencer arriva festante con un "ci seguono tutti, vedi che era difficile Luna Argentea?!": ragazza, vedo, vidi, e sento.. Ma ora riparti te. E la testa fa miracoli: sicura di se stessa, visto che già l'altra volta l'aveva tirata lei, sale svelta senza colpo ferire, su difficoltà non troppo minori di prima, e col primo chiodo parecchio alto. Mi recupera e siamo fuori.
O mira sole quanto è bello, spira tanto sentimento, e spira tanti accidenti che mi tira "8 tiri erano pochi eh?" "Mercurio Serpeggiante era più difficile eh?" "Ma te ti ricordi cosa avevi scritto l'altra volta quando l'hai salita?". Ok, oggi abbiamo osato: ce la siamo cavata ma con le unghie e con i denti.

Svaccati su una pietra, mentre facciamo su le nostre cose, notiamo le altre cordate che escono tropo troppo a sinistra, su terreno brutto.. Occhio! Salutiamo chi ha goduto dei nostri sketch, completamente spontanei, genuini, forse i nuovi Sandra e Raimondo. Il circo in via, e dite poco!

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