domenica 30 settembre 2018

Partiva male, trascorreva bene, finiva ottima: Via del Buco al Lagazuoi


In rifugio (beh,è pou un albergo il Rifugio Passo Valparola) dormo sempre quello che non dormo a casa,tante tante ore. Quando poi la gola irritata di ieri e l'impossibilitá di uscire prima che la signora apra mi impediscono una piccola corsetta,allora le ore sono ancora di più. E così posso essere bello riposato per oggi. Ok,facciamo solo riposato. 

Secondo giorno del weekend di arrampicata su dolomia al Passo Falzarego del Corso AR1 2018 del CAI di Carpi. Dopo la staffata di ieri speriamo che oggi vada meglio: miei compagni di oggi sono Anna e Gioele,nessuno è in incognito, entrambi possono esser menzionati. 

Ma la giornata parte malissimo. Prima di colazione esco a vedere albeggiare,e sono ben presenti delle foschie a valle. Ma dopo colazione queste si sono alzate e ci hanno avvolto: aggiungi un po' di vento e..brrrrr! A Passo Falzarego la musica cambia poco, meno nuvole al nostro livello di quota ma le montagne non si vedono e manco il sole. 

Fiduciosi ci prepariamo e nel mentre il cielo si apre: ne verrá fuori una giornata superlativa con cielo limpido, zero vento (almeno, percepito alla nostra esposizione), temperature gradevolissime e quasi caldo! Panorami estesi e ammalianti.. 

Partiamo di buon passo, poi ci calmiamo perchè iniziamo a sudare pure troppo. La nostra parete è di fronte a noi, qualche confronto di dove possa correre la nostra linea e saliamo decisi a una terrazza sopra il ghiaione. Cambio assetto vestiario da invernale a primaverile e parto. 

Il primo tiro è però in ombra dietro un pilastro, e presenta pure qualche passo impegnativo, compreso quello che risolvo abbracciando una mega clessidra. Tento di salire qualche metro nella speranza di trovare un'altra sosta al sole piuttosto che questa all ombra..ma nulla. 

Intanto una cordata sotto di noi ci insegue. Riparto deciso, il primo chiodo si vede bene. Il secondo invece.. Seguendo la logica (la mia) finisco troppo a destra, e manco sul facile: quando mi sorge il dubbio "ma mica dovevo andare a destra dello spigolo" un chiodo scintilla 4-5m alla mia sinistra e 1m più in basso. Disarrampicata al cardiopalma e poi riprendo la via giusta. Ma porcocane le mutande marroni! 

In sosta mi raggiunge il capocordata inseguitore, poi i miei ragazzi (davvero ottimi, non c è bisogno di dirgli nulla, pare quasi un arrampicata con amici fuori da un corso), e infine il secondo inseguitore. Sono due ragazzi trevigiani ipersimpatici e rispettosi delle regole non scritte in via. Li lasciamo passare davanti a noi mentre le risate tra tutti e cinque abbondano. 

Con entusiasmo salgo le placche del terzo tiro (o mi hanno cancellato le mie poche conoscenze, o la descrizione di questa via è piuttosto forzata) per poi infilarmi nel diedro liscio chiuso dallo strapiombo. Cavolo tocca salire tanto fino a sbattere la testa sul tesso e poi sgusciare e sgattaiolare a sinistra con movenze contorsionistiche. 

Un altro bel tiro, e un bel tepore che è quasi caldo: incredibile rispetto al freddo patito ieri e ai presupposti di stamane. Un cielo limpido limpido che regala viste lontane e sogni proibiti.. Una fessura chiusa da un tetto, e di nuovo in sosta a farmi due risate coi due simpatici trevigiani. 

Ci raggiunge pure un solitario, free solo, che ha pure il coraggio di dire al ragazzo avanti "Doveva andare a sinistra, mi ha rubato il tiro!". Quando tocca a me, visto che il chiodo c'è, ci vado a sinistra, e anche questo si dimostra essere un tiro non banale.  Cerco la sosta alla base della placconata, dopo aver risalito del ghiaino, ma non la trovo. Improvviso una clessidra e un friend, e dopo aver recuperato qualche metro di Gioele e Anna, toh, ecco l'anello cementato. 


La via scema un po' come difficoltà e continuità. anche la sosta successiva prevede per arrivare a lei altro ghiaino infido e poco rassicurante, per me e per chi sta sotto a prenderlo addosso: delicatezza nelle movenze! 

Riparto con l'intenzione di concatenare un po', o meglio sostare più avanti dell'ufficiale: d'altronde i due ragazza davanti a noi han fatto così, potrò anche io. Proprio tra loro tra l'altro, devono essere i due "camosci" che ci tirano addosso un po' di sassolini, e preferisco cavarmi da questo canale e finire al riparo della nicchia dove trovo lo spit..artigianalissimo.. Meno male un chiodo in più c'è, e un friendone giallo lì ci sta bene! 

Intanto il solitario si è fatto un altro giro: salito, è sceso ed è risalito e ora ci supera di nuovo. Ebbeh, senza corde, manovre, soste da fare, si va più rapidi! Un brutto tiro ci porta all'ultima sosta: tiro che io e Gioele terminiamo con un traversino delicato, e Anna invece sale dritta e poi cammina comodamente.. 

Rampa terrosa con qualche passo di arrampicata e siamo fuori. Recupero i ragazzi che chapeaux: nulla da dire, nodi senza indugio, sicura fatta bene, progressione fluida, praticamente quasi nulla da insegnarli. Per dirgli qualcosa comincio a elencare tutte le cime che si vedono, e se ne vedono tante.. 

Propongo di salire all'arrivo della funivia e scendere per le gallerie, ma viso l'orologio mi rimangio tutto: meglio scendere e non rischiare di far aspettare nessuno. Scendiamo quindi, con Anna che si lascia andare e chiacchiera un sacco e pure con osservazioni pungenti: ma il feeling tra noi tre è già a buon punto e si può parlare e scherzare di (quasi) tutto. 

Non resta che bersi una bella birra al sole a Passo Falzarego, dove vorrei tanto cavarmi giù e fare la lucertola, ma non sarebbe un bello spettacolo. Calma e aspettiamo gli altri, il rientro è lungo..

Qui altre foto.
Qui la guida.
Qui report.

sabato 29 settembre 2018

I bulgari a Falzarego: Via delle Guide alla Torre Piccola

Chi non ha conosciuto i Bulgari ha avuto un'adolescenza un po' più triste. Oggi ve li presentiamo in trasferta a Falzarego: peccato che uno di questi sia in incognito per motivi istituzionali, lo chiameremo "CSMNC" (Ci Sono Ma Non Ci Sono).

Venne il giorno del primo weekend intero di arrampicata del Corso AR1 2018 del CAI di Carpi: destinazione Passo di Falzarego, obiettivo dolomia. La giornata parte malissimo: il mio bar preferito di Selva di Val Gardena (chiedere a Giorgio, Riccardo, Stefania, ..) è chiuso e tocca rimediare con uno carissimo poco più in la. La pasticceria per il rinforzino di colazione che ricordavo ha chiuso per sempre. Sono un uomo distrutto: servirà un container di bomboloni alla crema per asciugare le mie lacrime. 

Tutti al Passo Falzarego, tutti infreddoliti: mo vacca che aria e che nuvole! Si sapeva delle temperature non confortevoli, ma si sperava in un sole che desse tepore sulle pareti esposte al giusto punto cardinale.. Ci incamminiamo pieni di speranza verso la Torre Piccola di Falzarego: io con AlessandroM e CSMNC per la Via delle Guide, Luca con AndreaR e Claudia per la Ghedina. Ci raggiugneranno poi Dario con Gioele e Federico e AlessandroG con Mirco, tutti per la Comici. 

Altra gente ad arrampicare ce ne è. E c'è una corda che parte dalla base e va verso l'alto, e che viene recuperata: legato al capo a terra un sacchetto con la corda: alla prima sosta ritroverò un solitario sopra di me armato di trapano a spittare una via, e me lo sentirò dirmi stizzito "ma proprio qui sotto?", ziocca e te proprio li sopra di sabato? 

Primo e secondo tiro scorrono bene: una sosta discretamente affollata la seconda, dove trovo Dario e i suoi e la cordata degli aspiranti. Poco male, ci sono tre soste! Recupero i miei che salgono senza grossi problemi, escluso un freschino che obbliga a rimettersi le cose tolte in avvicinamento. Il panorama è visto anche se tormentato da nuvolaglia, la quale ostacola pure il tepore del sole. 

Un bel terzo e quarto tiro ci fanno scorrere lungo il canale-camino che contraddistingue questo tratto: un po' di spigolo, un po' di spaccata, esposizione piacevole e roccia buona da poter tirare. Ma mica sempre! Che scaglie prima della terza sosta..

Ed eccoci alla quarta sosta, dal passo chiave: c'è da passare sull'altro lato del canale. E già notiamo uno zainetto in fondo alla fessura sotto i nostri piedi. E già noto un chiodo appena sopra di noi e..la mancanza totale di piedi. "Buoni appigli ma scarsi appoggi" recita la guida, e anche l'amico Giorgio mi ha messo in guardia. Peccato solo dopo qualche ora mi scriverà "allora com'era il chiave? Bello unto eh? ", maledetto ma dimmelo prima, e dimmi anche che si passava nettamente a sinistra.

E invece io la prendo di petto. Subito un rinvio nel chiodo e provo a salire. Ziocca se è duro! E così, mi ghiso. I bulgari iniziano lo show: c'è quello che tenta di trasformare di IV+ in VII-, che cerca di trasformare le sue braccia in cemento. C'è quella che fa sicura a questo disgraziato, e c'è quello che compassionevole dell'uomo dalle braccia di cemento prova a dargli una spinta da sotto. 

Ah niente, torno in sosta, ritento ma ormai le braccia sono andate. Doppia staffa nel rinvio, una corta e una lunga, coi piedi sarà un po' più facile. (c'era da passare molto più a sinistra..) Un po'. Passo comunque sbuffando, ansimando, tirando, e..attacco di tosse. Come al Monte Scala. Solo che ce ne è ancora di salita, e non passa questa tosse: questo tiro diventa un calvario, e gli amici intorno iniziano a chiedersi se sto per morire. Mi bevo tutto il miele che ho, ma non basta. Sarà una lunga via.. 

Al tiro successivo si cerca di raggiungere lo spigolo, dove in sosta ci sono altri dei nostri che appunto stanno salendo lo Spigolo Comici. Almeno se la tosse non mi da tregua, potrei trovare un aiutino. In ogni modo, saltano un po' gli schemi: quale sia la strada giusta diventa dubbio da capire, ci sono possibilità ovunque, ma di certo lo spigolo è più bello, panoramico e ventoso. Ecco il vento, ci mancava questo, alla mia gola fa benissimo! 

Tre bei tiri in spigolo, il vento che un po' si calma, le cordate che aspettano e noi che aspettiamo. Le Dolomiti sfolgoranti intorno a noi. Nut che volano. What else? Mangiare, che fame! E non vedo l'ora di rilassarmi un po' anche per la tosse. CSMNC e AlessandroM invece son belli felici, mi sa che continuerebbero ancora se ce ne fosse. Ma forse anche loro hanno fame.. 

In cima arriviamo da soli, con Luca che mi urla che loro stanno scendendo. Bene, ce la godiamo da soli allora. Le scarpe nuove mi hanno lasciato un bel po' di vernice rossa sui piedi, stile Betadine. Ma chissene, ho i miei panini, ho due risate coi miei compagni di cordata e ho davanti agli occhi Pelmo, Civetta e Marmolada (giusto per citare il 5% delle cime che si vedono). 

Tempo di scendere, qualche metro di disarrampicata in sicurezza e poi una doppia. Solo che..scendo prima io? Scendono prima loro? Mi sa che sia meglio la seconda proposta. Doppia liscia, bella dritta, su un comodo terrazzo. Canalino detritico con un paio di salti importanti: il primo lo disarrampcihiamo, ma per il secondo..torno sopra il primo a metter giù una corda doppia. E trac, culata di CSMNC. 

L'ora si è fatta tardi, mi sa che siamo gli ultimi: siamo gli ultimi! Cambio veloce al parcheggio per fiondarci al Rifugio Passo Valparola e farsi una bella doccia calda: non fosse che arrivando per ultimi la caldaia ha esaurito la sua riserva. Doccia veloce!

Qui altre foto.
Qui la guida.
Qui report.

domenica 23 settembre 2018

Interpretando la dolomia: via Solleder a Cima Immink


C'erano una volta due arrampicatori, che in realtà non arrampicavano da più di un mese (l'ultima), e che a dirla tutta sono pure piuttosto scarsi, ma che sognavano un'altra bella salita dolomitica prima di (forse) chiudere la stagione. Tra il ventaglio di idee e proposte (di Giorgio, perchè le mie le boccia sempre) spunta anche la Solleder a Cima Immink, che avevo già tentato con Riccardo l'anno scorso (tentato..arrivati la sera e dormito in auto, la notte piovve per ore. Salimmo comunque verso il Rifugio Pradidali e giungemmo all'attacco, ma non ci provammo nemmeno). 

Ok, andata, proviamo il gitone alle capricciose Pale di San Martino, che invece oggi saranno magnanime! Però salendo in funivia al Rifugio Rosetta, che tanto la mattina fa freschino (nelle ore centrali ci sarà da sudare invece), evitiamo di partire alle 2 di notte e arriviamo più in forma all'attacco. Quando poi alla cassa si scopre che solo questo weekend c'è lo sconto del 40% abbiamo la conferma della scelta giusta. Ovviamente biglietto solo salita.. 

Presa la prima funivia, sbarchiamo tra i primi sulla luna. L'altopiano delle Pale è davvero un posto meraviglioso e fuori dal tempo. Trovarlo così libero, sgombro, senza gente, senza ressa (a differenza di qualche anno fa) rende questo spettacolo naturale ancor più spettacolare e naturale. Ma bando alle ciance, non perdiamo tempo e pedaliamo verso il Rifugio Rosetta e poi in direzione del Passo di Ball. 

Le discese che non scendono.. I tornanti del 702 sono un dito in c***, perdonate il francesismo: pendenza media del 1% per km da percorrere. Non si arriva mai.. Me lo ricordavo bene questo tratto, accidenti a lui, ma almeno oggi possiamo effettuare quei brevi tagli senza pestare o incrociare nessuno. E quelli che ci aspetteranno stasera a scendere verso San Martino di Castrozza.. 

Abbiamo quindi aggirato l'angolo e lasciato l'altopiano, ora siamo in vista del Passo di Ball, di Cima Pradidali, dei Campanili della Val di Roda, e piano piano, dietro la Cima Roda sbuca la Cima Immink e il Gran Pilastro della Pala di San Martino. Siluri di roccia che si ergono verso il cielo. Uno è un sogno, l'altro è la meta di oggi. 

Senza correre, ma senza indugio, in un'ora siamo alla base della parete ma ancora sul sentiero. Cambio abito, attrezzatura addosso e poi si risale a cercare il canale da risalire, poi paretina da arrampicare (facile ma friabile) e alla ricerca delle "numerose clessidre su comoda terrazza"..io ne trovo solo una con cordone e maglia rapida e su una cengetta inclinata. Io sono ben sicuro sia il posto giusto, Giorgio un po' meno ma poi lo convinco. Tanto poi parte lui.. 

Ed eccolo su L1. Si cammina qualche metro per poi infilarsi dentro al camino, che in realtà si scala il più possibile standone fuori. Bella sveglia questo tiro, verticale ma non difficile, finchè non c'è da uscire e passare nell'altro camino, con quel passo che ci fa sondare il nostro stato di forma. Passo io e..un mio nut resta li, provando a tirarlo fuori l'ho incastrato ancora di più, e allora amen. 

Dalla sosta incagnata dentro al camino-canale devo ora uscire completamente e traversare per uscire da questo orrido buio nella speranza di trovare un sole e un calduccio che sono ancora ben lontani.. Da secondo sono salito coi guanti, ma adesso meglio di no.. Mi mancava arrampicare, nonostante la reverenziale paura ne avevo voglia. 

Dalla reale sosta incrociata con la sosta descritta, inizio a intuire che alla relazione non va dato troppo affidamento. Riparte il mio amico sullo spigolo stanco ("spigolo coricato") per poi tornare in parete e lassù..tentennare alla ricerca della sosta. Andiamo male, manco a 1/4 della via e siamo a cercarla. Gira e briga alla fine trova due clessidre, ma che fatica! Oggi ci sarà da fare della ricerca.. 

Vado io, ben attento a prendere il canale giusto e chiedendomi "ma cosa avrà l'altro canale di tanto invitante rispetto a quello giusto? Birra? Panino? Bionda?". Prendo quello giusto e salgo svelto sul facile fino a sentire "Andrea metà!" ma alla forcellina mi mancano 2m, non 20 come da relazione. Mi fermo e valuto. No no, la sosta deve esser qui, non può esser lassù e il proseguo sarà di la. Attrezzo tutto e noto un ometto in basso a sinistra. E una cartaccia di una barretta. 

Giorgio tituba "dovevi fare 50m" "Stai tranquillo, va bene, ora secondo me devi andare la e trovi la sosta in quell'anfiteatro sotto quella fessura". Parte, prima a camminare, poi sul facile, poi salendo forse troppo gli tocca traversare invece che obliquare, e lì i passi sono più delicati e la corda tira. Entra nel canale, sale nell'anfiteatro, e boom, ecco  i chiodi di sosta. Due però, non tre. 

Le ultime due volte il tiro chiave è toccato al mio amico, oggi tocca a me. Io che non tocco roccia ne resina da più di un mese in cui mi sono dedicato a tutt'altro, alla Tot Dret. Bel banco di prova oggi. Prova ben riuscita. Supero la fessura iniziale con slancio, qualche metro facile e poi parte il diedro (o qualcosa che ci assomiglia): salgo fluido, senza troppi tentennamenti, ma solo dopo molti metri trovo un chiodo. 

Ripenso al messaggio di Davide che l'ha salita l'anno scorso, e proseguo leggermente a destra, fino a superare uno strapiombo dove devo prendere coraggio prima di ghisarmi le braccia. Un latro chiodo e Giorgio che da giù mi dice "ma non sei troppo a destra?" Sì, lo credo anche io, ma in base alla relazione.. Ho pure fatto più metri del dovuto ma terrazzini non ne ho visti. Ce ne è uno a sinistra, traversata ostica per raggiungerlo ed ecco un chiodo. Uno, non due. Integro. 

Alterniamo la salita, e da qui diventa salita di esplorazione e ricerca. Sale il mio amico, dopo la fessura trova un chiodo molto a sinistra: ci consultiamo, leggo tre relazioni discordi tra loro e me ne esco con un "Gio, vedi tu, vai dove ti sembra meglio, magari salendo un po' verso destra". Lo raggiungo e "Andre, torna a sinistra, qui mi sa che siamo fuori via". 

Che palle, e ci sono pure delle nebbie che salgono.. Le Pale sanno cambiare meteo improvvisamente, e non voglio ritrovarmi nei casini oggi. Nemmeno domani. Ritrovarsi senza visibilità quando non sai dove andare, e quando Iacopelli scrive "Discesa: auguri con la nebbia" non sarebbe igienico. Taglio a sinistra, e la corda già tira, entro in un canale e salgo verso l'alto senza metter giù nulla: velocità e corda che tira. Finisco in cresta, e una relazione diceva "non andare in cresta". 

Mettiamoci il cuore in pace, ora sarà tutto da cercare. Anche le relazioni dicono un po' così, oltre che essere discordi tra loro dicono pure che vale tutto. Lassù si vede un fessurone, io almeno punterei a quello come punto di riferimento. Giorgio lo punta, lo raggiunge, ci sosta. Si guarda intorno e mi recupera. 

A destra anche no, riprendo a salire a sinistra della fessura profonda. Beh, il mio concetto di III è diverso: la parete è bella dritta anche se ben ammanigliata. La cosa fantastica è che mediamente la roccia è davvero ottima, tantochè a volte ci si scorda di tastarla prima di tirarla. Mi infilo in un facile canale e finisco su un facile pendio dove la più grossa difficoltà e fare una sosta. meno male uno spuntone isolato c'è. 

Nuvole state lontane.. Dopo aver preso freddo e arrampicato coi guanti, dal tiro chiave stiamo sudando in maniche corte, ma se si finisce dentro una nuvola sono guai anche per le temperature. Giorgio rapido vai a cercare la via. Partiamo pure in conserva, ma dura poco perchè la corda si blocca. Faccio su metà corda in mano per raggiungere lo sblocco e farmi recuperare decentemente. 

Lui si toglie le scarpe, io ancora aspetto. Avanzo e dopo poco finisco in cresta, vedo la cima, sconforto: è lontanissima, e se c'è da proseguire a tiri non finiamo mai più. Tratto di disarrampicata difficoltoso, risalgo a una forcella e un ometto mi mette di buon umore. Forse ora diventa davvero facile.. 

Sosta, riparte Giorgio, ma di nuovo in breve la corda rompe le palle. Bambola a tracolla e parto anche io, dopo poco però diventa piuttosto evidente che la via è finita davvero e ci si può slegare. Meglio, correre che è tardi e la discesa non voglio farla a visibilità nulla! 

Seguendo gli ometti e poi la traccia finiamo sul pianoro sommitale. Pianoro, anche no, pendio sommitale. Un pianoro è quello di Punta Grohmann, non questo. La traccia porta allo sbocco dei canali della normale, mentre la cima è più su a sinistra. Siamo qui..saliamoci, ma senza zaino e in modo frizzante! 

Panorami spaziali, e la vista del Bivacco Guide di San Martino in Cima alla Pala di San Martino rischierebbero di trattenerci quassù a lungo ad ammirare tutto ciò. Ma è tardi, bisogna scendere.. Qualche foto e via giù! Me che bello quassù.. ma quanto sarà bello al tramonto dopo.. 

Come nei migliori sketch ci ritroviamo davanti a tre canali, con un ometto alla sella tra il centrale e destro e una semi tracci sulla forcella tra centrale e sinistro. Secondo me è il centrale, e infatti ecco un ometto laggiù. Niente ancoraggi di doppia, tocca disarrampicare: meglio stare vicini vicini, in modo che eventuali cose mosse non prendano velocità. Che caga però.. 

Scesi così dei metri, ecco finalmente un ancoraggio di doppia. Non bellissimo eh, ma meglio di nulla. Dopo questa ci si sposta in quello che dall'alto era il canale a sinistra faccia a valle, e da questo con quattro doppie si arriva alla base della parete. Tutte doppie da controllare, non belle e che rinforziamo temporaneamente per testarne la tenuta sul primo che si cala: io. L'ultima però gli mettiamo un cordone nuovo che fa cagare quello presente. 

E di nuovo, per fortuna, per pietà, le nuvole ci lasciano in pace: avvolgono i campanili della Val di Roda ma non noi, concedendoci di districarci a cercare una debole traccia sull'anfiteatro tra il complesso della Immink e il complesso della Pradidali. Una bella freccia rossa ci porta sullo zoccolo di quest'ultima, e prima di buio siamo sul sentiero del Passo di Ball. Alè! 

Ma la sosta riposo lunga facciamola più avanti, prima togliamoci di torno la ferrata per tornare all'attacco, e finchè ci siamo e con le ultime luci, andiamo fino all'incrocio col sentiero di discesa (715-702). E qui svacco, panino (uno a me, uno a Gio), zaino, tutto il cibo che trovo. Frontale in testa che ormai sono le 19:30, serve. 

Già sul tratto attrezzato e fino qui, le Pale di San Martino ci hanno regalato una bellissima ora d'oro. La dolomia tinta di una luce potente dall'ultimo sole, le nuvole sulla valle che salgono a giocare coi campanili più bassi, l'oscurità che avanza. Giochi di luce indescrivibili, e che anche le foto non rendono per niente. Momenti che vanno vissuti. 

Prima di scendere chiamo a casa per tranquillizzare la già tranquilla. Due risate, mi tranquilizzo anche io e poi giù per la discesa che..non è discesa! Ma perchè centomila tornanti sul quasi pari?! Fossimo in Val d'Aosta o in Val Masino, qui altro che curve, un sentiero dritto per dritto ci facevano! 

Disquisiamo sul lavoro per ammazzare il tempo, sulla via, che definiamo da interpretare, quindi da donna. Già, perché e donne sono brave a interpretare. No non brave, diciamo solo che o fanno sempre! Arriviamo all'auto alle 21, dopo 1h30 di estenuante discesa. Estenuante discesa per la mente. Scendere è sempre una rottura di palle megagalattica, quando poi sei stanco e hai fame e non vedi e non sai la fine finche è non ci sbatti il grugno.. 

Gran giornatone, forse l'ultimo? Beh, con questo impegno globale, credo di sì. Per quest'anno.

Qui altre foto.
Qui guida.
Quireport+relazione.